La Pieve di Gorto
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Da Zuglio, fin dai primi anni, erano partiti dei missionari che avevano fondato nuove comunità plebanali in tutta la Carnia, il Cadore e l'Austria, tra queste una delle prime fu sicuramente la Pieve di Gorto. All'inizio vicino al torrrente, dove oggi sorge la chiesetta di San Martino (recentemente infatti sono stati ritrovati i resti di una chiesa più grande e più antica -V secolo-) e più tardi sul colle dove ancora è situata. Quando i vescovi dovettero lasciare Zuglio, Gorto dovette assumere un ruolo di maggior importanza per le comunità cristiane delle vallate che ricadevano sotto la sua giurisdizione: non si sa con esattezza quando e come, ma Gorto ricevette il titolo di Arcidiaconato e amministrava tutte le comunità dalla valle del Degano, fino a Sappada, dalla val Pesarina e dalla Val Calda fino a Cercivento.
Dal 1119 al 1777 fu assegnata all'abbazia di Moggio, cosìcche per i servizi pastorali si recavano sul posto due monaci, uno per il versante di Luincis e l'altro per quello di Ovaro.
Anche dalla Pieve di Gorto nacquero, già a partire dall'inizio del milletrecento, le cappellanie e successivamente le parrocchie, con un prete residente e il diritto ad avere battistero e cimitero propri, ma con l'obbligo di versare le decime e di recarsi alla Pieve per le Rogazioni.
Da G. Burba Le pievi del Friuli, in Rivista Diocesana Udinese n 6, 1997
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