LO
STUPORE DEGLI ATTI - DIOCESI DI ZUJ : quattro righe Sono
stati pubblicati gli ATTI DEL CONVEGNO DIOCESANO sui PROBLEMI DELLA MONTAGNA
svoltosi in novembre a Tolmezzo. Si tratta di un volume di ben 190 pagine,
in cui vengono riportate: le Relazioni introduttive, le Conclusioni dei 5
Ambiti, la Sintesi dei 20 lavori di gruppo. Vi
č raccolta una variopinta antologia di BUONI PROPOSITI, BELLISSIME IDEE,
BRILLANTI CONSIDERAZIONI, DOTTE CITAZIONI, ARGUTE PROPOSTE, BELLE SPERANZE,
FAVOLOSI PROGETTI
che neppure la fervida fantasia di un Berlusconi
pre-elettorale riuscirebbe a partorire. Ebbene
alla ipotesi della DIOCESI DI ZUJ sono state dedicate 4 righe
a pag. 174 dove si scrive testualmente: Due
componenti del gruppo a paritą di condizioni affermano che se si domanda una
provincia per la Montagna, si deve, anzi si doveva domandare gią una diocesi
per lo stesso territorio come segno di attenzione della Chiesa per una giusta
autonomia. (Ambito Pastorale, Gruppo di lavoro n. 2) Riferimenti
ad un vescovo ausiliare di Udine con sede in Zuglio sono apparsi a: pag.
145: In parallelo la richiesta alla Curia udinese di nomina
del vescovo ausiliare di Udine con residenza a Zuglio e o Tolmezzo
(Ambito Politico-istituzionale, Gruppo di lavoro n. 3) pag.
177: Nominare il vescovo a Zuglio, che come ausiliare abbia un
occhio particolare per la Montagna. pag.
178: Vescovo ausiliare di Zuglio pił attento ai problemi
della Montagna. (Ambito Pastorale, Gruppo n. 4) Come
si puņ dunque arguire, lipotesi di un ripristino della paleocristiana
DIOCESI DI ZUJ non viene ancora recepita come degna di studio e di
riflessione, ma come una estemporanea battuta di due componenti
che lhanno buttata lą per stupire. Dispiace dover registrare un
simile atteggiamento che ha davvero poco di cristiano e molto di cattolico.
VEXATA
QUĘSTIO -
Il
malessere dei preti I
preti, non solo in Carnia, stanno vivendo una situazione di grave disagio e
talvolta di emarginazione. Questo sito ha pił volte affrontato largomento
con toni pacati ma sinceri e soprattutto documentati. Il
n. 2-2001 de Lamico del Clero
a pag. 169, focalizza sorprendentemente proprio i punti da noi pił volte
toccati ultimamente: 1.
Il nuovo sistema di sostentamento del clero ha operato una lodevole perequazione verso il basso, assicurando a tutti i
preti indistintamente un equo trattamento minimo,
bloccando nel contempo perņ ogni valorizzazione significativa verso
lalto. 2.
Il clero giovane non affianca e sostituisce pił il clero anziano. Mentre in
cittą vi č comunque una osmosi tra laici e prete e tra preti, in Montagna la
situazione č ormai critica: č infatti comunque pił
facile gestire UNA SOLA parrocchia di 15.000 abitanti, con UNA SOLA chiesa
ed UNA SOLA sala parrocchiale (e magari con un collaboratore!),
piuttosto che seguire una comunitą di 3000
abitanti distribuiti in cinque paesi con altrettante chiese, cimiteri,
canoniche, sale, consigli
Se poi queste chiese sono ubicate in territorio
montano, le cose si complicano tremendamente
3.
Le norme CEI prevedono che al Parroco, cui viene affidata una seconda parrocchia, spettino di diritto 8 punti aggiuntivi, pari a L.
136.000 nette mensili (62 litri di benzina!). Se poi le parrocchie diventano
3 o 4, non sussiste alcuna altra integrazione: tutto deve essere fatto in
spirito evangelico: arrangiarsi! 4.
Ormai sempre pił parrocchie vengono o verranno affidate ad un DIACONO. Ebbene a costui č precluso
ogni accesso al sistema di sostentamento del Clero: praticamente non viene
retribuito con niente! Ci si rivolge alla solidarietą diocesana e parrocchiale,
quando miliardi e miliardi vengono invece spesi per altre voci meno pregnanti. 5.
Lassistenza DOMESTICA del clero
costituisce il nodo pił delicato. I pochi fortunati preti che dispongono ancora
della sorella o della madre si contano sulle dita della mano. Molti preti si
adattano alla situazione come possono sbrigando singolarmente ogni faccenda
domestica, ma spesso con grave nocumento alla propria salute e spesso alla
propria dignitą. Anche lequilibrio psico-fisico ne risente, anche lo stesso
modo di porgersi e il tratto di accoglienza ne soffrono. Il sistema impedisce di
fatto per i preti lassunzione di una persona efficiente e capace,
regolarmente remunerata, perché il demonio č sempre in agguato. 6.
Che fa
allora il prete odierno? Accumula per
la vecchiaia e forse questaccumulo, in certa misura, č giustificato, con
tutto quello che ne puņ perņ conseguire alla fine: ereditą ai nipoti, milioni
in banca
Ma
in Carnia i preti perché TACCIONO SEMPRE?
