Interventi dal n. 31 al n. 40
CARNIA
- COMUNI UNITI O FUSI ? int.
31 Vi
è sicuramente una gran confusione attorno al “problema Carnia” circa
l’unione o fusione dei comuni e istituzione di nuovi organismi, come ad
esempio una nuova provincia. La
confusione non è soltanto nell’ambito dei semplici cittadini, esclusi da ogni
possibilità di incidere sul loro avvenire, ma anche, se non soprattutto, nella
classe politica che a livello regionale si occupa del “problema Carnia”. ·
I semplici cittadini,
com’è noto da qualche tempo, sono esclusi da ogni possibilità di incidere
sul loro avvenire, e le cose non sembrano cambiare. ·
La classe politica
regionale corre dietro alle leggi nazionali, senza sforzarsi di interpretare in
modo efficace, propositivo e risolutivo la situazione della Carnia. Insomma
senza fantasia. ·
Una qualche
confusione è generata anche dalle leggi approvate e quelle ancora da proporre,
come la nuova “devolution”.
Il
9 novembre è entrata in vigore la modifica costituzionale dell’articolo
114 che sancisce: “La
Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane,
dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le
Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi
fissati dalla Costituzione.” (…),
l’articolo 116: il
Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino - Alto Adige / Südtirol
e la Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste dispongono di forme e condizioni
particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con
legge costituzionale. Questo
importante fatto legislativo: il
Friuli Venezia Giulia (…) dispongono di forme e condizioni particolari di
autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge
costituzionale (non
risolutivo nell’attesa della nuova devolution), dovrebbe indurre la classe
politica regionale ad adeguare, ove non lo fosse, lo statuto speciale (legge
costituzionale regionale) in modo tale da chiarire, una volta per tutte, QUALI
CONDIZIONI PARTICOLARI DI AUTONOMIA VUOLE DARE AI COMUNI E PROVINCIE, E CON
QUALI CONDIZIONI PARTICOLARI VUOLE DARE AUTONOMIA, PER ESEMPIO ALLA CARNIA. Appare
ovvio che per condizioni particolari si devono intendere non solo
l’aggregazione dei vari comuni, di per se vantaggiosa per la consistente
riduzione dei Sindaci, Segretari e Personale di vario tipo, ma si deve prendere
in seria considerazione le deleghe per il trasferimento dei poteri trasferibili
a giudizio della Regione, che tutti ci auguriamo sia generosa. Relativamente
all’aggregazione dei comuni con fusioni o consorziati, occorre riflettere,
innanzi tutto, sulla necessità di lasciare inalterata la libertà di decisione
su qualsiasi fatto che riguardi l’ex territorio comunale. Questo non solo per
la semplice constatazione che quel territorio l’ha creato e difeso le
popolazioni ivi insediate, ma poiché ciascuno è libero di governarsi come
crede nel rispetto delle autorità superiori. Sull’aggregazione
dei Comuni si deve tenere conto dell’interesse generale della Nazione, della
Regione e della Provincia e non dell’interesse particolare di alcuni (gli
utilizzatori dello stato quo) che potrebbero ostacolare tale aggregazione. Essa
va fatta consultando i cittadini ma spiegando loro che: ·
Il “federalismo
fiscale” concede autonomia ai Comuni e Provincie, ma chiede anche,
soprattutto, l’autonomia fiscale delle popolazioni residenti. In altre parole
capacità di mantenersi amministrativamente da soli, esattamente come prima
della riforma fiscale avvenuta nell’anno 1971. Insomma un buon passo indietro
a causa dell’incapacità dei Comuni, Provincie e Regioni di contenere le spese
correnti le quali, tra l’altro, impediscono quelle in conto capitale che
consistono in opere sul territorio. ·
Con
l’informatizzazione, che tutti i si augurano avvenga quanto prima, un
cittadino nato in una qualsiasi vallata della Carnia, avrà la possibilità con
una semplice tessera di avere in tempo reale il certificato di nascita, ed altri
documenti, senza l’obbligo di recarsi al suo Paese. In questo caso minori
spese da finanziare per opera del cittadino. ·
L’aggregazione dei
Comuni, per le ragioni sovraesposte ed altre, è indispensabile per varare un
organismo di vallata e coerente con le esigenze dei cittadini e nell’interesse
generale con l’istituzione della COMUNITA’ AUTONOMA DELLA CARNIA, capace, a
sua volta, di unire autonomamente le COMUNITA’ DI VALLATA. In
estrema sintesi, a puro titolo indicativo, riteniamo che il dibattito possa
aprirsi sulla proposta seguente:
1.
Costituzione della Comunità
Autonoma della Carnia.
