Interventi dal n. 11 al n. 20 ELENCO DEGLI INTERVENTI
-
Previsto crollo demografico per il 2025
(int. 11) E’ stato recentemente reso
noto uno studio demografico che interessa la regione FVG. Attualmente gli
abitanti del FVG sono 1.184.654. Nel 2025, gli abitanti saranno 953.288, con un
crollo demografico di ben 231.366 persone pari al 19,3 %. Questo crollo
demografico, per taluni studiosi appare fin troppo ottimistico, perché altre
previsioni parlano addirittura di un 24 % di calo di popolazione. Da questi dati
abbiamo estrapolato le cifre riguardanti la provincia di UD. Vediamo insieme:
oggi la provincia di Udine conta 520.000 abitanti, dei quali 40.000 localizzati
in Carnia. La sola Tolmezzo concentra
oltre 10.000 carnici, il 25 % della popolazione. Ebbene nel 2025, cioè tra poco
meno di 25 anni, la provincia di UD conterà oltre 100.000 abitanti in meno.
Ebbene, quale potrà mai essere la zona di maggiore spopolamento? facilissimo,
rispondono gli esperti: la MONTAGNA. Per farla breve insomma, tra 25 anni, la Carnia,
compresa Tolmezzo, conterà meno di 20.000 persone (cioè il 50% in meno) e per
taluni studiosi scenderà addirittura a 16.000. Tenendo presente che Tolmezzo
manterrà e addirittura incrementerà i suoi abitanti, è fin troppo facile
dedurre che la Carnia vera, la Carnia
delle Valli sparirà come entità socio-economica-politica e diventerà per
davvero una CARNIALAND, una oasi di svago per i week-end degli abitatori delle
città, che avranno già acquistato tutte le case e gli stavoli ormai
abbandonati dai superstiti indigeni, i quali, penalizzati eccessivamente dal
costo del vivere in montagna, saranno nel frattempo fuggiti a valle mescolandosi
alla restante popolazione. Oltre a CJARGNE ON LINE, c’è
qualcun altro che si preoccupa di questi problemi? Abitanti
1997
2025 Regione
FVG
1.184.654
953.288 Calo
popolazione
- 231.366 Pari
al
-
19,3
% Abitanti
1997
2025 Provincia
UD
520.101
420.000 Carnia
40.000
20.000 Carnia percentuale - 50 % CASE
DI RIPOSO IN CARNIA (int. 12)
Dai
dati recenti pubblicati dalla regione FVG, le Case di Riposo in Carnia sono
attualmente 5. Vediamole:
Natura Posti
Auto Non
Retta Giornaliera
Questa tabella necessita però
di talune spiegazioni. Le IPAB sono delle Istituzioni Pubbliche controllate
dalla Regione, mentre quelle comunali sono a diretta gestione del Comune che le
ha create. Attualmente il Centro Anziani di Paularo è ancora chiuso per lavori
di ristrutturazione e non si sa ancora quando riaprirà. Il Centro Sociale di
Ampezzo invece è stato appena aperto e necessita ancora del necessario
rodaggio. La Casa Albergo di Villa Santina ospita attualmente solo persone
autosufficienti ed offre inoltre 17 miniappartamenti di due posti ciascuno. Le
rette giornaliere indicate sono quelle massime previste per Autosufficienti e
per NON-autosufficienti. La casa di Riposo di Paluzza offre anche diversi
minialloggi per coppie, mentre quella di Tolmezzo è tuttora in fase di
ampliamento e di riammodernamento. Per quanto riguarda i costi, quella di
Paluzza appare la più conveniente, essendo dotata anche di altre infrastrutture
che la fanno preferire alle concorrenti. Come si vede la situazione delle Case
di Riposo in Carnia appare abbastanza soddisfacente anche perché sono entrate
in funzione le RSA ed inoltre esistono altre Case di Riposo dislocate a Moggio,
Venzone, Gemona, Osoppo. E gli asili? SCUOLE, CHIESA E COMMERCIO IN CARNIA (int. 13) Proponiamo di seguito la
situazione delle scuole della Valle del But, considerando che il “Problema
SCUOLA” sta diventando sempre più cruciale.
Speriamo che altri ci ragguaglino sulla situazione delle altre Valli di Carnia.
