Faz
e zornades
In
chest balcon a ven metût dut ce c'a suceit (o
ca no suceit) achì da nou, cirint di dî encje ce che cheaitis a no disin. E
chel che cheaitis a no disin al è un grum e quasi simpri un grum impuartant.
Par chest cirarin di iessi onescj e limpits, cence poure da veretât.
Par completâ
la suage, va a viodi encje CONVEGNO SULLA MONTAGNA.
Coordenadôrs
Alfio Englaro & Marino Plazzotta
SESTO
GRUPPO DI INTERVENTI
- Ma la Carnia dove sta
andando?
- REQUIEM PER LA CARNIA
- CARNIAMED - Un esempio da imitare
- Aborti 2004 in Carnia
- Ospedale
Tolmezzo NON è anti-sismico
- 23
aprile 2007: mandi a pre Toni Bellina
- 5
novembre 2007: mandi a Giorgio Ferigo
- Master
universitario a Tolmezzo- 2008/2009
- Singolare
lettera dagli USA
- 16
maggio 2009: mandi a Emilio
Di Lena
Ma la Carnia dove sta andando?
Dopo il referendum 21 marzo 2004, che per poche migliaia di voti (ammassati
nel Gemonese-Canal del Ferro e raggrumati anche a Rigolato, non a caso il Comune
dell’attuale presidente del consiglio Provinciale di Udine) ha bocciato il
progetto di una Provincia regionale della Montagna, in Carnia la situazione
ha preso davvero una brutta piega. Qualcuno potrà anche sostenere il
contrario. Di certo i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Solo una
brevissima, ancorché incompleta, sintesi:
-
Ha cominciato la DE LONGHI di Ampezzo
ad andare in progressiva sofferenza, fino alla chiusura…
Di seguito la cartiera ERMOLLI
di Moggio (che sentimentalmente consideriamo “Carnia”) ha avviato la sua
crisi inattesa e incomprensibile, considerando che la sua presenza sul mercato
era di alto profilo…
-
Poi ancora la SEIMA Elettronica di
Tolmezzo ha principiato a boccheggiare e a dare segni di declino
progressivo…
-
Poi altre piccole aziende minori,
distribuite nelle Valli, hanno cominciato a risentire di questo clima di
incertezza e di progressiva insicurezza…
-
Poi questo affanno si è fatto sentire
via via anche nei piccoli esercizi pubblici e commerciali dei paesi, già
soffocati da una fiscalità esosa e dalla grande distribuzione localizzata ad
Amaro…
Ma
che succede dunque ora in Carnia? Solo una banale coincidenza di fatti o
una oscura e inevitabile relazione di causa-effetto tra sconfitta
referendaria e perdita di valore della Carnia?
I
politici regionali si affrettano a rassicurare e a rasserenare gli animi,
proponendo un NUOVO PROGETTO MONTAGNA, presentato dal neo assessore Enzo
Marsilio, sindaco emerito di Sutrio. Non più finanziamenti a pioggia (si
sostiene) ma precisi interventi mirati, condivisi tra Enti Pubblici e privati,
destinati a avviare e sostenere uno sviluppo (finora sempre sconosciuto) per gli
anni a venire, per aree omogenee ben individuate.
Dopo i vari (tanti, troppi) progetti propagandati negli
ultimi due decenni (Progetto Montagna, Obiettivo 5B, Fondo Montagna, Legge
Carpenedo, Carnia-Leader, Konver, Interreg ecc…), sono davvero pochi coloro
che ancora prestano fede a queste leggi ORDINARIE della Regione Autonoma
FVG: l’esperienza precedente risulta infatti totalmente negativa sotto questo
aspetto e la situazione STRAORDINARIAMENTE drammatica della Carnia odierna
richiederebbe misure EXTRA-ORDINARIE che mai sono state adottate.
A dire il vero basterebbe una sola MISURA ragionevolmente
ORDINARIA: FARE IN MODO CHE CHI VIVE, OPERA E INVESTE IN MONTAGNA (non a
Tolmezzo o nella piana di Amaro-Cavazzo-Villa) SPENDA PER VIVERCI LO STESSO
DENARO CHE SPENDONO GLI ALTRI DELLA PIANURA O DELLA CITTA’. Una
ipotesi ed una richiesta dunque legittime e anche fin troppo lapalissiane.