La Comunità comprende i Comuni della Carnia: Amaro, Ampezzo, Arta Terme,
Cavazzo, Cercivento, Comeglians, Enemonzo, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni
di Sotto, Lauco, Ligosullo, Ovaro, Paluzza, Paularo, Prato Carnico, Preone,
Ravascletto, Raveo, Rigolato, Sauris, Socchieve, Sutrio, Tolmezzo, Treppo
Carnico, Verzegnis, Villa Santina, Zuglio. 2
Organi di Rappresentanza della Comunità Autonoma della Carnia. Il Presidente, eletto
suffragio universale dagli elettori residenti nel territorio della Comunità
della Carnia. Il vice Presidente – assessore delegato - designato
direttamente dal presidente. La Giunta della Comunità formata
da quattro assessori (…) designati e delegati direttamente dal presidente. Il Consiglio della Comunità formata
da un rappresentante della Comunità di Vallata,
eletto suffragio universale dagli elettori residenti nella Comunità di Vallata
d’appartenenza. 3
Comunità di Vallata. Le Comunità
di Vallata, sono formate dai Comuni aventi
caratteristiche culturali, sociali ed economiche del tutto simile, legate anche
da situazioni geografiche e di viabilità che confermano l’unicità,
costituite e denominate come in appresso: –
Comunità di Paluzza. –
Comunità di Arta Terme. –
Comunità di Tolmezzo. –
Comunità di Villa Santina. –
Comunità di Comeglians. –
Comunità di Ampezzo. 4 . Comuni di
appartenenza alle Comunità di Vallata. Comunità di Paluzza: appartengono
alla Comunità, uniti in unico organismo o consorziati tra loro, i Comuni di
Paluzza, Cercivento, Ligosullo, Sutrio e Treppo Carnico. Comunità di Arta Terme: appartengono
alla Comunità, uniti in unico \organismo o
consorziati tra loro i Comuni di Arta Terme,
Paularo e Zuglio. Comunità di Tolmezzo: appartengono
alla Comunità, uniti in unico organismo o
consorziati tra loro i Comuni di
Tolmezzo, Amaro, Cavazzo e Verzegnis. Comunità di Villa Santina: appartengono
alla Comunità, uniti in unico organismo o
consorziati tra loro i Comuni di Villa Santina, Enemonzo,
Lauco e Raveo. Comunità di Comeglians: appartengono
alla Comunità, uniti in unico organismo o consorziati tra loro i Comuni di
Comeglians, Forni Avoltri, Ovaro, Prato Carnico, Ravascletto e Rigolato Comunità di Ampezzo: appartengono
alla Comunità, uniti in unico organismo o consorziati tra loro i Comuni di
Ampezzo, Forni di Sotto, Forni di Sopra, Preone, Sauris, e Socchieve. 5. Organi di
rappresentanza della Comunità di Vallata. Il Presidente, eletto
suffragio universale dagli elettori residenti nel territorio della Comunità
della Vallata. Il vice Presidente – assessore delegato - designato
direttamente dal presidente. La Giunta della Comunità formata
da due assessori (…) designati e delegati direttamente dal presidente. Il Consiglio della Comunità è
formato da uno o più rappresentanti per ogni Comune, eletto suffragio
universale dai residenti nel Comune. 6.
Rappresentanza
Comunale alla Comunità. Un
rappresentante per ogni comune fino alla concorrenza di 500 (cinquecento)
abitanti; due rappresentanti fino alla concorrenza di 1250 abitanti; tre
rappresentanti fino alla concorrenza di tre mila abitanti ed oltre. 7.
Organi di rappresentanza dei Comuni. Il
Sindaco, eletto suffragio universale dagli
elettori residenti nel territorio del Comune. Il vice sindaco – assessore delegato - designato
direttamente dal Sindaco. La Giunta municipale formata
da quattro assessori (…) designati dal Sindaco. Il Consiglio Comunale –
formato da (…) I cittadini devono essere
informati: –
Sul disegno di legge all’esame del Consiglio Regionale,
cosa significa il Consiglio delle
autonomie locali, dove la popolazione è completamente estraniata da ogni
decisione. –
Sull’istituzione di nuovi comuni, anche mediante fusione tra quelli
contigui, la modificazione delle circoscrizioni (...). –
Sull’istituzione di nuove provincie, la modificazione delle
circoscrizioni provinciali e della denominazione delle provincie, sono stabilite
con legge regionale, su iniziativa dei comuni, sentite le popolazioni
interessate, mediante referendum consultivo. –
Sulla promozione della fusione tra i comuni.
