SUI TROIS DI CJARGNE
OLMES DI RELIGJOSITÂT

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Gianni Oberto ha scritto molti libri, i principali dei quali sono:

- Ricuarz di une volte (1987),
- Liendes di paîs contades in poesie (1991),
- Croci e crocifissi campestri della Carnia (1994),
- Rastrellamento a Paularo nel 1944 (1994),
- Arrotini e coltellinai di Paularo nel mondo (1999),
- Vôs di popul, vôs di Diu (2005),
- Gavette e ricordi (2008)
.

In questo 2011 Gianni Oberto ha dato fondo a tutte le sue esigue residue finanze ed energie fisiche per pubblicare, anche con il sostegno della Fondazione CRUP e della SFF, questo corposo volume di oltre 400 pagine, realizzato insieme alla moglie Albina Sbrizzai improvvisamente deceduta, dopo anni di silenziosa e rassegnata sofferenza, proprio pochi mesi fa, quasi alla vigilia della stampa del "suo" libro. Ed a lei il libro è con struggente e delicata nostalgia dedicato da parte di un affettuosissimo marito che ha saputo cercare e trovare nella fede cristiana vissuta quotidianamente il profondo significato della vita e della morte.
E non è un caso che il contenuto dell'opera riguardi le ANCONE VOTIVE della Carnia delle quali qui viene accolto un significativo e rappresentativo campione per ciascuno dei 28 Comuni carnici, i cui territori negli anni scorsi Gianni e Albina hanno percorso instancabilmente alla ricerca di ogni traccia della religiosità popolare dispersa nei boschi e sui prati, ritrovata sui sentieri e sulle strade, osservata sulle pareti della case, sulle finestre degli stavoli, perfino sui tetti dei fienili...
Delle strutture più importanti, l'autore integra il corredo iconografico con sintetiche note storiche che arricchiscono e completano un lavoro appassionato che è durato nel tempo.
Al termine di queste pressochè quotidiane camminate, i due coniugi si ritrovavano alla sera stanchi ma felici per aver fatto non solo un ottimo raccolto fotografico (talmente ottimo e abbondante da dover poi a malincuore scegliere e scartare, esaltare o dimenticare) ma anche per aver portato a casa una messe enorme di immagini e di sensazioni, di riflessioni e di vibrazioni interiori che spesso li inducevano a pregare sommessamente, come Gianni stesso confessa nella delicata introduzione in lingua friulana.

La presentazione di questo splendido volume interamente a colori è di don Alessio Geretti, delegato episcopale per la Cultura (e futuro giovane vescovo in pectore), il quale con la nota e consueta capacità evocativa ha saputo dare l'intonazione giusta a questo peculiare lavoro, inserendolo in un contesto biblico di indubbia valenza ed efficacia e rapportandolo immediatamente nel contesto naturale delle montagne di Carnia dove si respira ancora, specie nelle quote più alte, un'aura di religiosità popolare semplice e genuina, priva di elementi di modernità e di globalizzazione, scevra di ogni attenzione per il canone artistico corrente, raccolta ancora attorno a quei valori e principi umani e di fede che nutrirono intere generazioni di cjargnei nei secoli passati.

Il lavoro è stato ingentilito ed impreziosito dalla sapiente mano e dall'occhio ormai affinato del tipografo Luciano Plazzotta (Tipografia Cortolezzis - Paluzza) che ha saputo magnificare i tratti più caratteristici e gli angoli più suggestivi di questo patrimonio cultuale minore dell'intera Carnia, facendo risaltare maggiormente le peculiarità pù significative di questa lunghissima teoria di maines, crocifissi, nicchie, affreschi sopravvissuti, sculture corrose, tegole antiche...

Buona la bibliografia che ripercorre gli analoghi precedenti lavori di ricerca sullo stesso peculiare argomento delle MAINES.

Questi segni della devozione popolare di Carnia assumono oggi (epoca in cui la pietà popolare e la fede "bambina" sono spesso derise e con sufficienza sopportate) un ruolo ed un significato ancor più pregnante perchè vengono quasi a contrapporsi ad una percezione cosiddetta "adulta" della fede, che confligge spesso con valori e principi considerati "d'altri tempi" ma non per questo abbandonati.
Il messaggio sottinteso, che traspare da quest'opera, individua (così a me pare) esattamente questo dualismo tra una fede bambina (esplicitata dalle antiche ancone votive) ed una fede adulta (rappresentata oggi da una impressionante catena mass-mediatica che rifugge ed aborrisce quanto è di antico); tra un passato non del tutto passato (o che non vuole passare) ed un presente che non è ancora futuro.
Il libro non pretende nè vuole proporre alcuna giustificazione per questo tipo di pietà popolare nè in alcun modo esprime giudizi; semplicemente offre splendidi spunti "visivi" per richiamare l'attenzione del lettore su una particolare stagione della nostra storia recente, quando in Carnia si costruivano, senza arrossire e senza alcun rispetto umano, queste edicole votive, espressione di una fede semplice e cristallina quotidianamente impastata con il duro lavoro, a volte con una fame atavica e quasi sempre con la costante necessità di far quadrare i miseri bilanci familiari che garantivano a malapena la sussistenza di quelle piccole e chiuse comunità.

E' questo un libro che per la solare bellezza delle immagini, per il profondo significato religioso, per il nascosto e percepibile ampio respiro che unisce tutta la Carnia, merita un posto di rilievo nelle nostre case come viva testimonianza di un'epoca, neppure tanto lontana, che non tornerà più.

 

Gianni Oberto
Albina Sbrizzai

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