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Interventi dal n. 41 al n. 50

  1. Aborti in Carnia nel 2003

  2. VALLE DEL BUT: ridateci la galleria!

  3. Ospedale di Tolmezzo: verifiche di sicurezza statica

  4. CJARGNE-VÂL di RAVINIS 

  5. NOIARIS: LA BEFFA DELLA GALLERIA

  6. ILLEGIO - EVENTO EUROPEO PER SAN FLORIANO

  7. AMPEZZO: CHIUDE LA DE LONGHI

  8. SE QUESTA E’ UNA DEMOCRAZIA

  9. VALLE DEL BUT - Viabilità finalmente decente

  10. PRO LOCO DELLA CARNIA FINALMENTE INSIEME…

 

ABORTI IN CARNIA NEL 2003 (int. 41)
Nell'anno 2003 nell'Ospedale Civile di Tolmezzo sono stati praticati 111
aborti volontari, che rappresentano una controtendenza rispetto all'anno
precedente, quando erano stati effettuati solo 90 aborti. Ora queste 111
nuove IVG vengono a sommarsi alle 1579 precedenti, cosi' che negli ultimi
17 anni in Carnia sono state effettuate 1690 interruzioni volontarie di
gravidanza. Quest'anno non commentiamo. Lasciamo i numeri alla riflessione
di ciascuno.

 

VALLE DEL BUT: ridateci la galleria! (int. 42)

Questo è il grido che si eleva forte e inascoltato dall’alta valle del But, in questo mese di febbraio dell’anno di grazia 2004. Sono ormai troppi mesi che i valligiani di questo lembo dell’Alta Carnia sono costretti, loro malgrado, a percorrere quotidianamente la cosiddetta strada PROVINCIALE DEGLI ALZERI in comune di Arta Terme, approntata in tutta fretta come by-pass per la circolazione autoveicolare transitante sulla S.S. 52-bis, strada internazionale che mette in comunicazione Italia e Austria attraverso il passo di Monte Croce Carnico.

Questa importante arteria internazionale (la famosa 52-bis), da sempre negletta e abbandonata sia dall’ANAS romana che dalla regione FVG, è chiusa dal settembre scorso a motivo del progettato abbattimento della galleria di Noiaris (lunga non più di m. 30), da sempre ritenuta pericolosa ed essa stessa spettatrice di svariati incidenti automobilistici con vittime annesse.

Orbene i lavori per abbattere questa galleria sono da tempo interrotti a motivo di nuovi e complessi problemi geologici sopraggiunti (come sopraggiunti?!), né si sa quando questa benedetta galleria potrà essere demolita, se mai lo sarà.

Pensate: tutto questo nel III millennio dell’era cristiana e nella più indifferente noncuranza di Tolmezzo e dei giornali locali e di tutti i politici nostrani.

Nell’attesa dunque che la galleria venga demolita o venga riaperta (?!), tutto il traffico è deviato per la strada provinciale degli Alzeri, inadeguata per questo tipo di traffico (tir, articolati, pullman…)  e affatto manutenuta (da tempo immemorabile) dalla materna e provvidente provincia di Udine.

Questa strada è adesso ormai ridotta (come tutti possono testimoniare) ad un vero e proprio campo arato, dove l’asfalto gorgoglia dal fondo stradale, dove si aprono improvvise voragini da sera a mattina, dove pare che un esercito di farcs e tacs, geneticamente modificati, sia all’opera nel sottosuolo proprio lungo il percorso di questa strada.

Le vetture sono costrette ad una velocità di km 10 orari (verissimo) e ad un continuo slalom tra buche e dossi improvvisi, con rischio magari di collisione con altre vetture impegnate nelle medesime manovre.

E non sono ancora arrivati i tedeschi!

I tanti sciatori dello Zoncolan che nel w-e arrivano nell’Alto But, restano visibilmente stravolti e scandalizzati di fronte ad un tale scempio e non osano neppure chiedere informazioni ai valligiani sul perché di una simile lunare situazione.

I sindaci della valle, dopo timide noticine di protesta, hanno imparato a ben tacere e a defilarsi…o forse si stanno consolando con il famoso detto: si stava meglio quando si stava peggio!

Che fa intanto la materna provincia di Udine, che ostacola la Carnia nella sua aspirazione di autonomia amministrativa?

Ha mandato in loco:

n 1 piccolo escavatore;

n 1 piccolo rullo spianatore;

n 4 addetti (di cui 2 con paletta semaforica a coordinare un traffico già singhiozzante e 2 addetti alla copertura quotidiana delle buche e delle crepe che compaiono letteralmente nel giro di poche ore lungo un tratto di 4 km).