CARNIA – opportunità di lavoro – rapporto con la politica. int. 32 In Carnia LE OPPORTUNITA’ DI LAVORO sono state sempre poche e determinate da singoli imprenditoriali. Fino
agli anni ’50 le opportunità di lavoro per i Carnici erano quelle
tradizionali per il taglio dei boschi (particolarmente dell’abete), il
trasporto a valle del legname e poi nelle segherie per ricavare il tavolame. La
manodopera impegnata era molta e qualificata. A volte era costretta a lunghi
periodi di disoccupazione (senza casa integrazione) a causa della cadenza dei
tagli, programmata dai Comuni o dai Privati. Altre attività, di secondaria
importanza e valore economico, erano presenti nell’edilizia e nelle malghe. Dall’inizio
del secolo scorso alcune aziende di notevole valore economico, impiegavano un
numero espressivo di manodopera fissa. Si
ricordano, tra le più importanti: in Val Pesarina, la Solari che produceva i
famosi orologi per le Ferrovie dello Stato; la De Antoni d’Ovaro e Comeglians
e la Brunetti di Paluzza, note per le attività nel taglio dei boschi, la
produzione e commercio del legname. Nella cooperazione si ricorda la Società
Cooperativa Elettrica Alto But di Paluzza nota per la produzione e la
distribuzione dell’energia elettrica, la Cooperativa Carnica di Tolmezzo nota
per la distribuzione alimentare ed altre come la Società Marmi Timau, nata per
l’escavazione del marmo a Pramosio. Il
capitale sociale e il giro d’affari di queste aziende, tutte nate e cresciute
in Carnia, era tutt’altro che trascurabile. A tale riguardo è significativo
il bilancio della “Brunetti Matteo” di Paluzza – Terzo e Tolmezzo, con
proprietà boschive e attività nella produzione e commercio del legname e dei
vini; bilancio che nell’anno 1936 presenta un saldo pari a lire 2.533.189,
corrispondenti alla data odierna in circa quattro miliardi, che rappresentano
una cifra ragguardevole. Da
questi pochi, ma indicativi elementi d’analisi, si deduce che le opportunità
di lavoro erano “create” dai singoli imprenditori e, in taluni casi, dalla
cooperazione tra i singoli. Tutti
meritevoli della considerazione e riconoscimento, sia per le attività
imprenditoriali singole sia per quelle a carattere collettivo che si sono
formate con sottoscrizioni del capitale sociale. Queste
attività, purtroppo, appartengono al passato sia perché tali sono state
superate da commerci provenienti dall’estero, com’è il caso del legname,
sia perché superate dalla tecnologia o dalla mancanza di spazi e finanziamenti. La
Carnia era e rimane una terra di gran significato morale e di tradizioni,
predisposta al fare piuttosto che al dire, di formazione nel lavoro,
d’osservanza ai fondamentali religiosi e di grande impegno e rispetto verso la
Nazione nei confronti della quale ha sempre dato senza nulla chiedere. La
Carnia, nonostante queste doti (riconosciute all’estero come in Italia), è
stata terra avara nella proposta del lavoro. Fenomeno che nell’età moderna si
è acuito piuttosto che ridursi. Le
proposte di lavoro sono aumentate esclusivamente nelle attività dei servizi;
fatto coerente con quanto avviene nel mondo occidentale. Va anche detto che
Italia, e la Carnia non è immune, a volte s’inventino dei servizi per creare
posti di lavoro fittizi che poi si rivelano controproducenti.
Crediamo
che l’assenza d’iniziative e prospettive di lavoro non siano da imputare ai
Carnici i quali hanno dimostrato, nel passato recente e in quello più lontano
con Linussio ed Altri, una loro precipua volontà nell’intraprendere. Appare
quindi evidente che con l’avvento dell’età cosiddetta “moderna” in
Carnia qualcosa non ha funzionato e tuttora non funziona. E' doveroso
riconoscere che a Tolmezzo e a Villa Santina (che sono in Carnia) si è
registrato e si registra un notevole impulso imprenditoriale, mentre
nell’entroterra si denota, invece, una riduzione nelle occasioni di lavoro,
cui corrisponde lo spopolamento delle vallate. Comparando
le realtà economiche sociali di Tolmezzo e Villa Santina, con quelle rilevabili
nelle zone dell’entroterra della Carnia, ci porta ad alcune considerazioni di
carattere pratico. Nel
caso di Tolmezzo e Villa Santina si registra spazi notevoli d’aree destinate
urbanisticamente all’industria, poste in un sistema viario di
grand’efficacia, collegato alla viabilità regionale e nazionale. Con questo
tipo d’interventi, si sono create le condizioni di gran rilievo atte a
consentire all’imprenditoria l’impiego del capitale in situazioni di gran
vantaggio. Nelle
vallate dell’entroterra della Carnia, abbandonate a se stesse e lontane dalla
viabilità principale, non si registrano attività con presenza efficace di
personale. Né si può affermare che l’attività turistica sia sostitutiva
delle attività tradizionali. Questa
limitata analisi circa le OPPORTUNITA’ DI LAVORO IN CARNIA, ci dà la
possibilità di avviare nell’apposito argomento sul “forum” delle nostre
discussioni.
