Un solo cielo

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Federica Nodale di Sutrio, ha dato alle stampe (febbraio 2021) questo agile e fresco volumetto che sembrerebbe accogliere "pensieri e parole" dei suoi primi 47 anni, nei quali la sua forte e determinata personalità è venuta formandosi attraverso varie esperienze non solo affettive e umane ma anche, soprattutto, culturali sociali e (perchè no?) forse anche politiche. La sua scrittura è semplice, lineare, senza scatti o cadute, chiara e precisa; insomma scrive molto bene e sa sfiorare con sensibilità le corde giuste dell'anima...

Questo però è un libro "strano", una specie di zibaldone in miniatura o una singolare miscellanea che accoglie due diverse tipologie di narrativa tra loro intrecciate: una affollata galleria di personaggi che si auto-presentano in una rincorsa di pagine a volte strabilianti o incredibili ed una serie di "interviste" dell'autrice a persone perlopiù viventi, caratterizzate da un riconosciuto rilievo sociale nell'ambito della propria comunità. Riaffiorano ricordi e momenti di paese (Sutrio), avvenimenti particolari, piccoli eventi mai dimenticati, amabilmente riportati e memorizzati negli anni da Federica...

Mi hanno colpito in particolare alcuni significativi frammenti:
l'avventurosa e rischiosa esperienza alpinistica in Nepal di Renzo De Conti e la sua successiva "strana" ascesa al monte Rosa, la tenera e dolce meteora Ivelia, il "miracoloso" laser del dottor Tam, la musa fotografica di Nemas, la indomabile vocazione archivisitca di Igino Dorissa, la stupefacente Band DAG Diamond col suo eclettico capobranco Gionatan, il fantastico viaggio artistico del sardo-carnico Claudio Demuro, la poliedrica esperienza di vita e di impegno di Franceschino Barazzutti, e quella dell'umile don Tarcisio Puntel, e quella ancora dell'indimenticato don Guerrino Bulfon, la favola bella di Oscar Puntel, i lusinghieri traguardi del carno-lucano Toni Russo, la pazzia nel deserto di Nives Granzotti, il lungo viaggio carrareccio di Carlo Straulino, l'impresa ciclistico-alberghiera di Emiliano Cantagallo, il pirotecnico e infine deluso Matteo del PicchioRosso e tanti altri ancora...

Non può mancare un riconoscente riferimento ai maestri di vita: Domenico Molfetta, Marco Marra (cui è dedicato il libro) e altri...
Come non può mancare un grato e commosso ricordo del padre, instancabile peregrinante lavoratore, della madre, solerte amminitratrice domestica, della buona sorella; e un amoroso pensiero al proprio insostituibile amore, Michele...

Nè infine manca un breve ma gentile e lieve saggio della propria attitudine poetica: il libro chiude proprio con alcuni componimenti ispirati da ricordi e suggestioni di un lontano passato, capace ancora oggi di evocare delicate atmosfere di paese e i familiari tratti di persone amate...

Occorre a questo punto esprimere purtroppo una nota negativa per quanto riguarda l'aspetto tipografico.
A fronte di un materiale letterario cosi vario, originale, spesso coinvolgente, sempre accattivante, mai deludente, era assolutamente necessario adeguare l'impianto tipografico in maniera professionale e non limitarsi ad un assemblamento men che artigianale, sia nelle composizione delle pagine, sia nella iconografia, sia nella copertina che nel titolo.
Copertina e titolo che non esprimono affatto il contenuto di questo libro, il quale, organizzato e disposto diversamente, sarebbe stato certamente fruibile in maniera assai più positiva e più convincente. Peccato davvero, perchè non si tratta di costi di stampa ma solo di professionalità e di buona volontà!
Per la prossima ristampa sarà dunque meglio affidarsi ad altra più competente editrice. Perchè Federica merita di più.

 

 


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