Nessuno ci crede: sabato e domenica le due macchinette operatrici riposano sul ciglio della strada, per riprendere questo lavoro di Sisifo ogni lunedì fino al venerdi e via di seguito di settimana in settimana…a coprire buche e spalmare catrame, grattare sassi e ripianare…

Davvero i carnici delle valli sono discendenti diretti di Giobbe!!!  

18 FEBBRAIO 04
LA STRADA PROVINCIALE DI ALZERI E' STATA IN POCHI GIORNI ASFALTATA, SEPPUR
CON UNA BITUMATURA VELOCE E RAPIDA: LO SCOPO E' STATO RAGGIUNTO E LA SICUREZZA
DELLA VIABILITA' E' TORNATA A LIVELLI ACCETTABILI. LA PROVINCIA DI UDINE,
SOTTO L'ASSILLO DEL PROSSIMO REFERENDUM, HA RIMEDIATO AD UNA SITUAZIONE
INCRESCIOSA CHE DURAVA DA DECENNI E CHE LA INTERRUZIONE DELLA S.S. 52 BIS
AVEVA POI AMPLIFICATO A DISMISURA. TUTTO BENE CIO' CHE FINISCE BENE, DUNQUE.
AUGURIAMOCI CHE ORA LA GALLERIA DI NOIARIS VENGA PRESTO DEMOLITA PER CONSENTIRE
UN REGOLARE DEFLUSSO DEL TRAFFICO NELLA VALLE DEL BUT.
a.e.


Ospedale di Tolmezzo: verifiche di sicurezza statica

Nelle ultime due settimane di febbraio 2004, tra l’indifferenza generale del personale e delle centinaia di visitatori giornalieri, si aggirano nei vari piani dell’ospedale di Tolmezzo alcuni particolari operatori, scambiati per i soliti operai che da anni ormai eseguono ciclici lavori di adeguamento e di manutenzione. Ricordiamo che sono pressoché terminati gli ultimi grandi lavori (per ben 35 miliardi delle vecchie lire) che sono consistiti in: nuova area di pronto soccorso, nuovi ascensori, nuove scale di emergenza, nuove sale operatorie, nuovi parcheggi.

Chi sono dunque e cosa fanno invece questi nuovi personaggi che perlustrano l’edificio, al termine di questi ciclopici lavori di adeguamento dell’ospedale?

Si tratta di una ditta di Perugia, specializzata in controlli statici di strutture edilizie. Che fanno?

Ad ogni piano dell’ospedale, eseguono tre tipi di controlli sui pilastri portanti dell’edificio:

1- con una apparecchiatura assai sofisticata, verificano la presenza, la qualità e la quantità di ferro presente in ogni plinto e ad ogni suo livello.

2- fotografano i punti critici.

3- con una macchina perforatrice speciale, eseguono carotaggi di cemento (diametro di cm 10 circa, per una profondità di cm 30 circa) ad ogni piano sui principali pilastri portanti della struttura ospedaliera.

Queste ultime rumorose verifiche generano ovviamente disagio, rumore, polvere e fastidio sia per i malati che per il personale. Ma questo è il meno.

La domanda che si insinua nella mente è invece:

Come mai queste sofisticate verifica sulla struttura portante dell’ospedale? E perchè proprio ora al termine di questi costosissimi lavori di adeguamento, dopo che perfino le tinteggiature erano state eseguite ex novo? E poi: chi ha ordinato questi controlli e su quali basi o sospetti o leggi vigenti?

Sono tutte domande che aleggiano furtive (ma neppure tanto) nelle menti dei più accorti e che ci riportano immediatamente ai tempi della costruzione di questa struttura (anni ’70), quando …

Speriamo solo che il ferro sia in quantità sufficiente e di qualità buona e che il cemento risponda ai requisiti normali di sicurezza, altrimenti…  

 

CJARGNE-VÂL di RAVINIS  (int. 44)

Ecco un luminoso e creativo esempio di come la Carnia riesce a farsi oggi conoscere in…Europa. Da circa 12 anni esiste in Comune di Paularo l’Associazione “Ravinis” che porta il nome della omonima frazione, dove questa associazione è nata ed è cresciuta.

Si tratta di un raggruppamento di giovani e meno giovani il cui intento, oltre naturalmente a tenere vive le tradizioni e la cultura locale, ha un ben preciso e peculiare target: il CARNEVALE.  Sì, proprio il carnevale, parrà strano, ma è proprio così.

