Interventi dal n. 41 al n. 50
ABORTI IN CARNIA NEL 2003 (int. 41)
VALLE DEL BUT: ridateci la galleria! (int. 42) Questo è il grido che si eleva forte e inascoltato
dall’alta valle del But, in questo mese di febbraio dell’anno di grazia
2004. Sono ormai troppi mesi che i valligiani di questo lembo dell’Alta Carnia
sono costretti, loro malgrado, a percorrere quotidianamente la cosiddetta strada
PROVINCIALE DEGLI ALZERI in comune di Arta Terme, approntata in tutta fretta
come by-pass per la circolazione autoveicolare transitante sulla S.S. 52-bis,
strada internazionale che mette in comunicazione Italia e Austria attraverso il
passo di Monte Croce Carnico. Questa importante arteria internazionale (la famosa 52-bis),
da sempre negletta e abbandonata sia dall’ANAS romana che dalla regione FVG, è
chiusa dal settembre scorso a motivo del progettato abbattimento della galleria
di Noiaris (lunga non più di m. 30), da sempre ritenuta pericolosa ed essa
stessa spettatrice di svariati incidenti automobilistici con vittime annesse. Orbene i lavori per abbattere questa galleria
sono da tempo interrotti a motivo di nuovi e complessi problemi geologici
sopraggiunti (come sopraggiunti?!), né si sa quando questa benedetta galleria
potrà essere demolita, se mai lo sarà. Pensate: tutto questo nel III millennio
dell’era cristiana e nella più indifferente noncuranza di Tolmezzo e dei
giornali locali e di tutti i politici nostrani. Nell’attesa dunque che la galleria venga
demolita o venga riaperta (?!), tutto il traffico è deviato per la strada
provinciale degli Alzeri, inadeguata per questo tipo di traffico (tir,
articolati, pullman…) e affatto
manutenuta (da tempo immemorabile) dalla materna e provvidente provincia di
Udine. Questa strada è adesso ormai ridotta (come
tutti possono testimoniare) ad un vero e proprio campo arato, dove
l’asfalto gorgoglia dal fondo stradale, dove si aprono improvvise voragini da
sera a mattina, dove pare che un esercito di farcs e tacs, geneticamente
modificati, sia all’opera nel sottosuolo proprio lungo il percorso di questa
strada. Le vetture sono costrette ad una velocità di
km 10 orari (verissimo) e ad un continuo slalom tra buche e dossi improvvisi,
con rischio magari di collisione con altre vetture impegnate nelle medesime
manovre. E non sono ancora arrivati i tedeschi! I tanti sciatori dello Zoncolan che nel w-e
arrivano nell’Alto But, restano visibilmente stravolti e scandalizzati di
fronte ad un tale scempio e non osano neppure chiedere informazioni ai
valligiani sul perché di una simile lunare situazione. I sindaci della valle, dopo timide noticine
di protesta, hanno imparato a ben tacere e a defilarsi…o forse si stanno
consolando con il famoso detto: si stava meglio quando si stava peggio! Che fa intanto la materna provincia di Udine,
che ostacola la Carnia nella sua aspirazione di autonomia amministrativa? Ha mandato in loco: n 1 piccolo escavatore; n 1 piccolo rullo spianatore; n 4 addetti (di cui 2 con paletta
semaforica a coordinare un traffico già singhiozzante e 2 addetti alla
copertura quotidiana delle buche e delle crepe che compaiono letteralmente nel
giro di poche ore lungo un tratto di 4 km). Nessuno ci crede: sabato e domenica le due
macchinette operatrici riposano sul ciglio della strada, per riprendere questo
lavoro di Sisifo ogni lunedì fino al venerdi e via di seguito di settimana in
settimana…a coprire buche e spalmare catrame, grattare sassi e ripianare… Davvero i carnici delle valli sono
discendenti diretti di Giobbe!!! 18 FEBBRAIO 04
Ospedale di Tolmezzo: verifiche di sicurezza statica Nelle ultime due settimane di febbraio 2004, tra l’indifferenza
generale del personale e delle centinaia di visitatori giornalieri, si aggirano
nei vari piani dell’ospedale di Tolmezzo alcuni particolari operatori,
scambiati per i soliti operai che da anni ormai eseguono ciclici lavori di
adeguamento e di manutenzione. Ricordiamo che sono pressoché terminati gli
ultimi grandi lavori (per ben 35 miliardi delle vecchie lire) che sono
consistiti in: nuova area di pronto soccorso, nuovi ascensori, nuove scale di
emergenza, nuove sale operatorie, nuovi parcheggi. Chi
