di Mauro Unfer
ASPETTI
GEOGRAFICI
Timau è posto in una stretta valle
sovrastata dalla parete rocciosa della Creta di Timau e del Gamspitz (Pizzo
Camoscio) a circa 815 m s.l.m.
Il paese si sviluppa lungo due strade
parallele: una, quella interna, sulla quale sono disposte il maggior numero di
case, l’altra, la statale 52 Bis, scorre più esternamente ed è via di gran
passaggio soprattutto d’estate di turisti provenienti dal Nord Europa.
Lungo la valle scorre il fiume Bùt,
alimentato in gran parte dalle acque della sorgente del Fontanone.
ASPETTI
DEMOGRAFICI
L’abitato di Timau è caratterizzato da
quattro borgate. Per chi giunge da sud: Par Soga (Casali Sega), Scholeit, Pauarn,
Braida.
Amministrativamente Timau è una frazione
del Comune di Paluzza.
Al 31 agosto del 1997 i residenti erano i
seguenti:
al 19/12/1998
residenti
|
31-12-1997 |
19-12-1998 |
maschi |
270 |
260 |
femmine |
298 |
292 |
totale |
568 |
552 |
ASPETTI
LINGUISTICI
Una buona parte degli abitanti è in grado
di utilizzare, scegliendo tra italiano, friulano ( varietà locale) e timavese
(dialetto carinziano), la lingua adatta all’interlocutore della comunicazione.
ASPETTI
EDUCATIVI
Dal 1979 i bambini in età scolare
frequentano la scuola materna e la scuola elementare in un edificio che ospita
anche bambini provenienti da Cleulis (frazione del Comune di Paluzza, posto a
circa 2 Km da Timau) che non conoscono il timavese, ma parlano il friulano
carnico.
Da alcuni anni la scuola ha recepito la
valenza culturale offerta dalla conoscenza di una lingua (che per decenni è
stata la lingua madre): il timavese.
In seguito ad un periodo di formazione degli
insegnanti curato dall’Università di Udine, nel piano di lavoro della scuola
è inserito un monte ore dedicato alla valorizzazione delle culture minoritarie:
friulano nella varietà locale per i bambini di Cleulis e timavese per i bambini
provenienti da Timau.
Le esperienze didattiche sin qui condotte
sono state: riscoperta ed esecuzione di giochi, canti, dolci, maschere,…,
hanno cercato, attraverso la ricerca culturale, di avvicinare i bambini ad
esperienze di tipo linguistico ( va precisato, in entrambe le lingue
minoritarie: carnico locale e timavese)
Ciò ha consentito la rappresentazione di
brevi scene interamente create (tradizioni natalizie, pasquali,…) oppure
adattando testi (Relè e la felicità, Biancaneve,…)
ASPETTI
CULTURALI
A Timau sono presenti le seguenti
associazioni culturali:
Gruppo Folcloristico “Is guldana pearl”
Corale “Teresina Unfer”
Associazione Amici delle Alpi Carniche
Pro – Loco Timau/Cleulis
Circolo Culturale “Giorgetto Unfer”
Che in settori diversi, promuovono la
salvaguardia della parlata timavese e dei suoi usi e costumi.
Il Gruppo folcloristico esegue musiche e
danze popolari locali e carniche e cura in modo minuzioso la realizzazione dei
costumi tradizionali. Promuove periodicamente incontri tra gruppi folcloristici
stranieri organizzando la manifestazione denominata SUMAR NOCHT.
Il repertorio di canti della Corale Teresina
Unfer include canti in timavese e friulano.
La neo costituita Associazione Amici delle
Alpi Carniche (gennaio 1997) cura la gestione del Museo della Grande Guerra
15/18 con sede in Timau che in una sala espone numerosi oggetti e testimonianze
della vita della popolazione durante il conflitto con particolare attenzione
alla didascalia in lingua.
La Pro-Loco sostiene e collabora con le
varie associazioni anche in attività di tipo linguistico-culturale.
Il Circolo Culturale , da anni impegnato
alla salvaguardia del
timavese, per primo ha adottato regole per la scrittura.
Dalla sua costituzione ha curato diverse
pubblicazioni:
Asou geats… periodico trilingue a tiratura
quadrimestrale
Dar olta got va Tischlbong – il Cristo
miracoloso di Timau di E. Kranzmayer
Va geistar af haintan – Notizie storico
linguistiche su Timau – G.F.Hagmuller
Vrusl – raccolta di poesie in timavese di
Laura Plozner
Tischlbongara piachlan - Quaderni di cultura
timavese
Bartarpuach va Tischlbong, - Vocabolario
Italiano-Timavese
Dar schain – calendario timavese
Nonché collaborato con studenti e studiosi
sia italiani che stranieri (austriaci, tedeschi).