L’impegno precipuo di tutti questi giovani, che lavorano sodo tutto l’anno, rubando ore preziose al divertimento al lavoro e spesso alla famiglia, è quello di creare figure carnascialesche di particolare suggestività e originalità.

La mente (o meglio il software) di questo agguerrito gruppo spontaneo è Daniel, dalle cui circonvoluzioni cerebrali nascono e si materializzano ogni anno fantastiche figure e oniriche coreografie che raccolgono immancabilmente approvazione e ammirazione totali.

La ricerca degli stili, la costante presenza del richiamo alla natura, l’ideazione dei motivi, l’interpretazione dei temi, la raffinata creazione sartoriale dei costumi, il pregevole materiale utilizzato, la costruzione artigianale delle architetture hanno valso al gruppo RAVINIS vari riconoscimenti tra cui: il primo premio “Maschera artistica più bella” al Carnevale di Venezia, primo premio “Maschera d’Argento” di Abano Terme, numerosissime partecipazioni e convocazioni in tutte le maggiori città europee, riconoscimenti altissimi ad ogni esibizione.

Ormai sono richiestissimi tutto l’anno questi giovani che hanno fatto del CARNEVALE o meglio del CJARGNEVÂL DI RAVINIS il proprio stilema e la propria cifra. E si divertono anche: dopo la fatica delle serate invernali trascorse “in file” a creare queste affascinanti figure, nei giorni festivi salgono sull’autobus e via per l’Italia e l’Europa (Francia, Svizzera, Croazia, Austria…) dove sono accolti sempre con calorosi applausi e tanta simpatia.

Ci piace ricordare qui le ultime creazioni più applaudite (ognuna delle quali è costituita da circa 20 figuranti): NOCTURNA, CRYSTAL, SCACCO AL RE, VENTO DEL NORD.

Che dire di questo affiatatissimo gruppo di Ravinis che porta in giro il nome di Carnia?

Non esistono parole per ringraziarli di quanto fanno (spesso rimettendoci di tasca propria): anche questo è un modo originale per tenere viva una Carnia (quella vera delle valli) sempre più isolata ed emarginata. Bravi Ravinoz, tegneit vive la Cjargne cul vosti Carnevâl!!!

Ulteriori informazioni: www.ravinis.it oppure tel. 338 1755450


Ravinis di Paularo

Vento del Nord

Crystal

Nocturna 

Scacco al re 

 

NOIARIS: LA BEFFA DELLA GALLERIA (int. 45)

Dopo il danno anche la beffa. Sentite questa: l’ANAS italo-romana ai primi di settembre 2003 chiude la strada statale 52 bis al 9° Km (Arta Terme) per permettere la demolizione della pericolosa galleria di Noiaris (lunga 30 metri), costruita dal Regio Esercito Italiano nel 1915-16 per permettere un veloce scorrimento del vettovagliamento al fronte e, da allora, mai più adeguata alle mutate esigenze del traffico veicolare.

L’ANAS romana affida l’appalto dei lavori di demolizione ad una ditta foresta che si impegna di riaprire l’arteria di grande traffico entro il 31 marzo 2004. Importo dell’opera di demolizione 1 milione di euro.

Tutto il traffico, leggero e pesante, viene in questi mesi deviato sulla provinciale di Alzeri, assolutamente inadatta a riceverlo, per non essere mai stata adeguatamente manu-tenuta.

In questi mesi i lavori di demolizione della galleria vanno a rilento (dicono per problemi geologici sopraggiunti) e arriva il fatidico 31 marzo 2004, quando i lavori veri e propri alla galleria ancorché terminati non sono stati neppure iniziati.

Problema per la ditta appaltatrice: come evitare di pagare la penale se i lavori non sono ultimati?

Ecco la soluzione tipicamente romana o italiota escogitata per aggirare il problema:

VIENE COSTRUITA IN TUTTA FRETTA UNA PISTA IN TERRA BATTUTA CHE SCAVALCA LA GALLERIA e che unisce i due capi della statale 52 bis. Questa bretella concede solo uno scorrimento veicolare a senso unico alternato, per cui occorre piazzare un bel semaforo che viene temporizzato a 8 minuti (cioè: un passaggio alternato ogni 8 minuti). 

In questo modo la ditta ha ottemperato all’impegno di riaprire la 52 bis entro il 31 marzo e il tribunale è evitato.

Ma intanto:

-         la galleria è rimasta dov’era prima, sommersa da una montagna di detriti che al primo acquazzone franeranno nel greto del But, speriamo con nessuna conseguenza per gli ignari automobilisti di passaggio.