DIOCESI DI
ZUGLIO
- troppo
piccola per esistere? Alcuni sostengono una comune e
diffusa obiezione circa la ipotesi
della DIOCESI DI ZUGLIO di cui ultimamente si parla con sempre maggiore
insistenza. LOBIEZIONE č LA SEGUENTE: il
territorio sarebbe sģ sufficiente per una diocesi, ma la popolazione appare
troppo esigua. In Italia non esistono diocesi cosģ piccole . Ebbene, abbiamo svolto una
breve indagine ed abbiamo scoperto che attualmente
in Italia vi sono ben 36 DIOCESI paragonabili alla diocesi di Zuglio (che
non esiste) per territorio e popolazione. Vediamo sotto: a tal proposito č
utile notare non solo la popolazione ma anche la superficie del territorio di
queste diocesi esistenti: Kmq Abitanti
Piccole Diocesi BASILICATA
Piccole Diocesi CALABRIA
Piccole Diocesi CAMPANIA
Piccole Diocesi EMILIA ROMAGNA
Piccole Diocesi LAZIO
Piccole Diocesi MARCHE
Piccole Diocesi MOLISE
Piccole Diocesi PIEMONTE
Piccole Diocesi PUGLIA
Piccole Diocesi SARDEGNA
Piccole Diocesi SICILIA
Piccole Diocesi TOSCANA
Piccole Diocesi UMBRIA
Allora:
č ancora valida lobiezione secondo cui la DIOCESI DI ZUGLIO sarebbe troppo
piccola? ZUGLIO
una diocesi negata
-
Un video istruttivo e chiaro
VideoTeleCarnia VTC di Treppo
ha realizzato recentemente un video dal titolo ZUGLIO UNA DIOCESI NEGATA, della
durata di 25 minuti, nato da una idea di Alfio Englaro e Marino Plazzotta. In
questo lavoro viene raccontata, per grandi linee, la storia del cristianesimo in Carnia dalle sue origini, il suo
sviluppo nei secoli e lattuale situazione. Il testo, recitato da una voce
maschile e da una femminile, č corredato da immagini
tratte dallarchivio di VTC e da varie fonti storiche ed archeologiche. Il
video appare a tratti didattico nel
senso che taluni passaggi storici cruciali sono visualizzati da cartine
esplicative e tabelle riassuntive che aiutano il telespettatore e lo
accompagnano lungo questo affascinante percorso che molto spesso appare tortuoso
e a volte oscuro se non č anche visualizzato attraverso schemi e immagini di
riferimento. Il sonoro di sottofondo č in
larga parte occupato dai canti liturgici
in lingua carnica che vengono eseguiti il giorno della SCENSCE sul colle di
S. Pietro, ma anche da salmi in gregoriano
e da interpretazioni moderne di antiche melodie
medioevali come i Carmina Burana, probabilmente compilati dal
Patriarca di Aquileia, il tedesco ghibellino Wolfger
(1204-1218), grande intellettuale e amico di Federico II di Svevia (Enciclopedia
monografica del FVG, 3 ****, pag. 1972). Vi sono infine precisi
riferimenti anche alla Carnia moderna
che si inserisce in questo lungo cammino storico in maniera naturale, senza
soluzione di continuitą col passato. Chi
intende conoscere anche questo aspetto di Carnia, puņ cliccare su VTC per ulteriori informazioni. SCENSE
2001- Una presenza significativa, Unassenza inattesa
Il 27 maggio sul colle
di S. Pietro č avvenuta la tradizionale e suggestiva cerimonia del BACIO
DELLE CROCI cui hanno partecipato moltissime persone convenute dai monti e dal
piano. La cerimonia di questanno, pur non essendo stata grandiosa
come quella giubilare del 2000 (che aveva visto la presenza di 2 vescovi,
autoritą politiche di alto rango, tantissimi preti e 4000 fedeli) si č
tuttavia caratterizzata per due particolari inediti: 1.
La significativa presenza,
per la prima volta dopo 140 anni, della croce astile di Kötschach-Mauthen,
la cittadina austriaca della vicina Carinzia in Austria. La valle della Gail
era infatti parte integrante della DIOCESI DI FORUM JULIUM CARNICUM fino
allVIII secolo ed era stata poi soggetta alla Prepositura della pieve di S.
Pietro fino al secolo scorso, attraverso la chiesa di S. Elisabetta di Plöken,
sconsacrata nel 1861 dallArcivescovo di Udine per il suo stato di avanzato
degrado (oggi si possono vederne i ruderi presso Plöken Haus). Oltre alla
croce austriaca, erano convenute moltissime altre croci del Friuli, che pur
non avendo alcun obbligo di parteciparvi, hanno riconosciuto il ruolo storico
e religioso della cattedrale di S. Pietro nella economia della salvezza di
questa regione. Le chiese di Carnia erano tutte presenti, compresa quelle
antiche di Gorto e di Invillino, a suggellare ancora una volta la centralitą
della cattedrale di Forum Julium Carnicum in Carnia. 2.
Unassenza inattesa č stata quella del nuovo Arcivescovo di Udine,
il tolmezzino Pietro Brollo, primo carnico nella storia a salire sulla
cattedra dei ss. Ermacora e Fortunato. Questassenza č stata notata da
tutti i convenuti che bisbigliavano tra loro: Dulą eisel il vescul?,
quasi fosse scontato che a questappuntamento proprio il PRIMO ARCIVESCOVO
CARNICO di Udine non dovesse mancare. Invece lArcivescovo di Udine (della
cui diocesi fa parte anche il territorio di Forum Julium Carnicum) non
cera. Era impegnato, proprio il giorno del BACIO DELLE CROCI, nelle cresime
a Marano (ore 9) e a Muzzana (ore 11). Stranamente alle ore 18 era (sempre per
cresime) a Cercivento (Carnia). QUĘRITUR: Considerando
che il vescovo emerito Battisti č sempre disponibile per cresime domenicali
(cerimonie peraltro molto fugaci o fuggitive), perché non mandare mons.