L’organizzazione di attività di tipo
ricreativo: Timau-quiz, farse teatrali, giochi per bambini,… hanno contribuito
a riscoprire e a promuovere il timavese quale ulteriore opportunità
linguistica.
Va ricordato che le pubblicazioni sono state
possibili anche grazie ai contributi concessi da Comune, Comunità Montana della
Carnia e Provincia.
STORIA DI TIMAU
Nei secoli, il tedesco arcaico della comunità trilingue di
Tischlbong o Tamau o Timau è stato vivo testimone delle origini della
popolazione insediatasi, agli inizi di questo millennio, nei pressi della
confluenza del Fontanon con l'antichissima via di comunicazione che, dalla
Carnia attraverso il passo di Monte Croce Carnico, conduceva al Norico.
Per la particolare posizione geografica e l'origine dei suoi abitanti, storia,
leggenda e tradizione orale si fondono e alle notizie certe sulle origini di
Timau si aggiungono saggi di storia popolare che ci raccontano di un tempio
pagano dedicato al dio fluviale Timavos. Questo termine, inteso come stazione di
dogana, si trova anche in epoca romana scolpito nella roccia di una delle tre
iscrizioni poste sull'antica strada nei pressi del Passo di Monte Croce.
Secondo la tradizione orale, nella nostra zona sono avvenute due colonizzazioni
da minatori provenienti dalle valli carinziane del Gail e dal Weisensee: la
prima intorno all'anno mille, l'altra verso la fine del XIII secolo. La
toponomastica ci conferma che la formazione di toponimi con il radicale -wang
cessa dopo il 1100. Questo elemento conferma la leggenda della prima fondazione
di Timau, in tedesco Tischl-wang, che venne poi distrutto da un terremoto o
un'epidemia.
Nel 1284 è ancora la tradizione orale a venirci in aiuto raccontandoci di un
secondo insediamento e dell'esistenza della chiesetta di Santa Gertrude. In
questo caso, il racconto popolare è confermato dalla comparazione della parlata
tedesca di Timau con il tedesco carinziano; il raffronto dell'attuale parlata
timavese e della variante carinziana del medio alto tedesco confermano che i
timavesi sono partiti dall' Austria alla fine del 1300.
Nel 1342 e 1375 troviamo finalmente i primi documenti scritti che riportano il
nome Timau nella forma tedesca Teschilbang e Teschelwanch. Tamau, Thomau, Themau,
lo troviamo nel 1366, 1371 1382 in documenti per investiture ai Savorgnan e nel
1392 in una concessione del patriarca di Aquileia Giovanni di Moravia.
Numerosi sono gli atti notarili e contratti che dal 1485 al 1578 regolamentano
l'estrazione e la lavorazione di minerali dalle montagne di Timau ed in
particolare Pal Piccolo, Pal Grande, Promosio e la Creta. A questo periodo
risalgono anche numerosi documenti che riportano notizie della chiesa di Santa
Gertrude, e di alcuni dei primi cognomi come Prener, Unfer, Mentil e Primus.
Gli anni dello sfruttamento minerario hanno richiamato in paese ulteriore mano
d'opera dalla Carinzia e dai paesi vicini ed hanno rappresentato per Timau un
periodo di incremento demografico e di sviluppo economico tanto che esistevano
all'epoca cinque osterie, le quali servivano di ristoro anche ai tanti cramârs
carnici che, attraverso il Passo di Monte Croce, si recavano con i loro prodotti
nelle contrade dell'Austria e della Germania.
