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LA NOŠTE VALADE
Raccolta e ristampa dei Bollettini di Treppo e Ligosullo
Dal 1947 al 1988
recensione di Marino Plazzotta
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Presentare
questo libro é un grande onore. E' il libro del mio paese, della vita di tante
famiglie che sono cresciute e vivono con me l'avventura umana. Non credevo di
emozionarmi così. Nel rileggere, rivedere fotografie, ricordare, pagina dopo
pagina, momenti che accaddero, nemmeno tanto tempo fa, più volte mi sono
sentito salire un groppo alla gola e , con difficoltà, ho trattenuto le
lacrime. Perché sicuramente questo non è un libro di fantasia. Ogni
riferimento a persone o a cose, non é "assolutamente casuale"! Sono
vite vissute sulla pelle di nostri molti paesani ed anche di noi stessi. Spesso
vite semplici, poco importanti per i grandi numeri, ma vite che sul Bollettino
trovano un modesto, doveroso risalto. Sono lì, quelle vite, a ricordare il poco
che furono, il niente, forse, ma per qualcuno comunque importanti. La vita, le
coincidenze, ti trascinano, ti fanno dimenticare, le tue origini (io sono andato
via da Treppo a 11 anni!), le tue caratteristiche quelle che poi scopri di stare
ricercando, ora, 40 anni dopo… Volutamente vuoi riconsiderale , riscoprirle,
vedere se riescono a darti una identità e farti sentire parte di un popolo.
Ci sei anche tu.
Il mio compito oggi è quello di presentare questo libro
imponente.
E' costato in termini di tempo, di ricerca, di stampa. E' un'opera che anche se
non vincerà alcun premio letterario, alcun concorso, rappresenta, in maniera
definitiva, un pezzo di storia, un momento della nostra vita e della vita di
quanti più non sono. E' un libro che non si consumerà mai nelle nostre case,
dove ci auguriamo sia letto e consultato, soprattutto da giovani. Sono loro che
potranno farci sperare anche in questi momenti difficili per la Carnia.
Chiunque di Treppo e Ligosullo aprirà e sfoglierà queste pagine non potrà non
riconoscersi, non ritrovare un po' della sua storia, della vita che per alcuni
di noi è ancora scritta nelle nostre teste. Nei ricordi, anche se fanno male e
commuovono, scopriremo quello che già sappiamo, cioè che i numeri ci
condannano.
I numeri ci dicono che tra 50 o 100 anni, dai nostri piccoli paesi, a meno di
qualche cambiamento epocale, scompariranno non solo gli uomini, come è normale,
ma anche le scuole, gli asili, i comuni, i borghi, le frazioni.
Chi andrà più a vivere a Murzalis o a Maranzanis, o a Zenodis o a Zovello?
Forse tutti tranne i carnici.
Questo libro racconta tristemente il declino che vorremmo arrestare. Ma i
desideri quasi mai trovano soddisfazione.
Lo sviluppo può restare un desiderio. Migliore probabilità di riuscita
potrebbe avere l'idea che trovo racchiusa in questa opera, grandiosa non solo
per Treppo e Ligosullo, ma per tutta la Carnia, che, cioè, nel futuro quelli
che saranno i figli dei figli, trovando il libro in qualche biblioteca, sentano
ancora il piacere di provenire da qui e scoprano la sapienza e il sentimento che
ha tenuto in vita le nostre comunità.
Il Circolo culturale "Elio Cortolezzis" ha realizzato un'opera, nel
1999, che, probabilmente, supera le sue stesse aspettative.
Il sugo della nostra storia
Ho sfogliato questo libro per intero. Sono arrivato ad una
singolare conclusione: e' "il sugo" della nostra vita. Si cita spesso
questa parola impegnativa e difficile: "memoria storica", ebbene ho
finalmente capito che questa memoria storica non è altro che un
"sugo".
Che cosa è il sugo se non un concentrato di gusti, di elaborate ricette, di
pazienza, di tempo ed attenzione, di "gola", di desiderio?