sono dunque e cosa fanno invece questi nuovi personaggi che perlustrano
l’edificio, al termine di questi ciclopici lavori di adeguamento
dell’ospedale? Si tratta di una ditta di Perugia, specializzata in controlli statici
di strutture edilizie. Che fanno? Ad ogni piano dell’ospedale, eseguono tre tipi di controlli sui
pilastri portanti dell’edificio: 1- con una
apparecchiatura assai sofisticata, verificano la presenza, la qualità e la
quantità di ferro presente in ogni plinto e ad ogni suo livello. 2-
fotografano i punti critici. 3- con
una macchina perforatrice speciale, eseguono carotaggi di cemento (diametro di
cm 10 circa, per una profondità di cm 30 circa) ad ogni piano sui principali
pilastri portanti della struttura ospedaliera. Queste
ultime rumorose verifiche generano ovviamente disagio, rumore, polvere e
fastidio sia per i malati che per il personale. Ma questo è il meno. La
domanda che si insinua nella mente è invece: Come mai
queste sofisticate verifica sulla struttura portante dell’ospedale? E perchè
proprio ora al termine di questi costosissimi lavori di adeguamento, dopo che
perfino le tinteggiature erano state eseguite ex novo? E poi: chi ha ordinato
questi controlli e su quali basi o sospetti o leggi vigenti? Sono
tutte domande che aleggiano furtive (ma neppure tanto) nelle menti dei più
accorti e che ci riportano immediatamente ai tempi della costruzione di questa
struttura (anni ’70), quando … Speriamo
solo che il ferro sia in quantità sufficiente e di qualità buona e che il
cemento risponda ai requisiti normali di sicurezza, altrimenti…
CJARGNE-VÂL
di RAVINIS Ecco un luminoso e creativo
esempio di come la Carnia riesce a farsi oggi conoscere in…Europa. Da circa 12
anni esiste in Comune di Paularo l’Associazione “Ravinis” che porta il
nome della omonima frazione, dove questa associazione è nata ed è cresciuta. Si tratta di un
raggruppamento di giovani e meno giovani il cui intento, oltre naturalmente a
tenere vive le tradizioni e la cultura locale, ha un ben preciso e peculiare
target: il CARNEVALE. Sì,
proprio il carnevale, parrà strano, ma è proprio così. L’impegno precipuo di
tutti questi giovani, che lavorano sodo tutto l’anno, rubando ore preziose al
divertimento al lavoro e spesso alla famiglia, è quello di creare figure
carnascialesche di particolare suggestività e originalità. La mente (o meglio il
software) di questo agguerrito gruppo spontaneo è Daniel, dalle cui
circonvoluzioni cerebrali nascono e si materializzano ogni anno fantastiche
figure e oniriche coreografie che raccolgono immancabilmente approvazione e
ammirazione totali. La ricerca degli stili, la costante presenza del richiamo alla natura,
l’ideazione dei motivi, l’interpretazione dei temi, la raffinata creazione
sartoriale dei costumi, il pregevole materiale utilizzato, la costruzione
artigianale delle architetture hanno valso al gruppo RAVINIS vari riconoscimenti tra cui:
il primo premio “Maschera artistica più bella” al Carnevale di Venezia,
primo premio “Maschera d’Argento” di Abano Terme, numerosissime
partecipazioni e convocazioni in tutte le maggiori città europee,
riconoscimenti altissimi ad ogni esibizione. Ormai sono richiestissimi
tutto l’anno questi giovani che hanno fatto del CARNEVALE o meglio del CJARGNEVÂL
DI RAVINIS il proprio stilema e la propria cifra. E si divertono anche: dopo
la fatica delle serate invernali trascorse “in file” a creare queste
affascinanti figure, nei giorni festivi salgono sull’autobus e via per
l’Italia e l’Europa (Francia, Svizzera, Croazia, Austria…) dove sono
accolti sempre con calorosi applausi e tanta simpatia. Ci piace ricordare qui le
ultime creazioni più applaudite (ognuna delle quali è costituita da circa 20
figuranti): NOCTURNA, CRYSTAL, SCACCO AL RE, VENTO DEL NORD. Che dire di questo
affiatatissimo gruppo di Ravinis che porta in giro il nome di Carnia? Non esistono parole per
ringraziarli di quanto fanno (spesso rimettendoci di tasca propria): anche
questo è un modo originale per tenere viva una Carnia (quella vera delle valli)
sempre più isolata ed emarginata. Bravi Ravinoz, tegneit vive la Cjargne cul
vosti Carnevâl!!!
