UN FATTO DI CRONACA FORNESE - 1687

di Lelia Sereni

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Le tragiche conseguenze di uno sbarro d'archibugio e la scarsa solerzia di un vecchio meriga sono gli clementi principali di un fatto che, tra il 1687 e il 1688, fornì ampio argomento per lunghe e animate discussioni agli abitanti di Forni di Sopra e ancor più  a  quelli della frazione di Andrazza.  

Tutto ebbe inizio in una giornata di festa. Caterina di Giacomo Pollo di Forni di Sotto andava sposa a ser Gio. Battista del fu Gottardo d'Odorico della Villa di Andrazza e in casa dello sposo si faceva festa da ballo per il di lui sposalizio. Atmosfera  di  schietta allegria, dunque, ma, improvvisamente, nel doppo pranzo, mentre la compagnia era per tiorsi licenza, accidentalmente seguì uno sbaro d'Azzalino schioppo longo cargo di polvere e carta solamente, e per quello si ha ricavato con offesa in una coscia di Biasio quondam Zuanne Pol di Forno di Sotto, essendo il schioppo in mano di ser Joseffo Cella Zermano  dell’offeso, che seco discorreva. 

L'incidente, in parte giustificato dall'euforia dei convenuti, può apparire di lieve entità e, ai giorni nostri, avrebbe tutt'al più fornito lo spunto per un breve articolo di cronaca con  la consueta  notizia del ricovero dell’infortunato  nel  più vicino ospedale. Ma quella ferita, in apparenza non molto grave, ebbe allora un esito letale per l’impudente comportamento del feritore, che volendo occultare il fatto alla Giusti(ti)a si facesse lecito dar  principio a medicar da se stesso il detto q. Biasio come pure intendendosi con… P. Pietro e P. Ludovico andassero ad incontrare Bartolomio Monaci Chirurgo in Cadore, che era stato mandato a chiamare dalli parenti dell’offeso per medicarlo, il quale avendosi espresso a loro richiesta di non poterlo visitare, ne applicarli alcun medicamento, nemmeno una sola volta senza portar le noti(z)ie alla Giusti(ti)a ardissero licenziarlo, e senza alcun riguardo a danno e pregiuditio dell’offeso, da che puoi li fu causata la morte, essendo sotto il 24 dello stesso mese mancato di vita. Non minor responsabilità sembrò avere il meriga di Forni di Sopra, Andrea Zattier, al quale si imputava di non aver denunciato per tempo alle autorità giudiziarie il ferimento di Biagio Pol, evitandone così la miserevole fine.  

Il Meriga, ossia il Podestà del Comune, aveva, infatti, l'obbligo di partecipare al Signore di Savorgnan ogni delitto, ad eccezione delle semplici offese personali per le  quali si dovevano lasciar passare 24 ore prima della denuncia. I fatti di sangue, anche se casuali e non imputabili all'autore, dovevano essere denunciati immediatamente, mentre nei casi di morte violenta o di ferita con pericolo egli  doveva  provvedere che il ferito o il cadavere fossero  esaminati da un chirurgo assistito da un notaio. 

Siccome non di rado accadeva che tali fatti fossero nascosti al meriga per evitare noie e lunghi  processi, sin  dal  1560 si consegnò al gastaldo del paese un libro numerato e segnato carta per carta col bollo dei Savorgnan, in cui dovevano essere registrati tutti i fatti accaduti e le denunce fatte con le relative date e i nomi dei testimoni sotto pena di L. 100 per ogni  omissione. Il libro veniva esaminato ogni anno dal Capitano di Osoppo durante la visita fatta al comune in nome dei Savorgnan e in qualità di loro rappresentante.  

A questi doveri imprescindibili venne meno il meriga. Andrea Zattier, in quanto l'incidente, avvenuto il 10 giugno, fu da lui denunciato, con lettera alle autorità di Osoppo, appena il 19 giugno. Ecco perché il suo nome compare come quello del principale  imputato negli atti di un processo, che si celebrò agli inizi del 1688. Andrea Zattier dovette presentarsi alla Giustizia perché omettendo il proprio debito l’habbi fatto lecito di non portar la denontia alla Giusti(ti)a della ferita di d.o quondam Biasio operando tutto ciò ... con fini reprobi e dannati a beneffitio dell'offensore et aggravio dell’offeso, che per mancanza di necessarij rimedji si convenne lasciar la vita, omissione del  proprio debito, con pessimo esempio, e con quelle altre male qualità che dal processo risultano ... 