Quanto
al
rapporto con la politica,
l’analisi è più complessa. Per il passato il rapporto tra i Carnici e la
politica è stato accettato senza entusiasmi, quasi con rassegnazione. Al
politico è affidato il compito di amministrare la cosa pubblica e il Carnico si
fida. Questo
fatto, apparentemente semplice, ritenuto dai più come cosa estranea alla vita
di tutti i giorni, è, invece, importante proprio per la popolazione della
Carnia, e di questo i Carnici pare non se ne siano ancora accorti. Non
partecipare alla vita pubblica è com’essere membro di un consiglio
d’amministrazione di una società e non partecipare alla vita sociale. Va
anche detto che le decisioni sulla “cosa pubblica” si formano nelle Giunte
Comunali, in quelle Provinciali e Regionali, passano nei rispettivi Consigli e
sono rese pubbliche tramite l’affissione nelle cosiddette bacheche e, qualche
volta, attraverso la stampa. Il
Cittadino, nella maggioranza dei casi, non partecipa al formarsi della proposta,
che è il passaggio più importante, un po’ per sua colpa e parte degli
amministratori. E’ noto che gli Amministratori preferiscono le segrete stanze
in luogo della pubblicizzazione della cosa pubblica. Tutto
ciò ha reso impossibile, o quasi, ogni tipo di rapporto tra i Carnici e i
Politici. I primi si chiudono in se stessi com'è consuetudine in Carnia, mentre
i secondi fanno quello che devono fare, ritenendosi con la coscienza a posto. Le
attese degli amministrati, ignari di quello che succede, sono lunghe e
defaticanti. Si parla e si riparla, da un ciclo amministrativo all’altro, che
la tal cosa è in progetto, ma ci sono ancora delle difficoltà però non
imputabili ai politici ma alla burocrazia. E la burocrazia resiste fino
all’ultimo, inventandosi procedure dilatorie e centralizzanti. Procedure per
altre note ai politici che l’hanno approvate. Il
ruolo dei politici, nel bene come nel male, è determinante per le popolazioni
della Carnia, in lista d’attesa da lungo tempo. I Carnici si aspettano, ora,
che la classe politica faccia quello che in passato non è stato fatto. Nell’ambito
comunale i politici hanno poche possibilità di intervenire: i provvedimenti di
loro competenza sono l’incasso dell’ICI e poche altre come
l’amministrazione delle somme devolute dal Governo, lo stato civile, le spese
in conto corrente e quelle poche in conto capitale. A livello comunale il fatto
più importante è la redazione degli strumenti urbanistici, tra l’altro sotto
tutela regionale con la conseguenza di eliminare buona parte dell’autonomia. La
classe politica regionale deve, per dare impulso alla Carnia dell’entroterra,
intervenire con provvedimenti legislativi con i quali procedere, in prima
istanza, all’aggregazione dei piccoli comuni, poi all’istituzione di un
organismo politico intermedio con capacità programmatoria, con proprie entrate
e autonomia nell’amministrazione. A tale nuovo organismo deve essere delegata
la possibilità di gestire il proprio territorio, affinché si possano creare le
condizioni d’intervento dell’imprenditore, pubblico o privato. Questo è
quello che ci si attende dalla classe politica attualmente al potere a livello
regionale. Non
si devono chiedere particolari condizioni di favore per il fatto, del tutto
inusuale, che alla presidenza regionale della Giunta e Consiglio siano stati
eletti due Carnici. Non condividiamo gli interventi critici nei confronti dei
due Presidenti Carnici che si leggono sul “forum” a tale proposito.
Interventi di favore a queste condizioni non corrispondono alla nostra
tradizione e cultura. La
situazione politica attuale, con i due Presidenti non eletti direttamente dal
popolo, pone la Carnia in una situazione di disagio. Se il dottor Tondo, ad
esempio, fosse stato eletto direttamente dagli elettori del Friuli Venezia
Giulia (cosa che gli auguriamo per il futuro) in Carnia ci sarebbe il
rappresentante di uno dei Collegi nominali, al quale potremmo chiedergli di
fare, anche in modo sfacciato, di agire nell’interesse dei Carnici. Ma nella
situazione attuale non è moralmente accettabile. Purtroppo
così non è. Ma i cittadini della Carnia, o emigrati in lista d’attesa per
rientrare (vivi o morti!!!!), possono chiedergli di fare la LEGGE REGIONALE che
dia la MASSIMA AUTONOMIA AMMINISTRATIVA ALLA CARNIA. Questo si può chiedere
essendo dovere del Presidente promuovere e dare corso all’articolo della
costituzione, modificato ad hoc per l’autonomia agli enti locali.
Una volta ottenuta la massima autonomia politica ed amministrativa la Carnia camminerà con le sue gambe, come sempre ha fatto nei secoli dei secoli. Amen.
CARNIA CAPUT .. FRIULI int 33 di Carnapulus Dicono che Strabone, geografo greco vissuto a Roma
ai tempi di Augusto, definisse Trieste "villaggio carnico" e sembra
che, prima della conquista romana, tutta la pianura friulana, dal mare ai monti,
fosse abitata dai Carni (in lotta con i Veneti, popolazione preromana, e anche
allora.. antiromana) donde la denominazione di territorio carnico attribuito
allora all'intero Friuli.