NOIARIS: LA BEFFA DELLA GALLERIA (int.
45)
Dopo il
danno anche la beffa. Sentite questa: l’ANAS italo-romana ai primi di settembre
2003 chiude la strada statale 52 bis al 9° Km (Arta Terme) per permettere
la demolizione della pericolosa galleria di Noiaris (lunga 30 metri), costruita
dal Regio Esercito Italiano nel 1915-16 per permettere un veloce scorrimento
del vettovagliamento al fronte e, da allora, mai più adeguata alle mutate
esigenze del traffico veicolare. L’ANAS
romana affida l’appalto dei lavori di demolizione ad una ditta foresta che si impegna
di riaprire l’arteria di grande traffico entro il 31 marzo 2004. Importo
dell’opera di demolizione 1 milione di euro. Tutto il
traffico, leggero e pesante, viene in questi mesi deviato sulla provinciale
di Alzeri, assolutamente inadatta a riceverlo, per non essere mai stata
adeguatamente manu-tenuta. In questi
mesi i lavori di demolizione della galleria vanno a rilento (dicono per problemi
geologici sopraggiunti) e arriva il fatidico 31 marzo 2004, quando i lavori veri
e propri alla galleria ancorché terminati non sono stati neppure iniziati. Problema per
la ditta appaltatrice: come evitare di pagare la penale se i lavori non sono
ultimati? Ecco la
soluzione tipicamente romana o italiota escogitata per aggirare il problema: VIENE COSTRUITA IN TUTTA
FRETTA UNA PISTA IN TERRA BATTUTA CHE SCAVALCA LA GALLERIA e che unisce i due capi
della statale 52 bis. Questa bretella concede solo uno scorrimento veicolare a senso
unico alternato, per cui occorre piazzare un bel semaforo che viene
temporizzato a 8 minuti (cioè: un passaggio alternato ogni 8 minuti). In questo
modo la ditta ha ottemperato all’impegno di riaprire la 52 bis entro il 31
marzo e il tribunale è evitato. Ma
intanto: -
la galleria
è rimasta dov’era prima, sommersa da una montagna di detriti che al primo
acquazzone franeranno nel greto del But, speriamo con nessuna conseguenza per
gli ignari automobilisti di passaggio. -
La
soluzione risulta assai peggiore dello statu quo iniziale, in quanto la 52 bis
diventa ora assai più lenta e pericolosa. -
La
gente dell’Alto But continuerà a transitare sulla scomoda e pericolosa strada
provinciale di Alzeri. -
La
demolizione della galleria avverrà presumibilmente tra alcuni anni. Mai come
oggi questa parte di Carnia (quella vera delle valli) si è sentita abbandonata
dal potere centrale e beffata dalle istituzioni pubbliche. Ieri
sera, il sindaco di Arta Terme (FI), in una intervista a VTC, senza che nessuno
glielo avesse chiesto, ha testualmente affermato:”Io ho votato NO alla
provincia della Montagna, ma questo non c’entra…”. Mai una
EXCUSATIO NON PETITA si è rivelata una tremenda ACCUSATIO MANIFESTA. In parole
più semplici: un AUTOGOL!!!! Alto But, 4 aprile 04
ILLEGIO - EVENTO
EUROPEO PER SAN FLORIANO (int. 46) Il 30 aprile 2004 Illegio di Tolmezzo ha vissuto un giorno
memorabile nel ricordo del 1700° anniversario del martirio di S. Floriano, soldato
romano (cui è intitolata l’omonima Pieve), avvenuto il 4 maggio del 304, sotto
Diocleziano, nel Norico Ripense (Alta Austria). I resti mortali di S. Floriano sono oggi custoditi nella
cattedrale di Cracovia (Polonia), dove sono giunti da Roma nel 1183,
attraversando tutta l’Europa Centrale e originando, nei luoghi di sosta, vari
centri di culto e di venerazione per questo Santo, come pare sia avvenuto anche
a Illegio, che si trova sulla strada per il Norico. Per questo oggi S. Floriano è venerato in tutti i Paesi della
Mitteleuropea (dall’Austria alla Germania, dalla Polonia alla Slovenia) e per
questo è stato indicato ed eletto come il santo protettore dell’ Europa,
riunita sotto l’egida delle 25 stelle della UE. Per
