Quando si moriva in paese

di Elio Craighero

IN FRIULANO

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A lunghi rintocchi spandeva il suo suono la campana piccola lungo la vallata. Era il segnale che avrebbero portato i Sacramenti a qualche moribondo. La gente passava parola e si riuniva in chiesa. Era buona abitudine che partecipasse almeno un rappresentante per famiglia; un obbligo per quelli che erano iscritti alla Confraternita del Santissimo. Al terzo segnale della campana, il prete, indossati la cotta, la stola e il velo omerale, presi su il Signore e l’Olio Santo, partiva per primo in processione, dietro a lui il sacrestano gli teneva aperto sulla testa una specie di ombrello di seta bianca e gialla con attorno delle frange dorate tutte tremolanti, un campanello in mano che di tanto in tanto agitava. Dietro a loro la gente, pregando il rosario o cantando i salmi. Tutti coloro che per strada si imbattevano nella processione, si facevano da parte e si inginocchiavano, ci fossero pure neve o fango, gli uomini a capo scoperto, chi poteva si accodava alla processione per accompagnare il Signore. Se nei paraggi qualcuno lavorava smetteva per non disturbare con il rumore. I carrettieri dovevano smontare dal carro, levarsi il cappello, mettersi davanti alle bestie e farle stare ferme tenendole per il muso. La strada doveva essere libera da ogni ingombro, e pulito doveva essere il cortile di casa.

Arrivati a destinazione tutti si inginocchiavano nel cortile, il prete con il Santissimo dava la benedizione, poi quando avevano finito le preghiere a gruppetti le persone tornavano a casa.

Sul portone a ricevere il prete c’era uno di famiglia che, con la candela accesa, lo accompagnava nella camera del moribondo dove, sul buro` si preparava una sorta di altarino: una tovaglia bianca, possibilmente di tela di lino, un Cristo tra due candele accese, un bicchiere di acqua santa con un ramo di ulivo per benedire il malato e i presenti, mezzo bicchiere di acqua pulita per pulirsi le dita dopo aver dato la comunione, e che poi veniva data da bere al malato, se quello non poteva veniva buttata sul fuoco o bevuta dal prete. Si preparavano un po’ di cotone e un cucchiaio di farina di granoturco in un piatto dove sfregava le dita dopo aver dato l’Olio Santo, poi si buttava sul fuoco.

Dopo aver pregato e raccomandato l’anima, il prete tornava a casa. Coloro che si fermavano ad asssistere il moribondo, accendevano in un bicchiere il lumino ad olio che doveva ardere per tre giorni. Ogni tanto buttavano un goccio di acqua santa per allontanare il demonio che in quei momenti piu’ che mai stava vicino per tentare l’anima.

Per tutta la durata dell’agonia, si tenevano accese le candele che erano state benedette il giorno della Madonna Candelora. Ogni anno il sacrestano, il due di febbraio, le portava di famiglia in famiglia e nelle case si tenevano di riserva nel cassetto del buro` perche` prima o poi arrivava per tutti il momento di adoperarle. C`era come un cerimoniale affettuoso,direi quasi religioso, attorno a queste persone destinate alla partenza. Nessun rumore attorno a loro, nessuna parola dura, si parlava sottovoce e se qualcuno piangeva veniva allontanato. Il moribondo, cosi` si diceva, sentiva tutto, perche’ l’orecchio e’ l’ultimo organo che si perde; disturbare l’agonia sarebbe stato un peccato.

Cosi` con la loro gente vicino i nostri vecchi che avevano saputo affrontare la dura vita di quei tempi sapevano affrontare ancora meglio anche la morte. Li si vestiva e li si metteva sul loro letto. I bambini piccoli in fasce, quelli piu’ grandicelli o vestiti da prima comunione o come S. Luigi, le bambine e le ragazzine in bianco, agli uomini se ce lo avevano si metteva il vestito della festa, tante donne mettevano da parte per quell’occasione l’abito da sposa e il velo.