Aborti in Carnia nel 2002 int 34
L’anno appena
trascorso ha visto un netto incremento degli aborti volontari effettuati presso
l’ospedale carnico di Tolmezzo. Sono stati infatti ben 108 le mamme che si
sono avvalse della legge n° 194 del 22 maggio 1978, per interrompere la
gravidanza e sopprimere il proprio feto. Lo scorso anno erano stati 90, e
ciò aveva fatto intravedere una possibile inversione di tendenza. I 108
aborti del 2002 invece vengono a confermare che così non era. Questi 108 nuovi aborti
vanno ad aggiungersi ai 1.471 dei 16 anni precedenti, per un TOTALE di 1.579 bambini
NON NATI in Carnia in 16 anni. Permetteteci solo una
breve riflessione: se OGGI esistessero 1471
bambini IN PIU’ in Carnia, le prospettive sarebbero migliori o no? Se vivessero 1471
bambini in più, avremmo più certezze? Più sicurezze o no?
INDUSTRIA CARNICA in affanno int. 36
Nel panorama di Carnia la situazione occupazionale lamenta
sensibili difficoltà. A Tolmezzo: La Burgo mantiene due macchine a ciclo ridotto, di
5 giorni alla settimana, ma la terza, più nuova, funziona regolarmente a ciclo
continuo, 7 giorni la settimana. Statica la situazione della Seima
Italiana, che registra 42 cassintegrati, a fronte dei 60 paventati a fine anno.
Più preoccupante, in termini occupazionali, il settore dell’indotto della
Seima, che vede commesse più povere affidate alle 4-5 aziende che lavorano nel
settore, e che danno occupazione a circa 150 persone. Più difficile la
situazione della Seima Elettronica Finmec, 150 maestranze, per la pesante crisi
che attanaglia la proprietà, il gruppo Fulchir di Buia. Per questa azienda la
risoluzione più attendibile è il passaggio della proprietà a degli
imprenditori del tolmezzino. Sempre che ce ne siano di disposti ad accollarsi
questi impegni. Amaro: In crescita le aziende sorte accanto alla autostrada: Isc,
400 dipendenti, e la Modulbloc, 100 operai,
hanno davanti a loro delle buone prospettive. Il megacentro denominato LE
VALLI DI CARNIA che sta crescendo sotto gli occhi accanto al casello
autostradale, promette buona occupazione per le donne, ma di certo costituirà
una gravissima legnata per tutti i negozi della montagna che non riusciranno a
sopravvivere di fronte ad una concorrenza che dispone di enormi liquidità, come
sarà appunto questo enorme centro commerciale la cui proprietà non è affatto
nota né si conosce chi e quanti vi siano dietro questo colossale business. Ovaro e Moggio: Buone le aspettative in queste cartiere. A MOggio sono
previsti anzi nuovi investimenti a breve, con l’acquisizione di nuovi
macchinari, come è già accaduto per la Pigna di Tolmezzo che recentemente ha
investito un milione di euro. Ampezzo: Da registrare infine la tenuta del gruppo De Longhi ad
Ampezzo, nonostante la stagnazione del mercato dei piccoli elettrodomestici e le
paghe decisamente basse degli operai, che al momento non si lagnano, contenti di
sbarcare il lunario con 750 euro al mese. Il settore del legno, con Snaidero e
Fantoni, non ha avuto un avvio così brillante come quello della scorsa annata. Paluzza- Sutrio: le realtà locali registrano consistenti contrazioni
dell’occupazione specie nel settore del legno, in evidente crisi
generalizzata. Restano stabili le realtà piccolo-artigianali che hanno sempre
notevoli commesse e che occupano la maggior parte della forza-lavoro locale. CJARGNEI
FORTUNÂTS int. 37 Chi vive in città o solo in qualche cittadina, ogni volta che viene in Carnia, non fa che ripetere ai suoi interlocutori: “Voi sì che state bene quassù!”. E’ vero, noi possiamo dirci fortunati, per vari motivi: abbiamo un ambiente ancora in grandissima parte incontaminato, un habitat a misura d’uomo, dove si può ancora vivere in perfetta armonia con la natura. I nostri paesi sono puliti, ordinati, non vi è criminalità né evidente consumo di droga né prostituzione: si può girare per le strade anche con i bambini piccoli senza dover arrossire per loro. I ragazzini possono liberamente giocare senza pericolo sulle strade o sulle piazze o nei boschi… Il paesaggio è rimasto quello del secolo scorso, dove le superstrade non hanno ancora dilaniato i pascoli ed i prati e dove il traffico automobilistico è limitato alla sola strada statale di scorrimento a fondovalle. Il lavoro, nonostante tutto, esiste ancora, anche se spesso occorre muoversi in diverse direzioni. Le opportunità in loco, seppure ridotte, garantiscono ancora