solennizzare questo evento, che vede la pieve di S. Floriano al centro di questa
manifestazione, Illegio ha fatto le cose davvero in grande: UNA MOSTRA
EUROPEA (finanziata per gran parte dalla Regione FVG) che presenta oltre
100 capolavori, provenienti da Italia, Slovenia, Austria e Germania. Tavole
e sculture lignee, tele, codici e ori. Autori: Dürer, Pacher, Altdorfer, Parth,
Grassi, Vecellio… Un
singolare viaggio alla scoperta delle radici culturali e spirituali
dell’Europa, che oggi, a distanza di secoli dalla caduta del Sacro Romano
Impero, pare ritrovare quella sua diversificata unità che l’ha distinta nel
millennio passato e anche prima. Su tutte queste opere in mostra, riunite per la prima volta in
una unica sede, spiccano i cicli del martirio di S. Floriano, opera del
danubiano Altdorfer. Per
inaugurare questa Mostra sono intervenute venerdì 30 aprile 2004 molte
personalità del mondo politico e religioso: il presidente della Commissione
Europea Romano PRODI, il presidente della regione FVG Riccardo ILLY,
il cardinale di Cracovia Macharski, l’abate di St. Florian Neurwirth,
l’arcivescovo di Udine Brollo, moltissimi politici regionali e
varie personalità del mondo della cultura e delle arti. Dopo
l’inaugurazione ufficiale della Mostra, Prodi è intervenuto alla allocuzione
ufficiale che si è tenuta sotto una ampio e singolare tempio-tenda, che
richiamava il fascino e la spiritualità di una cattedrale gotica. Sotto
queste candide vele solcate da nere cordolature, si è ritrovata una moltitudine
di popolo, che ha attentamente ascoltato il sindaco di Tolmezzo Cuzzi il quale,
dopo aver dato il benvenuto agli ospiti, ha ceduto la parola a Prodi, che si è
subito detto positivamente meravigliato come in un piccolo paesino di Carnia si
fosse riusciti ad allestire un evento culturale e mediatico di tale livello... Mentre la cerimonia proseguiva su ritmi solenni e ufficiali, il villaggio
di Illegio si era animato di bancarelle e fiori, artisti e poeti, donne in
costume carnico e bambini festanti che avevano invaso piazzette e stradicciole.
Punti di ristoro (gestiti da valenti cuochi carnici) si alternavano a
esposizioni di oggetti dell’artigianato locale. L’acqua del vicino rio,
scorrendo rumorosa tra prati fioriti e case di sassi sfiorando il mulino del
paese, rendeva ancor più suggestivo un’ ambiente bucolico rimasto ancora
intatto nel suo fascino antico. Tra profumi
di polenta e di grigliate, di frico e di buoni formaggi (cui neppure Prodi e
Brollo sono rimasti indifferenti), attirava l’attenzione dei convenuti il
poliedrico Pio Dondoni, uno degli artisti più significativi del
villaggio, che assieme al fratello Eli (recentemente scomparso) aveva
contribuito per anni, col suo silenzioso e autarchico lavoro e la sua vena
artistica, a mantenere viva e palpitante l’anima più genuina e popolana di
Illegio. Pio ha infatti approntato sulla strada una particolare forgia a
fuoco, da lui stesso realizzata, con la quale ha marchiato delle pezze di cuoio
con il logo della manifestazione: tali pezze di cuoio sono state poi
distribuite agli ospiti ed ai visitatori come ricordo di San Floriano 2004. Se
l’aspetto culturale della manifestazione appare prevalente, non bisogna
dimenticare la solidale e corale impresa degli illegiani che, tutti
insieme uomini e donne, si sono alacremente impegnati mesi e mesi per la
riuscita di questa grandiosa manifestazione di respiro europeo. Non si può
infine non citare la mente sottile e dotta di tutto questo grandioso processo
socio-culturale che è scaturito ed ha preso vita da una esile e apparentemente
fragile e giovanissima persona: don Alessio Geretti, parroco di Illegio,