Vi si trova di tutto, dalle tradizioni popolari, alle accorate esortazioni
contro il mondo moderno e le sue insidie, alla cronaca paesana fatta di tante
piccole storie, avvenimenti, ricordi, proverbi, quiz curiosi: "Perché in
prigione ci sono più uomini che donne? - Perché in Chiesa ci sono più donne
che uomini (pag.125), oltre al perenne interrogativo sul traforo di M. Croce che
nell'84 si dava per realizzato: 'ormai le ultime perplessità sembrano esser
cadute…!' (pag.382). Come non ricordare le pagine di 'in file con Elio', gli
arguti e brevi interventi di Nino o i cenni storici che ti spiegano quando è
nata la Chiesa, che cosa ha dentro, o di chi era Valdaier".
Una cosa che proprio non si trova, se non molto marginalmente, è la politica,
la politica di partiti, sebbene Treppo abbia vissuto intensamente questo aspetto
della vita! I nostri redattori si limitavano a citare senza commenti i risultati
delle elezioni e poi proseguivano per la loro strada.
Una raccolta di singole, forse, poco importanti storie ma, messe assieme a
quelle di altri della nostra comunità, anche esse piccole ed insignificanti,
possono concorrere a formare un libro che diventa testimone del nostro passato e
della storia del nostro paese.
Sei Preti per migliaia di anime
Qui dentro in fotografia o con personali interventi o nelle
citazioni, nelle cronache paesane, nelle sempre generose offerte, ci troviamo,
per un verso o per un altro, in migliaia, tutti che compartecipano a formare la
"nostra storia". Vi si racconta quello che noi abbiamo cercato di
esser prima come persone, poi come comunità. E' anche quello che noi saremo. E'
un ciclo di vita. E' una testimonianza. E' il desiderio di ritrovare una
traccia.
Qui dentro ci sono le riflessioni di 6 preti che hanno aiutato a crescere e a
vivere le nostre famiglie. Personaggi umili, preparati, studiati, con cose da
dire. Raramente nella società civile abbiamo trovato esempi simili di dedizione
per una crescita anche culturale dei cittadini.
Ricordiamoli un momento in quelle grandi canoniche fredde e solitarie senza
alcuno che gli "sclipìs i piz": Menazzi, Vezzi, Dassi, Baracetti,
Foschiani, Englaro, Ribis, Puntel. Uomini che hanno vissuto e sofferto come
viviamo e soffriamo, noi, con una grossa incredibile differenza. Noi viviamo
prima di tutto per la nostra famiglia, per noi stessi, per i nostri figli.
Questi uomini, invece, sono vissuti per noi, come fratelli. Noi li abbiamo
criticati innumerevoli volte. Abbiamo pensato che era un nostro diritto. Non ci
siamo mai chiesti, forse, da dove veniva e viene a noi questo diritto!
Sfogliando le 500 e più pagine, molte volte mi sono intrattenuto oltre che agli
inevitabili "corots", necrologi, particolarmente sintetici, precisi,
generosi, quelli di Don Tarcisio, anche con il problema che più ha segnato la
nostra gente e le nostre vite.
Un rubinetto che ha continuato a perdere per anni
L'emigrazione è presente quasi in tutti i Bollettini. C'è
sempre un pensiero per quanti, se ne andarono ogni anno a lavorare all'estero.
Noi Carnici siamo stati proprio disgraziati. Non abbiamo mai provato
"l'insondabile sorriso della vita". Quello che hanno sofferto le
nostre famiglie con l'emigrazione è praticamente sconosciuto: noto solo a noi e
forse ai nostri figli. Gli emigranti continuano ad essere soli come quando
partivano!
Quelle storie che ritroviamo in pagine scritte con fatica e con sincera
commozione rischiano di essere dimenticate, perché nessuno ha più interesse a
tener in "memoria". L'emigrazione non ha mai preoccupato i nostri
governanti.
Costoro non si sono mai presi cura di far riparare quel "rubinetto"
che per decenni, ha continuato a perdere tanti italiani: che tanti Treppolani,
Liussulani, Friulani andassero a far prosperare con il loro lavoro altre
contrade ha fatto, addirittura comodo a questo nostro Stato!
