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Giovanni Canciani nasce a Paularo nel 1936. Inizia i suoi studi musicali al liceo Tomadini di Udine con mons. Pigani scegliendo il corso di organo e composizione. Privatamente, intanto, studia pianoforte con De Angelis Valentini. 
Compiuti gli studi classici e chiamato al servizio militare, nel '57 si trasferisce a Torino, città in cui si fermerà per gran parte della sua vita.
Assolti gli obblighi di leva, infatti, riprende
i suoi studi musicali al conservatorio Giuseppe Verdi con il maestro Ferdinando Gianluigi Centenari e, più tardi, con i maestri Pinelli Donatoni e Bellone, sotto la guida dei quali si diploma. Il giovane musicista, ben presto conosciuto e introdotto negli ambienti alti della città, dove ha l'occasione di fare la conoscenza dei massimi esponenti culturali. 

A Torino, ci racconta il maestro, ho svolto tutta la mia attività come direttore artistico del Syntagma Musicum, associazione musicale da me fondata.
Ho fornito alla città e ad altre cittadine del Piemonte un numero considerevole di concerti (per il centenario di Don Bosco, quasi duecento
in un solo anno). Oltre all'attività concertistica e organizzativa, cresce in lui sempre più l'interesse per i segreti costruttivi dello strumento che più gli è congeniale. L'organista si trasforma in organaro, le mani delicate del musicista cominciano a maneggiare sgorbie e scalpelli, a stringere viti, ad accordare e a ridar voce a strumenti afoni. Così, quando negli anni Ottanta c'è una richiesta da parte del vice sindaco di Torino, Scicolone, di costituire una scuola di restauro per salvaguardare quel patrimonio e quella tradizione cembalaria che la città aveva avuto in passato, Giovanni Canciani può mettere a disposizione tutta la sua esperienza.

In quegli anni c'erano quasi ottanta fabbriche artigianali di organi e pianoforti. Conoscevo quasi tutti questi artigiani e li frequentavo. Ascoltavo le loro storie e molte volte partecipavo alla loro attività lavorativa, quasi sempre il sabato e la domenica, non solo per guadagnarmi qualche soldo, ma anche per consolidare il proverbio: "Impara l'arte e mettila da parte". Avevo acquisito un'esperienza notevole in fatto di costruzione di strumenti musicali. Ero persino diventato amico della più celebre famiglia proprietaria della Steimbach di Torino, fabbrica fondata nel 1913, che ha dato fino ad oggi all'Italia il più consistente numero di strumenti a tastiera.

Volevo rappresentare la storia dello strumento a tastiera partendo dal clavicembalo, al clavicordo, al fortepiano, al pianoforte (da quello con meccanica a baionetta fino al più moderno, con la struttura in ghisa portante), per concludere con i modernissimi strumenti elettronici. L'iniziativa però fallì per problemi politici: caduta la vecchia amministrazione quella nuova non intese più continuare il progetto. Purtroppo, dell'ingente numero di strumenti che avevo raccolto e restaurato, e che avrebbero avuto bisogno di spazi più ampi e di ambienti più consoni, mi sono limitato a tenere quelli che potevo sistemare in questa casa, e che rappresentano una piccola storia della tastiera.

E' così, dunque, che nasce la Mozartina, non, come avevo immaginato per un attimo, in seguito alla vana passione amorosa di una giovane donna, ma per la volontà e i sacrifici di un uomo che possiede l'autentico, quanto raro, amore per l'Arte.

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