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Interventi dal n. 31 al n. 40

 

  1. CARNIA - COMUNI UNITI O FUSI ?

  2. CARNIA – opportunità di lavoro – rapporto con la politica

  3. CARNIA CAPUT .. FRIULI

  4. Aborti in Carnia nel 2002

  5.  

  6. INDUSTRIA CARNICA in affanno

  7. CJARGNEI FORTUNÂTS

  8. SECAB (Società Elettrica Cooperativa Alto But)

  9. 5 anni, ovvero L’ATTIMO FUGGENTE di Martini e Tondo

  10. Mappa delle Casere carniche

CARNIA - COMUNI UNITI O FUSI ? int. 31  

Vi è sicuramente una gran confusione attorno al “problema Carnia” circa l’unione o fusione dei comuni e istituzione di nuovi organismi, come ad esempio una nuova provincia.

La confusione non è soltanto nell’ambito dei semplici cittadini, esclusi da ogni possibilità di incidere sul loro avvenire, ma anche, se non soprattutto, nella classe politica che a livello regionale si occupa del “problema Carnia”.  

·        I semplici cittadini, com’è noto da qualche tempo, sono esclusi da ogni possibilità di incidere sul loro avvenire, e le cose non sembrano cambiare.

·        La classe politica regionale corre dietro alle leggi nazionali, senza sforzarsi di interpretare in modo efficace, propositivo e risolutivo la situazione della Carnia. Insomma senza fantasia.

·        Una qualche confusione è generata anche dalle leggi approvate e quelle ancora da proporre, come la nuova devolution.

Il 9 novembre è entrata in vigore la modifica costituzionale dell’articolo 114 che sancisce: La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i princìpi fissati dalla Costituzione.” (…), l’articolo 116: il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino - Alto Adige / Südtirol e la Valle d’Aosta / Vallée d’Aoste dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale. 

Questo importante fatto legislativo: il Friuli Venezia Giulia (…) dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale (non risolutivo nell’attesa della nuova devolution), dovrebbe indurre la classe politica regionale ad adeguare, ove non lo fosse, lo statuto speciale (legge costituzionale regionale) in modo tale da chiarire, una volta per tutte, QUALI CONDIZIONI PARTICOLARI DI AUTONOMIA VUOLE DARE AI COMUNI E PROVINCIE, E CON QUALI CONDIZIONI PARTICOLARI VUOLE DARE AUTONOMIA, PER ESEMPIO ALLA CARNIA.  

Appare ovvio che per condizioni particolari si devono intendere non solo l’aggregazione dei vari comuni, di per se vantaggiosa per la consistente riduzione dei Sindaci, Segretari e Personale di vario tipo, ma si deve prendere in seria considerazione le deleghe per il trasferimento dei poteri trasferibili a giudizio della Regione, che tutti ci auguriamo sia generosa.   

Relativamente all’aggregazione dei comuni con fusioni o consorziati, occorre riflettere, innanzi tutto, sulla necessità di lasciare inalterata la libertà di decisione su qualsiasi fatto che riguardi l’ex territorio comunale. Questo non solo per la semplice constatazione che quel territorio l’ha creato e difeso le popolazioni ivi insediate, ma poiché ciascuno è libero di governarsi come crede nel rispetto delle autorità superiori.   

Sull’aggregazione dei Comuni si deve tenere conto dell’interesse generale della Nazione, della Regione e della Provincia e non dell’interesse particolare di alcuni (gli utilizzatori dello stato quo) che potrebbero ostacolare tale aggregazione. Essa va fatta consultando i cittadini ma spiegando loro che: 

·        Il “federalismo fiscale” concede autonomia ai Comuni e Provincie, ma chiede anche, soprattutto, l’autonomia fiscale delle popolazioni residenti. In altre parole capacità di mantenersi amministrativamente da soli, esattamente come prima della riforma fiscale avvenuta nell’anno 1971. Insomma un buon passo indietro a causa dell’incapacità dei Comuni, Provincie e Regioni di contenere le spese correnti le quali, tra l’altro, impediscono quelle in conto capitale che consistono in opere sul territorio.

·        Con l’informatizzazione, che tutti i si augurano avvenga quanto prima, un cittadino nato in una qualsiasi vallata della Carnia, avrà la possibilità con una semplice tessera di avere in tempo reale il certificato di nascita, ed altri documenti, senza l’obbligo di recarsi al suo Paese. In questo caso minori spese da finanziare per opera del cittadino.

·        L’aggregazione dei Comuni, per le ragioni sovraesposte ed altre, è indispensabile per varare un organismo di vallata e coerente con le esigenze dei cittadini e nell’interesse generale con l’istituzione della COMUNITA’ AUTONOMA DELLA CARNIA, capace, a sua volta, di unire autonomamente le COMUNITA’ DI VALLATA.  

In estrema sintesi, a puro titolo indicativo, riteniamo che il dibattito possa aprirsi sulla proposta seguente:           

1.      Costituzione della Comunità Autonoma della Carnia.

 

      La Comunità comprende i Comuni della Carnia: Amaro, Ampezzo, Arta Terme, Cavazzo, Cercivento, Comeglians, Enemonzo, Forni Avoltri, Forni di Sopra, Forni di Sotto, Lauco, Ligosullo, Ovaro, Paluzza, Paularo, Prato Carnico, Preone, Ravascletto, Raveo, Rigolato, Sauris, Socchieve, Sutrio, Tolmezzo, Treppo Carnico, Verzegnis, Villa Santina, Zuglio.  

