La filaria (sedule)

di Elio Craighero

IN FRIULANO

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Ben pochi sapranno che cos`e` la sedule. D’altra parte sono pochi anche quelli che sanno che per eliminare la sete e` buona anche l’acqua. Nessuno posa piu` a terra mani e ginocchia per appoggiare la bocca ad una sorgente e bere. Solo in questo modo si puo` fare conoscenza con quel mostro di animaletto tanto malfamato che si chiama sedule.

Adesso si va a fare il picnic portandosi dietro la Goccia di Carnia, la Sprite, la Fanta: tutte bevande tanto buone, che fanno tanto bene alla salute, sono una delizia a mandarle giu`, ma io vi garantisco che se provaste a metterci dentro la sedule morirebbe sul colpo, intossicata. Dunque, la sedule e` quel vermetto, lungo come un pezzetto di filo, bianco candido e sottile che vive nell’acqua fresca e limpida, nei ruscelli e nelle sorgenti di montagna.

Il nome in italiano non ve lo posso dire perche` neppure io lo so. I vecchi ci raccomandavano sempre di fare molta attenzione quando bevevamo, perche` se l’avessimo ingoiata avremmo potuto avere brutte conseguenze: la bestiolina poteva forare le budella e allora si finiva per morire di coliche. Una sera di un mese di ottobre Manč dal Sāl e suo marito Titut sono andati giu’ in casa di Shulit per aiutare Luzie a pulire il granoturco dalle foglie come si usava a quel tempo. Mucchi di pannocchie, mucchi di pettegolezzi, mucchi di risate e l’opera procedeva a vele spiegate. A Titut era venuta sete, quindi disse a Nelut: "dammi un goccio d`acqua, piccolo". Il bambino, ubbidiente, riempi` il mestolo nel calderino e glielo diede senza accorgersi che dalle pannocchie era caduto dentro un filo di "barba". Titut se ne accorse solo quando stava per finire di bere e ormai gli stava scendendo in gola. Incomincio` allora ad agitarsi sulla sedia, a sbuffare, poi si alzo` e disse alla moglie "Nene, andiamo!" "Che diavolo avete stasera, mostro di un uomo, che sembrate un’anima in pena?" "Non mi sono bevuto una sedule!!!! Nene ti prego andiamo su a casa che in ventiquattro ore saro` morto, dammi penna e inchiostro che devo fare testamento!" "Suvvia, non sapete che di questa stagione le sedule non girano, che vengono fuori solo con la canicola, d`estate?" "Mah, io l’ho vista con i miei occhi, e mi sento gia` pungere la bocca dello stomaco!" Nene dovette accontentarlo, andare, dargli carta e inchiostro perche` facesse testamento di tutto cio` che aveva accumulato e di cui non sapeva cosa fare; ma quella sera non riusci` a buttare giu` neppure uan riga da tanto che gli tremava la mano. La moglie a furia di discorsi e soprattutto con l’aiuto di un goccetto di grappa riusci` a calmarlo e a farlo andare a letto. Il giorno dopo in giro per Treppo tutti sapevano che Titut aveva ingoiato una sedule. Tanti ridevano, qualcuno si aspettava di sentire i rintocchi dell’agonia, ma la maggior parte compativa la povera Nene non sapendo come faceva a sopportare quella croce di marito.

Il giorno successivo, dopo cena, vicino al camino, stava ancora aspettando il mal di pancia che non arrivava. "Nene dammi un bicchierino di grappa!" "Ma neanche una lacrima, accontentatevi di quella di ieri sera!" Irritato indosso` il tabarro e prese la strada per Siaio. A Palut incontro` il signor Toni di Zilie: " Salve, Toni!" "Salute, Titute, dov’e’ che andate?" "vado su dal Pin a bermi un decimino!" "Ma siete matto ad andare in giro in quelle condizioni?" "Perche` mai Toni?" "Siete malato, carico di febbre, non vedete che rosso che siete?" "Mah, in effetti mi sento gia` correre i brividi lungo la schiena" "Vi prego Titut, tornate a casa, andate direttamente a letto e fatevi dare qualcosa da donna Nene che non siete in condizioni di andare per il paese!" Titut fece dietrofront e torno` a casa e senza passare per la cucina dove erano riuniti tutti sali` direttamente in camera, si mise nel letto nascondendo anche il capo sotto le coperte. Nessuno lo aveva visto. Passava il tempo e Titut non tornava; giunse l’ora di cena e di lui ancora nessuna traccia. Nene disse alle figlie: "adesso andate una per Treppo, una per Zenodis e una per Siaio, e battete tutte le osterie. Se non lo trovate, guardate bene sul lato della strada che non sia caduto ubriaco" Le ragazzine fecero come la madre aveva detto loro, ma tornarono sole: non era stato in nessuna osteria, nessuno lo aveva visto. Mane girava per la casa disperata! Sali` in camera per chiudere gli scuri e vide il marito nel letto tutto coperto e sudato! "Oh che il diavolo vi porti! Siete peggio di un bambino…sono ore che andiamo a cercarvi dappertutto e voi qui! Fosse stata vera quella sedule che almeno l’avremmo fatta finita una volta per tutte! E lui: " Ah Nene, Nene, sei dura e cattiva, cosa posso dire di buono di te? Persino il signor Toni de Zilie si e’ accorto che ero malato, pieno di febbre e tu a sgridarmi e dirmi che non avevo niente!"

Passate quarantotto ore e visto che la colica non arrivava, Titut si mise il cuore in pace. Il rimedio, diceva lui, era stato la grappa che aveva bevuto quella sera, di sicuro era stata tanto forte daa far crepare la bestia.

tratto dal Bollettino Parrocchiale "La nōste valade"

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