che in un prossimo futuro (non troppo lontano forse) potrebbe essere citato tra
i più giovani vescovi italiani. Questa
mostra, collocata nella Casa delle Esposizioni di Illegio (ex canonica) resterà
aperta fino al 30 settembre 2004 con il seguente orario: tutti i giorni fuorché
lunedì, dalle 10 alle 19. Informazioni ulteriori delle altre manifestazioni
collegate le puoi trovare in: www.floriano2004.it
a.e. AMPEZZO: CHIUDE LA DE LONGHI (int. 47) L’Alta Val Tagliamento sta vivendo momenti terribili sul fronte
dell’occupazione. La DE LONGHI (multinazionale veneta nel settore della
climatizzazione) sta chiudendo l’unica fabbrica-polmone della valle, che
occupa oggi 130 operai, massimamente donne, avendo deciso di
delocalizzare in Cina gli impianti. Una pesantissima tegola che cade non
inaspettata su moltissime famiglie e su un tessuto sociale già fragile e molto
sensibile ad ogni minimo squilibrio. Ampezzo e la sua valle, dopo aver conosciuto floridi periodi con la
Snaidero negli anni ‘60, poi con la SAIL, poi con lo scatolificio e infine con
la MOBIAM fino al 1985, avevano riposto grandi speranze sulla De Longhi che, pur
non pagando eccessivamente gli operai, garantiva un minimo vitale di
sopravvivenza ai valligiani, arrestando un flusso migratorio che era continuato
fino a inizio anni ‘90. Ora la situazione torna ad essere sommamente precaria
e già si prevede la ripresa della pesante valigia… Molti puntano giustamente il dito accusatorio sulla De Longhi che
ha applicato la politica imprenditoriale del MORDI E FUGGI che altri definiscono
invece PRENDI E SCAPPA (intendendo riferirsi ai cospicui vantaggi e
sgravi fiscali di cui la ditta ha beneficiato negli anni ampezzani). Qui
occorreva agire: condizionare i benefit al rispetto delle clausole di permanenza
in loco. E comunque: una multinazionale che ha sede altrove, non viene certo in
Carnia per beneficenza, ma solo per convenienza e quando questa convenienza
viene meno, viene meno anche la fabbrica. Lapalissiano. Presto anche le occhialerie, distribuite qua e là nelle valli,
andranno a chiudere: la sede-madre è altrove e la Carnia sarà la prima a
pagarne lo scotto. Le situazioni poi della Complast di Forni di Sotto, della
SEIMA elettronica di Tolmezzo e della Ermolli di Moggio sono altri calzanti
esempi concreti ed attuali. Per questo occorre imprenditorialità autoctona per quanto
possibile; occorre allevarla in loco, aiutarla a crescere attraverso
agevolazioni e infrastrutture. Diversamente continueremo ad avere sempre una
delonghi di turno, che, dopo aver tratto vantaggi in loco, toglierà il
disturbo… Il presidente della Regione FVG ILLY ha affermato di aver
fatto quanto possibile per bloccare la decisione della De Longhi; anche
l’assessore regionale Bertossi ha difeso l’operato della regione;
l’assessore regionale alla Montagna Marsilio si è sentito poco; il
consigliere regionale diessino Petris, sindaco di Ampezzo, ha tentato
invano di arginare una frana sociale che si preannuncia di immani proporzioni
nell’immediato futuro: Ampezzo che nel 1970 aveva 1987 abitanti, oggi arriva a
poco più di 1000! Il vescovo di Udine, il carnico Brollo (già parroco di
Ampezzo dal 1972 al 1981) lancia proclami sulla stampa locale (“Così la
Carnia muore” Messaggero Veneto 29.5.04) e va in visita di solidarietà ad
Ampezzo (2 giugno). Brollo ricorda infatti molto bene il 1987 quando volle e
organizzò il PRIMO CONVEGNO SUI PROBLEMI SOCIO-ECONOMICI DELLA MONTAGNA che si
tenne a Tolmezzo e che lo vide, in qualità di vescovo ausiliare di Udine e titolare
di Zuglio, partecipare attivamente a quelle discussioni e quelle speranze
(oggi deluse). Disse allora Brollo: “Così non ho potuto non cogliere un