una certa disinvoltura nella ricerca di prima occupazione. La gente appare ancora contenta di quello che ha e non esibisce atteggiamenti snob. I pensionati non stanno mai con le mani in mano ma si adattano ad impiegare il tempo occupandosi in piccole attività: vi è chi costruisce geis o luoges, chi dipinge, chi scrive libri o poesie, chi si impegna nel sociale, chi si immerge nei boschi lungo i sentieri dell’infanzia… I figli hanno ancora un residuo rispetto per i genitori e soprattutto per i nonni; i genitori amano i proprio figli e cercano per essi le migliori opportunità educative che nei nostri paesi non difettano mai… Lo sport, nei suoi svariati aspetti, esiste nella forma praticata e non solo parlata: giovani e meno giovani sono impegnati quotidianamente in una socialità che li arricchisce e li matura, mettendoli a confronto con le prime prove della vita. Il fervore culturale che agita i nostri paesi è imparagonabile rispetto ad altre zone del Friuli: televisioni locali, circoli culturali, gruppi editoriali, filodrammatiche, si contano ormai a decine in Carnia e nella nostra valle in particolare: si assiste quasi ad una salutare e benefica gara a livello culturale, per il recupero e la salvaguardia di tradizioni, storia, costumi. Ogni gruppo pare impegnato a dimostrare che la cultura è un bene troppo prezioso per lasciarlo evaporare… La religiosità, sfrondata dagli eccessivi orpelli superstiziosi o da manierismi di facciata, sta diffondendo anche negli strati sociali più elevati e continua ad essere linfa vitale per i ceti più umili… Il volontariato sociale appare esemplare: donne e uomini di ogni età e censo sono impegnati in vari settori della vita pubblica: dall’assistenza agli anziani alla cura della cosa pubblica all’impegno coi ragazzi… Si assiste ad un costante recupero di case vecchie e soprattutto di stavoli e fienili di montagna che vengono rimessi a nuovo e abitati da tanti valligiani che amano trascorrervi intere giornate in profonda quiete e silenziosa solitudine per riassaporare le atmosfere di un tempo… Insomma un BEL VIVERE che fa spesso dimenticare lo scotto che paghiamo ogni giorno per avere questa splendida possibilità di continuare a rimanere tra i nostri monti. Una FORTUNA davvero, che, come ogni altro bene, ha un prezzo. Un prezzo che a volte ci può sembrare esoso, quando pensiamo alla tassa sul freddo, alla viabilità precaria, alle sperequazioni economiche, all’abbandono del territorio… A ben vedere però, se mettiamo sul piatto della bilancia il VIVERE IN MONTAGNA e dall’altra IL PREZZO da pagare, forse ci accorgeremmo che, tutto sommato, il costo non è poi così alto e che, dopotutto, CONVIENE STARE QUASSU’ con i nostri grattacapi ed i nostri limiti, con le nostre proteste e i nostri mugugni. Quassù dove tutto è ancora rimasto a MISURA D’UOMO. VIVERE IN CITTA’ (o anche solo a Tolmezzo) è immensamente più gravoso per l’anima anche se forse meno pesante per il portafoglio. Ma, dovendo vivere una sola volta, è preferibile assecondare
l’ANIMA piuttosto che il portafoglio. E la Carnia sa oggi lenire ogni dolore dell’anima. Per questo è
meglio stare in Carnia.
Nonostante tutto. SECAB (Società Elettrica
Cooperativa Alto But) NEL SEGNO DI CESCUTTI int. 38 Duilio Cescutti, presidente uscente della SECAB, sta per lasciare definitivamente la poltrona più alta (alla quale già ambiscono in molti), e si appresta ad esibire alla prossima assemblea un bilancio che non potrà che essere lusinghiero. Stasera tenteremo di individuarne i contorni. Vediamo: 1. RISTRUTTURAZIONE ORGANIZZATIVA: questo è stato il primo problema ed anche il primo cavallo di battaglia dell’azione di Cescutti. Di fronte a varie resistenze interne e anche sindacali, Cescutti è riuscito in 9 anni a dare una organizzazione interna adeguata alle mutate esigenze del mondo del lavoro e del mercato. Ha riordinato l’organigramma, ponendo in posti di responsabilità persone interne alla SECAB e affidando loro dei compiti e dei ruoli precisi e gratificanti. Ha ricalibrato i vari livelli e le diverse funzioni dei dipendenti, ha loro offerto nuovi spazi di azione ricevendo non sempre apprezzamento e approvazione. Ha posto mano, risolvendoli, ad altri problemi interni (sicurezza, affidabilità, competenze), rimodulando l’organizzazione su modelli di efficienza ed efficacia come la managerialità moderna esige. Ha intessuto nuovi rapporti con le banche, con le assicurazioni, con la imprenditoria esterna, con gli erogatori di servizi pubblici. In 9 anni, la SECAB ha quasi mutato volto interno: più agile, più efficiente, più al passo con la crescita del Paese. 