Ma come realizzarle? Integrando le maggiori spese che
il montanaro è costretto a sopportare con una fiscalità adeguata e
garantendogli la sicurezza e la efficienza della viabilità. Una
siffatta legge, che ha il sapore della ragionevolezza e della semplicità,
sarebbe davvero straordinaria. Appunto!
E
dunque: se il REFERENDUM avesse sancito la nascita della PROVINCIA REGIONALE, la
Carnia sarebbe stata maggiormente tutelata oppure no? In altri termini: una
CARNIA istituzionalmente forte e ben identificata, avrebbe avuto interlocutori
più disponibili al dialogo ed alla soluzione dei problemi occupazionali?
Ai
posteri l’ardua sentenza…
REQUIEM PER LA CARNIA
Un
evento culturale di portata
eccezionale è avvenuto domenica 31 ottobre 2004 a Paluzza, grazie all’opera
patrocinatrice dei Lions di Tolmezzo ad alla collaborativi disponibilità
della Corale locale. Nel Duomo paluzzano, alle 20:30, i cori Vokalkreis e
Kammerrchor TGS di Simbach (oltre 100 elementi) integrati da 4 solisti
(soprano Marianna Prizon, contralto Barbara Schreiner, tenore Martin Sebele,
basso Joachim Beinhardt) e l’orchestra Musikfreunde Braunau, sotto l’
impeccabile ed elegantemente sobria direzione di Petra Enghofer, hanno
presentato il REQUIEM in Re minore per soli coro e orchestra (K 626) di W.A.
Mozart.
In una
chiesa insolitamente gremita (come sempre più rarissimamente ormai succede)
nonostante l’inclemenza del tempo, il maestro Giovanni Canciani di
Paularo, appassionato studioso di Mozart e padre fondatore della Mozartina
(clicca), ha presentato il capolavoro descrivendo gli ultimi momenti di vita del
genio salisburghese che addirittura, poco prima del trapasso, avrebbe
confessato: “Ho il sapore della morte in bocca”; ha accennato al suo
mestissimo e spettrale funerale (solo il becchino ed il suo cane) ed alla sua
inverosimile inumazione in una fossa comune (tragica allegoria della Carnia
odierna).
Poi
Canciani ha tratteggiato l’opera mozartiana soffermandosi sui passaggi
musicalmente più significativi, sulle espressioni e sulla tecnica musicale
utilizzate da Mozart.
Dopo un preludio organistico (Paluzza vanta il più
grande organo di Carnia ed uno dei primi della Diocesi di Udine) che ha
introdotto l’atmosfera adeguata, coro e orchestra hanno iniziato ad
interpretare Mozart in maniera coinvolgente e sublime, in un silenzio laico e
religioso insieme, che neppure nelle pause si è sciolto in applausi. I passaggi
maggiormente noti e artisticamente più alti, sono stati seguiti in maniera
attentissima da un pubblico sempre più rapito dalla magia mozartiana e dalla
severità dei testi, magistralmente espressi dagli strumenti e dalle voci,
armoniosamente fusi in uno spettacolare gioco di vibranti sonorità.
L’applauso finale, scrosciante prolungato e
ripetuto, ha sottolineato la unanime approvazione del pubblico di Carnia che
ha
dimostrato di saperapprezzare anche la musica difficile, destinata solitamente
agli intenditori ed alle èlite culturali.
La Carnia ha dunque risposto in maniera incredibile
a questa eccezionale opportunità che potremmo definire storica, nel
senso che mai prima d’ora, in una valle di Carnia, erano echeggiate le
armonie e i canti del capolavoro mozartiano, riservato usualmente ai grandi
teatri delle grandi città.
E questo
fatto è assai consolante, se può essere inteso come un significativo preludio
ad una rinascenza della Carnia che, almeno in ambito culturale, si ritrova
unita.
E se la
cultura unisce, Mozart potrebbe essere di buon auspicio per la Carnia.
