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ATORN
DAL FOGOLÂR
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Domenico
Molfetta non cessa di stupire. Non solo per il suo tratto perennemente ottimista
e a volte scanzonato, ma per la sua costante e vasta
produzione letteraria attraverso la quale, a partire dall’ormai
lontano e sismico 1976, ha periodicamente saputo offrire nuove
e stimolanti pagine di Carnia, attingendo ad una vena personale
che pare non esaurirsi mai.
E
questo ultimo suo lavoro si colloca esattamente nella scia dei precedenti,
ma appare diverso da essi non tanto per gli argomenti trattati o
per la lingua friulana qui utilizzata per la prima volta (con
traduzione italiana a margine), quanto piuttosto perché, in
questo libro, i tre filoni principali della produzione
letteraria di Molfetta (storia locale, religiosità popolare,
piante ed erbe di Carnia) si rincorrono, si compendiano
e si fondono in un amalgama costituito da quella sapienza
popolare, che nasce nelle generazioni passate, si alimenta
nelle recenti e si proietta su quelle future.
Non
a caso tutto questo materiale era stato dall’autore accuratamente
sistemato, anno dopo anno, in un cassone in attesa non di “tempi
migliori” (come si usa dire) ma forse della “vuotezza
dei tempi”.
Che sono proprio quelli odierni, in cui la tecnologia esasperata e l’arido
tecnicismo sembrano voler soffocare e cancellare ogni traccia di un passato
anche recente, cui nessuno presta più credito. Tempi, che disdegnano
e spesso rinnegano le radici culturali e il substrato religioso della nostra
società, quasi vergognandosene. E Molfetta qui tenta proprio di riempire
questo “vuoto” che a tratti spaventa e a volte preoccupa e avvilisce
noi adulti.
La protagonista
di questa opera è dunque la sapienza popolare (e
popolana) in tutte le sue variegate espressioni, sfumature e forme
che a Sutrio si sono via via coagulate in storie, leggende,
proverbi, modi di dire, preghiere, filastrocche, canti, giochi, indovinelli… che
qui definiscono e caratterizzano i vari capitoli del libro.
Ne risulta così uno zibaldone di saggezza popolare,
che travalica però gli
stretti confini di Sutrio-Priola-Nojaris per andare ad interessare e coinvolgere
tutta la Carnia e certamente anche il Friuli storico, perché il
senno popolare fa parte del patrimonio culturale universale, condiviso da quella
umanità semplice e dimessa, quale quella carnico-friulana, che si richiama
a valori collettivi, vissuti e percepiti come inalterati e inalterabili.
Uno zibaldone in cui ciascuno può trovare o ritrovare un guizzo
di buon senso, un lampo di suggestione, un insperato sorriso, un attimo di
serenità,
una fugace emozione, un raggio di savietà, che emergono incredibilmente
e con forza da quella opaca e diffusa sensazione, comune a tutti noi, di vivere
oggi in un villaggio globale anonimo e spersonalizzato, permeato e dominato
da mode e culture “altre”, importate e, in maniera subliminale,
imposte.
I
più anziani sorseggeranno queste pagine una ad una e sul filo
della memoria rivivranno la propria infanzia, rivedranno volti e
udranno voci e sogneranno ambienti…
Le mamme qui troveranno abbondantissimo materiale per una nuova e diversa azione
pedagogica nei confronti dei propri bimbi, oggi spettatori passivi di una televisione
spesso diseducativa e alienante, incapaci o non più abituati a liberare
la fantasia, che solo l’ascolto o la lettura invece eccitano e sprigionano...
Gli insegnanti della scuola primaria avranno a disposizione un formidabile
strumento per esplorare, insieme agli alunni, un territorio singolare che ospita
gente da sempre fortemente in sintonia con la natura e il suo immutabile calendario.
I giovani, se avranno la pazienza di scorrere queste righe, scopriranno un
mondo affascinante e fantastico, una società rurale impostata su altre
diversissime coordinate, una Carnia davvero leggendaria, segnata e ritmata
su altro pentagramma…
Tutta
questa sapienza popolare, recuperata accumulata e restituita a noi,
si arricchisce, in questo transfert dal cassone al libro, di una
splendida e varia iconografia che, entro una cornice
tipografica (Tip. Cortolezzis- Paluzza) molto ben strutturata e
felicemente accordata al testo, impreziosisce
ed esalta brani di orazioni venerande, lacerti di saggezza
contadina, nozioni sparse, saperi antichi, antiche convinzioni, superstizioni
mai morte…
Molfetta
ha compiuto un’opera anche socialmente meritoria dando alle
stampe questa sapienza popolare ritrovata, che è stata qui
sminuzzata in tante briciole, diluita in mille rivoli, esplosa in
fantasmagoriche faville, che rallegrano, come i fuochi d’artificio,
una notte fredda e senza lumi, spesso senza voci amiche, a volte
forse anche senza più riferimenti certi per il cammino di
ciascuno, lungo il “troi da vite”.