Rammentiamo solamente che il calo della popolazione scolastica ha certamente
diverse concause, le più importanti delle quali restano a nostro avviso : 1. LA PLURIDECENNALE POLITICA LEGISLATIVA CHE HA PENALIZZATO
OLTREMODO LA FAMIGLIA TRADIZIONALE ED HA FAVORITO ECCESSIVAMENTE LA PRATICA
DELL’ABORTO VOLONTARIO. 2.
LA SCARSITA’DI OPPORTUNITA’ DI LAVORO IN LOCO, CERTAMENTE NON SOSTENUTA DA
ALCUNA LEGISLAZIONE ADEGUATA. Se a questi due fattori aggiungiamo le scelte
individuali di talune famiglie di iscrivere altrove i loro figli per svariati
motivi, il quadro risultante non può che essere il seguente (i numeri si
riferiscono agli alunni presenti):
Se poi pensiamo che in taluni
paesi le nascite degli ultimissimi anni si contano sulle dita di una sola mano,
pare di tutta evidenza prevedere un ulteriore crollo della popolazione
scolastica nel prossimo quinquennio. Ed allora perché non approntare da subito
degli efficaci rimedi legislativi a favore della famiglia tradizionale e dei
figli? Perché non alleggerire il disagio economico di chi vive ancora nelle
valli, mediante la leva fiscale e una legislazione differenziata? Perché
indugiare ancora nel concedere facilitazioni agli insediamenti lavorativi in
loco? Quando si chiuderà anche la
scuola, allora davvero il paese si avvierà alla ineluttabile estinzione e
resterà popolato solo dai fantasmi e dai ricordi. LA CHIESA DI CARNIA
Anche
la Chiesa di Carnia soffre non solo del calo demografico dei fedeli ma anche e
soprattutto del calo demografico dei preti, che solo in rarissimi casi vengono
rimpiazzati. Vediamo nel dettaglio la situazione odierna delle 4 Foranie in cui
è suddivisa la Carnia.
Ricordiamo
che nella Forania di Tolmezzo operano attivamente i salesiani del Don Bosco che
ufficialmente non figurano nel personale diocesano ma che seguono anche talune
piccole parrocchie di quella forania. Per altre notizia apri la finestra della
DIOCESI DI ZUGLIO. COMMERCIO IN CARNIA La situazione del commercio in Carnia al 31.12.97 è stata la seguente:
In effetti questi dati sono
artificiosamente gonfiati, poiché spesso una stessa azienda (che ad esempio
comprenda: bar, ristorante e albergo) viene conteggiata tre volte. Il numero
totale quindi delle imprese commerciali è in effetti solo di 1016
unità, cioè 200 di meno del numero ufficiale, riportato in tabella. Ma vediamo
in particolare la Valle del But, sperando che altri si attivino per le altre
Valli: Comune Abitanti Esercizi P. Negozi Alberghi TOT.
Come si può chiaramente osservare, i due comuni turistici per eccellenza (Arta e Ravascletto) possiedono meno strutture commerciali di Paluzza che appare ancora come centro emporiale della Valle, nonostante abbia recentemente visto chiudere molte attività commerciali negli ultimi anni, solo ultimamente in parte rimpiazzate da giovani attività appena sorte. Anche Paularo, nonostante il suo splendido isolamento, mantiene abitanti e commercio ad un livello sorprendente. Molte sono le cause della contrazione del commercio locale: spopolamento, carenza di lavoro in loco, calo demografico. Non ultima la recente Legge Bersani che liberalizza eccessivamente le attività commerciali definendo due sole linee merceologiche: alimentare e non-alimentare. Se a questo si aggiunge la inarrestabile diffusione dei supermercati, il conto è presto fatto. Per quanto riguarda poi gli alberghi e le strutture ricettive in genere, va segnalata la quasi totale inadeguatezza degli immobili presenti nei comuni non turistici. IL SEN.
GORTANI DICEVA …
(int. 14) “…E
INTANTO LE SELVE SI DIRADANO, INSELVATICHISCONO I PASCOLI, CADONO LE PENDICI IN
CRESCENTE SFACELO. LE ACQUE SREGOLATE ERODONO I MONTI E ALLUVIONANO E INONDANO
LE PIANURE E LE VALLI. INTRISTISCONO I VILLAGGI A CUI NON GIUNGONO LE STRADE
NE’ I CONFORTI DEL VIVERE CIVILE. LA MONTAGNA SI ISTERILISCE E SI SPOPOLA ” Discorso
al Senato, 13 maggio 1947 Da queste parole si comprende chiaramente come il vecchio senatore anteponesse gli interessi della Carnia a quelli del proprio partito, se è vero (come è vero) che tali prese di posizione gli inimicarono più volte i vertici democristiani di allora, che mal sopportavano questa sua indipendenza intellettuale e politica. Gortani però tirò sempre diritto per la sua strada, libero da condizionamenti di partito o da pressioni interessate. Prova ne è che non fece mai alcuna carriera politica. Diversamente da taluni suoi epigoni locali. CARNIA
- COMUNI UNITI, NON FUSI
(int.