2. PRESTITO SOCI: questo è stato la seconda grande sfida di Cescutti, che spesso lo ha posto addirittura in bonario conflitto con alcuni istituti bancari, che si videro spesso sfuggire sotto il naso notevoli somme di denaro che i soci, ben comprendendone il vantaggio, si affrettavano a depositare in SECAB. Il “prestito soci” ha così raggiunto ragguardevoli cifre (oltre 6 miliardi nei primi anni) ed ha permesso alla SECAB di affrontare le successive spese straordinarie ed ai SOCI di ottenere un interesse sempre vantaggioso. La SECAB di Cescutti è così diventata la banca più utile e più remunerativa per i suoi aderenti. 3. LA NUOVA CENTRALINA DI NOIARIS: è stata la terza grande sfida di Cescutti, quella che maggiormente ha pesato e peserà in futuro, non solo per i conflitti sollevati dai Verdi, ma anche per un motivo più oggettivo e reale: la penuria di acqua. Nonostante questi due grossi ostacoli, Cescutti ha voluto fortissimamente questa realizzazione, facendosene spesso carico di fronte a proteste (seppur limitate) di cittadini dissenzienti o di soci dubbiosi o di consiglieri incerti. Cescutti ha saputo, con forte senso di equilibrio e di diplomazia, contemperare i diritti ed i doveri di tutte le parti in causa, riuscendo alla fine dare corso a questa grande opera che solo tra alcuni anni dimostrerà la sua validità e necessità, confermando la assoluta buona fede del presidente e la sua lungimiranza. 4. LA NUOVA SEDE DI PALUZZA: è stata l’ultima sfida di questo presidente uscente. Dopo un primo progetto giudicato da molti eccessivo se non faraonico rispetto alle esigenze, Cescutti ha saputo intelligentemente tener conto delle osservazioni e delle critiche, riuscendo a realizzare una struttura che, pur conservando l’antico, ingloba e quasi antichizza il moderno, in una soluzione di geniale architettura, concretizzata dall’arch. Walter Cimenti di Treppo. Ora la nuova sede va a sposarsi in maniera armonica con quella vecchia, arricchita e ammodernata, in un disegno leggero e privo di concessioni manieristiche. Una nuova casa più accogliente e funzionale per i soci della Valle. Queste dunque sono state le grandi 4 sfide che Cescutti ha saputo raccogliere e vincere in questi 9 anni di guida SECAB. Certamente il merito di tutto questo va esteso all’intero CdA, che ha attivamente collaborato con Cescutti in tutti questi anni, un CdA che, come abbiamo ripetuto altre volte, meriterebbe ora un ricambio pressoché totale ed il giusto riposo. Per ultimo (ma non per meriti) occorre citare il Direttore Generale, amabilmente definito l’”uomo del presidente”: Di Centa Ferdinando. Un direttore generale che ha saputo trasferire fedelmente nella pratica le indicazioni del presidente e del suo CdA, che ha saputo interpretare esattamente ogni posizione e atteggiamento del CdA, e che ha permesso, con la sua capacità e la sua costante applicazione, la completa realizzazione di un programma ambizioso e vasto, inizialmente da tutti giudicato elettoralistico o benevolmente utopistico. Coesistono anche altri aspetti di minore conto, di cui non è possibile stasera sede dare conto. Per tornare a Cescutti possiamo affermare che dunque, all’atto di abbandonare definitivamente la presidenza, egli lascia impresso alla SECAB un segno forte che può essere sintetizzato in questo motto: EFFICIENZA E PRATICITA’. Altri hanno creato e realizzato molte cose prima di lui, altri tenteranno di farlo dopo di lui: certamente l’impronta di Cescutti Duilio e del suo staff, resterà indelebile in SECAB negli anni a venire. Ora (giugno 2003) la presidenza della SECAB, è passata nelle
mani del sindaco di Treppo Carnico, Luigi Cortolezzis, già vice di
Cescutti. E Cortolezzis sarà certamente in grado di proseguire ed implementare
l’opera di Cescutti. Anche se, a dire il vero, le prime mosse della nuova
presidenza, riguardo alla locazione del negozio SECAB ad un privato, stanno
suscitando qualche malumore tra i soci per il modo in cui la decisione è stata
presa. 5
anni, ovvero L’ATTIMO FUGGENTE
di
Martini e Tondo Sono
passati ormai più di 5 anni da quando i due cavalli di razza tolmezzini sono
stati eletti consiglieri regionali. Immediatamente dopo hanno iniziato a