grido muto ma profondo di dolore e di sofferenza, proveniente da questa gente
che si sente morire. Mi è sembrato così urgente unire anche la mia voce a quel
grido troppo soffocato per mancanza di forza e di canali adeguati per essere
ascoltato…”. E ancora:
“…i nostri paesi, resi semideserti, possono diventare soltanto delle
“riserve”, protette come la flora e la fauna, dentro un grande parco
conservato e curato per chi viene a passarvi le ferie…”. E Brollo nel 1987 diceva anche questo : “Abbiamo sì
genio manualità e creatività, ma perché esse partano con la valigia
dell’emigrazione; abbiamo energia elettrica, ma per favorire altrove il
lavoro; abbiamo capitali, magari sudati all’estero, ma solo per pagare le
tasse di un denaro che viene investito altrove…”. E Brollo ancora gridava: “…vi
assicuro però che il tono, emerso da tutti i resoconti delle Foranie, è quello
di un grido lacerante di protesta e di invocazione, che non può non giungere
anche alle orecchie più distratte e indurite”. Ricordiamo che allora l’Italia era da decenni governata dai
partiti del Centrosinistra imperniati sulla DC. Oggi, a distanza di oltre 17
anni, la situazione non è affatto mutata, anzi, e Ampezzo è solo il primo a
pagarne le conseguenze. Poi toccherà via via agli altri. La Carnia muore, sostiene Brollo. E’ vero. Scenderanno dalle
valli i superstiti cjargnei e si concentreranno ancor più nei casermoni di
Tolmezzo o più giù ancora, come dimostra molto bene oggi il circolo solidale
sorto a Udine, che si chiama DIMPECINS A UDIN e che raccoglie ormai quasi
più ampezzani di quanti non abitino ancora ad Ampezzo. Si sta solo avverando quanto andiamo da anni sostenendo anche su
questo sito (vedi a tal proposito il balcon CONVEGNO DELLA MONTAGNA 2000 finito
in archivio). Quando mancano viabilità sicura, sostegni fiscali, difesa del
territorio non ci si può attendere che questo. Quando poi questo TERRITORIO, incluso in uno più vasto e ricco,
non ha alcuna visibilità e viene sistematicamente emarginato, allora la
situazione non può che essere questa. Con il centro-destra e con il
centro-sinistra. Indifferentemente. E allora chiedo provocatoriamente: Se la Carnia fosse una DIOCESI o una PROVINCIA, se cioè avesse
una IDENTITA’ e VISIBILITA’ POLITICO-GEOGRAFICA
ben definite, riceverebbe maggiore attenzione e minor numero di schiaffi o no? Carnia moriens, giugno 2004
SE QUESTA E’ UNA DEMOCRAZIA (int. 48) Desidero qui esprimere alcune considerazioni relative ad alcuni
particolari risultati delle elezioni dei sindaci in Carnia. Mi riferisco in
particolare ai piccoli Comuni laddove il sindaco è stato eletto per la terza o
quarta volta. 1. Esiste
(non a caso) una legge nazionale che, per mantenere un livello
democratico accettabile negli enti locali ed evitare facili derive clientelari, impedisce
ai sindaci il terzo mandato, anche nei comuni inferiori ai 3000 abitanti.
Ma inspiegabilmente questa legge non è stata recepita dalla nostra regione
autonoma FVG. Mai come oggi, questa legge assume il significato e il sapore di un
imperativo morale più che politico. Dieci anni sono il giusto e
ragionevole tempo concesso ad un amministratore per esprimersi compiutamente e
poi passare la mano ad altri collaboratori o ad altre forze politiche (in caso
di sconfitta). Andare contro lo spirito di questa salutare legge nazionale (che
pure non vige nella nostra autonoma regione FVG) costituisce per i sindaci
carnici interessati una grave ed incauta leggerezza, che, se porta
legittimamente il beneficio immediato di una reiterata elezione a sindaco, alla
lunga genera disaffezione nell’elettorato e grave nocumento alla democrazia.