Battisti a Marano e Muzzana, e venire fin dal primo mattino in Carnia,
partecipando in prima persona alla antica cerimonia, e concludere a Cercivento
alla sera? Vescul
Piźri, PARCE deludi cusģ la tō Cjargne in ta sō zornade plui grandiose
e plui sintude? Parcč non sestu vignūt a San Pieri?
1751
- 6 LUGLIO - 2001 - Un
triste anniversario, un mesto compleanno Il 6 luglio
1751, esattamente 250 anni fa, papa Benedetto XIV, su pressanti
richieste politiche della Repubblica di Venezia e della
Cattolica Casa dAustria, con la bolla papale INJUNCTA NOBIS data in
Santa Maria Maggiore a Roma, sopprimeva in perpetuum il
millenario PATRIARCATO DI AQUILEIA, sostituendolo con due Arcivescovadi di
pari dignitą: - lARCIVESCOVADO DI GORIZIA, formalmente istituito
il 18 aprile 1752, con le diocesi suffraganee (= soggette) di Como,
Pedena, Trento e Trieste, entrņ a fare parte dellimpero
austriaco. - lARCIVESCOVADO DI UDINE, formalmente
eretto il 16 gennaio 1753, con le diocesi suffraganee di Feltre,
Belluno, Capodistria, Ceneda (=Vittorio Veneto), Cittanova, Concordia, Padova,
Pola, Treviso, Verona e Vicenza, restņ sotto il Dominio di Venezia. Il territorio della antica Diocesi di Zuglio rimase
parte integrante della Arcidiocesi di Udine. I successivi sommovimenti politici e militari, mutarono
ancora la geografia ecclesiastica della regione (vedi interventi
precedenti) fino a giungere alla situazione odierna con lArcidiocesi di
Gorizia (avente ancora come unica suffraganea Trieste) e lArcidiocesi di
Udine (senza alcuna diocesi suffraganea e direttamente soggetta alla S. Sede). Questanno dunque si commemora il 250° anniversario
della triste scomparsa del PATRIARCATO DI AQUILEIA e si celebra il 250°
compleanno delle (giovani) Diocesi di Udine e di Gorizia. Il vescovado di Zuglio potrebbe festeggiare oggi il suo
1600° compleanno. Quando Udine e Gorizia ancora non esistevano, Zuglio
aveva gią il suo vescovo. Qualcuno si ricorderą? E soprattutto: COME?
UN
PALLIO VIRTUALE Per lArcivescovo di Udine
Giovedģ 28 giugno 2001
larcivescovo di Udine, S.E. mons. Pietro BROLLO, si č recato a Roma per
ricevere dal Papa il pallio metropolitico. Cosč il PALLIO?
Il pallio č un piccola stola
bianca, di lana di agnelli tosati il 21 gennaio di ogni anno. Ha una forma
circolare (che si indossa facendovi passare la testa), con due appendici
pendenti alle estremitą; č inoltre ornato di 6 croci nere, 2 delle quali
ricamate sui due pendenti e le restanti 4 disposte sulle strisce laterali. Quale il
significato del PALLIO? Rappresenta la pienezza del
potere episcopale esercitato dallarcivescovo metropolita in comunione con
la Sede Apostolica. Viene consegnato agli arcivescovi metropoliti il 29
giugno, giorno di S. Pietro, presso le cui reliquie viene precedentemente
benedetto. Chi č un arcivescovo
metropolita? E quel vescovo la cui
Chiesa metropolitana (dal greco: cittą-madre) ha una forma di particolare
giurisdizione anche su altre diocesi suffraganee, rette da altri vescovi
soggetti o appunto suffraganei. Chi indossa il PALLIO?
Solamente larcivescovo
metropolita, cioč quello che esercita anche questo potere di giurisdizione.
Per fare qualche esempio: il Patriarca di Venezia (che č metropolita di tutto
il Veneto), il cardinale di Milano (che č metropolita della Lombardia), il
cardinale di Napoli (che č metropolita della Campania). Anche il Papa,
essendo Primate dItalia, indossa sempre nelle funzioni il PALLIO. In FVG chi indossa il
PALLIO?
Innanzitutto larcivescovo
di Gorizia (in quanto co-erede del Patriarcato di Aquileia) che ha
mantenuto a tuttoggi una sola diocesi suffraganea, quella di Trieste. Anche lArcivescovo di Udine
(sempre perché co-erede del Patriarcato di Aquileia) ha diritto al PALLIO. Il
suo perņ č un PALLIO VIRTUALE poiché non ha NESSUNA DIOCESI SUFFRAGANEA,
essendo egli direttamente soggetto alla S. Sede. Come si potrebbe dare
pieno significato e reale concretezza al PALLIO dellArcivescovo di Udine? Solamente con un atto: il
ripristino della DIOCESI DI ZUGLIO, suffraganea di Udine. Vescul Piźri, parcč
no domandaiso al Pape cal empli il vosti titul di metropolit, restaurant la
DIOCESI SUFRAGĮNIE DI ZUJ ? Parcč no dā
significat profont al PALLIO e ricongnosci e ringraziā finalmentri la Cjargne,
māri dal Friūl, midiant un vescul a Zuj ? Sa no lu fās un
cjargnel, cui voressial di fālu ? Sedinņ cumņ: cuant ?