-         La soluzione risulta assai peggiore dello statu quo iniziale, in quanto la 52 bis diventa ora assai più lenta e pericolosa.

-         La gente dell’Alto But continuerà a transitare sulla scomoda e pericolosa strada provinciale di Alzeri.

-         La demolizione della galleria avverrà presumibilmente tra alcuni anni.

Mai come oggi questa parte di Carnia (quella vera delle valli) si è sentita abbandonata dal potere centrale e beffata dalle istituzioni pubbliche.

Ieri sera, il sindaco di Arta Terme (FI), in una intervista a VTC, senza che nessuno glielo avesse chiesto, ha testualmente affermato:”Io ho votato NO alla provincia della Montagna, ma questo non c’entra…”.

Mai una EXCUSATIO NON PETITA si è rivelata una tremenda ACCUSATIO MANIFESTA. In parole più semplici: un AUTOGOL!!!!

Alto But, 4 aprile 04

 

ILLEGIO - EVENTO EUROPEO PER SAN FLORIANO (int. 46)  

Il 30 aprile 2004 Illegio di Tolmezzo ha vissuto un giorno memorabile nel ricordo del 1700° anniversario del martirio di S. Floriano, soldato romano (cui è intitolata l’omonima Pieve), avvenuto il 4 maggio del 304, sotto Diocleziano, nel Norico Ripense (Alta Austria).

I resti mortali di S. Floriano sono oggi custoditi nella cattedrale di Cracovia (Polonia), dove sono giunti da Roma nel 1183, attraversando tutta l’Europa Centrale e originando, nei luoghi di sosta, vari centri di culto e di venerazione per questo Santo, come pare sia avvenuto anche a Illegio, che si trova sulla strada per il Norico.

Per questo oggi S. Floriano è venerato in tutti i Paesi della Mitteleuropea (dall’Austria alla Germania, dalla Polonia alla Slovenia) e per questo è stato indicato ed eletto come il santo protettore dell’ Europa, riunita sotto l’egida delle 25 stelle della UE.

Per solennizzare questo evento, che vede la pieve di S. Floriano al centro di questa manifestazione, Illegio ha fatto le cose davvero in grande: UNA MOSTRA EUROPEA (finanziata per gran parte dalla Regione FVG) che presenta oltre 100 capolavori, provenienti da Italia, Slovenia, Austria e Germania. Tavole e sculture lignee, tele, codici e ori. Autori: Dürer, Pacher, Altdorfer, Parth, Grassi, Vecellio…

Un singolare viaggio alla scoperta delle radici culturali e spirituali dell’Europa, che oggi, a distanza di secoli dalla caduta del Sacro Romano Impero, pare ritrovare quella sua diversificata unità che l’ha distinta nel millennio passato e anche prima.

Su tutte queste opere in mostra, riunite per la prima volta in una unica sede, spiccano i cicli del martirio di S. Floriano, opera del danubiano Altdorfer.

Per inaugurare questa Mostra sono intervenute venerdì 30 aprile 2004 molte personalità del mondo politico e religioso: il presidente della Commissione Europea Romano PRODI, il presidente della regione FVG Riccardo ILLY, il cardinale di Cracovia Macharski, l’abate di St. Florian Neurwirth, l’arcivescovo di Udine Brollo, moltissimi politici regionali e varie personalità del mondo della cultura e delle arti.

Dopo l’inaugurazione ufficiale della Mostra, Prodi è intervenuto alla allocuzione ufficiale che si è tenuta sotto una ampio e singolare tempio-tenda, che richiamava il fascino e la spiritualità di una cattedrale gotica. Sotto queste candide vele solcate da nere cordolature, si è ritrovata una moltitudine di popolo, che ha attentamente ascoltato il sindaco di Tolmezzo Cuzzi il quale, dopo aver dato il benvenuto agli ospiti, ha ceduto la parola a Prodi, che si è subito detto positivamente meravigliato come in un piccolo paesino di Carnia si fosse riusciti ad allestire un evento culturale e mediatico di tale livello...

Mentre la cerimonia proseguiva su ritmi solenni e ufficiali, il villaggio di Illegio si era animato di bancarelle e fiori, artisti e poeti, donne in costume carnico e bambini festanti che avevano invaso piazzette e stradicciole. Punti di ristoro (gestiti da valenti cuochi carnici) si alternavano a esposizioni di oggetti dell’artigianato locale. L’acqua del vicino rio, scorrendo rumorosa tra prati fioriti e case di sassi sfiorando il mulino del paese, rendeva ancor più suggestivo un’ ambiente bucolico rimasto ancora intatto nel suo fascino antico.