2               Organi di Rappresentanza della Comunità Autonoma della Carnia.  

Il Presidente, eletto suffragio universale dagli elettori residenti nel territorio della Comunità della Carnia.

Il vice Presidente – assessore delegato - designato direttamente dal presidente.

La Giunta della Comunità formata da quattro assessori (…) designati e delegati direttamente dal presidente.

Il Consiglio della Comunità formata da un rappresentante della Comunità di Vallata, eletto suffragio universale dagli elettori residenti nella Comunità di Vallata d’appartenenza.  

3               Comunità di Vallata.  

Le Comunità di Vallata, sono formate dai Comuni aventi caratteristiche culturali, sociali ed economiche del tutto simile, legate anche da situazioni geografiche e di viabilità che confermano l’unicità, costituite e denominate come in appresso:  

 

        Comunità di Paluzza.

        Comunità di Arta Terme.

        Comunità di Tolmezzo.

        Comunità di Villa Santina.

        Comunità di Comeglians.

        Comunità di Ampezzo.

 

4 . Comuni di appartenenza alle Comunità di Vallata.  

Comunità di Paluzza: appartengono alla Comunità, uniti in unico organismo o consorziati tra loro, i Comuni di Paluzza, Cercivento, Ligosullo, Sutrio e Treppo Carnico.  

Comunità di Arta Terme: appartengono alla Comunità, uniti in unico \organismo o      consorziati tra loro i Comuni di Arta Terme, Paularo e Zuglio.  

Comunità di Tolmezzo: appartengono alla Comunità, uniti in unico organismo o        consorziati tra loro i Comuni di Tolmezzo, Amaro, Cavazzo e Verzegnis.  

Comunità di Villa Santina: appartengono alla Comunità, uniti in unico organismo o   consorziati tra loro i Comuni di Villa Santina, Enemonzo, Lauco e Raveo.  

Comunità di Comeglians: appartengono alla Comunità, uniti in unico organismo o consorziati tra loro i Comuni di Comeglians, Forni Avoltri, Ovaro, Prato Carnico, Ravascletto e Rigolato  

Comunità di Ampezzo: appartengono alla Comunità, uniti in unico organismo o consorziati tra loro i Comuni di Ampezzo, Forni di Sotto, Forni di Sopra, Preone, Sauris, e Socchieve.  

5. Organi di rappresentanza della Comunità di Vallata.  

Il Presidente, eletto suffragio universale dagli elettori residenti nel territorio della Comunità della Vallata.

Il vice Presidente – assessore delegato - designato direttamente dal presidente.

La Giunta della Comunità formata da due assessori (…) designati e delegati direttamente dal presidente.

Il Consiglio della Comunità è formato da uno o più rappresentanti per ogni Comune, eletto suffragio universale dai residenti nel Comune.

 

6.       Rappresentanza Comunale alla Comunità. 

Un rappresentante per ogni comune fino alla concorrenza di 500 (cinquecento) abitanti; due rappresentanti fino alla concorrenza di 1250 abitanti; tre rappresentanti fino alla concorrenza di tre mila abitanti ed oltre.  

 7. Organi di rappresentanza dei Comuni.  

Il Sindaco, eletto suffragio universale dagli elettori residenti nel territorio del Comune.

Il vice sindaco – assessore delegato - designato direttamente dal Sindaco.

La Giunta municipale formata da quattro assessori (…) designati dal Sindaco.

Il Consiglio Comunale – formato da (…)

I cittadini devono essere informati: 

        Sul disegno di legge all’esame del Consiglio Regionale, cosa significa il Consiglio delle autonomie locali, dove la popolazione è completamente estraniata da ogni decisione.

        Sull’istituzione di nuovi comuni, anche mediante fusione tra quelli contigui, la modificazione delle circoscrizioni (...).

        Sull’istituzione di nuove provincie, la modificazione delle circoscrizioni provinciali e della denominazione delle provincie, sono stabilite con legge regionale, su iniziativa dei comuni, sentite le popolazioni interessate, mediante referendum consultivo.

        Sulla promozione della fusione tra i comuni.

Sul programma regionale di modificazione delle circoscrizioni comunali e della fusione dei piccoli comuni. (…).

CARNIA – opportunità di lavoro – rapporto con la politica. int. 32

In Carnia LE OPPORTUNITA’ DI LAVORO sono state sempre poche e determinate da singoli imprenditoriali.

Fino agli anni ’50 le opportunità di lavoro per i Carnici erano quelle tradizionali per il taglio dei boschi (particolarmente dell’abete), il trasporto a valle del legname e poi nelle segherie per ricavare il tavolame. La manodopera impegnata era molta e qualificata. A volte era costretta a lunghi periodi di disoccupazione (senza casa integrazione) a causa della cadenza dei tagli, programmata dai Comuni o dai Privati. Altre attività, di secondaria importanza e valore economico, erano presenti nell’edilizia e nelle malghe.

Dall’inizio del secolo scorso alcune aziende di notevole valore economico, impiegavano un numero espressivo di manodopera fissa.  Si ricordano, tra le più importanti: in Val Pesarina, la Solari che produceva i famosi orologi per le Ferrovie dello Stato; la De Antoni d’Ovaro e Comeglians e la Brunetti di Paluzza, note per le attività nel taglio dei boschi, la produzione e commercio del legname. Nella cooperazione si ricorda la Società Cooperativa Elettrica Alto But di Paluzza nota per la produzione e la distribuzione dell’energia elettrica, la Cooperativa Carnica di Tolmezzo nota per la distribuzione alimentare ed altre come la Società Marmi Timau, nata per l’escavazione del marmo a Pramosio.