LA
DIOCESI DI ZUGLIO Il tema della DIOCESI
DI ZUGLIO ha preso ufficialmente le mosse lo scorso anno, il giorno
dellAscensione, sul colle di S. Pietro (esattamente il 4 giugno 2000),
quando fu consegnata brevi manu allArcivescovo Battisti ed al
vescovo Zenari (entrambi presenti alla tradizionale cerimonia) una breve
relazione dal titolo Una
legittima aspirazione della Montagna Friulana: la Diocesi di Zuglio - un
fulgido passato che permea il presente, (integralmente riportato nel 3°
intervento di questa sezione). Un piccolo seme
dunque gettato sul colle di S. Pietro. Nei giorni seguenti
tale relazione fu inviata per conoscenza (e con cortese richiesta di opinioni)
anche ai vescovi di Gorizia, Trieste, Concordia-Pordenone, Venezia,
Belluno, Vicenza, ed allallora Prefetto della Congregazione Romana
dei Vescovi, card. Neves Lucas Moreira in Vaticano, oltre che ad alcuni
preti sensibili allargomento. Il 4 giugno 2000 Pietro Brollo era ancora
saldamente vescovo di Belluno e nulla, ma proprio nulla avrebbe fatto
presagire una sua venuta a Udine. Il 20 giugno pervenne
la risposta di mons. Battisti ed il 26 luglio rispose anche mons. Brollo da
Belluno. Nel settembre 2000 analoga relazione sulla diocesi di Zuglio fu
inviata ad altri due vescovi friulani, che risposero uno il 4 novembre
2000, laltro il 22 gennaio 2001. Il 6 novembre 2000 fu inviato lo stesso
lavoro al nuovo Prefetto della Congregazione romana dei Vescovi, card.
G. Battista RE, che rispose cortesemente il 15 novembre 2000, ed al Nunzio
Apostolico in Italia, Cordero di Montezemolo. Come si puņ
chiaramente osservare, il progetto-idea di una RIPRISTINATA DIOCESI DI
ZUGLIO ha preso avvio MOLTO PRIMA che mons. Pietro Brollo venisse eletto nuovo
Arcivescovo di Udine (fine ottobre 2000): non ha quindi alcun intento di
contrapposizione o di mancato gradimento della sua persona, tuttaltro. Occorre sottolineare
infine come questa idea sia nata tra alcuni laici che amano
profondamente la Carnia e senza alcun imprimatur clericale (anzi tra
alcuni preti č serpeggiato un certo malumore, quasi scippati di un tema
ritenuto di loro esclusivo monopolio: anche oggi taluni preti rimangono
comunque contrari alla ipotesi di un vescovo zugliese, preferendone uno che se
ne stia il pił lontano possibile). Poi questo
progetto-idea č comparso a VTC (che ha pure realizzato un interessante
video) e su qualche Bollettino parrocchiale, facendo capolino in
qualche dibattito e venendo infine portato allinterno dei Gruppi di Lavoro
dellultimo Convegno diocesano sulla Montagna (clicca), dove ha
ricevuto il trattamento noto (vedi sopra Lo stupore degli atti). Cjargne on Line
rappresenta attualmente il veicolo ottimale e veloce per la ulteriore
diffusione di questa idea-progetto e la disponibilitą di Giorgio č stata
finora totale se paragonata alla totale censura che abbiamo subito da parte
dei quotidiani locali cosiddetti democratici e dei settimanali cattolici. Il nostro impegno
sulla DIOCESI DI ZUGLIO (su cui la maggioranza dei carnici appare ancora
perlomeno tiepida se non ostilmente diffidente) esula pertanto completamente
dal fatto che al Palazzo Arcivescovile di Udine ora risieda un carnico. Anzi, ora siamo ancora
pił motivati perché riteniamo (a torto, a ragione?) che questo carnico,
avvertendo pił profondamente le esigenze della Carnia oggi, sia maggiormente
disposto a riconoscere questo Istituto della Diocesi, lUNICO (a
nostro sommesso avviso) in grado di rinsaldare e rinvigorire una IDENTITA
RELIGIOSA-SOCIALE E CULTURALE, altrimenti a fortissimo rischio di estinzione. Esiste forse oggi un
simbolo o una istituzione in grado di rappresentare la Carnia come popolo?
Forse la CMC, la cittą di Tolmezzo, lAgemont, lospedale, i
sindaci? Nulla, nulla vi č che
rappresenti e tuteli la Carnia globalmente intesa. Solo tra pochi anni
(anche se noi gli auguriamo lunghissimo pontificato) Pietro Brollo dovrą
lasciare, per raggiunti limiti di etą canonica, la sede metropolitana udinese
e difficilmente verrą sostituito da un altro carnico o friulano. Tra 8-9 anni
la Carnia, se priva di una sua precisa IDENTITA STORICO-RELIGIOSA-CULTURALE
(= diocesi di Zuglio), soccomberą e sarą definitivamente inghiottita nel
villaggio globale consumistico che cancellerą ogni residua traccia del
passato. Solo la Chiesa,
interpretata da Brollo, č oggi in grado di compiere questo estremo
salvataggio di un PATRIMONIO storico-religioso unico e irripetibile,
attribuendogli quella VISIBILITA che, sola, riuscirą poi a mettere in moto
altri meccanismi di autotutela sul versante politico-istituzionale e forse
anche economico. Dalla classe
politica potrą mai venire qualcosa di buono?