Tra profumi di polenta e di grigliate, di frico e di buoni formaggi (cui neppure Prodi e Brollo sono rimasti indifferenti), attirava l’attenzione dei convenuti il poliedrico Pio Dondoni, uno degli artisti più significativi del villaggio, che assieme al fratello Eli (recentemente scomparso) aveva contribuito per anni, col suo silenzioso e autarchico lavoro e la sua vena artistica, a mantenere viva e palpitante l’anima più genuina e popolana di Illegio. Pio ha infatti approntato sulla strada una particolare forgia a fuoco, da lui stesso realizzata, con la quale ha marchiato delle pezze di cuoio con il logo della manifestazione: tali pezze di cuoio sono state poi distribuite agli ospiti ed ai visitatori come ricordo di San Floriano 2004.

Se l’aspetto culturale della manifestazione appare prevalente, non bisogna dimenticare la solidale e corale impresa degli illegiani che, tutti insieme uomini e donne, si sono alacremente impegnati mesi e mesi per la riuscita di questa grandiosa manifestazione di respiro europeo.

Non si può infine non citare la mente sottile e dotta di tutto questo grandioso processo socio-culturale che è scaturito ed ha preso vita da una esile e apparentemente fragile e giovanissima persona: don Alessio Geretti, parroco di Illegio, che in un prossimo futuro (non troppo lontano forse) potrebbe essere citato tra i più giovani vescovi italiani.

Questa mostra, collocata nella Casa delle Esposizioni di Illegio (ex canonica) resterà aperta fino al 30 settembre 2004 con il seguente orario: tutti i giorni fuorché lunedì, dalle 10 alle 19. Informazioni ulteriori delle altre manifestazioni collegate le puoi trovare in: www.floriano2004.it a.e.

AMPEZZO: CHIUDE LA DE LONGHI (int. 47) 

L’Alta Val Tagliamento sta vivendo momenti terribili sul fronte dell’occupazione. La DE LONGHI (multinazionale veneta nel settore della climatizzazione) sta chiudendo l’unica fabbrica-polmone della valle, che occupa oggi 130 operai, massimamente donne, avendo deciso di delocalizzare in Cina gli impianti. Una pesantissima tegola che cade non inaspettata su moltissime famiglie e su un tessuto sociale già fragile e molto sensibile ad ogni minimo squilibrio.

Ampezzo e la sua valle, dopo aver conosciuto floridi periodi con la Snaidero negli anni ‘60, poi con la SAIL, poi con lo scatolificio e infine con la MOBIAM fino al 1985, avevano riposto grandi speranze sulla De Longhi che, pur non pagando eccessivamente gli operai, garantiva un minimo vitale di sopravvivenza ai valligiani, arrestando un flusso migratorio che era continuato fino a inizio anni ‘90. Ora la situazione torna ad essere sommamente precaria e già si prevede la ripresa della pesante valigia…

Molti puntano giustamente il dito accusatorio sulla De Longhi che ha applicato la politica imprenditoriale del MORDI E FUGGI che altri definiscono invece PRENDI E SCAPPA (intendendo riferirsi ai cospicui vantaggi e sgravi fiscali di cui la ditta ha beneficiato negli anni ampezzani). Qui occorreva agire: condizionare i benefit al rispetto delle clausole di permanenza in loco. E comunque: una multinazionale che ha sede altrove, non viene certo in Carnia per beneficenza, ma solo per convenienza e quando questa convenienza viene meno, viene meno anche la fabbrica. Lapalissiano.

Presto anche le occhialerie, distribuite qua e là nelle valli, andranno a chiudere: la sede-madre è altrove e la Carnia sarà la prima a pagarne lo scotto. Le situazioni poi della Complast di Forni di Sotto, della SEIMA elettronica di Tolmezzo e della Ermolli di Moggio sono altri calzanti esempi concreti ed attuali.

Per questo occorre imprenditorialità autoctona per quanto possibile; occorre allevarla in loco, aiutarla a crescere attraverso agevolazioni e infrastrutture. Diversamente continueremo ad avere sempre una delonghi di turno, che, dopo aver tratto vantaggi in loco, toglierà il disturbo…

Il presidente della Regione FVG ILLY ha affermato di aver fatto quanto possibile per bloccare la decisione della De Longhi; anche l’assessore regionale Bertossi ha difeso l’operato della regione; l’assessore regionale alla Montagna Marsilio si è sentito poco; il consigliere regionale diessino Petris, sindaco di Ampezzo, ha tentato invano di arginare una frana sociale che si preannuncia di immani proporzioni nell’immediato futuro: Ampezzo che nel 1970 aveva 1987 abitanti, oggi arriva a poco più di 1000!