15)
Vi è una gran confusione circa la cosiddetta unione dei comuni, che molti semplici cittadini interpretano erroneamente come fusione. Non è così. Nessun comune vuole fondersi con un altro, ma solamente unirsi ad un altro (spesso neanche geograficamente vicino), conservando però integralmente autonomia, spese, personale, sindaco, consiglieri comunali e quant’altro. Anzi si andrà probabilmente a spendere di più: ulteriori riunioni INTERcomunali, ulteriori figure amministrative INTERcomunali, ulteriori regolamenti INTERcomunali e così via. Anziché semplificare si andrà piuttosto a creare nuova burocrazia come già avviene a Cercivento, dove viene convocato il Consiglio dell’Unione, che ha suoi consiglieri e suo presidente. Ma allora: che senso ha imbonire la gente con proclami e parole ambigue? Sarebbe più corretto dire: guardate, noi non vogliamo affatto scomparire, vogliamo solo stare più vicini l’uno all’altro, specialmente ora che verranno tempi di vacche magre. Non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare a nulla. Dette così, le cose avrebbero il pregio della immediata comprensione e non alimenterebbero inutili quanto inopportune speranze tra i cittadini di vedere finalmente semplificata la burocrazia e ridotte le tasse comunali. Che invece, di questo passo CARNIA
- Un
PIT da 500 miliardi
(int. 16) L’assessore
provinciale alla Montagna, Renato Carlantoni, ha reso noto le coordinate di
sviluppo del PIT, cioè del Progetto
Integrato Territoriale che interesserà nei prossimi mesi la Carnia. Ecco
alcune significative voci di spesa prevista, riguardanti alcuni comuni di Carnia:
La provincia dunque pare si dia da fare, se ha scoperto finalmente la Carnia con tutti i suoi problemi. Di fronte a queste cifre però è lecito chiedersi: al di là di questi contributi a pioggia, vi è una progetto di più ampio respiro? Esiste cioè un programma politico concreto per arrestare il degrado e lo spopolamento delle Valli? In altre parole: queste investimenti creeranno sviluppo e occupazione in loco o contribuiranno a ingrassare i grassi e a dimagrire i magri? Vi è insomma il forte rischio che anche questo PIT possa fare la incresciosa fine del PROGETTO MONTAGNA di triste memoria, che dopo tante illusioni, ha lasciato la situazione letteralmente immutata, quando non peggiorata. E questa sensazione ce l’hanno anche molti sindaci di Carnia, giustamente preoccupati di possibili discriminazioni tra poveri. CARNIA
Aborti volontari anno 2000
(int.
17) Il
numero complessivo di aborti effettuati nel 2000 nell’ospedale di Tolmezzo
sono stati in tutto 100, così suddivisi:
Il
numero complessivo degli aborti praticati in Carnia negli ultimi 15
anni, sale dunque a 1.381. Tuttavia,
come si vede chiaramente, la tendenza globale, rispetto agli anni precedenti,
appare nettamente invertita, con un numero complessivo di aborti volontari in
lieve calo. Auguriamoci che questo trend non sia momentaneo e fugace ma anticipi
finalmente quella presa di coscienza del popolo carnico, finora troppo distratto
o indaffarato o lontano per riflettere sul prossimo futuro delle nostre
generazioni, davvero a rischio di estinzione nel breve arco di un cinquantennio. PRAMOSIO-CARNIA una foresta violata (int. 18)Chi
quest’estate ha avuto l’avventura di salire a Pramosio, ha dovuto notare
come la foresta sia stata sfregiata e violata in più punti, per fare spazio al
nuovo tracciato della strada, che per lunghi tratti sostituirà quella attuale.