Per rendersene conto, basta leggere quel che accade in questi giorni in
Regione o a palazzo Belgrado: paiono ormai tutti tiepidamente ostili persino
alla provincia regionale della Montagna. Che di pił? Abbiamo avuto troppi
convegni ultimamente, troppi gridi muti di dolore, troppe gambe alla
speranza, troppi slogan che sono rimasti solo nelle orecchie assieme
alle pie seppur lodevoli intenzioni di taluni, che si ostinano a chiedere ad
altri ciņ che essi non concederebbero. Hic et nunc
ci vogliono chiari e concreti segnali; ci vogliono fatti operosi; non č pił
il tempo di proclami alati. Se non ora: quando?
Se non Brollo: chi?
DE
FORI JULII CARNICI DIOECESI RESTAURANDA O viōt che il carūl/afiet/passion
pe diocesi di san Pieri di Cjargne no us bandone e che no pierdeis ocasion
par fā sintī la voste vōs. Vōs no simpri scoltade. Anzit, o disarčs
sopuartade o
ignorade;
in ogni cās fastidiose par tante int che no ūl savźnt di chestis
stupidagjnis o monadis, come che mi semee di capī des ultimes
esternazions fates cul intono di un scuintiāt o avilīt o malapajāt o smonāt
o deludūt. Mi veis domandāt un judizi e o procurarai
di rispuindius, cul afiet che us ąi simpri puartāt e cu la clarece che o ąi
simpri doprāt. Ancje e soredut a gno damp. La rispueste e jč, come che nus insegne
la miōr scolastiche, articolade. Vadģ, prime o feveli in gjenerāl e po o
voi sul specific. O sai che nol č esaltant sintīsi une vōs che
e berle tal desert. Epūr e jč propit la vōs che e berle tal desert, te
indiference, te banalitāt e tal disinteres gjenerāl, cu la sensazion o la
sigurece di fevelā di bant o di fāsi ridi e cojonā dai benpensanz che
a vivin tai palaz e tes stanziis dal podź, che e vierē un dai timps plui
biei dal an de glesie: il
timp dal Avent, dal spietā. Un spietā che al č preparā, messedāsi, tacā a fā, lā
incuintri, prontā la strade. La vōs che e berle tal desert no jč chź di un
cjargnelut di mont o di un biāt plevan di planure ma chź di Isaie, il grant
profete, e di Zuan, il plui grant fra i nassūz di femine. Une vōs tal desert no jč mai patetiche
ma e jč simpri profetiche,
grande, uniche. Al pont che, in gracie di chź sole vōs, il desert nol č
plui desert, bandonāt, ma abitāt, recuperāt, vivificāt. Ben plui patetichis lis vōs che a berghelin te banalitāt,
te confusion, tal incasinament gjenerāl, tal vueit asolūt. Mi ripuartais il judizi negatīf di
cualchidun che al fevele di stupidagjnis. Al pņ vź ancje reson. Dut ce
che a mi no mi plās o no mi interesse, mi ven naturāl di clamālu stupidagjne.
Come che un ātri al clamarą stupidagjnis e monadis lis robis che mi
interessin a mi. Ancje tal gno cās,
la majorance dai predis, di curie e fūr de curie, a clamin monadis lis robis
che jo o fās e o dīs di passe trentagns. Forsit a varan ancje reson,
usance lōr. Ma jo, pal moment, o soi convint di fā une sielte juste e no
saran lis critichis, ancje se mi urtin e mi fasin stā māl, a fermāmi o a fāmi
gambiā idee. Ce disial il vanzeli di san Zuan il
Batiste? Ce
seiso lāz a viodi? Une cjane sdrondenade dal ajar?. No, parceche lis cjanis sdrondenadis
dal ajar, lis bandieris o baretis, a vivin tal lūc dal podź, lą che no si
ą di vź ideis, ma dome nās par savź di ce bande che al tire lajar. Limpuartant al č che chestis robis no
setin monadis, fantasiis, stupidagjnis, modis, origjnalitāz par vuātris. Ma
se a rivin a dāti un sens, une fonde, une lidrīs, une lūs, une voe e une
fuarce di scombati, no son stupidagjnis. Tant plui che, se o lin a cjalā in
sot, dut al pņ jessi une stupidagjne. Ancje e soredut il nassi, il vivi e il
murī. Mi displasarčs che chest judizi negatīf,
pōc profont e pōc inteligjent lu dessin chei che, par mistīr o par mission,
a varessin di vź a cūr chestis cuistions. Se mi dīs che la messe e jč une
monade un zujadōr di balon o un amant des discotechis, no piert il rumi e il
sium. Ma se mal dīs un predi o un vescul, alore no mi ven voe di ridi e o
sint une grande forade tal cūr. Parceche la glesie e jč soredut e sostanzialmentri memorie.
Une memorie dinamiche, tal sens che ogni gjenerazion e vīf la stesse veretāt
e realtāt in maniere adate al so timp e al so contest, ma simpri memorie. Une glesie
cence memorie, cence gjelosie pai siei tesaurs, cence bravure pes sōs
perlis, cence gust di tramandā lis sōs ricjecis spirtuāls e culturāls e la
sō esperienze di secui, e jč une płare glesie. Miei al sarčs clamāle struture o barache. Vignint al cās di Zui,
si lamentais che lis Madonis di Dieē e lis rogazions di Guart a
interessin di plui il mont gleseastic. Se mi č permetude une precisazion, no
metarčs sul stes plan lis Madonis di Dieē
lą che, stant a lis lengatis, al semee che la Madone e servissi par onorā i
organizadōrs e no il contrari. In Guart, invezit, al č il popul de glesiis dal vecjo
arcidiaconāt che si cjate compat e devot a celebrā un moment impuartant de sō
vite e de sō memorie. No viodarčs lis rogazions di Guart come antagonistis a
la ipotetiche diocesi di Zui ma come une premesse e une fonde utile e
induvinade. Parceche
la diocesi a va restaurade dome se, dongje des pieris venerandis, al č ancje
un popul plen di fede. Se no o riscjģn di fā archeologje. Lis resons pe diocesi di Zui lis veis
spiegadis e a restin validis. Nō o vin il dovź di dī ce che la cussience
nus ispire. Nol dipent simpri di nō che il nestri pinsīr al vegni realizāt.