Il vescovo di Udine, il carnico Brollo (già parroco di Ampezzo dal 1972 al 1981) lancia proclami sulla stampa locale (“Così la Carnia muore” Messaggero Veneto 29.5.04) e va in visita di solidarietà ad Ampezzo (2 giugno).

Brollo ricorda infatti molto bene il 1987 quando volle e organizzò il PRIMO CONVEGNO SUI PROBLEMI SOCIO-ECONOMICI DELLA MONTAGNA che si tenne a Tolmezzo e che lo vide, in qualità di vescovo ausiliare di Udine e titolare di Zuglio, partecipare attivamente a quelle discussioni e quelle speranze (oggi deluse). 

Disse allora Brollo: “Così non ho potuto non cogliere un grido muto ma profondo di dolore e di sofferenza, proveniente da questa gente che si sente morire. Mi è sembrato così urgente unire anche la mia voce a quel grido troppo soffocato per mancanza di forza e di canali adeguati per essere ascoltato…”.  E ancora: “…i nostri paesi, resi semideserti, possono diventare soltanto delle “riserve”, protette come la flora e la fauna, dentro un grande parco conservato e curato per chi viene a passarvi le ferie…”.

E Brollo nel 1987 diceva anche questo : “Abbiamo sì genio manualità e creatività, ma perché esse partano con la valigia dell’emigrazione; abbiamo energia elettrica, ma per favorire altrove il lavoro; abbiamo capitali, magari sudati all’estero, ma solo per pagare le tasse di un denaro che viene investito altrove…”.  E Brollo ancora gridava: “…vi assicuro però che il tono, emerso da tutti i resoconti delle Foranie, è quello di un grido lacerante di protesta e di invocazione, che non può non giungere anche alle orecchie più distratte e indurite”.

Ricordiamo che allora l’Italia era da decenni governata dai partiti del Centrosinistra imperniati sulla DC. Oggi, a distanza di oltre 17 anni, la situazione non è affatto mutata, anzi, e Ampezzo è solo il primo a pagarne le conseguenze. Poi toccherà via via agli altri.

La Carnia muore, sostiene Brollo. E’ vero. Scenderanno dalle valli i superstiti cjargnei e si concentreranno ancor più nei casermoni di Tolmezzo o più giù ancora, come dimostra molto bene oggi il circolo solidale sorto a Udine, che si chiama DIMPECINS A UDIN e che raccoglie ormai quasi più ampezzani di quanti non abitino ancora ad Ampezzo.

Si sta solo avverando quanto andiamo da anni sostenendo anche su questo sito (vedi a tal proposito il balcon CONVEGNO DELLA MONTAGNA 2000 finito in archivio).

Quando mancano viabilità sicura, sostegni fiscali, difesa del territorio non ci si può attendere che questo.

Quando poi questo TERRITORIO, incluso in uno più vasto e ricco, non ha alcuna visibilità e viene sistematicamente emarginato, allora la situazione non può che essere questa. Con il centro-destra e con il centro-sinistra. Indifferentemente.

E allora chiedo provocatoriamente:

Se la Carnia fosse una DIOCESI o una PROVINCIA, se cioè avesse una IDENTITA’ e VISIBILITA’  POLITICO-GEOGRAFICA ben definite, riceverebbe maggiore attenzione e minor numero di schiaffi o no?

 

Carnia moriens, giugno 2004 

 

SE QUESTA E’ UNA DEMOCRAZIA (int. 48)

 

Desidero qui esprimere alcune considerazioni relative ad alcuni particolari risultati delle elezioni dei sindaci in Carnia. Mi riferisco in particolare ai piccoli Comuni laddove il sindaco è stato eletto per la terza o quarta volta.