E
splendido sarebbe poi se, partiti con il REQUIEM di Mozart, potessimo giungere (in
non troppo tempo) all’ ALLELUJA di Handel!
CARNIAMED
- Un esempio da imitare
Nel
generale clima di sfiducia e di preoccupazione che si respira in Carnia,
caratterizzato
da aziende in crisi e
da attività commerciali al collasso, non può passare inosservata (anzi suscita
davvero comprensibile entusiasmo) la nuova realtà produttiva sorta
silenziosamente a Paluzza e totalmente sconosciuta nella nostra terra. La CARNIAMED
esordirà proprio in questo novembre 2004 alla fiera mondiale dei prodotti
medicali ComPaMED di Düsseldorf (D) con una serie di dispositivi flessibili
per endoscopia, costruiti totalmente in Carnia. Si tratta di quei particolari
strumenti utilizzati in broncoscopia, gastroscopia e colonscopia che permettono
all’operatore di intervenire nei visceri interni senza la necessità di
operazione chirurgica e senza anestesia.
La CARNIAMED, dopo
18 mesi di durissimo lavoro ai computer, alle macchine robot, alla analisi
dei metalli,
alle prove di saldatura laser, può oggi vantare una vetrina di prodotti che
molto presto vedremo sul mercato internazionale degli strumenti medicali. Gli addetti alle macchine sono
ultraspecializzati e provengono tutti dai paesi dell’Alto But; le macchine
fresatrici e tornitrici (costosissime) sono arrivate dalla Svizzera; la volontà,
l’idea e la fantasia sono tutte carniche. Occorre anche dire che, prima di
approdare a questi strumenti microchirurgici, la CARNIAMED aveva già maturato
una solida esperienza nel campo odontologico (perni, ponti, protesi…), ormai
conosciuti assai bene nel settore.
Né si deve dimenticare la matrice
originaria della CARNIAMED, che è stata la CARNIAFLEX, leader nazionale
ed europeo nella realizzazione di tubi flessibili (di ogni tipo) esportati in
tutto il mondo.
Oggi dunque il nome di CARNIA sarà
presente anche in questo importantissimo settore che si svilupperà sempre più
nei prossimi anni, poiché la “microchirurgia non invasiva” sta ormai
soppiantando la chirurgia tradizionale in svariate patologie.
Questa nuova realtà
imprenditoriale (ancora in fase puberale), che non inquina e non deturpa
l’habitat, dimostra assai efficacemente come in Carnia siano possibili
insediamenti prestigiosi e sempre compatibili con il territorio. In Carnia si
può
produrre dunque anche ad altissimo livello tecnologico, e su questo versante si
potrebbe finalmente trovare la possibilità di invertire il trend negativo
produttivo degli ultimi anni. Occorre solo il coraggio delle proprie idee
e
dei propri mezzi. E tanta buona volontà.
Noticina a margine:
Diversamente dal cosiddetto LATTE
CARNIA (che non ha nulla di carnico, se non il nome indebitamente
sfruttato), CARNIAMED E CARNIAFLEX sono marchi e prodotti TIPICAMENTE ED
ESCLUSIVAMENTE CARNICI. E bravissimi questi giovani imprenditori (perché di
giovani si tratta) che hanno voluto inserire nel logo della propria azienda,
il
nome della propria Terra per farla conoscere nel mondo.
Durante
l’anno 2004, nell’ospedale carnico di Tolmezzo, sono stati eseguiti 122 interruzioni
volontarie di gravidanza, usufruendo della Legge 194 del 22 maggio 1978,
che recita NORME PER LA TUTELA SOCIALE DELLA MATERNITA' E SULL'INTERRUZIONE
VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA. Questo numero (122) indica un trend in ulteriore
aumento che, partendo da 6 anni fa, è in continua ascesa. Il totale degli
ABORTI eseguiti a Tolmezzo negli ultimi 20 anni (1984-2004) ha
raggiunto così la ragguardevole cifra di 1.812. Mancano ovviamente
i dati relativi ai primi 6 anni di applicazione della Legge (1978-1983)
perché allora questi
dati erano assolutamente secretati ma vi è da pensare che gli aborti
fossero inizialmente assai superiore rispetto alla media attuale. Concludendo,
occorre
tuttavia riflettere come anche questo aspetto pesi in maniera determinante
sulla economia demografica ed etnica di Carnia.