Una certa Italia ha sfruttato, più o meno coscientemente (le rimesse
dall'estero erano in valute pregiate!), l'emigrante, ignorando i suoi drammi e
le sofferenze che "quella corriera" si portava appresso. Ricordo qui
un breve ma significativo brano di don Menazzi: "Ti ho stretta la mano
abbassando gli occhi per la paura di fissarli nei tuoi, ti ho balbettato un
saluto ed un augurio, o emigrante che partivi, poi sconcertato mi sono ritirato
nel mio studio in triste meditazione.
In quel momento ho avuto un dubbio ho pensato che tu potessi invidiarmi, che tu
potessi invidiare la sorte del tuo sacerdote che non prova 'amarezza del
distacco dalla famiglia, che non incallisce le mani sulle impalcature come te e
come i tuoi compagni di lavoro. Ho sofferto nella ricerca di motivi che
giustificassero questo mio rimanere…" e trova conforto nel convincimento
della propria missione (pag. 23).
Risultato di una sottrazione
Il fatto che noi a Treppo siamo rimasti in poco meno di 600 e
in Lussemburgo vi siano più di 1000 nostri compaesani non cambia il giudizio
verso quello che non sappiamo più se sia Patria, Nazione o Stato.
La conclusione è che noi Treppolani siamo il risultato di una sottrazione e
dobbiamo accettarci così: proprio come il risultato di una sottrazione! Come
emigranti fummo per i nostri Parroci un grande problema pastorale, perché
l'emigrazione allontanava dalla famiglia, dalle comunità, dalle protezioni
sociali.
I giovani se conoscono le radici
Vorrei che questo libro fosse di stimolo ai giovani. Vorrei
che riuscissero a recepire, senza perdere tempo, ora, consapevoli subito, che
hanno radici forti e profonde, che li identificano e vengono da una storia così
lontana che non si può dimenticare.
In un mondo che vive sull'avere, sulle discoteche, sui telefonini e le macchine,
che cosa può giovare una raccolta quasi archeologica, di storie, viste,
vissute, episodi spariti, vicende quasi dimenticate? A chi possono interessare
queste storie in bilico continuo tra miseria e povertà?
Ai giovani appunto, per non dimenticare!
In queste pagine, voi potrete trovare l'essenza del nostro essere carnici,
Treppolani, Liussulani insomma Friulani. Troviamo la storia che ci fa crescere e
come scriveva Cicerone: "non sapere che cosa è avvenuto prima che tu
nascessi è, per te, restare come un bambino".
Dobbiamo considerare importante la nostra storia, dobbiamo conoscerla, perché
se noi non la conosciamo noi non avremo una identità. Se non avremo una
identità saremo un popolo senza volto che non sa cosa gli serve per non
scomparire e quindi, non sa nemmeno cosa chiedere a chi lo rappresenta a Trieste
o a Roma. Accetterà quello che gli arriva, incapace di giudicare se quello che
viene fatto lo aiuterà a vivere o a morire.
La povertà o la miserie economica dei tempi passati sta diventando oggi
povertà intellettuale, miseria di idee, di progetti, di prospettive. Il circolo
culturale "Elio Cortolezzis" con questa pubblicazione, assieme ad
altre che l'hanno preceduta, ci propone ancora una possibilità, una occasione
da non perdere, per arricchirci dentro… proprio nella testa.
In questa raccolta c'è molto da imparare e, come si scrive nel retro della
copertina:
"basta trovare la giusta chiave per arrivare ad una migliore consapevolezza
di noi stessi".
E quale è la giusta chiave per "arrivare ad una giusta
consapevolezza" se non conoscere il passato, soprattutto per chi affronta
la vita che gli sta davanti?
Marino Plazzotta
Treppo Carnico 12 dicembre 1999
P.S. - Edito a cura del Circolo Culturale "Elio Cav. Cortolezzis"
Treppo Carnico. Pag 518 - Lit. 50.000