Finiti i preparativi si andava ad avvertire il sacrestano perche` suonasse l’agonia. In casa incominciava allora un continuo andirivieni di gente che giungeva a dire una parola di conforto, a dire un requiem e a salutare per l’ultima volta chi ci aveva lasciato:"Mandi Tite! …Con Dio Lucia!…Il Signore ti abbia in gloria, Narde!" Cosi` era l’ultimo saluto. Durante la notte la veglia funebre: quanti rosari si pregavano! Poi i cento requiem, il miserere, e tutto in latino. Fortuna che il Signore conosce tutte le lingue, altrimenti cosa mai avrebbe capito di tanti strafalcioni? A mezzanotte si dava la merenda; nessuno poteva rifiutare di mangiare perche` il morto sarebbe stato in pena. Si offriva qualche bicchiere di vino, tanto caffe` (se caffe` si poteva chiamare, perche` erano pochi grani mescolati a orzo e cicoria). Si dava qualcosa come elemosina a coloro che avevano bisogno, e c’era l’abitudine di dare il pane ai bambini. Arrivata l’ora del funerale si preparava la merenda per quei quattro che dovevano portare il morto alla sepoltura e arrivava anche il falegname con la cassa sulle spalle: non erano come quelle che porta Leo ai giorni nostri, lucide, con maniglie e decorazioni e ben imbottite all’interno, erano alla buona, fatte al risparmio, si usava legno di terza categoria, all’esterno ci si incollava sopra un po’ di carta nera o marrone, e all’interno invece dell’imbottitura, qualche manciata di riccioli di legno.

Il Sordo di Cech, che sapeva che non si adoperava legno del migliore, si era preparato le assi di larice perche` durassero di piu’ nell’umidita` della terra e aveva raccomandato a sua figlia Lite di ordinarla comoda la cassa, perche` lui aveva dovuto vivere abbastanza nelle strette in questo mondo, e non voleva stare stretto anche nell`altro. Il sacrestano arrivava con la cesta dei ceri e ne dava uno ad ognuno dei parenti, che lo portavano acceso fino alla sepoltura. Le donne si vestivano a lutto, come minimo il grembiule nero e nero il fazzoletto in testa.

Era una regola portare il lutto per le donne che perdevano dei familiari: tre mesi per il parente lontano (cugini, zie, zii e nonni), tre anni per padre, madre e fratelli; per il marito tutta la vita.

Al terzo suono, arrivava il prete e partiva il funerale. Durante la funzione in chiesa il prete non diceva parole di circostanza, ne` condoglianze per nessuno: peccato che non abbiano mantenuto questa usanza! Si dava il "bacio di pace" e intanto che si andava su e giu` per la chiesa i cantori cantavano il "Diesile" (Dies irae?). Termianto il "Libera me, Domine", come al giorno d’oggi, ci si incamminava per il sagrato. Cosi` terminava il viaggio in questo mondo e di cio` che ho raccontato e’ rimasto ben poco al giorno d’oggi.

Quanti sono coloro che adesso muoiono a casa loro? Al primo male che ci capita il medico ci prepara le carte per il ricovero in ospedale. Per quelli che hanno la pelle dura e in ospedale non li vogliono, c’e’ la Casa di Riposo. Molti muoiono per infarto o negli incidenti e quelli non usano piu’ ne’ preti ne’ frati. Per quei pochi (e sono veramente molto pochi) che vogliono morire come i loro vecchi, il prete prende su il Signore e l’Olio, monta sulla macchina e in un momento gli porta giu’ i Sacramenti. Non occorre piu’ darsi da fare per trovare quei quattro che ci portino alla sepoltura: viene il carro funebre con il suo bravo chauffeur che pensa a tutto, al certificato di sepoltura, ai fiori, a tante corone, ad aiutare a tirare dentro e fuori, e almeno non c'e’ bisogno di prendersi nessun fastidio come era invece successo a Maiut di Sabide di Cech. Morto il suo Toni, lei aveva pensato a tutto, anche a cercare quei quattro per portarlo al cimitero, ma cosa e` cosa non e`, ce n`era uno che non arrivava. Suonavano le campane, arrivava la gente, ma quello ancora non c’era. Allora e` uscita di casa, e’ andata sul ponte per vedere se fosse arrivata qualche anima buona. Nessuno! Dopo un po’ vede arrivare giu’ per Treppo un bolide in bicicletta. Era Colet di Isabele che andava a Sutrio a studiare da falegname. Maiut penso`: "Adesso devo fermare quello li`" E` scesa un po’ sotto la curva del ponte, si e` messa in mezzo alla strada e ha spalancato le braccia. Passata la curva, Colet se l’e` trovata li` come caduta dal cielo. Per non ammazzare la donna ha girato il manubrio ha saltato la scarpata ed e` piombato lungo disteso sulla staccionata di Tato. Le gambe malconce, la bicicletta storta! Se avesse potuto avrebbe preso per il collo la vecchia.