Nel XVIII secolo, le riunioni di vicinia si fanno più frequenti e pertanto gli
atti notarili ad esse riguardanti sono numerosi, come quello del 1676 dove il
comune di Timau rinnova i suoi statuti, o la vicinia del 1669 dove il comune
chiede a Venezia sgravi fiscali per far fronte ai danni subiti dalle inondazioni
dei "rapacissimi torrenti". Questo scritto è il primo di una lunga
serie che documenta la disastrosa situazione idrogeologica della zona che, in
seguito all'alluvione del 1714, portò diciannove famiglie ad abbandonare le
proprie case per trasferirsi nei paesi limitrofi ed anche oltre confine. Nel
1719 "l'inondazione dell'aqua" inghiaiò i terreni e venne trasportato
il muro del cimitero; negli ultimi decenni del 1500 fu invece la chiesa ad
essere abbattuta dalle acque. Il 28 e 29 ottobre 1729 Timau viene sepolto da
sassi e ghiaia spinti a valle, dopo piogge torrenziali, dalle pendici del monte
Lavareit, dalla rottura dello sbarramento formatosi alla stratta del Msareit. I
documenti dell'epoca dicono che si salvò dalla distruzione solamente la
"veneranda Chiesa del S.mo Crocifisso" e che gli abitanti iniziarono a
costruire il villaggio in posizione più sicura ad un miglio dalle rovine del
vecchio paese. Cent'anni dopo però i timavesi sono nuovamente alle prese con i
danni causati dalle alluvioni, e provocati questa volta dal rio Seleit, e con i
lutti causati dai ripetuti distaccamenti di rocce dalle montagne sovrastanti.
Nasce allora nel corso dei primi anni del Regno Lombardo-Veneto un grandioso
piano per "salvare la vita agli abitanti": il trasferimento di Timau
in località Aip, che non venne mai attuato nonostante la realizzazione di un
dettagliato progetto.
Nel 1797 cade la Repubblica di Venezia , il trattato di Campoformido ne segna
definitivamente la fine ed il suo passaggio, Carnia compresa, all'Austria. Nel
1805 i francesi riprendono il Friuli ed anche da noi viene imposto il sistema
fiscale amministrativo napoleonico che impose lo scioglimento di tutti i
consorzi degli abitanti originari ed il "ben comune" tramutato in
proprietà comunale. Fu in questo periodo che, per Decreto Prefettizio, il
comune di Timau venne aggregato a Paluzza. Dal 1815, dopo la caduta di Napoleone
ed il Congresso di Vienna , sotto il diretto dominio austriaco, viene creato il
Regno Lombardo Veneto, di cui fa parte anche la Carnia che dal 1866, a
conclusione della terza guerra d'indipendenza, entra a far parte del Regno
d'Italia.
L'operazione della vendita dei beni comunali che in Carnia da secoli erano
proprietà collettive delle ville e, pertanto, fonte di sostentamento e di aiuto
per le famiglie più povere, costringe molti carnici ad emigrare per trovare
lavoro necessario al sostentamento delle proprie famiglie. Di solito il lavoro
è stagionale ma dopo l'unificazione d'Italia diventa definitivo, considerate le
mete di destinazione degli emigranti come Brasile, Australia, Argentina o Stati
Uniti, oppure gli Stati europei dove i carnici si sono recati fino agli anni
sessanta di questo secolo: Belgio, Lussemburgo, Francia, Austria, Germania ecc.
Lo scoppio della Grande Guerra richiama a casa gli emigranti sparsi per mezzo
mondo. I carnici si trovano a combattere per un regno che fino a cinquant'anni
prima non esisteva, non era il loro.
In quegli anni sui monti sovrastanti Timau si sono verificati lunghi e
sanguinosi scontri, durante i quali gli austro-ungarici cercavano di superare le
linee di difesa italiane per scendere in Friuli. Nella zona circostante il passo
di Monte Croce carnico le vittime furono migliaia, soprattutto fra i reparti
alpini composti in buona parte da carnici e carinziani. Molti di loro si videro
costretti a combattere contro compagni di lavoro, parenti ed amici conosciuti
nei cantieri carinziani.
Negli anziani di Timau sono ancora vivi i drammatici ricordi della seconda
guerra mondiale, il sacrificio di tanti giovani nella campagna di Russia, la
strage di Promosio, gli efferati eccidi compiuti nella valle del But ed in tutta
la Carnia, l'occupazione cosacco-caucasuca con la tragica ritirata sotto la neve
attraverso Timau ed il Passo di Monte Croce carnico.
Le disastrose condizioni economiche del dopoguerra fanno riprendere ai timavesi
la strada dei paesi europei nei quali già dopo la fine del primo conflitto
mondiale erano dovuti ritornare per trovare lavoro.
La costante mancanza di occupazione e la conseguente emigrazione, il
disinteresse delle istituzioni competenti per lo sviluppo della montagna hanno
portato allo spopolamento della nostra valle, all'abbandono della pastorizia,
dell'agricoltura e dell'artigianato, riproponendo anche alla fine del secondo
millennio un ritorno della forza lavoro in Austria proprio da dove quasi mille
anni fa i nostri antenati erano partiti per trovare una vita migliore.
