I LUOGHI DEL CUORE
di Lavinia Garibaldi

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La poesia non ha dei rigidi canoni per essere apprezzata: può piacere o non piacere, può destare un moto dell'animo o può far restare indifferenti; è talmente soggettiva la sua percezione che nessuno è in grado di giudicarne la bellezza. O cogli al volo il lampo accecante o resti al buio.

Neppure questi componimenti di Lavinia si sottraggono a tale paradigma e solo una lettura lenta e attenta, solo una solerte immedesimazione nelle sue atmosfere particolari, aiutano a penetrare questo suo piccolo mondo fatto di cose semplici, candide, quasi francescane, a volte ingenue, perfino infantili.
Quale è appunto l'animo di questa ragazza di 32 anni che, pur vivendo una vita non sempre facile, è riuscita a trovare nella natura un porto sicuro e nella poesia un sicuro ancoraggio nella propria esistenza.

Una natura in cui ella si introduce per viverci ogni giorno e a volte anche di notte (essendo tra l'altro guardia forestale), ed è proprio da questa continua osmosi con l'habitat naturale che l'autrice riesce a estrarre quelle sensazioni e quei sentimenti che costituiscono l'impalcatura dei questi testi poetici che toccano gli aspetti più reconditi o meno noti del mondo animale e vegetale, che in queste pagine assumono contorni quasi umani nel dialogo quotidiano con questa sognante e timida ragazza.

Coesistono però anche altre tematiche che si discostano dalla foresta ma che, in qualche modo, ne sono il necessario completamento; e allora troviamo la luminosa Grado e la misteriosa Istria, le isole croate e i paesini di Carnia...
Non possono mancare le persone a lei più care, che qui vengono non solo lumeggiate nei loro aspetti più caratteristici ma a volte peranco sublimate...
Altri temi inconsueti (Ode al ginocchio!) occhieggiano qua e là come dei corpi estranei che vengono a interrompere l' armonia di un verde prato lussurreggiante trapunto di millefiori...
Gli spunti autobiografici si susseguono sempre in questi componimenti, a volte in maniera trasparente e vivida, più spesso sotto traccia e in filigrana: sempre comunque in grado di fare emergere l'animo buono e a tratti ingenuo di Lavinia che in queste pagine riesce a riversare tanta parte del suo bagaglio interiore.

 

Conoscendo la base culturale classica di Lavinia, a me è parso perfino di cogliere qua e là delle lontane risonanze leopardiane (pag 15), foscoliane (pag 49), pascoliane (pag 55), perfino dannunziane (passim) anche se l'autrice forse ne è inconsapevole strumento. E quando parla di "...come appena generato dalla mano del grande Architetto" non posso non pensare a reminiscenze massoniche (ma forse questo è davvero troppo!).

Alcuni versi mi hanno particolarmente suggestionato: "...poi mi è sembrata dolce quest'acqua salata sulle labbra di un amore d'estate..."; "...ancora più belle sono in mare aperto dispiegate petali bianchi che danzano sull'acqua..."; "... gregge di case aggrappate saldamente sull'orlo del precipizio..."; ma il testo più intenso e originale mi è parso "Miele di salvia" dove la metafora della vita viene colta attraverso le caratteristiche di questo tipo particolare di miele.

Non si può non aggiungere una parola sulla iconografia (purtroppo in b/n) che accompagna e integra i testi: sono le composizioni a olio di Gianpaolo Englaro, che qui vengono ad apporre un sigillo visivo di autenticazione ad una antologia poetica che trova in queste immagini il proprio naturale completamento e la propria meritata legittimazione.

Ecco l'intervista a Lavinia sulla pista di fondo dei Laghetti di Timau: clicca QUI

 

 


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