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IL
SIGNORE MI HA SEQUESTRATO
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Recentemente
l'amico Ferdinando Dassi mi ha fatto gradito omaggio di questo libro speciale,
stampato nell'ormai lontano
1986 dalle Arti Grafiche Friulane, relativo agli scritti di un suo pro zio.
Come dice il sottotiolo, si tratta di due distinti DIARI,
redatti dal sacerdote
LORENZO DASSI, la cui storia personale si intreccia singolarmente
con quella della Carnia di allora.
Lorenzo Dassi nacque a Cercivento il 6 settembre 1894,
in località Cjandelin, partecipò
alla Prima Guerra mondiale in qualità di caporale, poi di sergente
ed infine di sottotenente,
essendo presente su quasi tutti i fronti. Fu poi ordinato sacerdote nel
1923 e subito dopo inviato parroco a Treppo in Carnia dove rimase ininterrottamente
per 35 anni, fino al 1957, allorchè, a 63
anni, fu improvvisamente trasferito
al santuario della Madonna Missionaria di Tricesimo dove rimase solo
fino al 1960, anno in
cui, a 66 anni, fu
nominato
Arciprete di Osoppo. Qui restò fino al 1972, allorchè a 78
anni accettò di
terminare il suo ministero pastorale a Zovello (piccola frazione di Ravascletto)
dove rimase parroco fino alla morte, avvenuta a Treppo (in casa della
sorella) il 25 ottobre 1983, a 89 anni.
La prima parte di questo libro presenta il DIARIO DI GUERRA che
l'autore scrisse a partire dal 11 settembre 1914 e terminò l'8
agosto 1918: questo quaderno fu affidato dall'autore stesso alla famiglia
della
sorella che lo custodì.
Con meticolosa precisione e con piglio giornalistico, il ventenne soldato
Dassi (non ancora prete) trascrive qui ogni fatto, ogni sensazione, ogni
giudizio,
ogni
avvenimento vissuto.
Si tratta di una cronaca talmente precisa che consente al lettore di
rivivere in diretta l'esperienza tragica di questo giovane carnico
alle prese
con la Storia in (som)movimento. E' un ampio resoconto della vita al
fronte, in trincea, nelle retrovie, nei comandi militari, negli ospedali...
vista e osservata da una postazione particolare: quella di un ventenne
che vorrebbe farsi prete. Senza dubbio,
ritengo che questa cronaca sia davvero unica in ambito carnico, poichè,
oltre a raccontarci particolari singolari e inediti della Prima Guerra
mondiale, è scritta in maniera davvero esemplare e chiara, spesso
abbellita da figure retoriche in uso allora, con un candore a tratti
disarmante. Un testo utilissimo per
coloro che ancora oggi volessero cimentarsi con questa tematica, mai
del tutto esplorata, come testimoniano le numerose opere sull'argomento
presenti anche nella nostra biblioteca.
L'altro capitolo del libro raccoglie invece il DIARIO DI SEMINARIO ed
inizia il 5.10.1920 per finire il 28.2.1923: questa seconda parte era
gelosamente custodita nell'archivio personale di don Dassi
e fu ritrovata solo dopo la sua morte. Il nipote Nino Moro nel 1986 ritenne
giusto pubblicarla (a tre anni dalla scomparsa dell'autore) insieme
ai diari di guerra, probabilmente per offrire un profilo il più possibile
completo
dello
zio prete. In
essa sono raccolti i pensieri ed i commenti del giovane chierico Dassi
riguardo al periodo della sua preparazione sacerdotale, ma al di là dei
pensieri e dei commenti personali, si intravede chiaramente lo scorrere
della vita
nel seminario degli anni '20 del
secolo scorso. Si scoprono tanti aspetti sconosciuti, si può osservare
da vicino e gustare l'atmosfera seminaristica del tempo con le sue regole
e le sue scansioni temporali, i suoi ritmi e i suoi riti, antichi di
secoli. Leggendo queste pagine, non si può non andare subito
col pensiero alla FABRICHE
DAI PREDIS, scritto da pre Toni Beline 70 anni dopo (1999) nè
ci si può sottrarre al confronto tra queste due esperienze personali
trasferite
in pagina. E se la evidentissima differenza nello scrivere separa nettamente
i due autori, la descrizione stessa però di fatti ed episodi appare
singolarmente simile e quasi sovrapponibile: il seminario
degli anni '20 era lo stesso degli anni '60, con i suoi paradossi e
i suoi dogmi, con le sue rigidezze e le sue certezze, i suoi superiori
e i suoi professori. Entrambi gli autori hanno per il seminario momenti
di amore
e di affetto (più Dassi, in minore misura Bellina); entrambi manifestano,
seppure in modi diversissimi, appunti e critiche (più Bellina,
in misura assai minore Dassi). Il confronto ovviamente finisce qui: mentre
pre
Toni Bellina fa l'impietosa autopsia di un seminario morto 30 anni prima,
Dassi lo evoca e lo rimpiange mentre ancora vive e
sforna tantissimi preti. Pre Toni Bellina esercita maggiormente la pars
destruens fino a volere radere al suolo questa istituzione ormai
obsoleta; don Dassi preferisce la pars costruens, perchè spera
e crede (anche se non lo scrive) che il seminario possa avere ancora
un ruolo
importante
per la formazione dei preti. La situazione odierna è però sotto
gli occhi di tutti e dà ragione a pre Toni Beline.
Il libro è impreziosito da splendide fotografie in
b/n che fanno riviere, insieme alle parole stampate, un'epoca ormai lontana,
già diventata
storia. La copertina non mi ha eccessivamente entusiasmato.
Un'ultima annotazione:
il nipote Nino Moro, cui va un plauso incondizionato,
ha compiuto un'opera assai meritoria nell'affidare ad un libro questi
due
formidabili diari dello
zio
prete.
Ma don Lorenzo Dassi,
preciso e meticoloso come si evince da questo libro, ha certissimamente
proseguito il DIARIO DELLA SUA VITA che a Treppo in Carnia
ha conosciuto un lunghissimo periodo di attività pastorale durato
ben 35 anni.
Ed ecco l'invito rivolto a Nino:
raccolga anche quelle moltissime pagine e le pubblichi, senza nulla
togliere, senza censure, senza correzioni politicamente corrette,
senza
pregiudizi
a posteriori, senza omissis. Ne risulterà un grandioso affresco
della Carnia del dopoguerra, di quella singolare atmosfera,
di quella singolarissima temperie venata da contrapposizioni dure e
irriducibili e sempre orlata da una miseria endemica e inevitabile.
Ritengo che avremmo un'opera di indubbio valore storico ed un'altissima
testimonianza diretta di un periodo travagliato e difficile ma sempre
ricco di fascino e di speranze. Avremmo il fedele spaccato, oserei
dire di stampo veristico, di un paese di Carnia attraversato da fremiti
e sussulti, tuttora mai del tutto sopiti.