Ospedale
Tolmezzo NON è anti-sismico
A seguito degli accertamenti eseguiti nel febbraio 2004
(vedi a tal proposito l’intervento n. 43 del Pols da Cjargne), è emerso oggi (giugno
2005) che le strutture portanti dell’ospedale carnico di Tolmezzo
non sarebbero rispondenti alle nuove normative nazionali anti-sismiche.
Ciò vale sia per la vecchia ala Ovest (costruita prima del terremoto
del 1976) sia per la nuova ala Est costruita successivamente.
Questa notizia è esplosa come una bomba, prima tra i dipendenti
ospedalieri poi tra la gente comune, ma tuttora stenta ad affiorare, in
tutta la sua dirompente novità, sui quotidiani locali.
Da fonti attendibili, si apprende intanto che si starebbero già
predisponendo, da parte dei vertici amministrativi e sanitari, i piani
di smobilitazione di interi reparti verso l’ospedale di Gemona,
per dare modo di effettuare i grandiosi lavori di stabilizzazione e di
recupero statico dell’intero edificio, costruito su 6 piani. Questi
lavori dovrebbero già iniziare dal gennaio 2006 e potrebbero protrarsi
per alcuni anni…
Questi i fatti. Ora alcuni brevi quesiti:
1. Perché gli accertamenti statici della intera struttura ospedaliera
sono stati eseguiti solo nel febbraio 2004, dopo che i costosissimi lavori
di adeguamento (oltre 35 miliardi di vecchie lire) erano ormai terminati?
2. Esiste un responsabile per questo enorme spreco di pubblico denaro?
3. Quanto costeranno questi nuovi immani lavori di consolidamento e poi
di ripristino dello statu quo?
4. Perché, solo pochi anni fa, si ritenne inverosimile la soluzione
di un unico nuovo ospedale, da costruire ex novo e con criteri moderni
a Cavazzo o ad Amaro, in grado di soddisfare le esigenze di Carnia e
Canal
del Ferro e Gemonese, in sostituzione di quelli attuali di Tolmezzo e
Gemona?
5. Come sarà garantita e tutelata la salute della gente di Carnia
nei prossimi anni, con l’ ospedale tolmezzino totalmente inadeguato
e insufficiente?
Speriamo che qualcuno risponda a queste banali domande o ci smentisca.
Master
Universitario di primo livello a Tolmezzo
Una
singolare lettera dagli USA
Ad una nonna
di Paluzza è giunta nei giorni scorsi una singolarissima lettera dagli USA, da parte
di un vecchio compaesano, Nino Del Bon, che è rimasto sempre attaccatissimo
al paese natale. Questa lettera presenta una particolarità assolutamente
unica: I FRANCOBOLLI. Non ho compreso come ciò possa
essere possibile, ma in USA pare che un cittadino possa allestire
per proprio conto "un ramo filatelico" personalizzato, pagando
ovviamente la dovuta tassa allo Stato (in questo caso si tratta di 44
cent di dollaro)
come
appare
regolarmente riportato sulla stampigliatura.
Come si può ben vedere,
il soggetto di questi tre esemplari filatelici (con tanto di filigrana
e dentellatura) è il paese di Paluzza,
che qui mostra gli edifici pubblici sacri attuali e di più antica
costruzione (S. Nicolò,
S. Giacomo e S. Daniele). C'è poi la Torre Moscarda
(Torate) che è stata ripresa nientemeno
che dal nostro balcon "Giacimenti Culturali".
Si resta davvero meravigliati nel constatare questa specialissima iniziativa
di questo paluçan di là da l'aghe,
che è riuscito anche con questo mezzo a mostrare tutto il suo
profondissimo affetto verso la Carnia e il suo luogo di nascita, Paluzza.
Se poi pensiamo che PosteItaliane non ha mai ospitato finora nessun angolo
della Carnia in nessuna delle sue innumerevoli emissioni...