Il capitale sociale e il giro d’affari di queste aziende, tutte nate e cresciute in Carnia, era tutt’altro che trascurabile. A tale riguardo è significativo il bilancio della “Brunetti Matteo” di Paluzza – Terzo e Tolmezzo, con proprietà boschive e attività nella produzione e commercio del legname e dei vini; bilancio che nell’anno 1936 presenta un saldo pari a lire 2.533.189, corrispondenti alla data odierna in circa quattro miliardi, che rappresentano una cifra ragguardevole.

Da questi pochi, ma indicativi elementi d’analisi, si deduce che le opportunità di lavoro erano “create” dai singoli imprenditori e, in taluni casi, dalla cooperazione tra i singoli.

Tutti meritevoli della considerazione e riconoscimento, sia per le attività imprenditoriali singole sia per quelle a carattere collettivo che si sono formate con sottoscrizioni del capitale sociale.

Queste attività, purtroppo, appartengono al passato sia perché tali sono state superate da commerci provenienti dall’estero, com’è il caso del legname, sia perché superate dalla tecnologia o dalla mancanza di spazi e finanziamenti.

La Carnia era e rimane una terra di gran significato morale e di tradizioni, predisposta al fare piuttosto che al dire, di formazione nel lavoro, d’osservanza ai fondamentali religiosi e di grande impegno e rispetto verso la Nazione nei confronti della quale ha sempre dato senza nulla chiedere.

La Carnia, nonostante queste doti (riconosciute all’estero come in Italia), è stata terra avara nella proposta del lavoro. Fenomeno che nell’età moderna si è acuito piuttosto che ridursi. 

Le proposte di lavoro sono aumentate esclusivamente nelle attività dei servizi; fatto coerente con quanto avviene nel mondo occidentale. Va anche detto che Italia, e la Carnia non è immune, a volte s’inventino dei servizi per creare posti di lavoro fittizi che poi si rivelano controproducenti.   

Crediamo che l’assenza d’iniziative e prospettive di lavoro non siano da imputare ai Carnici i quali hanno dimostrato, nel passato recente e in quello più lontano con Linussio ed Altri, una loro precipua volontà nell’intraprendere. 

Appare quindi evidente che con l’avvento dell’età cosiddetta “moderna” in Carnia qualcosa non ha funzionato e tuttora non funziona. E' doveroso riconoscere che a Tolmezzo e a Villa Santina (che sono in Carnia) si è registrato e si registra un notevole impulso imprenditoriale, mentre nell’entroterra si denota, invece, una riduzione nelle occasioni di lavoro, cui corrisponde lo spopolamento delle vallate.  

Comparando le realtà economiche sociali di Tolmezzo e Villa Santina, con quelle rilevabili nelle zone dell’entroterra della Carnia, ci porta ad alcune considerazioni di carattere pratico.

Nel caso di Tolmezzo e Villa Santina si registra spazi notevoli d’aree destinate urbanisticamente all’industria, poste in un sistema viario di grand’efficacia, collegato alla viabilità regionale e nazionale. Con questo tipo d’interventi, si sono create le condizioni di gran rilievo atte a consentire all’imprenditoria l’impiego del capitale in situazioni di gran vantaggio.  

Nelle vallate dell’entroterra della Carnia, abbandonate a se stesse e lontane dalla viabilità principale, non si registrano attività con presenza efficace di personale. Né si può affermare che l’attività turistica sia sostitutiva delle attività tradizionali. 

Questa limitata analisi circa le OPPORTUNITA’ DI LAVORO IN CARNIA, ci dà la possibilità di avviare nell’apposito argomento sul “forum” delle nostre discussioni.

            Quanto al   rapporto con la politica, l’analisi è più complessa. Per il passato il rapporto tra i Carnici e la politica è stato accettato senza entusiasmi, quasi con rassegnazione. Al politico è affidato il compito di amministrare la cosa pubblica e il Carnico si fida.

Questo fatto, apparentemente semplice, ritenuto dai più come cosa estranea alla vita di tutti i giorni, è, invece, importante proprio per la popolazione della Carnia, e di questo i Carnici pare non se ne siano ancora accorti. Non partecipare alla vita pubblica è com’essere membro di un consiglio d’amministrazione di una società e non partecipare alla vita sociale.

Va anche detto che le decisioni sulla “cosa pubblica” si formano nelle Giunte Comunali, in quelle Provinciali e Regionali, passano nei rispettivi Consigli e sono rese pubbliche tramite l’affissione nelle cosiddette bacheche e, qualche volta, attraverso la stampa.

 Il Cittadino, nella maggioranza dei casi, non partecipa al formarsi della proposta, che è il passaggio più importante, un po’ per sua colpa e parte degli amministratori. E’ noto che gli Amministratori preferiscono le segrete stanze in luogo della pubblicizzazione della cosa pubblica.

Tutto ciò ha reso impossibile, o quasi, ogni tipo di rapporto tra i Carnici e i Politici. I primi si chiudono in se stessi com'è consuetudine in Carnia, mentre i secondi fanno quello che devono fare, ritenendosi con la coscienza a posto.