ricoprire ruoli di assoluto rilievo e prestigio. Vediamo bene le date: ANTONIO
MARTINI
è stato
Presidente del Consiglio Regionale FVG dal 5
AGOSTO 1998 al 10 giugno 2003 RENZO
TONDO
è stato
Assessore regionale FVG dal 5
agosto 1998 al 15 giugno 2001 è stato
Presidente della Giunta Regionale FVG dal 16 giugno
2001 al 10 giugno 2003 Questi 5 anni sono passati velocemente, quasi non ce ne siamo
accorti; rappresentano davvero L’ ATTIMO FUGGENTE, che ai nostri due
personaggi pare davvero sfuggito tra le mani. Un ATTIMO FUGGENTE DURATO 5 ANNI. Vediamo innanzitutto Antonio MARTINI, rappresentante dell’ULIVO, ma eletto Presidente del Consiglio Regionale con i voti trasversali dei due schieramenti, con l’eccezione della Lega e di AN. Martini, pur ricoprendo un ruolo eminentemente rappresentativo ma
non certo solo notarile, aveva la facoltà di CALENDARIZZARE E INDIRIZZARE
le discussioni e le proposte di legge in Consiglio Regionale. Aveva in mano uno
strumento per pilotare la discussione di leggi e provvedimenti a favore della
Montagna. Renzo TONDO, rappresentante del POLO, aveva le
maggiori responsabilità, potendo disporre del POTERE POLITICO-AMMINISTRATIVO
di decidere in un verso o in un altro, di presentare e far approvare leggi e
regolamenti, di governare, di incanalare risorse qui o là. Ora L’ATTIMO FUGGENTE E’ PASSATO. Cosa resta alla Carnia? Intendiamo dire alla CARNIA VERA, la CARNIA DELLE VALLI? Vediamo: Si
poteva: avviare una progressiva detassazione per i carnici delle valli,
elargire un bonus fiscale sulla benzina per i pendolari delle valli,
ridurre ICI e IRPEF per i carnici delle Valli, distribuire incentivi per tentare di bloccare i residenti nelle Valli
Nulla di tutto questo e’ stato fatto. Cosa è stato fatto? Vediamo: AMARO è diventato il cuore battente di Carnia con il suo
MEGACENTRO COMMERCIALE, le sue fabbriche, le sue industrie allocate a 50 metri
dal casello autostradale. TOLMEZZO è cresciuto in popolazione, prezzi immobiliari (fiuuuh!!!…),
servizi, scuole, attrezzature, centri sociali. CAVAZZO CARNICO è cresciuto in popolazione, sicurezza
sociale, viabilità. VILLA SANTINA è cresciuta in popolazione, viabilità,
infrastrutture, fabbriche. Possiamo
a ragione sostenere che l’azione regionale di Tondo e Martini (semmai si è
concretizzata) si è fermata nella conca tolmezzina. Oltre non è andata. In questi 5 anni la CARNIA VERA DELLE VALLI NON E’
PROGREDITA. Semmai è regredita sotto ogni aspetto. Purtroppo. Purtroppo anche per Tondo e Martini, che non ricopriranno
più in alcun modo il ruolo finora ricoperto; un ruolo cui erano giunti più per
concause esterne che per indicazioni popolare. Un ruolo senz’altro inatteso e
inaspettato. Un ruolo cui avevano finito per crederci, adeguandosi a viverlo. Certamente le responsabilità maggiori vanno ascritte a TONDO
che non ha avuto il CORAGGIO DI OSARE, cioè di garantire alla
Montagna le stesse opportunità delle altre zone della regione FVG. Nulla di
più, si chiedeva a Tondo. Ma nulla di meno. Tondo invece si è comportato come un burocrate di partito, ligio
alle direttive udinesi che mai avrebbero consentito una reale autonomia per la
Carnia. La ridicola storia della Provincia della Carnia infine (avviata 2
anni fa dalla Curia udinese) è stata snobbata perfino dal carnico Tondo che ha
perso l’ occasione storica della sua vita politica ormai forse definitivamente
segnata…… Anche la Carnia HA PERSO L’UNICA OCCASIONE DELLA SUA STORIA
RECENTE: occasione di progredire e
di migliorare la sua condizione socio-politica ed economica. Tale occasione NON
SI RIPRESENTERA’ PIU’ NELLA STORIA. Mai più. Dei TRE
CARNICI importanti, resta ora solo l’arcivescovo Pietro Brollo sulla
breccia: egli ha ancora CINQUE ANNI DI TEMPO; poi anche per lui finirà
l’ATTIMO FUGGENTE e si ritroverà nel 2008, come i suoi due illustri
concittadini di Tolmezzo, prigioniero di ricordi e forse anche di un cruccio
insopprimibile: quello di NON ESSERE STATO CORAGGIOSO, di non aver osato
difendere e garantire il SUO POPOLO che abita i monti. Questo cruccio vagola già nella mente di Tondo e Martini ed
agita i loro sonni. Non dormono. Già pensano a quel che faranno quando
torneranno comuni mortali e si aggireranno, cittadini qualunque tra cittadini
qualunque, tra le vie e i bar di Tolmezzo.
Mappa delle Casere Carniche int. 40
ABORTI IN CARNIA NEL 2003 (int. 41) |
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