Questo splendido libro costituisce una brillante idea-regalo per
ogni importante occasione o anniversario: sia per i carnico-friulani,
che qui ritroveranno la loro anima più recondita, sia per
chi carnico non è, che
qui magicamente e inaspettatamente scoprirà
l'identità popolare più profonda e vera della Carnia!
Nota biografica dell'Autore
Nato
nel 1936, sposato e padre di quattro figli, è stato insegnante
elementare per 40 anni a Cercivento, Ligosullo e infine a Sutrio,
dove vive dal 1960, anno del suo matrimonio.
Nei primissimi anni del suo impegno culturale, ha avuto la gratificante ventura
di collaborare attivamente con i massimi esperti friulani del tempo, Michele
GORTANI (1883-1966) e Luigi CICERI (1911-1981), nella ricerca e nella raccolta
e catalogazione delle testimonianze della cultura popolare carnica, di cui
i due professori erano gli indiscussi antesignani.
Successivamente, sulle orme dei due insigni maestri, Molfetta ha sviluppato
e proseguito in modo autonomo e personalissimo un iter culturale singolare
e per certi aspetti del tutto nuovo, caratterizzato da costante impegno, grande
passione e rigorosa metodicità, che gli procureranno nel tempo una indiscussa
autorevolezza, tale da consentire il delinearsi di un proprio profilo
culturale molto preciso che lo porterà a ricoprire ruoli di assoluto prestigio
nell’ambito della comunità umanistica friulana e carnica.
Dal 1988 al 1996 è stato presidente-direttore del Museo Carnico delle
Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo, di cui è tuttora consigliere; è stato
vicepresidente della SFF per un quinquennio; dal 1984 è socio corrispondente
della Deputazione di Storia Patria per il Friuli. E’ socio fondatore
della UTE della Carnia, di cui è docente da oltre 20 anni in “Piante
spontanee officinali e mangerecce nella tradizione carnica”. Ha tenuto
numerose lezioni e corsi, su vari argomenti, per animatori e operatori culturali,
sotto il patrocinio
dell’AIAT.
E’ autore di un centinaio di saggi storici ed etnografici, su svariate
tematiche locali, pubblicati su importanti riviste specialistiche come “Ce
fastu” e “Sot la nape”, di cui è stato uno dei redattori.
Molte le pubblicazioni monografiche.
All’interno di questo suo vasto e variegato interesse per la Carnia, tre sono i filoni che, a mio modo di osservare, individuano
la sua produzione letteraria:
1. la storia locale (“Torre moscarda- La Torate”, Graphik Studio-
Udine, 1984; “Gli opifici idraulici e la fluitazione del legname nell’Alto
But”, Treu Arti Grafiche- Tolmezzo, 1986; “Antichi pesi e misure
della Carnia” Treu Arti Grafiche- Tolmezzo, con S. Moro,1990; “Cramârs” con
F. Bianco, Chiandetti- Reana del Rojale, 1992; “La via commerciale di
M. Croce Carnico e il suo antico mercato”, Chiandetti- Reana del Rojale,
1998).
2. il culto religioso popolare (“Santo Biasio della Chiesa di tutti i
Santi di Sutrio”, Arti Grafiche Friulane- Udine,1976; “L’organo
antico della chiesa di S. Daniele di Paluzza” Tip. Cortolezzis- Paluzza,
1979; “Don Tita Bulfon e il santuario del SS. Crocifisso- Tempio Ossario
di Timau”, Tip. Cortolezzis- Paluzza, 1989; “La dottrine cristiane
in lenghe cjargnele” Lithostampa- Pasian di Prato, 1998; “Il presepe
di Teno- La vita di Sutrio scolpita nel legno”, Graphart, 2006).
3. le erbe di Carnia (“Erboristeria e medicina popolare in Carnia” prima
edizione Graphik Studio- Udine, 1980 e successive altre quattro edizioni, l’ultima
delle quali nel 1998 presso Chiandetti- Reana del Rojale; “Il mac di
san Zuan a Cercivento, piante e fiori tra magia, sacralità e terapia
popolare”, Tip. Cortolezzis- Paluzza, 2007; “Piante
officinali a Cercivento, storia e tradizione” Tip. Cortolezzis- Paluzza,
2008).
Per
ulteriori informazioni rivolgersi
a Marino Plazzotta: gosper1@tin.it
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