Le attese degli amministrati, ignari di quello che succede, sono lunghe e defaticanti. Si parla e si riparla, da un ciclo amministrativo all’altro, che la tal cosa è in progetto, ma ci sono ancora delle difficoltà però non imputabili ai politici ma alla burocrazia. E la burocrazia resiste fino all’ultimo, inventandosi procedure dilatorie e centralizzanti. Procedure per altre note ai politici che l’hanno approvate.

Il ruolo dei politici, nel bene come nel male, è determinante per le popolazioni della Carnia, in lista d’attesa da lungo tempo. I Carnici si aspettano, ora, che la classe politica faccia quello che in passato non è stato fatto.

Nell’ambito comunale i politici hanno poche possibilità di intervenire: i provvedimenti di loro competenza sono l’incasso dell’ICI e poche altre come l’amministrazione delle somme devolute dal Governo, lo stato civile, le spese in conto corrente e quelle poche in conto capitale. A livello comunale il fatto più importante è la redazione degli strumenti urbanistici, tra l’altro sotto tutela regionale con la conseguenza di eliminare buona parte dell’autonomia.

La classe politica regionale deve, per dare impulso alla Carnia dell’entroterra, intervenire con provvedimenti legislativi con i quali procedere, in prima istanza, all’aggregazione dei piccoli comuni, poi all’istituzione di un organismo politico intermedio con capacità programmatoria, con proprie entrate e autonomia nell’amministrazione. A tale nuovo organismo deve essere delegata la possibilità di gestire il proprio territorio, affinché si possano creare le condizioni d’intervento dell’imprenditore, pubblico o privato. Questo è quello che ci si attende dalla classe politica attualmente al potere a livello regionale.

Non si devono chiedere particolari condizioni di favore per il fatto, del tutto inusuale, che alla presidenza regionale della Giunta e Consiglio siano stati eletti due Carnici. Non condividiamo gli interventi critici nei confronti dei due Presidenti Carnici che si leggono sul “forum” a tale proposito. Interventi di favore a queste condizioni non corrispondono alla nostra tradizione e cultura.

La situazione politica attuale, con i due Presidenti non eletti direttamente dal popolo, pone la Carnia in una situazione di disagio. Se il dottor Tondo, ad esempio, fosse stato eletto direttamente dagli elettori del Friuli Venezia Giulia (cosa che gli auguriamo per il futuro) in Carnia ci sarebbe il rappresentante di uno dei Collegi nominali, al quale potremmo chiedergli di fare, anche in modo sfacciato, di agire nell’interesse dei Carnici. Ma nella situazione attuale non è moralmente accettabile.

 Purtroppo così non è. Ma i cittadini della Carnia, o emigrati in lista d’attesa per rientrare (vivi o morti!!!!), possono chiedergli di fare la LEGGE REGIONALE che dia la MASSIMA AUTONOMIA AMMINISTRATIVA ALLA CARNIA. Questo si può chiedere essendo dovere del Presidente promuovere e dare corso all’articolo della costituzione, modificato ad hoc per l’autonomia agli enti locali.   

Una volta ottenuta la massima autonomia politica ed amministrativa la Carnia camminerà con le sue gambe, come sempre ha fatto nei secoli dei secoli.  Amen. 

CARNIA CAPUT .. FRIULI int 33

di Carnapulus

Dicono che Strabone, geografo greco vissuto a Roma ai tempi di Augusto, definisse Trieste "villaggio carnico" e sembra che, prima della conquista romana, tutta la pianura friulana, dal mare ai monti, fosse abitata dai Carni (in lotta con i Veneti, popolazione preromana, e anche allora.. antiromana) donde la denominazione di territorio carnico attribuito allora all'intero Friuli.
Poi i Carni si ritirarono sulle montagne da dove in effetti provenivano (la radice "Car" , in celtico significa montagna, da cui Car-niola, Car-inzia e appunto Car-nia). Gente dedita alla caccia e alla pastorizia per lo più, salvo un periodo particolare, tra 1500 e 1700, in cui diventarono "agenti di commercio" in ogni parte d'Europa (i famosi cramars). Sempre la storia ci dice che lo scrittore Quintiliano Ermacora nel 1500 mettesse in guardia gli udinesi dalla furbizia dei carnici, gente avvezza ai commerci e quindi poco affidabile (un po' come i napoletani e i greci di un tempo).
Le lotte per il potere a dire il vero interessarono sempre marginalmente i carnici, che nella loro storia conobbero varie forme di soggezione (dai Patriarchi, a Venezia, all'Austria, all'Italia e ultimamente a … Udine e Trieste). Finché non successe qualcosa di straordinario.
Nell'anno del Signore 1998 un carnico conquistò il seggio più alto del parlamento regionale (Toni Martini); a lui seguì lo stesso Presidente della Giunta Regionale (il carnico Renzo Tondo). Ma non bastava: al potere civile bisognava unire quello religioso e così Mons. Pietro Brollo da Tolmezzo diventò Arcivescovo di Udine nel 2001. Contemporaneamente Fabio D'Andrea di Rigolato conquistava la Presidenza del Consiglio provinciale. Ultimamente altri due tasselli hanno completato l'opera: l'Ascom per la prima volta va a un carnico (il tolmezzino Gianni Da Pozzo) e al vertice della maggiore emittente della regione, Telefriuli, si insedia Alberto Terrasso da Tolmezzo. Mancano a dire il vero due tasselli: il mondo industriale e l'Università; ma la più famosa industria friulana, la Solari, si sa, viene da Prato carnico e, per la Scuola, ci si può comunque accontentare dello "Stellini", la Scuola più prestigiosa del Friuli, affidata a un carnico seppur "naturalizzato"
La Carnia ha davvero conquistato il Friuli? Potere politico, economico, religioso, mondo dell'informazione e della Scuola ai piedi dei carnici? Sarebbe troppo bello, ma i carnici sanno bene che non è così. Non sarà una zona disastrata come a volte qualcuno vorrebbe rappresentarla, ma la Carnia non è affatto "felix"; tut'al più è "fidelis" (e qui ci si potrebbe sbizzarrire a commentare questa "fedeltà" carnica.
Due osservazioni finali: in Italia dal risorgimento ai nostri giorni, a parte le solite eccezioni, (un certo Mussolini ad esempio, Craxi o Berlusconi, ma anche Giolitti) a dominare nella politica e nei "posti di comando" pubblici sono quasi sempre stati meridionali: Non sembra che ciò abbia molto giovato al Sud.
Infine: come mai mentre la Carnia è così in auge, il suo nome sta scomparendo dalle diciture ufficiali a vantaggio di un neologismo senza storia, che è l'Alto Friuli?