Si lu dīs instes, si ten batūt compagn. Une volte il vescul
Brollo
al ą dit che si oten plui tasint e ubidint che no protestant. J vin dit che
no sin dacordo e o vin continuāt a protestā. Tantis robis che no varessin
mai pensāt, come la Bibie,
il Lezionari
furlan, i libris di prejere, la stesse leē su la lenghe, le vin vude propit parceche le vin
domandade, pretindude, cence rindisi, cence pierdi la sperance. O crōt che e
seti la strade juste. Si domande il just par vź lonest. Cualchi
volte si domande cent par rivā a cincuante o ancje a mancul. Nō o vin di domandā la diocesi di
Zui, par resons storichis, culturāls e pastorāls, ancje se dificilmentri le daran. Plui
facil che si ripiin sun tun arcidiaconāt di dute la Cjargne, che al unissi
dutis lis plźfs e dutis lis glesiis des plźfs in determināz apuntamenz dal
an. Cu la pussibilitāt, par chei dongje, di doprā la glesie mari cu la frecuence e la devozion che e merte: pas
cunvignis di predis, di zovins, par avōz, par une grande rogazion, par un
incuintri anuāl su la situazion de glesie in Cjargne. Dut al dipent di trope fantasie che e ąn ventijł e di trop
rocs che ai son a ventisł i amīs di San Pieri. Chel filmāt (ZUGLIO, una diocesi negata, ndr) che o veis
fat a VTC, mandailu fūr plui voltis. Par che la int e cognossi e cognossint e veti gole. Riguart al vescul Brollo che al č lāt jł
a Rome a ricevi il pallio o fasse di metropolite, ancje se nol č metropolite di nuje,
un mi ą dit che al ą fat ben, parceche almancul al ą un segnāl de vecje
glorie aquilejese. Un ātri mi ą dit che al č cence dignitāt, parceche no
si va fint a Rome a cjapā un segnāl che nol significhe nuje. E alores: miōr cu la fasse di metropolite
ancje se e jč une fasse cence sostance o miōr cence fasse, come che in realtāt
al č? Contentāsi di un simbul che nol simbolize
nuje o batisi par che san Pieri al vueli dī alc magari di mancul, ma di
autentic? Se mi domandais une mź idee su lis resons
che tal AMBIENT
CLERICĀL si sint tante pocje voe di fevelā e tant mancul di meti su
la diocesi di S. Pieri di Cjargne, o pues ancje rispuindius, ma a nivel personāl,
dal moment che no ąi mai vude nissune incariche uficiāl. No ur interesse pal
fat che no ur interesse masse la storie, la nestre storie
e ricjece e tradizion. Un fat di ignorance che si po spiegālu cu la mode di cjapā simpri e dome
chel che al ven di Rome e al č universāl. Pa la cuāl lultin document di
un ufizi roman al sarą let cun plui atenzion che no il plui impuatrtant dai
nestris. Se
ur interessas la incjarnazion de fede, a varessin dadis
dongje lis dutrinis aquilejesis, lis tradizions de nestre glesie e vie.
Invezit e ąn savūt dome butā vie la nestre robe genuine par comprā robe
foreste. Come lis feminis che e ąn dāt vie i cjaldīrs par comprā i segloz
di plastiche. Ma
chźs almancul a vevin la reson valide di jessi strachis a fuarce di russāju
cu la cinise. I progjez de Glesie
udinese,
come chźs di ātris curiis, a son soredut orientāz a stropā busis plui che
a viergi stradis gnovis. No rivin nancje a sigurā un sbit di messe par paīs e no ur ven
tal cjāf di pensā plui in grant, come a une gnove struturazion de glesie e dal
teritori, che al valorizi lis tantis fuarcis che a vegnin lassadis a fraidessi.
La clime gjenerāl, in Italie, e jč chź di ridusi lis diocesis, come che a
ridusin lis parochiis. Duncje la strade contrarie, di meti sł o di tornā a
meti su une glesie che e ere za, nol jentre te mentalitāt e te prassi de
glesie catoliche. Par chestis resons, no savint o no rivant
a progjetā nuje di diferent, a sielgin la strade plui curte: no fevelā
di une cuistion, forsit inludinsi che la cuistion, se no sin fevele, no
esist.
In zoologje le clamin la politiche dal struz. Ma, come che o ąi cirūt di dģ modant,
si ą di fevelānt instes, come che si ą di fevelā di dutis lis robis bielis.
Fin che in fevelais in lunc e in larc, cun duc i miez, la diocesi a
esist almancul tal vuestri cūr. Ur semeial pōc? Mandi, mandi a duc i cjargnei Visepente, ai 6 di lui dal
2001,
tal 250n aniversari de sopression dal patriarcjāt di Aquilee Pre Antoni Beline cjaluni emerit di San Pieri in
Cjargne (cumņ plevan di Visepente in
Friūl)
SULLA NECESSITA DI RIPRISTINARE LA DIOCESI DI ZUGLIO Osservo che il tarlo/affetto/passione
per la diocesi di San Pietro di Carnia non vi lascia un attimo e che non
perdete occasione per far sentire la vostra voce. Voce non sempre ascoltata.