Si tratta di taglio di alti abeti, di sommovimento di terra, di larghe brecce
nel bosco, di sovvertimento di ruscelli: insomma un vero cataclisma, che si è abbattuto con forza sulla foresta di Pramosio,
un tempo appartenuta alla famiglia Brunetti ed oggi di proprietà della Regione
Autonoma FVG. La
motivazione ufficiale di questo
uragano programmato è la seguente: Occorre
ridisegnare la strada eliminando pendenze e curve strette per facilitare la
percorribilità di camion e vetture. Perché? Perché
in previsione di futuri sfruttamenti boschivi, è necessario garantire sicurezza
ai mezzi in transito. Obiezioni: 1.
Il transito dei camion è sempre avvenuto sulla
strada attuale, non solo per l’esbosco, ma anche e soprattutto per il
trasporto a valle del marmo, trasporto di gran lunga assai più difficile e
rischioso. 2.
L’utilizzo boschivo preventivato pare non sia
prossimo, in quanto non esisterebbe alcun programma attuale per un taglio di
piante nella foresta. 3.
Le vetture private, perfino le vecchie 500 fiat,
giungono comodamente fino alla malga e anche oltre, attraverso la strada
attuale, nonostante curve e pendenze proibitive. I cacciatori pure. Da
queste 3 obiezioni si comprende che
non vi era alcuna necessità di eseguire tali lavori di sventramento di una
foresta bellissima e già troppo contaminata. Sorge
il sospetto che si sia voluto incrementare ancora di più il già elevato
traffico estivo di vetture verso Pramosio, e che camion, jeeps e vetture normali
troveranno un ulteriore incentivazione a salire fino in quota, magari
ulteriormente facilitati dal prossimo manto di asfalto. Ma
c’è qualcuno che si oppone a simili delitti contro Natura? SALVIAMO
LA CARNIA ADOTTANDO UNA MUCCA (non pazza)
(int.
19) L’agricoltura
in Carnia è scomparsa, sacrificata sull’altare di un’Europa virtuale e
senz’anima, ostaggio dei banchieri, mentre vastissime aree incolte e
abbandonate deturpano l’ambiente. L’allevamento
familiare della vacje
(anch’esso assurda e incolpevole vittima sacrificale alla dea Europa che ha
distribuito perfino premi in denaro per l’abbattimento dei capi di bestiame)
è letteralmente scomparso. Sopravvivono poche cjâres e rarissime pieures,
tenute ormai più per la coreografia dei vari presepi o per estemporanee mostre,
che per reale necessità e impegno. Resistono qua e là i gjalinârs,
ma basteranno una piccola e sempre possibile tassa europea sui volatili
domestici o un qualche lunare regolamento ideato a Bruxelles, ed anche la gjaline ruspante sparirà
dalla Carnia. Il purcit in ta cjamòse è una specie estinta da alcuni lustri
ed i bambini imparano a conoscerlo, magari antropomorfizzato, solo in
televisione insieme alla mucca lilla del cioccolato… E
siamo all’oggi: mega-allevamenti
di mucche ammassate in innaturali capannoni, farine derivate da animali, mangimi
transgenici, mangimi agli estrogeni, mangimi agli antibiotici, mangimi al
cortisone … il tutto con la supervisione della dea Europa, sempre più lontana
ed impalpabile. Prime
conseguenze: vacche
che producono oltre 50 litri di latte al giorno, vitelli che crescono in un
battibaleno, mucche pazze, encefalite spongiforme bovina (BSE), morbo di
Creuzfeld-Jakob… con il malcelato fastidio della dea Europa e dei suoi
accoliti che vorrebbero mettere tutto a tacere e minimizzare. CHE
FARE ? Occorre
realizzare un progetto in grado di recuperare il territorio montano dal degrado
e dall’abbandono e invertire l’attuale tendenza, facendo in modo che la mucca
ritorni nel suo habitat naturale e si comporti e viva da mucca (e non da
robot che fa latte). COME
? Istituendo
i BUONI ACQUISTO BOVINI, che per
comodità chiameremo BAB. Funziona
così: il consumatore che intende usufruire di latte, formaggi e carni sicure e
di primissima qualità, sottoscrive un BAB
per una TOT cifra. Da quel momento egli “adotta” una parte di mucca, di
cui egli avrà diritto al latte e al formaggio per la parte spettante. Anche la