 

 

Aborti in Carnia nel 2002 int 34

L’anno appena trascorso ha visto un netto incremento degli aborti volontari effettuati presso l’ospedale carnico di Tolmezzo. Sono stati infatti ben 108 le mamme che si sono avvalse della legge n° 194 del 22 maggio 1978, per interrompere la gravidanza e sopprimere il proprio feto. Lo scorso anno erano stati 90, e ciò aveva fatto intravedere una possibile inversione di tendenza. I 108 aborti del 2002 invece vengono a confermare che così non era.

Questi 108 nuovi aborti vanno ad aggiungersi ai 1.471 dei 16 anni precedenti, per un

 

TOTALE di 1.579 bambini NON NATI in Carnia in 16 anni.

 

Permetteteci solo una breve riflessione:

se OGGI esistessero 1471 bambini IN PIU’ in Carnia, le prospettive sarebbero migliori o no?

Se vivessero 1471 bambini in più, avremmo più certezze? Più sicurezze o no?  

 

 

INDUSTRIA CARNICA in affanno int. 36

Nel panorama di Carnia la situazione occupazionale lamenta sensibili difficoltà.

A Tolmezzo: La Burgo mantiene due macchine a ciclo ridotto, di 5 giorni alla settimana, ma la terza, più nuova, funziona regolarmente a ciclo continuo, 7 giorni la settimana. Statica la situazione della Seima Italiana, che registra 42 cassintegrati, a fronte dei 60 paventati a fine anno. Più preoccupante, in termini occupazionali, il settore dell’indotto della Seima, che vede commesse più povere affidate alle 4-5 aziende che lavorano nel settore, e che danno occupazione a circa 150 persone. Più difficile la situazione della Seima Elettronica Finmec, 150 maestranze, per la pesante crisi che attanaglia la proprietà, il gruppo Fulchir di Buia. Per questa azienda la risoluzione più attendibile è il passaggio della proprietà a degli imprenditori del tolmezzino. Sempre che ce ne siano di disposti ad accollarsi questi impegni.

Amaro: In crescita le aziende sorte accanto alla autostrada: Isc, 400 dipendenti, e la Modulbloc, 100 operai,  hanno davanti a loro delle buone prospettive. Il megacentro denominato LE VALLI DI CARNIA che sta crescendo sotto gli occhi accanto al casello autostradale, promette buona occupazione per le donne, ma di certo costituirà una gravissima legnata per tutti i negozi della montagna che non riusciranno a sopravvivere di fronte ad una concorrenza che dispone di enormi liquidità, come sarà appunto questo enorme centro commerciale la cui proprietà non è affatto nota né si conosce chi e quanti vi siano dietro questo colossale business.

Ovaro e Moggio: Buone le aspettative in queste cartiere. A MOggio sono previsti anzi nuovi investimenti a breve, con l’acquisizione di nuovi macchinari, come è già accaduto per la Pigna di Tolmezzo che recentemente ha investito un milione di euro.

Ampezzo: Da registrare infine la tenuta del gruppo De Longhi ad Ampezzo, nonostante la stagnazione del mercato dei piccoli elettrodomestici e le paghe decisamente basse degli operai, che al momento non si lagnano, contenti di sbarcare il lunario con 750 euro al mese. Il settore del legno, con Snaidero e Fantoni, non ha avuto un avvio così brillante come quello della scorsa annata.

Paluzza- Sutrio: le realtà locali registrano consistenti contrazioni dell’occupazione specie nel settore del legno, in evidente crisi generalizzata. Restano stabili le realtà piccolo-artigianali che hanno sempre notevoli commesse e che occupano la maggior parte della forza-lavoro locale. 
 

 

CJARGNEI FORTUNÂTS int. 37

Chi vive in città o solo in qualche cittadina, ogni volta che viene in Carnia, non fa che ripetere ai suoi interlocutori: “Voi sì che state bene quassù!”.

E’ vero, noi possiamo dirci fortunati, per vari motivi:

abbiamo un ambiente ancora in grandissima parte incontaminato, un habitat a misura d’uomo, dove si può ancora vivere in perfetta armonia con la natura.