Emilio
Di Lena, una figura emblematica della Carnia!
Il
maestro Emilio Di Lena, che ci accingiamo ad accompagnare all’estrema
dimora terrena, ha rappresentato, per molti decenni, una figura complessa
e poliedrica sulla scena pubblica non solo di Paluzza
e dell’Alto But, ma della Carnia intera.
Non è possibile qui passare in esauriente rassegna i molteplici
e ultradecennali impegni del maestro Milio. Il suo singolare contributo
e la sua personale impronta restano oggi evidenti nella SCUOLA in
primo luogo, campo sicuramente da lui preferito ed in assoluto prediletto,
una sorta di primo amore. Ma più di me, altri sono i testimoni
di questa significativa attività di Emilio che qui oggi sono a
rendergli omaggio e gratitudine: i suoi vecchi sopravissuti colleghi
di insegnamento, i tantissimi alunni di un tempo (in particolare quelli
di Sutrio), le autorità scolastiche odierne e le rappresentanze
delle diverse scuole. La severità del maestro non era mai disgiunta
da quel paterno anche se burbero tratto benevolo che il buon padre di
famiglia deve sempre mantenere per organizzare e gestire una famiglia
variegata, problematica e complessa quale poteva essere una classe elementare
del secolo scorso. E anche dopo la quiescenza, Di Lena restò con
tenace volontà nell’orbita scolastica, assumendo ruoli sempre
più importanti e significativi a livello della comunità carnica.
La PARROCCHIA fu certamente il secondo amore di
Di Lena, nella quale profuse impegno continuo non solo nelle liturgie
ma anche e soprattutto nel consiglio pastorale, sul Bollettino,
in
tutte le molteplici
attività inerenti
a questo particolare settore, in cui Milio fu per
moltissimi anni il pilastro principale, svolgendo
un ruolo che attualmente pare insostituibile
o comunque di difficile attribuzione. Quasi una mania
viscerale il suo amore per la chiesa di Rivo, trasmesso
intatto ai due figli che hanno
già rilevato il testimone e lo stanno ora
portando avanti con estrema serietà e impegno,
avendo acquisito dal padre un profondo sentimento
di venerazione e di rispetto verso tutto ciò che è sacro
e al tempo stesso umanamente vicino alla gente comune,
quella che, senza troppi intellettualismi e concettualità,
va ancora in chiesa e non disdegna di cantare le
lodi
del Signore.
L’impegno nella SCRITTURA fu per Di Lena
l’ultima
quasi totalizzante attività intellettuale: non solo sul Bollettino
parrocchiale dove sapeva trasfondere un sapere fatto di ricerca continua,
di amore per
la propria storia, di filiale devozione per la religione
degli avi. Di Lena scrisse pure diversi libri che spaziavano, nella
storia locale, dai
poeti
ai personaggi rilevanti
del secolo scorso: ben due libri scrisse sul suo
paese di Rivo che
oggi qui lo saluta e lo ringrazia anche per questa
singolare e scrupolsa attenzione: quale altro paesino
di Carnia può oggi
vantare ben due libri sulla propria storia? Senza
contare il ponderoso tomo sull’Ottocento
di Paluzza.
Quale rappresentante della locale Amministrazione
Comunale, desidero ora soffermarmi sull’aspetto
del personaggio che più mi
affascina e mi compete: la POLITICA,
che fu certamente l’attività che
maggiormente assorbì e distinse Di Lena fin
dagli anni giovanili, allorquando, dopo la caduta
del fascismo, entrò fin da subito
nella Democrazia Cristiana in cui militò ininterrottamente
fino al suo drammatico scioglimento negli anni ‘90
(approdando poi al PPI-Margherita, ndr). All’interno
di questo partito, che rappresentò allora
l’invalicabile
e insostituibile baluardo contro il comunismo ateo
e marxista, Di Lena si impegnò con tutte le
forze, a vari livelli, e solo per un soffio non riuscì ad
essere eletto deputato. Fu sindaco di Paluzza alla
fine degli anni ’50: lo ricordo ancora quando
saliva da Rivo sul motorino, con un copricapo di
cuoio in testa… Si fece benvolere
per il suo tratto sempre gentile e corretto con chiunque;
fu un abilissimo oratore “a braccio” senza
mai avere bisogno di fogli sotto mano; sapeva enucleare
il concetto principale nei suoi interventi e svilupparlo
per gradi in un crescendo di convincenti delucidazioni,
coinvolgendo
un pubblico sempre attento e quasi stregato dal suo
eloquio. E questa caratteristica era bene evidente
non solo nelle varie affollate assemblee
di allora ma anche nel ristretto delle riunioni di
partito o di Enti pubblici in cui Di Lena operava.