Si e` tirato sulla strada e ha incominciato a urlare alla donna:"Allora, siete matta? Non vedete cosa poteva succedere qui adesso? Avrei potuto uccidervi e morire anche io. Dove avete la testa?" E Maiut:"Oh ragazzo hai ragione. Ti prego perdonami, ma ho dovuto farlo!" "Che dovuto, adesso e’ un dovere fare disastri?" "Oh ti prego ragazzo senti che suona la terza, arriva subito il prete a prendere il mio Toni e mi manca il quarto per portarlo su. Ti prego vieni tu, fammi questa carita’, io preghero` per te, il Signore ti dara` fortuna" "Oh la`, signora, io a portare morti che non ci sono mai stato…e il padrone a Sutrio che mi aspetta…" " oh ti prego, ragazzo, non negarmi quest’opera di misericordia!" E mentre parlava gli spazzolava via dal vestito la polvere che si era tirato su cadendo, e un po’ tirandolo per la manica un po’ spingendolo riusci` a tirarlo dentro in casa perche bevesse un po’ di vino che gli avrebbe fatto bene per scacciare lo spavento.

In camera c’era gia’ il prete che intonava il "De Profundis", Mariut dovette andare su a salutare e a mettere a posto il suo Toni. Colet si sarebbe anche inumidito volentieri il gargarozzo, ma quegli altri tre gli avevano gia` asciugato il bicchiere. Sapete chi erano? Il Teelo, la Lune e il Bet! Per la scala portavano gia` giu` la cassa e Colet, volente o nolente ha dovuto fare quell’opera di misericordia con la gola secca e asciutta.