I nostri paesi sono puliti, ordinati, non vi è criminalità né evidente consumo di droga né prostituzione: si può girare per le strade anche con i bambini piccoli senza dover arrossire per loro.

I ragazzini possono liberamente giocare senza pericolo sulle strade o sulle piazze o nei boschi…

Il paesaggio è rimasto quello del secolo scorso, dove le superstrade non hanno ancora dilaniato i pascoli ed i prati e dove il traffico automobilistico è limitato alla sola strada statale di scorrimento a fondovalle.

Il lavoro, nonostante tutto, esiste ancora, anche se spesso occorre muoversi in diverse direzioni. Le opportunità in loco, seppure ridotte, garantiscono ancora una certa disinvoltura nella ricerca di prima occupazione.

La gente appare ancora contenta di quello che ha e non esibisce atteggiamenti snob.

I pensionati non stanno mai con le mani in mano ma si adattano ad impiegare il tempo occupandosi in piccole attività: vi è chi costruisce geis o luoges, chi dipinge, chi scrive libri o poesie, chi si impegna nel sociale, chi si immerge nei boschi lungo i sentieri dell’infanzia…

I figli hanno ancora un residuo rispetto per i genitori e soprattutto per i nonni; i genitori amano i proprio figli e cercano per essi le migliori opportunità educative che nei nostri paesi non difettano mai…

Lo sport, nei suoi svariati aspetti, esiste nella forma praticata e non solo parlata: giovani e meno giovani sono impegnati quotidianamente in una socialità che li arricchisce e li matura, mettendoli a confronto con le prime prove della vita.

Il fervore culturale che agita i nostri paesi è imparagonabile rispetto ad altre zone del Friuli: televisioni locali, circoli culturali, gruppi editoriali, filodrammatiche, si contano ormai a decine in Carnia e nella nostra valle in particolare: si assiste quasi ad una salutare e benefica gara a livello culturale, per il recupero e la salvaguardia di tradizioni, storia, costumi. Ogni gruppo pare impegnato a dimostrare che la cultura è un bene troppo prezioso per lasciarlo evaporare…

La religiosità, sfrondata dagli eccessivi orpelli superstiziosi o da manierismi di facciata, sta diffondendo anche negli strati sociali più elevati e continua ad essere linfa vitale per i ceti più umili…

Il volontariato sociale appare esemplare: donne e uomini di ogni età e censo sono impegnati in vari settori della vita pubblica: dall’assistenza agli anziani alla cura della cosa pubblica all’impegno coi ragazzi…

Si assiste ad un costante recupero di case vecchie e soprattutto di stavoli e fienili di montagna che vengono rimessi a nuovo e abitati da tanti valligiani che amano trascorrervi intere giornate in profonda quiete e silenziosa solitudine per riassaporare le atmosfere di un tempo…

Insomma un BEL VIVERE che fa spesso dimenticare lo scotto che paghiamo ogni giorno per avere questa splendida possibilità di continuare a rimanere tra i nostri monti.

Una FORTUNA davvero, che, come ogni altro bene, ha un prezzo.

Un prezzo che a volte ci può sembrare esoso, quando pensiamo alla tassa sul freddo, alla viabilità precaria, alle sperequazioni economiche, all’abbandono del territorio

A ben vedere però, se mettiamo sul piatto della bilancia il VIVERE IN MONTAGNA e dall’altra IL PREZZO da pagare, forse ci accorgeremmo che, tutto sommato, il costo non è poi così alto e che, dopotutto, CONVIENE STARE QUASSU’ con i nostri grattacapi ed i nostri limiti, con le nostre proteste e i nostri mugugni.

Quassù dove tutto è ancora rimasto a MISURA D’UOMO.

VIVERE IN CITTA’ (o anche solo a Tolmezzo) è immensamente più gravoso per l’anima anche se forse meno pesante per il portafoglio.

Ma, dovendo vivere una sola volta, è preferibile assecondare l’ANIMA piuttosto che il portafoglio.

E la Carnia sa oggi lenire ogni dolore dell’anima. Per questo è meglio stare in Carnia.     Nonostante tutto.
 

 

SECAB (Società Elettrica Cooperativa Alto But)

NEL SEGNO DI CESCUTTI   int. 38                   

Duilio Cescutti, presidente uscente della SECAB, sta per lasciare definitivamente la poltrona più alta (alla quale già ambiscono in molti), e si appresta ad esibire alla prossima assemblea un bilancio che non potrà che essere lusinghiero. Stasera tenteremo di individuarne i contorni. Vediamo:

1. RISTRUTTURAZIONE ORGANIZZATIVA:  questo è stato il primo problema ed anche il primo cavallo di battaglia dell’azione di Cescutti. Di fronte a varie resistenze interne e anche sindacali, Cescutti è riuscito in 9 anni a dare una organizzazione interna adeguata alle mutate esigenze del mondo del lavoro e del mercato. Ha riordinato l’organigramma, ponendo in posti di responsabilità persone interne alla SECAB e affidando loro dei compiti e dei ruoli precisi e gratificanti. Ha ricalibrato i vari livelli e le diverse funzioni dei dipendenti, ha loro offerto nuovi spazi di azione ricevendo non sempre apprezzamento e approvazione. Ha posto mano, risolvendoli, ad altri problemi interni (sicurezza, affidabilità, competenze), rimodulando l’organizzazione su modelli di efficienza ed efficacia come la managerialità moderna esige. Ha intessuto nuovi rapporti con le banche, con le assicurazioni, con la imprenditoria esterna, con gli erogatori di servizi pubblici. In 9 anni, la SECAB ha quasi mutato volto interno: più agile, più efficiente, più al passo con la crescita del Paese.