Ma scorrendo le pagine del fascicolo contente gli atti processuali, capitato assieme ad altre carte tra i manoscritti della  Bilblioteca Comunale di Udine, la figura di questo povero meriga accusato di così gravi colpe ci appare più degna di comprensione,  che di rimproveri e punizioni. Tutti i testimoni a discarico, chiamati da Osgualdo Zattier, figlio dell’imputato, sono, infatti, concordi nell'affermare che Andrea Zattier è pubblicamente tenuto per un homo semplice et ignorante et è una persona solitaria, che è stato continuamente al pascolo con li suoi  animali, non avendo altra profession che questa. E poi, notizia più interessante, che Andrea  Zattier mai  in  vita sua ne per se ne per altri ha esercitato la  Carica  di  Meriga,  se non questa volta che è stato fatto da quel Comune in occasione, che un tal Osgualdo Zattiero renontiò la medesima carica perché non era altro stato fatto Meriga in esso Borgo d'Andrazza, e convenne accettarla a detto  Andrea per non incorrer ancor lui nella pena di Osgualdo se bene prima la recusò... Altri  testi  asseriscono addirittura che se Andrea Zattier fosse stato un homo astuto... non haverebbe assunto la carica di Padestà

Comunque, lo Zattier fu il primo e anche l'ultimo abitante di Andrazza ad esercitare tale carica. poiché dopo il 13 settembre 1687 quella -  come afferma un altro testimonio – non è mai stata conferita in altro et hora quel Borgo è senza Meriga conforme il passato, essendo un solo Meriga, che è un tal Osgualdo Maresie sotto la di cui custodia è anco la villa di Andrazza come era prima della Carica d’esso Andrea.  

Da homo semplice qual'era, lo Zattier continuò a condurre la solita vita, schivo degli onori e del prestigio che potevano derivargli da questa carica così inconsueta per un abitante del piciol Borgo di Andrazza. Niente di straordinario, dunque, se, il giorno delle nozze il Gio. Battista  d’Odorico, egli preferì allontanarsi di buon’ora dal paese, per evitare l’immancabile confusione dei festeggiamenti agli sposi. Lo videro solo due   compaesani,  Nadal  Ticco e Pietro Ulian, che nel processo testimoniarono a suo favore, confermando che la mattina a buon hora esso Andrea Zattier... si portò sopra un Monte chiamato Agguzza 4 Miglia incirca lontano  dalla sua Casa ove tiene il stallo delli  suoi animali et è solito stare 4 o cinque giorni et  anco una settimana senza venirsene a Casa propria. Che anzi - continua il Ticco – jo ricercai dove andasse et esso mi disse che andava in monte e che non voleva saper altro di Nozze che seguirono in esso giorno tra li Dorighi

Andrea Zattier, dunque, non solo era ben lontano da Andrazza nel momento dell’incidenta, che doveva costare la vita al povero Biasio Pol, ma appena la sera del sabbato doppo ii suddetto sbarro… ritornò a casa dalla montagna senza che alcuno sì fosse curato di avvertirlo di quanto era successo. Ricordando, però,  quali erano i doveri di un meriga, egli riunì in vicinia tutti i capifamiglia del paese, probabilmente, com'era consuetudine, a Forni di Sopra sulla piazza della fontana. Fu stabilito di partecipare il detto sbarro alla Giust.a di Osoppo e venne compilata quella lettera di denuncia, firmata dal Podestà et Huomini di Forno di Sopra, con la quale, appunto, inizia il fascicolo del processo al Meriga di Forno di Sopra.  

Un altro grosso contrattempo, tuttavia accrebbe il ritardo nella consegna della denuncia, rendendo più precaria la posizione del povero Andrea Zattier nei confronti dei suoi superiori, primo tra tutti l’allora Capitano d’Osoppo G.B. Sporeni. La lettera, infatti, non  recapitata da lui in  persona,  ma  fu consignata ad un messo che la portò alla Giustitia d'Osoppo non potendo egli (Andrea Zattier) portarla perché è un vecchio d'anni sessanta e più che appena può camminare in viaggio longo e se và in  montagna va con gran fatica, e perciò sta la maggior parte in montagna perché non  li  servono troppo ben le gambe  di poter caminare. Il messo scelto per tale incombenza era un certo Antonio di Santa, il quale accettò con scarso entusiasmo l’incarico affidatogli, com'egli stesso ebbe a dire, descrivendo, durante il processo,  le peripezie del suo viaggio verso Osoppo: Io son quello che fui spedito da questo comune con lettera alla Giustizia et doppo o tre giorni che avevano stabilito di farmi partire fui forzato ad inviarmi con la lett(er)a medesima verso Osoppo che jo non volevo andare  perché  tutto  questo paese era inondato dall’acque che erano cadute in gran copia e vi andai  poi perché mi intimarono pena una Marca se jo non vi andavo et jo non potei così presto arrivare ad Osoppo perché, come ho detto le strade erano piene d’acque e tutti li ponti de Fiumi che si passano erano stati condotti via  dalle acque correnti cosiche gionto al Fiume di Lumiei mi convenne ritornar indietro et fermarmi nel hosteria del Chiandotto di Ampez , sino che calarono  giù un poco le dette acque e così anco feci alli altri Fiumi cosiche dove si poteva fare il viaggio in una giornata e mezza mi convenne stare quattro giorni…  

