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BARABBA
la storia dell'ebreo errante in Carnia
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La compulsiva inarrestabile produzione di Igino Piutti, che sa portare con distaccata autoironia i suoi 76 anni, potrebbe configurarsi come un singolare caso letterario ma anche come un singolarissimo caso umano con risvolti psicopatologici.
Ben sapendo che la letteratura è solo una forma addomesticata di autoconfessione.
Ma tant'è, Piutti è un unicum e credo non solo in Carnia e non solo per i tanti libri che ha scritto ma soprattutto per i tanti che non ha mai (ancora) pubblicato. E questo ennesimo lavoro letterario ne rappresenta solo l'ultima esaustiva dimostrazione.
Tutto ha inizio nel B&B "La gerla blu" di Verzegnis (luogo reale) dove i protagonisti (reali) sono Piero, il proprietario, e due ex professori: uno di liceo (originario di Cjaçâs) che, autodefinendosi uno "storico leggendario", pare sia proprio poi lo stesso autore di questo romanzo; l'altro è un professore universitario (da individuare possibilmente con Furio Bianco, illustre docente emerito di Storia Moderna della Università di Udine), il quale si era installato nella ormai abbandonata canonica di Fusea, piccola frazione elevata di Tolmezzo, con il beneplacito di sindaco e monsignore, con i quali però il Piutti reale non manca qui di riproporre una mai sopita garbata legittima polemica, scatenata dall'inatteso e ingiustificato sfratto del professore da parte dei due sorestanz di Tolmezzo, al punto che il povero professore, per continuare le sue singolari ricerche sulla leggenda dell' ebreo errante in Carnia, aveva poi trovato ospitalità proprio nel B&B della Gerla Blu...
Da questo preciso luogo di Carnia dunque, in cui si incontrano questi tre personaggi reali, prende avvio un fantasmagorico immaginifico racconto (in equilibrato mix tra autobiografia storia leggenda fantasia e fantascienza) che partendo dal Crist di Val (un reale bassorilievo rupestre di ignoto autore ubicato in una delle grotte sovrastanti il villaggio carnico di Verzegnis e riprodotto nel collage di copertina) si sviluppa per cerchi concentrici sempre più ampi la cui tangente va a sfiorare epoche e tempi passati della Carnia per poi, alla fine, prendere un inatteso spettacolare visionario abbrivio verso il futuro...
Ed il centro di questi cerchi concentrici è proprio l'Ebreo Errante, l'archetipo dell'uomo maledetto da Dio costretto a errare e a non morire mai, attorno al quale Piutti costruisce la sua policroma e accecante storia, partendo però da una puntuale precisa ricerca sulle origini di questa leggenda che, nata nel periodo (a torto giudicato oscuro) del Medio Evo, ha poi attraversato tutti i secoli arricchendosi e modificandosi fino a sfumare in una icona cangiante dai contorni vaghi e indefiniti, che Piutti vuole qui rielaborare e ricostruire secondo una propria logica fantastica quasi per accreditarla come la sola verosimile.
E qui sta il primo aspetto originale di Piutti: aver individuato l'ebreo errante nientemeno che in Barabba, che proprio Piero, il proprietario del B&B di Verzegnis, incontra in una notte di tregenda nella buia casera di Val...
Ma subito dopo si delinea il secondo tratto originale: utilizzare la mirabolante ricorrente "metamorfosi" di Barabba/Ebreo Errante per riproporre per sommi capi le principali tappe della vera storia di Carnia in cui l'Ebreo Errante non è mai solo spettatore passivo o presentatore. E probabilmente questo secondo aspetto del presente lavoro letterario di Piutti potrebbe essere propedeutico e preludere al prossimo libro, incentrato tutto sulla storia della Carnia che verrá (forse) raccontata però seriamente e analiticamente, senza artifizi letterari o mirabolanti trovate ad effetto.
Per avere invece "une cerce" del presente codice narrativo quasi allucinato di Piutti basterebbe questo rompicapo: nella cella del palazzo di Pilato si trovarono nella notte precedente alla condanna di Cristo tre persone (ma nella fattispecie due Gesù e tre Barabba!): come è possibile? Sarà il lettore che dovrà scoprire da solo l'arcano che giustamente in una recensione non deve essere svelato...
Ma Piutti non si limita solo a sbalordire ma, come sempre, stimola senza stordire, inframezzando riflessioni personali e considerazioni morali, interpretazioni ardite e fughe in avanti precipitose, elucubrazioni sofisticate e minute briciole di buon senso o senso comune...
In effetti Piutti riesce abilmente a confezionare una trama narrativa ordita con molteplici fili: quello storico, quello leggendario, quello favolistico, quello filosofico, quello teologico, quello sociale, quello paradossale, non manca addirittura quello giallistico. E tra questi sgargianti accecanti fili spunta civettuola una precisa erudizione classica che occhieggia qua e lá come ciuffetti di primule sul prato ancora giallino di primavera, il quale assume così una rinnovata vitalità così come sorprendente vitalità viene ad assumere il racconto in quei particolari momenti in cui, magari, la tensione cade o il tono si fa più dimesso o anche complesso...
Piutti esibisce inoltre una singolare accurata conoscenza
non solo del territorio di Carnia ma anche di alcuni dei topos più nascosti o antichi, immettendoli in una narrazione che, sempre pervasa da un'aura di misteriosa sospensione, pare quasi in tal modo acquistare credibilità e fondatezza...
La trama ovviamente è sotto embargo poichè sarai tu curioso lettore a scoprirla pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo (ben 50), sdraiato sotto l'ombrellone su una assolata (magari anche affollata) spiaggia oppure seduto sotto il fresco pergolato di un
estivo giardino o magari anche coricato nelle ore insonni di una notte troppo lunga...
Avrai modo così di stupirti e riflettere, oltre che di ammirare la anarchica fantasia del Piutti che tuttavia riesce a proporre anche apodittiche riflessioni per un buon vivere, come l'ultima dell'ultima pagina: "ogni attimo del viaggio è la meta" che poi sarebbe l'attualizzazione moderna dell'antico "carpe diem"...