macellazione seguirà il medesimo iter: un corrispettivo di carne a seconda dei BAB
sottoscritti. In questo modo il consumatore conosce in anticipo la “SUA”
mucca, la può andare a visitare quando vuole, ne constata lo stato di salute,
controlla cosa mangia ecc. Tra consumatore e allevatore si instaura così un
rapporto di fiducia e di reciproco interesse: il
consumatore paga volentieri per avere
un prodotto sano. L’allevatore può
fin dall’inizio contare su un capitale sicuro e su un sicuro acquirente. La
mucca, decisamente avvantaggiata da
questo patto singolare, beneficerà di tutta una serie di privilegi ed
attenzioni: pascoli sani, strutture a misura di …mucca, fecondazioni naturali. Infine
l’ambiente ne trarrà giovamento:
recupero del territorio incolto e abbandonato, ristrutturazione delle stalle e
delle malghe abbandonate, ripristino dei pascoli di alta quota. In
questo modo ben 4 soggetti (CONSUMATORE,
ALLEVATORE, MUCCA E AMBIENTE) ne trarrebbero tutti insieme un insperato
vantaggio. I
primi a sostenere questo PROGETTO DI RECUPERO DELLA CARNIA dovrebbero essere però
proprio i residenti che dovrebbero
favorire questo progetto di recupero ambientale, cedendo
in affitto quinquennale i propri pascoli e prati abbandonati a
cooperative di allevatori volenterosi ed efficienti. Senza questi contratti di
affitto quinquennali, gli allevatori (unitisi in cooperativa) non avrebbero la
possibilità di accedere ai contributi europei per poter espandere i pascoli,
coltivare la terra e ottenere sgravi fiscali. Basterebbe partire nella nostra
Valle con 30 mucche e 90 sottoscrittori di BAB. A scelta la zona
dell’allevamento. TRE
DOMANDE PRELIMINARI: -I
carnici aderiranno a questo coraggioso e innovativo progetto? -I
politici locali saranno stimolati e lungimiranti? -La
dea Europa permetterà tutto ciò qui in Carnia? CARNIA
OGGI …
La stale
(calda e odorosa) è stata sostituita dal freddo e razionale garage, adibito a
proteggere cose inanimate. La cjarogiule
è stata relegata a pezzo museale che si lucida solo in occasione delle varie
manifestazioni paesane allestite per il gaudio dei turisti; al suo posto
sfrecciano le luccicanti jeeps fuoristrada (capriccioso status-symbol di nuovi
strati sociali) e singhiozzano (senza utilità) i mini-trattori familiari con
tanto di carretto al traino (costosi giocattoli per adulti che rimpiangono forse
una grama fanciullezza). Del
gej
si vergognano un po’ tutti e si preferiscono le antiestetiche e inquinanti
borse di plastica, possibilmente non biodegradabili. Nel bosco non si ode più
il gutturale e ritmato canto del seon,
variamente foggiato a seconda dell’utilizzo, ed ora appeso in cantina, ma il
rumore assordante delle nauseabonde motoseghe che ammorbano l’aria. La
silenziosa e faticosa falç
con relativi codâr, batadorie
e falcjâr (non essendo più’ in grado di affrontare rovi e
sterpi) è stata sostituita dal nipponico de-cespugliatore, rumoroso, inquinante
e anti-ergonomico. Saulin,
bleon, pics, pesenâl sono termini ormai sconosciuti ai bambini, che
sanno tutto però di Power Rangers, Pokemon e Tartarughe Ningja. I silenziosi e
ripidi trois
(che ti gratificavano nella salita) sono stati aperti e squartati dalle
cosiddette “piste forestali”, sempre più’ numerose e più inutili,
ostentatamente percorse da moto, jeeps, mountain-bike, fuoristrada e altre
diavolerie del genere: in Pramôs la
magnifica foresta è stata oggetto di uno scempio ecologico di inaudita gravità,
con la scusa di un improbabile utilizzo boschivo. I rius e i flums, un tempo fragorosamente spumeggianti e irrompenti, sono
ridotti a pigri rigagnoli, a causa dei troppi lavori (spesso inutili) eseguiti
nei loro alvei prosciugati, lavori che hanno innaturalmente permesso all’acqua
di infiltrarsi in falde sempre più’ profonde, scomparendo quasi dai greti.
Dalla glerie è poi proibito asportare perfino un sasso e così il
livello dei torrenti si innalza pericolosamente ad ogni montane.