Sorge il dubbio che la pioggia e la piena dei fiumi fossero per il de Santa una buona scusa per corroborarsi, durante il percorso di 49  miglia tra Forni e Osoppo, con  qualche  buon  bicchiere di vino in tute le hostarie incontrate lungo il cammino, ma molti altri testimoni confermano in vari modi che effettivamente quell’alluvione fu tale da rendere impraticabili le strade. L’escrescenza dell’acqua causata dalle piogge cadute circa a mezzo il mese di Giugno levò i ponti sopra i Fiumi, che si passano per venir ad Osoppo raccontava Osvaldo Zattier. figlio dell’accusato e Carlo Chiandotto, il proprietario dell’osteria di Ampezzo confermava che il messo di Forni di Sopra era partito assieme a lui et andammo fino a Sochieve, ove è il fiume Lumini e per l’escrescenza dell’acque mi è andata via per l’acqua una Zatta di legni di mercantia e si osservano che li ponti erano stati condotti via dall'acque stesse… mentre Pietro Cella, custode del ponte situato sul fiume Degano, assicurava,  a sua volta, che è vero che al mezzo del mese di Giugno passato quello (il ponte) mi fu condotto via dall’escrescenza dell’acque... così  che alcun non poteva passare esso Fiume e passarono 15 giorni che non si potè ritornar in pristinum esso Ponte…  

A mal partito si trovarono anche i  rappresentanti della giustizia, che, come si è detto innanzi, nei casi di persona deceduta per «ferita con pericolo», avevano l’obbligo di esaminare il cadavere. Si mossero in tre alla volta di Forni di Sopra, l'Assessore per il Reggimento di Udine, Andrea Janzil come Vice Capitano in luogo di G.B. Sporeni e il notaio Francesco Scrosoppi di Martignacco, cancelliere di Osoppo. Come affermò quest’ultimo, passati la terra di Tolmezzo per voler passare li torrenti ci convenne trovar guide che ci assistessero riguardo che le acque accresciute dalle montane avevano levato tutti li ponti che anco ci occorse passar detti Fiumi assai lontani dal passo ord(inari)o con l’assistenza delle dette guide. E passassimo quelle acque con gran nostro pericolo, rilevava altresì lo Janzil per dare maggior risalto al loro coraggio.  

Restava, comunque il fatto dell’omissione di soccorso ad un ferito grave e della  mancata tempestività della denuncia, per cui, in  data 28 novembre 1687, fu intimato ad Andrea Zattier, con ordine di Francesco Benzon, Luogotenente Generale della Patria del Friuli e Giudice Delegato dei X, di presentarsi entro 8 giorni alla Giustizia per escolparsi dal Processo contro di lui formato. Il colpo fu talmente duro per il vecchio meriga, che questi si ammalò gravemente travagliato da continua febre, come attestò il medico Giorgio Langari che lo visitò, e potè andare all’obbedienza della Giustizia… in Prigione sotto chiavi appena il 20  gennaio 1688. L’escussione dei testimoni ebbe inizio il 24  gennaio e fece  rapidamente  pendere la bilancia in favore dell’imputato, di cui risultava sempre più evidente la buona fede. Furono ascoltati, oltre ai testi già nominati, altri tre fornesi - Zuanne Corisello, Bernardino Coradazzo e Valentin Anzutto della frazione di Vico - e inoltre, l’allora parroco di Forni di Sopra, D. Daniele Sovrano di  Enemonzo.  

Il processo si  concluse il 6 aprile 1688 e fu stabilito che Andrea Zattier stante la prigionia patita sia rilasciato dalle carceri qual sentenza giusta. Non  sfuggirono,  invece, alla punizione i tre altri  imputati, Iseppo Celarda (o Cella?) di Cella il feritore, Pietro d'Odorico di Andrazza e I.udovico Panoni di Forni, che. giudicati  rei di omicidio colposo, furono condannati il primo ad essere bandito da questa e da tutte l’altre Città, terre, luochi del Serenissimo Dominio...  per anni sette e gli altri due alla multa di  cinquanta ducati.  

Un episodio non dissimile da tanti altri questo del processo ad Andrea Zattier, sul quale, tuttavia, ci è sembrato interessante soffermarci un po' più a lungo per ricreare, sia pure in piccola parte, l’atmosfera della vita fornese di qualche secolo addietro attraverso un mosaico di nomi, di fatti curiosi come quello dell'eccezionale nomina a Meriga di un abitante di Andrazza e di colorite quanto mai  attuali  descrizioni  di  una  delle tante alluvioni che periodicamente colpivano quella zona della Carnia. 

Da: Fòr di Sôra – Societât Filologjche Furlane – numar unic - 44 Congres 17 setembar 1967 – stampato nella Tipografia G.B. Doretti di Udine

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