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L'ANNO DELLA GRANDE FAME
il diario di mons. Emilio Candoni |
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Un rarissimo esempio di grande capacità e creatività giornalistiche unite ad un vasta e profonda cultura umanistica: questa è stata la immediata impressione ricavata al termine della lettura di queste mirabili pagine scritte cento anni fa dall'allora trentaduenne cappellano maestro di Fielis, che conservano ancora una freschezza ed una attualità uniche.
Aspetto giornalistico
L'autore riesce ogni giorno (dal 26 ottobre 1917 al 6 novembre 1918) a mettere in pagina il fatto o gli avvenimenti quotidiani che interessano non solo Fielis (la piccola elevata frazione di Zuglio dove è parroco) ma anche la valle di S. Pietro (che egli chiama semiseriosamente ma affettuosamente Val Pierina) e la Carnia intera. Proprio ogni giorno (salvo il periodo 3 luglio- 22 settembre 1918 in cui inspiegabilmente non scrive davvero nulla nè dà mai spiegazione di questo) con la puntigliosità del cronachista moderno, riporta tutto ciò che capita sotto i suoi occhi curiosi o giunge alle sue acute orecchie, ciò che interessa la poca gente rimasta nei paesi quasi deserti, ciò che può preannunciare svolte nuove... Lo fa con un acume straordinario ed una assoluta padronanza di taluni accorgimenti professionali quasi del reporter navigato, come l'uso disinvolto della "presa diretta". E sono flash improvvisi che illuminano scene a noi sconosciute, sono squarci limitati attraverso cui il lettore riesce a immaginare l' oltre, sono rivelazioni inattese, sono lacerti di un tragico impensabile vissuto solo cent'anni fa...
Aspetto letterario
L'erudizione classico-umanistica di questo umile ma informatissimo autore informa costantemente tutte le pagine di questo mirabile diario con pertinenti citazioni dantesche, con riflessi leopardiani, perfino con vaghe assonanze foscoliane, con arguti aforismi latini che impreziosiscono un racconto per sè già rutilante e piacevolissimo, senza alcun intento di ostentazione culturale o, peggio ancora, di superiorità intellettuale. Ogni parola esce spontaneamente dalla sua penna, senza ricercatezze nè vacuo autocompiacimento, in una lingua italiana perfetta derivata da diuturna applicazione nel liceo classico d'altri tempi, che forgiava e maturava espressioni sempre sintatticamente precise e latinamente impostate (variatio, brevitas, color poeticus). Le sue frasi sono brevissime, efficaci, chiare. Uno stile tacitiano dunque, una aurea concinnitas quale non avevo mai riscontrato in analoghi diari di altri parroci o altri autori (si avvicina molto a questo, solo il diario di pre Tite Trombetta "Alla mercè dei barbari"). È un continuo placido scorrere di frasi e parole che a tratti assumono quasi una loro intima musicalità che contrasta sempre con quanto, di contro, viene descritto e raccontato. E forse da questo contrasto origina proprio la peculiarità di questo diario che a mio sommesso avviso è un capolavoro nel suo genere.
Contenuto
Pur avendo letto molta letteratura locale sull'anno di occupazione austro-tedesca del 1917-18, non ero mai venuto a conoscenza di tanti fatti, di tante situazioni, di tanti aneddoti quanti ne ho appresi dopo la lettura di questo diario. Solo leggendo questo libro ho potuto capire infatti il clima e l'atmosfera di quei fatidici mesi, le gravi imposizioni subite dalla nostra gente, le perquisizioni e le requisizioni, la fame diffusa tra occupanti ed occupati, i prigionieri di varie nazionalità nascosti nei boschi, i rastrellamenti ed i vari espedienti per la sopravvivenza, la minacciata (a volte anche concretizzata) requisizione della gioventù femminile, le torme vaganti dei mendicanti, la permanente azione di difesa del popolo da parte dei sacerdoti, la pandemia di febbre spagnola, la anarchia nella vittoria, l'ingordigia predatrice dei connazionali, le diffidenze tra rimasti e ritornati...
L'autore
Da queste intense pagine emerge ovviamente anche il profilo del suo autore, un uomo che, seppure ancora trentenne, mostra un coraggio che sfiora la temerarietà, una scaltrezza che non è mai astuzia piccina, una prestanza fisica raramente ritrovabile allora (ma anche oggi) in altre persone, una fede rocciosa in grado di sfidare i rocciosi crucchi, un amore ed una dedizione per la sua gente che prevale su tutto, una rara predisposizione al sacrificio ed alla rinuncia, una spiccata attitudine a sostenere vari ruoli (maestro, infermiere, medico, mediatore culturale, diplomatico...).
Appendice
Dopo un necessario inquadramento storico da parte dei tre bravi curatori (Lorenzo Casadio, Igino Dorissa, Gabriele Moser), ed un loro breve commento al diario, il libro si arricchisce, in coda, di alcune appendici che non fanno parte del diario di mons Emilio Candoni ma che aiutano ulteriormente a comprendere quel brevissimo ma intensissimo periodo storico di cui poco si sapeva. Si riportano infatti
- l'elenco dei dodici caduti di Fielis corredati dalle rispettive biografie e fotografie
- l'elenco dei 34 combattenti reduci di Fielis
- una "leggenda di guerra" di Maria Gentile Gortani (moglie di Michele) riguardante la storia di un misterioso scampanio notturno annunciante eventi bellici, pubblicata su "Ce fastu ?" del 1931.
Note a margine
- Una personale considerazione conclusiva credo di dover esprimere: invito caldamente l'amico dr Pietro De Antoni (pronipote dell'autore per parte di mamma Lucia Candoni di Cedarchis) a curare in prima persona la pubblicazione del diario del prozio mons. Emilio Candoni relativo al 1943-45, che pare si trovi ancora nella canonica di Luincis di Ovaro, ultima sede pastorale di questo sacerdote nativo di Cedarchis, oltre che "natio borgo selvaggio" del pronipote Pietro.
- Mi sento di rivolgere infine un garbato rimprovero a chi ha allestito la copertina del libro (eloquentissima peraltro la foto), in cui il nome di questo magnifico autore, anziché troneggiare, è stato miniaturizzato e posizionato in basso loco, quasi espulso e reso irrilevante, mentre visibili sono i nomi dei curatori, cui peraltro va un indiscusso plauso per aver saputo individuare questo gioiello storico-letterario ed averne curato una degnissima pubblicazione (a soli euro 12).
Gratuito vulnus dunque non solo alla memoria di questo grandissimo letterato ma anche un gratuito sberleffo alla figura di un amabile e amato sacerdote.