1. Esiste (non a caso) una legge nazionale che, per mantenere un livello democratico accettabile negli enti locali ed evitare facili derive clientelari, impedisce ai sindaci il terzo mandato, anche nei comuni inferiori ai 3000 abitanti. Ma inspiegabilmente questa legge non è stata recepita dalla nostra regione autonoma FVG. Mai come oggi, questa legge assume il significato e il sapore di un imperativo morale più che politico. Dieci anni sono il giusto e ragionevole tempo concesso ad un amministratore per esprimersi compiutamente e poi passare la mano ad altri collaboratori o ad altre forze politiche (in caso di sconfitta). Andare contro lo spirito di questa salutare legge nazionale (che pure non vige nella nostra autonoma regione FVG) costituisce per i sindaci carnici interessati una grave ed incauta leggerezza, che, se porta legittimamente il beneficio immediato di una reiterata elezione a sindaco, alla lunga genera disaffezione nell’elettorato e grave nocumento alla democrazia. Non sempre infatti ciò che è legittimo istituzionalmente, è anche opportuno o conveniente moralmente e politicamente.

2. Il sindaco perpetuo (quello cioè che non recepisce lo spirito di questa salutare legge e si ripropone per lustri e decenni) lo troviamo in quei piccoli comuni spopolati di Carnia, dove sempre più spesso, per scarsità di popolazione, è presente una sola lista elettorale (vedi Amaro o Ravascletto) oppure lo troviamo in alcuni altri piccoli comuni dove due pseudo-liste di un medesimo orientamento politico fingono un duello democratico che non esiste e non è mai esistito. Tutto ciò diventa possibile proprio perché tra i pochi cittadini amministrati, che pure vorrebbero impegnarsi, esiste una grave sudditanza psicologica e politica nei confronti dell’eterno sindaco in carica, che eserciterebbe così (inconsapevolmente?) una costante pressione ideologica su chiunque intenda democraticamente partecipare alle elezioni. Solo nelle dittature (di destra e di sinistra) esiste(va) la lista unica o finte pseudo-liste e la gente votava in massa sì, ma rassegnata. Ma questa non è ovviamente democrazia. Oggi in alcuni comuni di Carnia accade la stessa cosa: l’importante è che al voto ci vada più del 50% degli elettori (ricordiamo che in Bulgaria ci andava il 90%!) e l’elezione è valida. Non è affatto una bella cosa! E’ assai imprudente perciò, per questi sindaci perpetui, vantarsi di una terza o quarta rielezione avvenuta in queste condizioni: ciò costituisce il più grave vulnus alla democrazia e meglio sarebbe che questi sindaci se ne restassero silenziosi e appartati a meditare sullo scarso tasso di democrazia esistente nel proprio comune, dovuto principalmente alla propria tenace voglia di rimanere incollati alla poltrona, voglia che esprime intrinsecamente anche un netto giudizio negativo o di prevaricazione nei confronti dei propri fedeli collaboratori (assessori o consiglieri) che forse ambirebbero pure a quel posto. A meno che questi sindaci perpetui non siano dei Nobel (nessuno lo è).

3. Ritengo che una delle soluzioni più incisive per risolvere il tragico e non rinviabile problema del calo o dell’assenza di democrazia diretta nei piccoli comuni, sia quella di fondere i comuni in un Ente di maggiori proporzioni e popolazione, dove la democrazia possa finalmente ritrovare nuova linfa, crescere e svilupparsi davvero, senza ipocrisie e infingimenti e soprattutto con il contributo non timoroso e non supino di tutti.

A.E.

     

VALLE DEL BUT - Viabilità finalmente decente (int. 49)

A un anno di distanza dall’inizio dei lavori di demolizione della galleria di Noiaris sulla S.S. 52 bis, finalmente il 7 agosto 2004 il traffico è stato ripristinato su entrambe le corsie di marcia ed ora il tempo di percorrenza e la sicurezza sono tornati nella norma. La pericolosa galleria finalmente non c’è più, anche se rimangono da completare alcune opere di rifinitura e di adeguamento ambientale e da demolire l’altra pericolosa galleria, quella di Zuglio, che rappresenta uno strozzamento innaturale per una statale percorsa tutto l’anno da traffico veicolare leggero e pesante.

La strada provinciale di Alzeri, finora utilizzata come prezioso by-pass di riserva, torna ad essere la strada turistica di sempre, quella cantata anche dal Carducci che la percorse per salire a Paluzza, Treppo e Ligosullo e per rientrare poi, da Paularo, a Piano d’Arta.

La frazione di Piano, fino a ieri attraversata da camion e tir ad ogni ora del giorno e della notte, recupera la sua fresca tranquillità.

Anche l’alta val Pontaiba, con il ripristino del ponte che collega Treppo e Ligosullo e il rifacimento spondale del torrente, riacquista scorrevolezza e sicurezza. Solo presso il rio Zupigne, sul versante destro del monte, non è stata messa in sicurezza una alta parete gessosa e friabile, che al primo acquazzone potrebbe creare seri grattacapi.