Non sempre infatti ciò che è legittimo istituzionalmente, è anche opportuno o
conveniente moralmente e politicamente. 2. Il sindaco
perpetuo (quello cioè che non recepisce lo spirito di questa salutare legge
e si ripropone per lustri e decenni) lo troviamo in quei piccoli comuni
spopolati di Carnia, dove sempre più spesso, per scarsità di popolazione, è
presente una sola lista elettorale (vedi Amaro o Ravascletto) oppure lo
troviamo in alcuni altri piccoli comuni dove due pseudo-liste di un medesimo
orientamento politico fingono un duello democratico che non esiste e non è mai
esistito. Tutto ciò diventa possibile proprio perché tra i pochi cittadini
amministrati, che pure vorrebbero impegnarsi, esiste una grave sudditanza
psicologica e politica nei confronti dell’eterno sindaco in carica, che
eserciterebbe così (inconsapevolmente?) una costante pressione ideologica
su chiunque intenda democraticamente partecipare alle elezioni. Solo nelle
dittature (di destra e di sinistra) esiste(va) la lista unica o finte
pseudo-liste e la gente votava in massa sì, ma rassegnata. Ma questa non è
ovviamente democrazia. Oggi in alcuni comuni di Carnia accade la stessa cosa:
l’importante è che al voto ci vada più del 50% degli elettori (ricordiamo
che in Bulgaria ci andava il 90%!) e l’elezione è valida. Non è affatto una
bella cosa! E’ assai imprudente perciò, per questi sindaci perpetui, vantarsi
di una terza o quarta rielezione avvenuta in queste condizioni: ciò costituisce
il più grave vulnus alla democrazia e meglio sarebbe che questi sindaci se ne
restassero silenziosi e appartati a meditare sullo scarso tasso di democrazia
esistente nel proprio comune, dovuto principalmente alla propria tenace voglia
di rimanere incollati alla poltrona, voglia che esprime intrinsecamente anche un
netto giudizio negativo o di prevaricazione nei confronti dei propri fedeli
collaboratori (assessori o consiglieri) che forse ambirebbero pure a quel posto.
A meno che questi sindaci perpetui non siano dei Nobel (nessuno lo è). 3. Ritengo che una delle soluzioni più incisive per risolvere il tragico e non rinviabile problema del calo o dell’assenza di democrazia diretta nei piccoli comuni, sia quella di fondere i comuni in un Ente di maggiori proporzioni e popolazione, dove la democrazia possa finalmente ritrovare nuova linfa, crescere e svilupparsi davvero, senza ipocrisie e infingimenti e soprattutto con il contributo non timoroso e non supino di tutti. A.E.
VALLE DEL BUT - Viabilità
finalmente decente (int.
49) A un anno
di distanza dall’inizio dei lavori di demolizione
della galleria di Noiaris sulla S.S. 52 bis, finalmente il 7 agosto 2004 il
traffico è stato ripristinato su entrambe le corsie di marcia ed ora il tempo
di percorrenza e la sicurezza sono tornati nella norma. La pericolosa galleria
finalmente non c’è più, anche se rimangono da completare alcune opere di
rifinitura e di adeguamento ambientale e da demolire l’altra pericolosa
galleria, quella di Zuglio, che rappresenta uno strozzamento innaturale per una
statale percorsa tutto l’anno da traffico veicolare leggero e pesante. La strada provinciale di Alzeri, finora
utilizzata come prezioso by-pass di riserva, torna ad essere la strada turistica
di sempre, quella cantata anche dal Carducci che la percorse per salire a
Paluzza, Treppo e Ligosullo e per rientrare poi, da Paularo, a Piano d’Arta. La frazione di Piano, fino a ieri
attraversata da camion e tir ad ogni ora del giorno e della notte, recupera la
sua fresca tranquillità. Anche
l’alta val Pontaiba, con il
ripristino del ponte che collega
Treppo e Ligosullo e il rifacimento
spondale del torrente, riacquista scorrevolezza e sicurezza. Solo presso il
rio Zupigne, sul versante destro del monte, non è stata messa in sicurezza una
alta parete gessosa e friabile, che al primo acquazzone potrebbe creare seri
grattacapi. Finalino:
finalmente la viabilità, in questa
trascuratissima parte di Carnia, comincia a migliorare, ad essere adeguata
ai tempi. Manca ancora tantissimo da fare, ma questi timidi segnali positivi
gettano consistenti briciole di speranza ai carnici delle valli.
