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L'ORGANO DI LUINT (Ovaro) |
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Fino al 1999 nessuno conosceva esattamente la storia dell'organo di Luint (Ovaro) nè con certezza il suo costruttore. Si conveniva, da parte di tutti gli esperti del settore, solamente su un punto: che fosse davvero "un piccolo gioiello" da iscrivere ad una delle scuole venete di organaria sette/ottocentesca.
Fu Bianca Agarinis Magrini a dare dignità e voce a questo piccolo grande monumento musicale dell'Ottocento, scovandone l'intera variegata storia nell'archivio-epistolario di Giobatta Lupieri, nella casa avita di Luint.
Così l'autrice, dopo aver raccolto e riordinato tutti i puzzle di questo incredibile mosaico, si è ritrovata tra le mani un corposo fascicolo, fitto di date e di dati, di appunti e di cifre, di lettere e di biglietti: ne è uscito così questo vivace libretto di 46 pagine.
Il libro inizia con un breve excursus storico-biografico della famiglia De Corte di Ovasta (Ovaro), famosa per essere stata culla di grandissimi organari conosciuti spesso maggiormente al di fuori dei confini carnici (perfino in Istria), tra cui Pietro De Corte che costruì appunto questo mirabile strumento nel 1848, proprio in pieno Quarantotto!
Di questa grande famiglia di Ovasta, l'autrice traccia le sintesi artistico-professionale dei principali discendenti a partire dal suo iniziatore, Giobatta De Corte e poi giù giù fino all'ultimo rappresentante, Pietro, che intratteneva rapporti di calda amicizia con Lupieri e che da questi fu sempre ben voluto ed ospitato.
Il racconto poi si fa più particolareggiato e descrive i primi approcci intercorsi tra i frazionisti di Luint
(con a capo sempre il poliedrico dott. Gio Batta Lupieri) e il mastro organaro Pietro per addivenire ad un preciso contratto: tipologia dell'organo da costruirsi, prezzo, rateizzazione, scadenze... insomma tutto previsto fin nei minimi particolari, come emerge dal diario giornaliero (chiamato "il Giornale") di Lupieri e dalla ricca corrispondenza conservata.
Tra il contratto firmato alla fine del 1847
e la realizzazione dell'organo nella chiesa trecentesca di S. Caterina di Luint (ottobre 1848), non passa che un anno (e che anno!), cosa davvero mirabile per quei tempi (e nonostante quei tempi!).
Il libro poi si sofferma particolarmente nella descrizione minuta delle parti dello strumento (i tipi delle canne; il loro numero; i vari registri; la misura delle canne di legno, di piombo e di stagno; il somiere; i tasti d'avorio; le catenacciature; l'armadio di contenimento...); vi sono anche altre spese non previste che vengono a pesare sul costo finale (metà del quale sarà assunto direttamente dal Lupieri e l'altra metà dagli abitanti di Luint, come dai patti intercorsi).
Poi c'è la visita pastorale dell'arcivescovo Bricito (molto stimato dal Lupieri) che si congratula vivamente con il vecchio medico mecenate; l'inaugurazione dello strumento con cantanti e musicisti venuti appositamente da Udine; l'esibizione del genero di Lupieri, il medico Antonio Magrini di Udine, organista conosciutissimo nei vari paesi di Carnia; la istituzione di un triduo annuale di preghiere particolari in Luint come richiamo per i paesi vicini a celebrare degnamente il nuovo organo: insomma tutto un fiorire di importanti iniziative attorno a questo prestigioso strumento liturgico, orgoglio del piccolo borgo alpino...
Vi sono tante altre piccole storie inserite in queste pagine, ma quel che maggiormente colpisce è la continua presenza, anche in lettere espressamente tecniche o contrattuali, di veloci richiami alla convulsa cronaca di questi mesi, quando in Italia sembra imminente un grandioso terremoto socio-politico ai danni dell'Austria... Considerazioni e valutazioni emergono qua e là ed esprimono i sentimenti e le attese dei protagonisti, che a volte si lamentano anche della proverbiale indifferenza dei carnici di fronte a tali sommovimenti antiaustriaci...
Si tratta dunque di un godibile libro che si presta a doppia lettura e che contiene spunti di riflessione non secondari anche in riferimento al mutato atteggiamento nei confronti della religione nella società moderna.
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