Si
assiste ad una polluzione eccessiva di centraline idroelettriche, della cui
energia la de-industrializzata Carnia non ha certamente quell’impellente
bisogno, visto che la energia elettrica di Somplago e di altre centrali
idroelettriche viene distribuita altrove senza alcuna contropartita
per la Carnia che la produce. E tutto questo concorre a modificare il
micro-ambiente naturale con un grave depauperamento delle risorse idriche: il
letto del grande fiume Tagliamento, nel tratto che va da Ampezzo a Cavazzo, è
asciutto da decenni perché le sue acque sono state sequestrate e immesse in
condotta forzata in galleria, per la centrale di Somplago: nessuno ha mai
sollevato dubbi o alzato la voce per questo scempio contro il patrimonio di
Carnia; parallelamente aumenta l’elettro-smog in zone finora incontaminate
senza che alcuno se ne preoccupi. Sono
spuntati un po’ ovunque stranissimi alberi di cemento con rami e foglie di
plastica, alla sommità dei quali svetta una antenna telefonica: fanciulleschi e
penosi travestimenti per attutire un impatto ambientale che resta
immutato, anche se la gente e gli amministratori pubblici non se ne curano. Il
cîl,
così bello e profondo una volta, così silenzioso
e
popolato da una miriade di uccelli, è oggi totalmente contaminato dalla
radioattività invisibile e inquinato dai gas di scarico e dai prodotti della
combustione industriale che piovono dall’alto: l’elevato numero dei tumori
in Carnia ne è il silenzioso testimone. Quella
poca gente che è rimasta nella Carnia vera delle Valli (25.000 anime scarse) non è più’ la stessa. Fino al terremoto del
1976, si percepiva più calore, più solidarietà, più operosità, più
attenzione al risparmio. Oggi
si tocca con mano una incredibile ostentazione di improvvise ricchezze,
si nota a volte poca voglia di lavorare nei giovani che spesso cercano un
lavoro, sperando di non trovarlo, e così restano comodamente in casa con i
genitori fino a 30 anni ed oltre. Molti se ne vanno dai paesi nella segreta
speranza di trovare altrove ciò che non sono riusciti a trovare qui: l’unità di misura della felicità è diventato lo spessore del
portafoglio. La
gente è più’ sguaiata, più’ scontenta, più pretenziosa, attentissima ai
propri diritti
(“-della donna, -del malato, -del lavoratore, -del bambino…”) di cui è
oltremodo gelosa, mentre i doveri
non si citano neppure, perché nessuno ne conosce più il seppur breve catalogo.
C’è
in giro tanto volontariato esibito ma
forse troppo poco senso civico ed autentica e riservata solidarietà, la quale
è stata perfino istituzionalizzata e pianificata con un Ministero ad hoc,
pensate: il ministero della Solidarietà! Perfino
la sana e semplice religione dei padri viene progressivamente abbandonata, per
rincorrere altri moderni surrogati, fiori di serra di una religiosità di
allevamento, cibi spirituali liofilizzati, cocktails che miscelano yoga e
yogurth, fitness e New Age. La
religione è diventata “une mentute” che serve a dare un tocco di sapore e nulla più:
non nutre ma è solo un optional, sempre più spesso rifiutato. “Une
mentute” che si tira fuori dal barattolo dell’anima solo quando si deve
affrontare una prova oppure un esame o cercare un lavoro; oppure quando c’è
un dolore o una morte. Anche
la
Chiesa, troppo impegnata e sovraesposta sui mass media, più che ”lievito
che fa crescere” rischia di apparire oggi un pesante panettone
indigesto: e proprio il 2000, anno del Giubileo, ha visto paradossalmente piazze
piene e chiese vuote. Una saggia vecchina di Paularo ha detto “Cuant
che la gleisie a si svueide, a vûl dî che il paîs al puce di frait”. E
non ha forse torto: oggi in chiesa ci va solo il 10% della popolazione. I
genitori, quasi a volere realizzare i propri reconditi sogni inespressi
o repressi, avviano i propri bambini allo sci, al tennis, alla musica, alla
danza classica (tutte cose buonissime beninteso, se collocate però al loro
giusto posto), sovvertendo così una scala di valori e di
priorità condivisa da generazioni. Ai figli
evitano ogni sacrificio ed ogni serio impegno con il rischio per gli stessi di
trovarsi poi da adulti senza una affidabile bussola per la vita. E così i
