La "Arnaldo Forni Editore" di Bologna ha riproposto in edizione anastatica questo prezioso volumetto (pagine 196, euro 22, con annessa cartina topografica dell'epoca, dato alle stampe nel 1886 a Milano in via Rastrelli 8, da "Emilio Quadrio Editore") approntandogli però, purtroppo e stranamente, una copertina ed un titolo assolutamente inadeguati e distorsivi (vedremo subito il perchè): assai meglio sarebbe stato riprodurre l'originale interno! I caratteri utilizzati sono piccoli ma di facile e scorrevole lettura che si fa via via più interessante affrontando argomenti specifici nella prima parte del libro: i laghi (esisteva ancora, seppure ridottissimo, quello di Timau), la geologia (miniere e cave, acque minerali e grotte...), mezzi di comunicazione (strade, ponti, guadi...), caccia e pesca, prodotti vegetali, agricoltura, alpeggio, latticini e derivati ("...la confezione è ancora in mano all'empirismo, gli attrezzi sono preadamitici, la pulizia è poco curata..."), latterie sociali, bachicoltura, lumacaie (vi si descrive come si raccoglievano e allevavano le lumache: "...per ogni metro quadrato si calcolano circa 200 lumache... dal solo Lauco se ne esportano circa 100.000 ogni anno...") e avanti con curiosissime e ignote realtà socio-economiche che fornivano certamente (ed oggi lo fornirebbero?) un sussidio concreto al duro e faticoso vivere in Carnia. La seconda parte è costituita dalle splendide descrizioni o racconti di alcune gite ed escursioni compiute dall'autore stesso dove si apprezza maggiormente la vena giornalistica del Bassi, che ama interporre spesso commenti e giudizi su quanto visto ed osservato personalmente; quando invece riferisce esperienze altrui, lo fa in modo impersonale e asciutto. La chiusa del libro rievoca incredibilmente il manzoniano "Addio monti sorgenti dall'acque..." perchè il Bassi non si trattiene da una commovente ed inattesa retorica che lo prende totalmente e gli fa scrivere: "Salve, o cari monti calcati dal mio piede e vagheggiati dalla mia fantasia; salve, o geniali villaggi da cui non mi dipartirei giammai; salve, o popolo eletto: siate benedetti e possano le mie benedizioni essere portate sull'ali del vento fino ai più lontani lidi; possa ripetersi la favola di re Mida, onde ad ogni soffio di vento, su tutta la superficie della terra le canne e le fronde abbiano ad emettere la voce "Carnia" e della Carnia il mondo tutto sia pieno, onde vi accorra da ogni parte la gente a gustare le bellezze di cui è ricca, gli alpinisti specialmente a conoscrere le cime tanto seducenti e quasi ignorate". Che dire? Beh, dopo aver ribadito ancora una volta la assoluta ed incomprensibile distorsione del titolo originale di questo splendido volumetto di oltre 100 anni fa, ritengo validissimo il suo contenuto perchè a mio avviso si tratta davvero di una delle cose più simpatiche gustose e curiose che abbia mai letto, un libro da accostare alle "Memorie della Carnia" di Angelo Arboit, ma certamente più completo ed ampio, direi il primo felice tentativo di coniugare dati scientifici e reportage giornalistico, fatti oggettivi e sensazioni soggettive. Un gran bel piccolo libro che merita (ed esige) assolutamente un posto speciale nella personale biblioteca di Carnia.
Copertina originale dell'Opera
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