Durante la sua amministrazione, il comune
di Paluzza fece un salto di qualità divenendo
a ragione il capoluogo dell’Alto But.
La sua
attività politico-amministrativa si
giovò enormemente della amichevole consuetudine
con il senatore Michele
Gortani di cui il nostro
Emilio fu oltre che compagno di partito
anche fedele discepolo ed esecutore di ambiziose
progettualità per
la Carnia. Forse Di Lena fu davvero il politico locale
che maggiormente assorbì e personalmente poi
elaborò il pensiero e lo stile
di Gortani, la sua dirittura morale. Da questa osmosi
culturale ed umana, Emilio si arricchì enormemente
al punto che nel breve volgere di pochi anni la sua
leadership politica locale fu senza rivali...
Ma in
politica, si sa che lo cose a volte evolvono come
non si vorrebbe ed
anche Emilio, come prima Gortani, conobbe tempi tristi
e amari all’interno
del suo stesso partito. Fu per un periodo isolato
e messo da parte ma le sue doti umane ed intellettuali
non poterono restare a lungo inoperose
e all’ombra. Milio conobbe altre stagioni di
azione ai massimi livelli: dalla Azienda di Soggiorno
di Arta alla presidenza SECAB ad
altre attività di minore rilevanza. Ma anche
in questi settori, a lui magari inizialmente ignoti
od estranei, Di Lena seppe farsi apprezzare
per lucidità di ragionamento e lungimiranza
di proposte oltre che per caparbietà e tenacia
nel perseguire disegni e realizzare opere.
La sua vita pubblica non ebbe mai un termine preciso,
anzi: non ebbe proprio un termine, perché la sua presenza fisica fu sempre notata
ed apprezzata in ogni tipo di riunione o assemblea, sia che si presentassero
libri nei vari paesi contermini sia che si svolgessero ed affrontassero
temi sociali di rilevante attualità in infuocate assemblee. I
suoi interventi, anche negli ultimissimi anni, furono sempre improntati
a chiarezza espositiva, precisa cognizione di causa, consiglio suadente,
saggezza concreta, capacità di mediazione, abile diplomazia: tutte
doti che in lui si riassumevano e brillavano incontrastate, offuscando
perfino quella leggera verbosità retorica
che costituiva un aspetto tipico del personaggio.
Desidero infine citare un altro illustre sindaco
di Paluzza, cui Di Lena spesso si richiamava e che
aveva
conosciuto
benissimo nei
suoi
anni giovanili:
il maestro Lorenzo Craighero, podestà di
Paluzza per moltissimi anni in epoca fascista e (nonostante
ciò) primo sindaco di Paluzza dopo la Liberazione.
Non a caso Di Lena amava sommamente Craighero perchè
la sua onestà morale
ed intellettuale erano state così nette e
precise che il CNL, nonostante i suoi trascorsi istituzionali
fascisti, lo volle primo sindaco
di Paluzza nel dopoguerra. Come Craighero, anche
Di Lena era stato un maestro elementare; come Craighero,
si era impegnato nella comunità con
tutte le sue forze ed in molteplici attività…
Mi pare davvero di cogliere un filo sottile ed invisibile
che ha legato (e legherà) Emilio Di Lena alle personalità che
maggiormente hanno dato lustro a Paluzza ed alla
Carnia nel secolo scorso.
18
maggio 2009, chiesa di S. Lorenzo in Rivo di Paluzza
rag.
Mario FLORA
Vicesindaco
di Paluzza
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