Cooperare per vivere
le cooperative carniche 1906 - 1938

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Si tratta di un prezioso, meticoloso ed importante lavoro di ricerca e ricostruzione storica compiuto da Laura Matelda Puppini, pubblicato nel 1988 dal Gruppo "Gli ultimi" di Tolmezzo, in occasione del 50° anniversario della morte del fondatore della Coop-Ca.
Il tema: gestazione, nascita, vita (e morte) del complesso sistema economico cooperativo in Carnia ruotante attorno alla emblematica figura di Vittorio Cella.

Si tratta di un lavoro di non sempre facile ed immediata lettura (in certi tratti occorrerebbe possedere precise competenze di tipo economico-ragioneristico) che ha però il pregio di delineare in un esauriente affresco la ormai leggendaria epopea della cooperazione carnica la quale si lega intimamente alla storia del socialismo locale. L'autrice propone una documentazione inedita (derivante da archivi, epistolari privati, diari...) che ella, in mancanza di ulteriori attestati, integra poi con personali considerazioni, ipotesi e commenti, volti a chiarire meglio i fatti, le opinioni, le circostanze, suffragata in questo anche da precedenti lavori del fratello Marco e di altri importanti autori.
Ne scaturisce così un racconto che da un lato è rigorosamente ed ineccepibilmente storico (anche se a tratti eccessivamente dettagliato), ma che dall'altro non rinuncia alle sottili venature di un pathos che sembra nostalgico nè a quelle, meno scoperte, della militanza politica dell'autrice, la quale tuttavia mai eccede in esagerati peana di esaltazione o compiacimento.

La figura di Vittorio Cella emerge fine dalle prime pagine in tutta la sua esaltante e poliedrica potenza sociale che catalizza il grande movimento cooperativo che sta faticosamente nascendo in Carnia nei primi anni del '900. Una figura complessa e di difficile schematizzazione che giganteggia solitaria sui coevi "sorestanz" locali: è lui che anima, scuote, rafforza, urla, gestisce... E' sempre lui che affronta, con un coraggio sociale che sfiora la temerarietà, platee di accademici, stuoli di politici, perfino il partito unico al potere che ne prenderà ben presto atto...
Una figura che accanto ai tantissimi e prevalenti pregi, esibisce anche talune ombre (Cella è iscritto alla massoneria; accumula tantissime cariche fino a concentrarne nelle sue mani ben 15, come egli stesso riconosce e scrive; sussiste qualche sospetto di "interesse privato in atti d'ufficio"; il drammatico epilogo finale...). Ed è proprio questo marcato chiaroscuro a restituircelo in tutta la sua umana grandezza e fragilità che fanno di lui uno dei principali personaggi (se non il principale, a me finora assolutamente ignoto) del primo Novecento carnico al punto che mi resta impressa quasi visivamente la sequenza che, all'indomani di Caporetto, vede Cella, carico solo di uno zaino ricolmo di documenti e dei numeri del suo giornale (La voce della cooperazione), abbandonare a piedi Tolmezzo...

L'evoluzione delle cooperative carniche è il secondo filo della trama che muove questo importante lavoro e questo tema appare molto interessante specie se considerato e riletto oggi a distanza di oltre 100 anni, quando la mitizzazione ideologica ed il fascino sociale delle cooperative ha ormai lasciato il posto ad un approccio più realisticamente prosaico che considera il sistema cooperativo alla stregua di altri sistemi economici, non scevro da difetti e da impensabili "cadute di stile" (vedi il caso Consorte delle Coop ed altri meno eclatanti) che riportano le cooperative... sulla terra. Certamente la loro nascita fu e resta un evento unico e irripetibile non solo perchè tentò di risolvere (e a volte risolse) gravissimi problemi di sussistenza per le classi più povere e meno abbienti ma anche perchè l'atmosfera in cui si svilupparono e si diffusero fu caratterizzata da forte impegno sociale, da alta tensione morale e civile, da umanitarismo disinteressato. Tutti aspetti che oggi non si reperiscono più, essendo stati detronizzati da ben altre pulsioni e progettualità.

Vediamo più da vicino questo importante libro:

- la analitica presentazione di Remo Cacitti (accademico, storico e docente di "Storia del Cristianesimo primitivo" presso l'Università di Milano) pur risentendo di una militanza politica palpitante (siamo nel 1988), riesce ad evocare il clima politico carnico del 1973 (anno di elaborazione nazionale del cosiddetto "compromesso storico" di Berlinguer), quando alcuni giovani del PCI e del PSI (ma non solo) individuarono nel cooperativismo carnico del primo Novecento la cifra ideale per un rilancio culturale e politico della Montagna carnica, una sorta di volano ideologico. Tale lungimirante scelta stimolò e consentì negli anni successivi un approccio sempre più profondo e sistematico allo studio del fenomeno cooperativistico in Carnia, di cui forse il presente libro è l' ultimo illustre prodotto. Cacitti, pur con una prosa a volte eccessivamente contorta retorica e ridondante e con accenni mnemonici fuori-tema, traccia le precise coordinate socio-politiche per meglio comprendere il fenomeno cooperativistico carnico, dalle origini al crepuscolo, riconoscendo nel contempo all'autrice autorevolezza e grande capacità letteraria e di ricerca.

Il primo capitolo (Cenni sul movimento cooperativo europeo e italiano) risulta di faticosa lettura, essendo costituito da una miriade di notizie e di rimandi che spesso fanno perdere il filo del racconto (interessante la concezione mazziniana della cooperazione, self-help, che prelude alla odierna sussidiarietà). Resta tuttavia importantissimo per avere il polso della situazione generale dell'epoca e per predisporre il lettore ad affrontare il successivo capitolo che riguarda più da vicino il cooperativismo in Carnia, il quale appare fin dalle origini un fenomeno assai complesso e articolato, interagente con movimenti politici e sociali paralleli, vivace ed esuberante come vivaci ed esuberanti furono i suoi animatori.

Molto interessanti risultano infine i cenni agli eventi nazionali, che rappresentano la cornice storica entro cui si muovono gli attori del racconto locale. Pertinenti i riferimenti degli attentati al Duce: quello del 1925 di Tito Zaniboni (che ebbe dirette ripercussioni in Carnia e proprio nella Coop-Ca) e quello successivo del giovanissimo Anteo Zamboni, subito linciato dalla folla inferocita (e la cui onda lunga lambì anche la Coop-Ca tolmezzina).

Ed interessanti sono le presentazioni delle varie Coop sbocciate in Carnia in quei formidabili anni, ognuna con la propria caratteristica, il proprio statuto, il proprio consiglio di amministrazione, le proprie vedute...

E poi: le diatribe interne, le lotte intestine, gli altalenanti rapporti con il regime fascista... tutti aspetti che concorrono a tenere desta l'attenzione e la curiosità del lettore che, al termine del libro, ha l'opportunità di leggere anche alcuni brani che Vittorio Cella redasse in occasione di importanti eventi e dai quali emerge con estrema nitidezza la carismatica figura di questo personaggio che caratterizzò, con la sua forte personalità, i primi decenni del '900 carnico.

Un libro questo necessario per chiunque voglia avvicinarsi al mondo della cooperazione o, semplicemente, alla storia di Carnia del secolo scorso.

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