Adesso per mettere via il morto non servono piu’ tutte quelle fatiche. Il defunto che arriva da laggiu`, il carro funebre si ferma sul ponte dove trova il prete e un gruppetto di gente. Li’ incomincia il funerale e piano piano vengono su in chiesa. A mio parere, un’usanza poco bella. Sul ponte di Cech c’e` sempre una brutta corrente d’aria che non puo’ fare bene a nessuno. In estate batte a piombo il sole e non c`e` un posto dove ci si possa mettere un po’ all’ombra. D’inverno si battono i denti. Quando si combina il cattivo tempo, Dio ci protegga! Uan bella roba sarebbe che il carro funebre arrivasse fino in piazza, che il morto fosse portato direttamente in chiesa e che la gente fosse li’a d aspettarlo e siccome almeno in chiesa non si puo’ chiacchierare tanto, ne` criticare tanto il prossimo, per il morto si potrebbe dire almeno qualche requiem. Tutti mi dicono che ho ragione, ma chi mi ascolta? Una volta i vecchi avevano voce in capitolo, adesso sono ridotti come Giovanni Battista:"Una voce che grida nel deserto". Devo dirvi ancora che riguardo all’Olio Santo le cose sono migliorate anche per il prete. Ai miei tempi veniva dato su tutti i "cinque sensi", vale a dire: occhi, orecchie, naso, bocca, piedi e mani. A quel tempo bisogna dire che il prete doveva avere anche un buon stomaco, perche` quando tiravano giu` qualche piega del letto…..Ma una volta i preti usavano tirare su "Santa Giustina" per confondere gli odori. Al giorno d’oggi basta fare una crocetta in testa ed e` tutto finito senza rischiare quello che e` successo a un cappellano come mi hanno raccontato e come vi riferisco. Il parroco di un paese ha chiesto al vescovo l’aiuto di un cappellano, perche` lui tra vecchiaia e malanni non riusciva piu’ a far fronte al lavoro della parrocchia. Il vescovo lo ha accontentato e gli ha mandato in aiuto un bravo preticello, solo che una malattia agli occhi gli aveva ridotto parecchio la vista. Il pomeriggio di una giornata cruda di inverno, e` arrivato trafelato di corsa in canonica un bambino: " Padre, ha detto mia mamma di venire di corsa a dare l’Olio Santo a mio nonno che sta per morire" Di fuori freddo e vento e il parroco pieno di bronchite e di reumatismi ha pensato bene di non uscire di casa e ha chiamato il cappellano, ordinandogli di andare in chiesa dove nell’armadio avrebbe trovato il vasetto di olio e di non dimenticarsi il rituale, il libretto dove ci sono tutti gli "oremus" e dove si spiega a quelli che non sono pratici come si fa. Il cappellano ubbidiente e’ partito col bambino e se n’e’ andato di corsa. Il vecchio stava tirando gli ultimi respiri! Ha spalancato il libro dei rituali per assicurarsi come avrebbe dovuto procedere e non riusciva a raccapezzarcisi. Il libro era ancora di stile antico, dove la prima lettera maiuscola era in grande, piena di fiori e di ghirigori che erano l’unica cosa che lui vedeva, cosi` invece di leggere "oculos" (occhi) ha letto "culos". Ha fatto un salto, si e` tolto gli occhiali, li ha puliti col fazzoletto e per vedere meglio si e’ spostato verso la finestra. Niente da fare era scritto proprio cosi`. Si e` riavvicinato al letto e ha detto alle due nuore che assistevano il moribondo "voltate quel malato!" Le due cognate si sono guardate e non hanno capito. "Vi ho detto di voltarmi il malato!" Loro dovevano ubbidire e mentre giravano pian piano il vecchio si sono sussurrate fra loro:"Ehi, dimmi un po’, non ho mai visto dare l’Olio Santo cosi` io!" "neanche io!". Risponde l’altra. "Cosa vuoi fare! Avranno cambiato di nuovo regola, a quelli di Roma non manca il tempo per inventarne una nuova ogni giorno!". Il cappellano visto che loro non avevano ancora capito niente, ha tirato su la camicia sulla schiena del vecchio e, per non farla tanto lunga, si e` messo a ungere e ci ha buttato su tutta l’ampolla. Finita l’opera, ha riportato al suo posto in chiesa libro e vaso. Era gia` tornata la buona stagione e nessun altro aveva avuto piu` bisogno dell’olio santo, finche’ un altro e’ tornato dal parroco a dire che sua zia non si sentiva troppo bene e che sarebbe stato bene portarle i Sacramenti finche` aveva ancora la testa a posto.

Questa volta e’ andato il parroco, ha preso il suo vasetto senza stapparlo e quando e’ andato per tocccare l’olio con le dita lo ha trovato secco. Non si e` perduto d’animo, ha grattato sul fondo ed e’ riuscito a fare la sua bella figura. Ma tornato in canonica, povero cappellano! Nella sua vita non ne aveva mai sentite tante! " E cosa hai fatto con tutto l’olio santo che non ne hai lasciato neppure un goccio?" Il cappellano allora ha risposto:"Se sapesse, signor Parroco, che sedere aveva quel malato non mi maltratterebbe cosi`, perche` se avesse dovuto andare lei, glielo garantisco io che non ne avrebbe avuto abbastanza!".

tratto dal Bollettino Parrocchiale "La nôste valade"

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