I QUADERNI DI CULTURA
TIMAVESE
Nonostante questa soria travagliata, sono 490 i timavesi rimasti per scelta o
per necessità ad affrontare il terzo millennio.
Nonostante tutto, Timau conserva nel suo silenzio il documento più antico, più
importante: la propria cultura, la lingua che è giunta fino a noi attraverso i
secoli.
Questo patrimonio culturale spesso è sconosciuto ai timavesi stessi ma
fortunatamente la particolarità linguistica e la tormentata storia lo rendono
oggetto di notevole interesse in ambito scientifico tanto da produrre un buon
numero di lavori sociolinguistici, storici e di toponomastica con ben sette tesi
di laurea e numerose pubblicazioni.
La preparazione di queste opere ha portato alla scoperta di centinaia di
documenti storici ed atti notarili che, negli anni, sono stati raccolti e
classificati. Da quest'enorme massa di notizie ci proponiamo di preparare un
libro che illustri dettagliatamente la storia del nostro paese. Intanto, per non
lasciare ai polverosi archivi un tale tesoro e per offrire agli appassionati
degli spaccati di storia locale, sono nati i "Tischlbongara Piachlan",
quaderni di cultura timavese, mezzo che ci permette di proporre quello che è
stato scritto ed i nuovi studi in mille anni di storia di Timau. Una
bell'impresa, quasi impossibile fino a qualche anno fa, per le scarse notizie in
nostro possesso, realizzabile oggi grazie alla scoperta di molti nuovi
documenti, ad un'attenta rilettura e ad un'analisi degli scritti.
Altro motivo che ha portato alla realizzazione dei quaderni è il vocabolario
Italiano - Timavese, inserto staccabile studiato per coinvolgere, nel lavoro di
stesura, la popolazione ed anche per risvegliare l'interesse culturale della
nostra comunità.
Spesso ci siamo chiesti quali tesori si potrebbero consultare se qualche
timavese, nei secoli passati, avesse scritto degli appunti, racconti o note
storiche nella propria lingua madre ... Ecco, noi non vogliamo che tra qualche
decennio i nostri discendenti debbano porsi la stessa domanda. Questo è lo
scopo dei "Tischlbongara Piachlan": tramandare la nostra lingua e
cultura alle future generazioni, salvaguardare e divulgare quello che i nostri
antenati ci hanno tramandato al pari di un bene prezioso.
Per questo molti appassionati di lingua e cultura locale si sono buttati a
capofitto in questo nuovo lavoro ed offrono in questi quaderni il loro
contributo, soprattutto in timavese, che potrà sempre essere integrato dai
suggerimenti che ci verranno proposti.
Ma i "Quaderni di Cultura Timavese" non vogliono solo essere
documentazione, bensì anche speranza e propositi affinchè tutto quello che
oggi è stato raccolto dalla viva e quotidiana conversazione della gente non
debba a divenire, un giorno, semplice e freddo monumento di lingua morta.
IL VOCABOLARIO
"Is bol zait" titolava in prima pagina, anni fa, il
numero zero del periodico trilingue "asou geats... unt cka taivl varschteas!"
che per la prima volta, nel corso di quasi dieci secoli, proponeva in forma
scritta l'antico tedesco di Timau. Oggi potremmo titolare "baar denacht
zait" perchè finalmente vede la luce la prima stesura del vocabolario
Italiano - Timavese.
L'Istituto di Cultura Timavese costituitosi per tutelare e promuovere il
tischlbongarisch, in collaborazione con l'Accademia delle Scienze e l'
Associazione austriaca delle isole linguistiche di Vienna, presenta ai timavesi,
agli appassionati e studiosi della comunità trilingue di Tischlbong-Tamau-Timau,
il vocabolario italiano - timavese, lavoro di ricerca che consegna alla memoria
scritta una delle parlate germaniche più antiche sopravvissuta, per quasi un
millennio, in un contesto di lingue romanze resistendo alla naturale evoluzione
della lingua tedesca. Il timavese si è tramandato per secoli dagli anziani ai
giovani, grazie alla tradizione orale. Oggi constatiamo che ciò avviene sempre
più raramente, pertanto è stato realizzato il vocabolario per poter affidare
alle future generazioni il nostro prezioso tesoro linguistico.