2. PRESTITO SOCI: questo è stato la seconda grande sfida di Cescutti, che spesso lo ha posto addirittura in bonario conflitto con alcuni istituti bancari, che si videro spesso sfuggire sotto il naso notevoli somme di denaro che i soci, ben comprendendone il vantaggio, si affrettavano a depositare in SECAB. Il “prestito soci” ha così raggiunto ragguardevoli cifre (oltre 6 miliardi nei primi anni) ed ha permesso alla SECAB di affrontare le successive spese straordinarie ed ai SOCI di ottenere un interesse sempre vantaggioso. La SECAB di Cescutti è così diventata la banca più utile e più remunerativa per i suoi aderenti.

3. LA NUOVA CENTRALINA DI NOIARIS: è stata la terza grande sfida di Cescutti, quella che maggiormente ha pesato e peserà in futuro, non solo per i conflitti sollevati dai Verdi, ma anche per un motivo più oggettivo e reale: la penuria di acqua. Nonostante questi due grossi ostacoli, Cescutti ha voluto fortissimamente questa realizzazione, facendosene spesso carico di fronte a proteste (seppur limitate) di cittadini dissenzienti o di soci dubbiosi o di consiglieri incerti. Cescutti ha saputo, con forte senso di equilibrio e di diplomazia, contemperare i diritti ed i doveri di tutte le parti in causa, riuscendo alla fine dare corso a questa grande opera che solo tra alcuni anni dimostrerà la sua validità e necessità, confermando la assoluta buona fede del presidente e la sua lungimiranza.

4. LA NUOVA SEDE DI PALUZZA: è stata l’ultima sfida di questo presidente uscente. Dopo un primo progetto giudicato da molti eccessivo se non faraonico rispetto alle esigenze,  Cescutti ha saputo intelligentemente tener conto delle osservazioni e delle critiche, riuscendo a realizzare una struttura che, pur conservando l’antico, ingloba e quasi antichizza il moderno, in una soluzione di geniale architettura, concretizzata dall’arch. Walter Cimenti di Treppo. Ora la nuova sede va a sposarsi in maniera armonica con quella vecchia, arricchita e ammodernata, in un disegno leggero e privo di concessioni manieristiche. Una nuova casa più accogliente e funzionale per i soci della Valle.

Queste dunque sono state le grandi 4 sfide che Cescutti ha saputo raccogliere e vincere in questi 9 anni di guida SECAB.

Certamente il merito di tutto questo va esteso all’intero CdA, che ha attivamente collaborato con Cescutti in tutti questi anni, un CdA che, come abbiamo ripetuto altre volte, meriterebbe ora un ricambio pressoché totale ed il giusto riposo.

Per ultimo (ma non per meriti) occorre citare il Direttore Generale, amabilmente definito l’”uomo del presidente”: Di Centa Ferdinando. Un direttore generale che ha saputo trasferire fedelmente nella pratica le indicazioni del presidente e del suo CdA, che ha saputo interpretare esattamente ogni posizione e atteggiamento del CdA, e che ha permesso, con la sua capacità e la sua costante applicazione, la completa realizzazione di un programma ambizioso e vasto, inizialmente da tutti giudicato elettoralistico o benevolmente utopistico. Coesistono anche altri aspetti di minore conto, di cui non è possibile stasera sede dare conto.

Per tornare a Cescutti possiamo affermare che dunque, all’atto di abbandonare definitivamente la presidenza, egli lascia impresso alla SECAB un segno forte che può essere sintetizzato in questo motto:  EFFICIENZA E PRATICITA’.

Altri hanno creato e realizzato molte cose prima di lui, altri tenteranno di farlo dopo di lui: certamente l’impronta di Cescutti Duilio e del suo staff, resterà indelebile in SECAB negli anni a venire.

Ora (giugno 2003) la presidenza della SECAB, è passata nelle mani del sindaco di Treppo Carnico, Luigi Cortolezzis, già vice di Cescutti. E Cortolezzis sarà certamente in grado di proseguire ed implementare l’opera di Cescutti. Anche se, a dire il vero, le prime mosse della nuova presidenza, riguardo alla locazione del negozio SECAB ad un privato, stanno suscitando qualche malumore tra i soci per il modo in cui la decisione è stata presa.

 

 

 

5 anni, ovvero L’ATTIMO FUGGENTE  di Martini e Tondo  int. 39

Sono passati ormai più di 5 anni da quando i due cavalli di razza tolmezzini sono stati eletti consiglieri regionali. Immediatamente dopo hanno iniziato a ricoprire ruoli di assoluto rilievo e prestigio. Vediamo bene le date:

 

ANTONIO MARTINI

è stato Presidente del Consiglio Regionale FVG

dal 5 AGOSTO 1998 al 10 giugno 2003

 

 

RENZO TONDO

è stato Assessore regionale FVG

dal 5 agosto 1998 al 15 giugno 2001

è stato Presidente della Giunta Regionale FVG

dal 16  giugno  2001 al 10 giugno 2003

 

Questi 5 anni sono passati velocemente, quasi non ce ne siamo accorti; rappresentano davvero L’ ATTIMO FUGGENTE, che ai nostri due personaggi pare davvero sfuggito tra le mani. Un ATTIMO FUGGENTE DURATO 5 ANNI.