PRO LOCO
DELLA CARNIA FINALMENTE INSIEME… Sabato 9 ottobre 2004 a Zuglio,
si è svolta una particolare e assai significativa manifestazione. Per la
prima volta si sono ritrovati insieme tutti i Presidenti delle Pro Loco
della Carnia non solo per fare il
punto della situazione ma anche (e soprattutto) per iniziare finalmente un nuovo
percorso di collaborazione e di coordinamento. Questo intento e questo ambizioso
progetto non nascono ovviamente dal nulla ma sono (a mio avviso) uno dei primi
risultati di un lavoro costante e profondo che si è manifestato negli
ultimissimi anni, a partire dalla Scensce 2000, quando sul colle di S.
Pietro si erano ritrovati migliaia di carnici che avevano riscoperto per la
prima volta una identità ed una storia. Da allora sono passati solo
4 anni, ma sono già apparse significative proposte per giungere ad un
IDENTITA’ comune carnica. Ricordiamo il progetto della DIOCESI DI ZUGLIO e
quello della PROVINCIA DELLA CARNIA. Entrambi questi progetti
faticano a decollare: il primo è osteggiato (o appena tollerato) perfino da
alcuni preti locali (clicca Diocesi di Zuglio); il
secondo ha già conosciuto il sapore amaro di una prima sconfitta referendaria (clicca
Provincia della Carnia). Ora
dunque il tentativo (certamente meno pregnante ma assai significativo) di
unificare e dare comune respiro alle Pro Loco delle Carnia rappresenta il
primo felice risultato di questa ansia identitaria che, forse inconsciamente,
pervade il popolo di Carnia. Questo incontro delle varie Pro Loco è
avvenuto spontaneamente, è partito dal basso e non pilotato dall’alto,
è stato avvertito come una ineludibile necessità non più rinviabile, non solo
perché questa UNIONE farà arrivare nuovi sussidi finanziari regionali ma anche
perché un progetto turistico scoordinato nuoce comunque a tutti. La
manifestazione di Zuglio ha visto la partecipazione di vari esponenti politici:
dai consiglieri regionali Martini e Petris al presidente del Consiglio
Provinciale di Udine D’Andrea (che, ricordiamolo ancora, lavorò
assiduamente CONTRO la creazione della provincia della Montagna), dal
rappresentante della nuova Comunità Montana della Carnia ad alcuni sindaci, dal
Presidente delle pro Loco regionali al presidente del nuovo Consorzio, Domenico
Adami, autore anche del logo della nuova associazione. Tutti hanno avuto
parole di elogio per questo evento che potrà in futuro trainare altri progetti
o altre forze o altre intelligenze verso una strategia di compattare la Carnia
attorno ad un progetto di forte autonomia amministrativa. Il
nuovo sindaco di Zuglio, Stelio Dorissa, salutando gli ospiti, ha voluto
sottolineare due aspetti peculiari di questa nuova iniziativa: 1. Il
Convegno si è svolto non a Tolmezzo ma a Zuglio, dove sarà ubicata
anche la sede di questo nuovo Consorzio, che è stata inaugurata proprio
sabato 9 ottobre e che è stata ricavata all’interno del Museo Archeologico
Romano. 2. Il logo
di questo nuovo Consorzio delle pro Loco della Carnia è rappresentato dalla sagoma
della cattedrale di S. Pietro inserita in una croce e sarà esposto
in ogni ufficio di Pro Loco presente sul territorio. La ubicazione della sede (Zuglio) e la scelta di un simbolo religioso
(la cattedrale di S. Pietro) per una associazione laica quale è il
Consorzio delle Pro Loco, esprimono davvero bene la forte percezione popolare
che vede in Zuglio e nella sua cattedrale un simbolo identitario fortissimo e
inconfondibile che non ha evidentemente uguali in Carnia. Oggi infatti solo
Zuglio e la sua storia riescono a dare unità e identità alla Carnia
intera. Postilla: E noi di Cjargne Online siamo felici ed orgogliosi
che le nostre proposte ed i nostri temi vengano recepiti e fatti propri anche da
altri. Ci auguriamo che il tema dell’autonomia sia sempre più
avvertito e discusso all’interno della nostra Comunità, sia sul versante
politico-amministrativo che su quello religioso-ecclesiastico, due facce della
stessa medaglia che si chiama appunto IDENTITA’.
|
|