Possiamo affermare che questo lavoro non nasce nell'ambito della cultura dotta
ma da noi appassionati di lingua e cultura locale ai quali piange il cuore veder
andare dispersa una tale ricchezza ed anche se non possediamo una preparazione
specifica nel campo della glottologia nè tantomeno della linguistica abbiamo
intrapreso questa ricerca che è poi il risultato di uno sforzo comune
prodottosi nella nostra comunità e rivolto a rivalutare i valori culturali
della nostra gente. Ciò grazie alla generosa partecipazione di tante persone,
che, in varia misura, hanno dato il loro prezioso contributo a questo lavoro di
catalogazione, recupero, tutela e divulgazione del nostro prezioso patrimonio
linguistico e culturale.
L'uomo può fare molto. Rimane però imperfetto, noi lo sappiamo. Il
vocabolario, nonostante tanta attenzione, avrà dei difetti, sarà incompleta e
conterrà senz'altro degli errori, alcuni dei quali dettati talvolta da un
eccessivo amore per la lingua per esempio nel voler trovare ad ogni costo delle
corrispondenze, ai termini italiani, che una volta esistevano. Gli errori, le
mancanze le eccedenza vorremmo le segnalassero i lettori apportando le dovute
modifiche ed aggiunte nelle pagine predisposte alla fine del fascicolo,
collaborandi in questa maniera in maniera attiva allastesura di questo lavoro.
La grafia scelta è sempre quella che, dal 1984, è utilizzata da "asou
geats..." e redatta, agli inizi degli anni ottanta, da Peppino Matiz e
Mauro Unfer. Anche in questo campo restano da verificare alcuni aspetti
particolari ancora controversi e di difficile esplicazione se non con segni
particolarmente complicati da interpretare dal lettore che non sia uno
specialista.
La raffigurazione di alcuni oggetti si è resa necessaria per descrivere più
dettagliatamente certi particolari e per rendere l'opera più completa,
interessante e graficamente piacevole.
Questo lavoro è un punto di partenza per la stesura definitiva del vocabolario
ITALIANO-TIMAVESE e TIMAVESE-ITALIANO ma vuole, anche così com'è, suscitare l'
interesse per il tischlbongarisch e far rivivere nella nostra gente il desiderio
di parlare l'antico tedesco. Questo metodo di lavoro ci permetterà di redarre
il vocabolario assieme a voi, e, speriamo, serva a risvegliare in noi tutti
l'amore per il nostro paese.
"Perchè chi perde la propria lingua perde anche il proprio volto, la
propria identità e si confonde in quella massa sconsolante che tanto
rappresenta il ventesimo secolo"
Le premesse per una lunga conservazione dell'antica parlata timavese sono
ottime, Lo testimonia quanto raccontato fin'ora ed l'intenso lavoro culturale
che negli ultimi anni ha portato alla nascita del periodico trilingue Asou geats...,
di Vrusl il primo libro in timavese, e di Dar schain calendario timavese. Sono
ambasciatori nel mondo di questa comunità trilingue il circolo culturale
"G. Unfer", il gruppo folcloristico "Is gùldana pèarl" e
la corale "Teresina Unfer".
Ma a cosa servono tutte queste iniziative ed associazioni se l'uomo non viene
messo in condizione di vivere sulla propria terra, di lavorare nel proprio
paese? Se il degrado ambientale e l'abbandono della montagna continueranno di
questo passo non solo scompariranno lingua e cultura ma in pochi anni nei nostri
paesi non resteranno che prati e boschi incolti, case e stalle chiuse, porte
sbarrate... ma un mucchio di studi e vocabolari...
Periodico trilingue “asou geats...”
Il
periodico trilingue ASOU GEATS edito dal Circolo Culturale “G.Unfer” di
Timau è nato nel 1984 da un’idea di Mauro Unfer, con l’intento di
salvaguardare l’antica parlata tedesca del luogo. Fin da subito, il giornale
si presentava suddiviso in tre parti: le prime pagine con articoli in timavese,
poi la parte in italiano e quella in friulano carnico. La sua uscita è fissata
a tre volte l’anno: Pasqua, Ferragosto, Natale. Per ogni numero vengono
stampate, presso la Tipografia Cortolezzis di Paluzza, 550 copie che vengono così
distribuite: Italia 320; Austria 52; Svizzera 33; Francia 12; Lussemburgo 6;
Germania 3; Usa 2; Argentina 2; Australia 2; Arabia 1. Dal 1984 al 1986, la
direzione del giornale è stata seguita da Mauro Unfer, dal 1989 al 1990 da
Fabrizio Mentil, dal 1992 ad oggi da Laura Plozner.