 

Vediamo innanzitutto Antonio MARTINI, rappresentante dell’ULIVO, ma eletto Presidente del Consiglio Regionale con i voti trasversali dei due schieramenti, con l’eccezione della Lega e di AN.

Martini, pur ricoprendo un ruolo eminentemente rappresentativo ma non certo solo notarile, aveva la facoltà di CALENDARIZZARE E INDIRIZZARE le discussioni e le proposte di legge in Consiglio Regionale. Aveva in mano uno strumento per pilotare la discussione di leggi e provvedimenti a favore della Montagna.

 

Renzo TONDO, rappresentante del POLO, aveva le maggiori responsabilità, potendo disporre del POTERE POLITICO-AMMINISTRATIVO di decidere in un verso o in un altro, di presentare e far approvare leggi e regolamenti, di governare, di incanalare risorse qui o là.

Ora

L’ATTIMO FUGGENTE E’ PASSATO.

Cosa resta alla Carnia?

 

Intendiamo dire alla CARNIA VERA, la CARNIA DELLE VALLI? Vediamo:

Si poteva:

avviare una progressiva detassazione per i carnici delle valli,

elargire un bonus fiscale sulla benzina per i pendolari delle valli,

ridurre ICI e IRPEF per i carnici delle Valli,

distribuire incentivi per tentare di bloccare i residenti nelle Valli

Nulla di tutto questo e’ stato fatto.

 

Cosa è stato fatto? Vediamo:

AMARO è diventato il cuore battente di Carnia con il suo MEGACENTRO COMMERCIALE, le sue fabbriche, le sue industrie allocate a 50 metri dal casello autostradale.

TOLMEZZO è cresciuto in popolazione, prezzi immobiliari (fiuuuh!!!…), servizi, scuole, attrezzature, centri sociali.

CAVAZZO CARNICO è cresciuto in popolazione, sicurezza sociale, viabilità.

VILLA SANTINA è cresciuta in popolazione, viabilità, infrastrutture, fabbriche.

 

Possiamo a ragione sostenere che l’azione regionale di Tondo e Martini (semmai si è concretizzata) si è fermata nella conca tolmezzina. Oltre non è andata.

In questi 5 anni la CARNIA VERA DELLE VALLI NON E’ PROGREDITA.

Semmai è regredita sotto ogni aspetto. Purtroppo.

Purtroppo anche per Tondo e Martini, che non ricopriranno più in alcun modo il ruolo finora ricoperto; un ruolo cui erano giunti più per concause esterne che per indicazioni popolare. Un ruolo senz’altro inatteso e inaspettato. Un ruolo cui avevano finito per crederci, adeguandosi a viverlo.

Certamente le responsabilità maggiori vanno ascritte a TONDO che non ha avuto il CORAGGIO DI OSARE, cioè di garantire alla Montagna le stesse opportunità delle altre zone della regione FVG. Nulla di più, si chiedeva a Tondo. Ma nulla di meno.

Tondo invece si è comportato come un burocrate di partito, ligio alle direttive udinesi che mai avrebbero consentito una reale autonomia per la Carnia. La ridicola storia della Provincia della Carnia infine (avviata 2 anni fa dalla Curia udinese) è stata snobbata perfino dal carnico Tondo che ha perso l’ occasione storica della sua vita politica ormai forse definitivamente segnata……

Anche la Carnia HA PERSO L’UNICA OCCASIONE DELLA SUA STORIA RECENTE: occasione  di progredire e di migliorare la sua condizione socio-politica ed economica. Tale occasione NON SI RIPRESENTERA’ PIU’ NELLA STORIA. Mai più.

Dei TRE CARNICI importanti, resta ora solo l’arcivescovo Pietro Brollo sulla breccia: egli ha ancora CINQUE ANNI DI TEMPO; poi anche per lui finirà l’ATTIMO FUGGENTE e si ritroverà nel 2008, come i suoi due illustri concittadini di Tolmezzo, prigioniero di ricordi e forse anche di un cruccio insopprimibile: quello di NON ESSERE STATO CORAGGIOSO, di non aver osato difendere e garantire il SUO POPOLO che abita i monti.

Questo cruccio vagola già nella mente di Tondo e Martini ed agita i loro sonni. Non dormono. Già pensano a quel che faranno quando torneranno comuni mortali e si aggireranno, cittadini qualunque tra cittadini qualunque, tra le vie e i bar di Tolmezzo.

 

Mappa delle Casere Carniche int. 40

CASERE IN CARNIA, tratto da "Carnia agroalimentare" di M. Castagnaviz, Ed. Chiandetti, Udine 1991.

 

ABORTI IN CARNIA NEL 2003 (int. 41)
Nell'anno 2003 nell'Ospedale Civile di Tolmezzo sono stati praticati 111
aborti volontari, che rappresentano una controtendenza rispetto all'anno
precedente, quando erano stati effettuati solo 90 aborti. Ora queste 111
nuove IVG vengono a sommarsi alle 1579 precedenti, cosi' che negli ultimi
17 anni in Carnia sono state effettuate 1690 interruzioni volontarie di
gravidanza. Quest'anno non commentiamo. Lasciamo i numeri alla riflessione
di ciascuno.

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