Anzi, direi, sopportata o ignorata; comunque fastidiosa per tanta gente che
non ne vuole sapere di queste stupidaggini, come credo di intuire dalle
vostre ultime esternazioni giuntemi in tono avvilito, deluso e scoraggiato. Mi avete richiesto un giudizio e cercherņ
di rispondere con laffetto che vi ho sempre portato e con la chiarezza che
ho sempre usato, anche e soprattutto a mio danno. La risposta č, come insegna
la miglior scolastica, articolata. Prima pertanto mi soffermerņ su concetti
generali, poi entrerņ nel particolare. Considerazioni
Generali So bene che non č esaltante sentirsi una voce che
grida nel deserto, eppure č proprio la voce che grida nel deserto,
nellindifferenza, nella banalitą, nel disinteresse generale, con la
sensazione o la certezza di parlare invano e di farsi ridere e buggerare dai
benpensanti che vivono nei palazzi e nelle stanze del potere, che apre proprio
uno dei tempi pił esaltanti della Chiesa: il tempo dellAvvento, dellattesa. Unattesa che č preparare, attivarsi, cominciare a fare,
andare incontro, preparare la strada. La voce che grida nel deserto non č
quella di un piccolo carnico sperduto tra i monti né quella di un povero
parroco di campagna, ma quella di Isaia, il grande profeta, e di Giovanni, il
pił grande tra i nati di donna. Una voce nel deserto non č mai patetica
ma č sempre PROFETICA,
grande, unica. Al punto che, mediante questa sola voce, il deserto non č pił
deserto abbandonato, ma abitato, recuperato, rivitalizzato. Ben pił patetiche appaiono le voci che
gridano nella banalitą, nella confusione, nel tourbillon generale, nel vuoto
assoluto. Mi riferite il giudizio
negativo
di qualcuno che parla di stupidaggini. Puņ avere ragione, beninteso.
Tutto ciņ che a me non interessa o non piace, mi viene naturale di chiamarlo
stupidaggine. Come un altro
definirą stupidaggini e bazzecole le cose che interessano a me. Anche
nel mio caso, la maggioranza dei preti friulani, dentro o fuori la Curia,
definisce stupidaggini le cose che io faccio e dico da oltre 30 anni.
Forse avranno anche ragione loro. Ma io, attualmente,
sono convinto di aver
fatto una scelta giusta e non saranno le critiche, anche se mi irritano e mi
fanno male, a farmi mutare idea o a farmi recedere. Che dice il vangelo di san Giovanni il
Battista? Chi
siete andati a vedere? Una canna agitata dal vento?.
No di certo, perché le canne agitate dal vento, le banderuole o le berrette,
vivono nei luoghi del potere, laddove non si debbono avere idee, ma solo fiuto
per sapere dove tira laria. Limportante č che queste cose non
siano stupidaggini, fantasie, mode, originalismi per voi. Ma se queste cose
giungono a darvi un senso, un fondamento, una radice, una luce, una volontą
ed una forza di andare avanti, non sono stupidaggini. Tanto pił che, se poi
andiamo a vedere pił sotto, tutto potrebbe essere stupidaggine: anche il
nascere, il vivere e il morire. Mi dispiacerebbe che questi giudizi
negativi, poco profondi e poco intelligenti, li dessero quelli che, per
professione o per missione, dovrebbero avere a cuore queste cose. Se un
giocatore di pallone o un frequentatore di discoteche mi dicesse che la Messa
č una stupidaggine, non mi infastidirei nč perderei il sonno. Se perņ me lo
dice un prete o un vescovo, allora non ho pił voglia di ridere e avverto un
tonfo al cuore. Perché la Chiesa
č soprattutto e sostanzialmente MEMORIA. Una memoria dinamica,
nel senso che ogni generazione vive la medesima veritą e realtą in maniera
adeguata al proprio tempo e al proprio contesto socio-culturale, ma sempre
MEMORIA. Una Chiesa
senza memoria, senza gelosa cura per i suoi tesori, senza attenzione per
le sue perle, senza il gusto di tramandare le sue ricchezze spirituali e
culturali e la sua esperienza di secoli, E UNA POVERA CHIESA. Meglio sarebbe definirla struttura
o baracca. Considerazioni su Zuglio Tornando ora alla questione di Zuglio, voi
vi lamentate che le Madonne di Illegio (lautore si riferisce alla Mostra delle Madonne lignee medioevali
organizzata questa primavera a Illegio, frazione di Tolmezzo, ndt)
e le rogazioni di Gorto
(lautore
si riferisce ad un ampio articolo comparso sul settimanale diocesano VITA
CATTOLICA nella primavera scorsa, ndt) suscitano pił interesse nellambiente
ecclesiatico (il
riferimento č sempre al settimanale LA
VITA CATTOLICA, che concede ampio spazio a queste manifestazioni rispetto al
problema di Zuglio, ndt). Se mi č consentita una precisazione, io non
metterei sullo stesso piano le rogazioni di Gorto e le Madonne di Illegio: in
questultimo caso parrebbe, secondo le malelingue, che la Madonna serva per
dare lustro agli organizzatori e non il contrario. In Gorto invece, č il
popolo delle chiese dellantico Arcidiaconato che si ritrova compatto e
devoto a celebrare un momento importante della sua vita e della sua memoria.