Finalino: finalmente la viabilità, in questa trascuratissima parte di Carnia, comincia a migliorare, ad essere adeguata ai tempi. Manca ancora tantissimo da fare, ma questi timidi segnali positivi gettano consistenti briciole di speranza ai carnici delle valli.  

 

PRO LOCO DELLA CARNIA FINALMENTE INSIEME… (int. 50)  

Sabato 9 ottobre 2004 a Zuglio, si è svolta una particolare e assai significativa manifestazione. Per la prima volta si sono ritrovati insieme tutti i Presidenti delle Pro Loco della Carnia non solo per fare  il punto della situazione ma anche (e soprattutto) per iniziare finalmente un nuovo percorso di collaborazione e di coordinamento. Questo intento e questo ambizioso progetto non nascono ovviamente dal nulla ma sono (a mio avviso) uno dei primi risultati di un lavoro costante e profondo che si è manifestato negli ultimissimi anni, a partire dalla Scensce 2000, quando sul colle di S. Pietro si erano ritrovati migliaia di carnici che avevano riscoperto per la prima volta una identità ed una storia.

Da allora sono passati solo 4 anni, ma sono già apparse significative proposte per giungere ad un IDENTITA’ comune carnica. Ricordiamo il progetto della DIOCESI DI ZUGLIO e quello della PROVINCIA DELLA CARNIA.

Entrambi questi progetti faticano a decollare: il primo è osteggiato (o appena tollerato) perfino da alcuni preti locali (clicca Diocesi di Zuglio); il secondo ha già conosciuto il sapore amaro di una prima sconfitta referendaria (clicca Provincia della Carnia).

Ora dunque il tentativo (certamente meno pregnante ma assai significativo) di unificare e dare comune respiro alle Pro Loco delle Carnia rappresenta il primo felice risultato di questa ansia identitaria che, forse inconsciamente, pervade il popolo di Carnia. Questo incontro delle varie Pro Loco è avvenuto spontaneamente, è partito dal basso e non pilotato dall’alto, è stato avvertito come una ineludibile necessità non più rinviabile, non solo perché questa UNIONE farà arrivare nuovi sussidi finanziari regionali ma anche perché un progetto turistico scoordinato nuoce comunque a tutti.

La manifestazione di Zuglio ha visto la partecipazione di vari esponenti politici: dai consiglieri regionali Martini e Petris al presidente del Consiglio Provinciale di Udine D’Andrea (che, ricordiamolo ancora, lavorò assiduamente CONTRO la creazione della provincia della Montagna), dal rappresentante della nuova Comunità Montana della Carnia ad alcuni sindaci, dal Presidente delle pro Loco regionali al presidente del nuovo Consorzio, Domenico Adami, autore anche del logo della nuova associazione. Tutti hanno avuto parole di elogio per questo evento che potrà in futuro trainare altri progetti o altre forze o altre intelligenze verso una strategia di compattare la Carnia attorno ad un progetto di forte autonomia amministrativa.

Il nuovo sindaco di Zuglio, Stelio Dorissa, salutando gli ospiti, ha voluto sottolineare due aspetti peculiari di questa nuova iniziativa:

1. Il Convegno si è svolto non a Tolmezzo ma a Zuglio, dove sarà ubicata anche la sede di questo nuovo Consorzio, che è stata inaugurata proprio sabato 9 ottobre e che è stata ricavata all’interno del Museo Archeologico Romano.

2. Il logo di questo nuovo Consorzio delle pro Loco della Carnia è rappresentato dalla sagoma della cattedrale di S. Pietro inserita in una croce e sarà esposto in ogni ufficio di Pro Loco presente sul territorio.

 

La ubicazione della sede (Zuglio) e la scelta di un simbolo religioso (la cattedrale di S. Pietro) per una associazione laica quale è il Consorzio delle Pro Loco, esprimono davvero bene la forte percezione popolare che vede in Zuglio e nella sua cattedrale un simbolo identitario fortissimo e inconfondibile che non ha evidentemente uguali in Carnia. Oggi infatti solo Zuglio e la sua storia riescono a dare unità e identità alla Carnia intera.

 

Postilla:

E noi di Cjargne Online siamo felici ed orgogliosi che le nostre proposte ed i nostri temi vengano recepiti e fatti propri anche da altri. Ci auguriamo che il tema dell’autonomia sia sempre più avvertito e discusso all’interno della nostra Comunità, sia sul versante politico-amministrativo che su quello religioso-ecclesiastico, due facce della stessa medaglia che si chiama appunto IDENTITA’.                                                                                                  

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