genitori, spinti in questo anche dallo Stato onnipresente, hanno totalmente
delegato l’educazione dei figli alle istituzioni, come neppure a Sparta o in
Unione Sovietica avveniva. E lo Stato modella e plasma così i futuri cittadini
i quali, senza alcun sacrificio ed alcuna rinuncia, inevitabilmente si
indeboliranno trasformandosi in poche generazioni in un popolo sempre più
flaccido e abulico, vittima predestinata a soccombere davanti ai popoli forti
che si affacciano in Europa. La
scuola,
seppure ultimamente svuotata di autorevolezza e di contenuti, tenta ancora di
formare i bambini ed i ragazzi, ma gli insegnanti sono totalmente demotivati e
hanno spesso rinunciato a qualsiasi giusta correzione o rimprovero (la
bocciatura è scomparsa da anni, come pure il pataf), per timore di possibili proteste (o peggio) da parte di
genitori irresponsabili o iper-protettivi, che non educano più i loro figli,
diventati spesso un insopportabile peso. Alla
domenica, si preferiscono l’escursione in montagna o al mare, lo shopping a
Udine, il giro delle vetrine a Tolmezzo, la partita di calcio, la gita in
pullman, come se la vita fosse solo effimero e divertimento. Quando
poi l’effimero svanisce e il divertimento
non appaga più e subentrano le depressioni, gli esaurimenti nervosi e la poca
voglia di vivere, allora ci si affida ai medici e alle loro sconosciute
medicine, che costano e spesso nuocciono. Il
riservato sport dell’anima e dell’intelletto è stato totalmente soppiantato
dallo sport del corpo: oggi si allenano solo muscoli e tendini in ogni posto e
ad ogni ora (jogging, footing, aerobica, palestra…), mentre i neuroni (le cellule dell’intelligenza) e i sentimenti (le cellule dell’anima) nessuno si prende la briga di
tenere in costante efficienza e vanno così in disuso con conseguenze facilmente
prevedibili. E poi: sette, cartomanti, calcio, denaro, gioco d’azzardo,
viaggi, carriera, in un clima diffuso di neo-paganesimo imperante. In
famiglia
non si parla, non si discute più’ di nulla, non si raccontano più le favole
belle che solleticavano la fantasia o le storie antiche: tutti zitti e immobili
per ore ed ore davanti al televisore, per farsi quotidianamente riempire la
testa di banali e micidiali beveroni (vedi “Grande Fratello o L’ottavo
nano”) che livellano sempre più’ in basso il senso critico e
l’intelligenza di ciascuno, con scene ultimamente davvero sconvolgenti, come
la finta coprofagia in diretta, degna del peggiore pasoliniano “Salò”. In
assenza di precisi e chiari punti di riferimento, anche la famiglia (pietra
angolare della società carnica per secoli) vacilla e si disgrega:
divorzi, separazioni, convivenze (che un tempo erano rarissime eccezioni) stanno
ormai soppiantando la vera famiglia di una volta (oggi vera eccezione), e tutto
questo con l’intenso e incessante apporto di uno Stato che si definisce
eticamente laico e moderno. Una
volta la mamma aveva tanti bambini; oggi (tra potenziali uteri in affitto,
divorzi, ri-accoppiamenti) un bambino si ritrova con due ed anche tre mamme (o
papà) e spesso rischia di non sapere qual è quella vera.
E
poi: single, coppie senza figli, figli senza un genitore, matrimoni in
“rottamazione”, convivenze di convenienza, aborti per legge… Addio cara e vecchia Carnia,
addio! Hai
voluto o ti sei lasciata vanamente modernizzare; non sei più’ la Carnia di un
tempo e non sei quella che vorresti essere; hai perso la tua identità e non ne
hai trovato una nuova; hai voluto imitare (senza averne l’indole e i mezzi) la
grande Città e i suoi modelli,
e non sei nè ancora Città nè più
Carnia. Ti hanno addirittura usata per ambientare, proprio quest’anno e
con l’assenso delle Istituzioni pubbliche locali, un film sulla pedofilia,
definendoti “Territori d’ombra”,
come se nelle tue Valli, divenute oscure, prosperasse questa devianza sessuale:
ebbene nessuno si è alzato a difendere la tua storia e la tua immagine, tranne
una piccola ma assidua e fastidiosa emittente: VTC di Treppo! Carnia,
hai perso anche il nome:
dopo averlo usato per vendere un latte non
tuo, ti chiamano ora, con incurante supponenza, “Alto Friuli”!
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