Non vedrei pertanto le Rogazioni di Gorto come antagoniste della ipotetica
diocesi di Zuglio
(neppure noi, ma esiste un tentativo subliminale in tal senso, ndt),
ma come una premessa ed un fondamento utile e tempestivo. Perché la Diocesi di
Zuglio va restaurata solamente se, accanto alle antiche pietre, si ritrova
anche il popolo fedele. Diversamente si rischia di fare solo archeologia. Le ragioni per chiedere al diocesi di Zuglio le avete gią
spiegate e restano valide. Noi abbiamo il dovere di affermare ciņ che la
coscienza ci ispira. Non dipende poi sempre da noi se i nostri intenti non si
realizzano. Tuttavia se ne parla comunque, si insiste ugualmente. Una volta il vescovo
Brollo
ci disse che si ottiene di pił tacendo e ubbidendo piuttosto che protestando.
Gli abbiamo detto che non eravamo daccordo e abbiamo continuato a
protestare. Tante cose, che non avremmo mai pensato di ottenere, come la BIBBIA in
friulano, il LEZIONARIO FRIULANO, i LIBRI DI PREGHIERA in friulano, la stessa
LEGGE SULLA LINGUA FRIULANA, le abbiamo ottenute proprio perché le abbiamo
reclamate, pretese, senza tregua, senza disperare. Credo sia la strada giusta.
Si chiede il giusto per avere lonesto. A volte si chiede cento per avere 50
o anche meno. Noi dobbiamo richiedere
al diocesi di Zuglio per ragioni STORICHE, CULTURALI E PASTORALI,
anche se difficilmente ciņ verrą concesso. Sarą pił facile che riesumino
un ARCIDIACONATO DELLA CARNIA che dia unitą a tutte le Pievi e a tutte le
chiese delle Pievi in alcuni appuntamenti annuali. Con la possibilitą, per
coloro che abitano pił vicino, di utilizzare la CHIESA MADRE con la frequenza
e la devozione che meriterebbe: per convegni di preti, di giovani, per voti,
per una grande rogazione, per un incontro annuale sulla situazione della
CHIESA DI CARNIA. Tutto dipenderą dalla fantasia che
avranno laggił (a
Udine, ndt) e dalla determinazione dei carnici lassł. Quel filmato video che avete realizzato a
VTC (Zuglio,
una diocesi negata, ndt), trasmettetelo pił volte: affinché la gente
conosca e conoscendo apprezzi. Riguardo al vescovo BROLLO che č sceso a
Roma per ricevere il pallio di metropolita, anche se č metropolita di nulla, un tale mi
ha detto che ha fatto bene, perché cosģ almeno ha ancora un segno
dellantico splendore di Aquileia. Un altro mi ha detto invece che č senza
dignitą, perché non si va fino a Roma a ricevere un simbolo che non
significa nulla. E allora: meglio con il Pallio di
metropolita, anche se č un pallio senza sostanza, o meglio senza pallio, come
invece č la realtą? Accontentarsi di un simbolo che non
significa nulla o insistere affinché San Pietro significhi davvero qualcosa,
magari di meno, ma che sia autentico? Se poi mi chiedete una mia idea sulle
ragioni per cui TRA
I PRETI non si ha affatto voglia di parlarne e tanto meno di
ripristinare la diocesi di Zuglio, posso solo rispondervi a titolo personale
perché non ho mai avuto alcun incarico ufficiale. Ai preti non interessa affatto (la Diocesi di Zuglio, ndt) perché
non interessa la storia, la nostra storia, la nostra ricchezza e tradizione.
Una problema dunque di ignoranza che si puņ spiegare con la persistente moda
di ritenere che solo ciņ che proviene da Roma č universale. Per cui
lultimo documento di un Uffizio romano sarą letto con maggiore attenzione
del pił importante documento nostrano. Se a loro interessasse davvero la INCULTURAZIONE
DELLA FEDE, avrebbero raccolto le dottrine aquileiesi, le tradizioni della nostra
Chiesa ecc. Invece hanno saputo solamente gettare via le nostre cose pił
autentiche per acquistare roba esterna. Come le donne che hanno svenduto i CJALDĪRS
per comprare i secchi di plastica. Ma
quelle almeno avevano una qualche valida ragione perché stanche di doverli
sempre lustrare con la cenere. I progetti della Chiesa udinese, come quelli delle altre Curie, sono
rivolti a coprire i buchi vuoti pił che ad aprire nuove strade. Non riescono
ad assicurare neppure una piccola Messa in ogni paese e non balena loro per la
mente di pensare pił in grande, come ad una nuova ri-strutturazione della
chiesa e del territorio, che valorizzi le tante forze che sono lasciate
marcire. Il clima generale, in Italia, č quello di
ridurre le diocesi (clicca a tal proposito LE DIOCESI ITALIANE e la loro distribuzione, ndt), come si riducono le parrocchie.
Pertanto il percorso inverso, cioč di creare una nuova diocesi o restaurare
una gią esistente, non entra in questa mentalitą e nella prassi della chiesa
cattolica. Per questi motivi, non sapendo o non
riuscendo progettare nulla di diverso, scelgono la strada pił breve: NON PARLARE
DI UNA QUESTIONE illudendosi che la questione, non parlandone, non esista. In zoologia la chiamano. la politica
dello struzzo. Ma come ho tentato di dimostrare poco fa,
occorre parlarne ugualmente, come si deve parlare di tutte le cose belle.
Finchč ne parlerete in lungo e in largo, con tutti i mezzi disponibili, la
diocesi esisterą almeno nel vostro cuore. Vi sembra poco? Mandi a tutti i carnici. Basagliapenta, 6 luglio 2001, nel 250° anniversario della soppressione del patriarcato di
Aquileia. Don Antonio BELLINA Canonico emerito di San Pietro
in Carnia (ora parroco di Basagliapenta)
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