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Interventi dal n. 11 al n. 20

ELENCO DEGLI INTERVENTI

  1. CARNIA - Previsto crollo demografico per il 2025

  2. CASE DI RIPOSO IN CARNIA

  3. SCUOLE, CHIESA E COMMERCIO IN CARNIA

  4. IL SEN. GORTANI DICEVA …

  5. CARNIA - COMUNI UNITI, NON FUSI

  6. CARNIA - Un PIT da 500 miliardi

  7. CARNIA  Aborti volontari anno 2000

  8. PRAMOSIO-CARNIA una foresta violata

  9. SALVIAMO LA CARNIA ADOTTANDO UNA MUCCA (non pazza)

  10. CARNIA OGGI (dal diario di un viaggiatore)

 

CARNIA - Previsto crollo demografico per il 2025 (int. 11)

E’ stato recentemente reso noto uno studio demografico che interessa la regione FVG. Attualmente gli abitanti del FVG sono 1.184.654. Nel 2025, gli abitanti saranno 953.288, con un crollo demografico di ben 231.366 persone pari al 19,3 %. Questo crollo demografico, per taluni studiosi appare fin troppo ottimistico, perché altre previsioni parlano addirittura di un 24 % di calo di popolazione. Da questi dati abbiamo estrapolato le cifre riguardanti la provincia di UD. Vediamo insieme: oggi la provincia di Udine conta 520.000 abitanti, dei quali 40.000 localizzati in Carnia. La sola Tolmezzo concentra oltre 10.000 carnici, il 25 % della popolazione. Ebbene nel 2025, cioè tra poco meno di 25 anni, la provincia di UD conterà oltre 100.000 abitanti in meno. Ebbene, quale potrà mai essere la zona di maggiore spopolamento? facilissimo, rispondono gli esperti: la MONTAGNA. Per farla breve insomma, tra 25 anni, la Carnia, compresa Tolmezzo, conterà meno di 20.000 persone (cioè il 50% in meno) e per taluni studiosi scenderà addirittura a 16.000. Tenendo presente che Tolmezzo manterrà e addirittura incrementerà i suoi abitanti, è fin troppo facile dedurre che la Carnia vera, la Carnia delle Valli sparirà come entità socio-economica-politica e diventerà per davvero una CARNIALAND, una oasi di svago per i week-end degli abitatori delle città, che avranno già acquistato tutte le case e gli stavoli ormai abbandonati dai superstiti indigeni, i quali, penalizzati eccessivamente dal costo del vivere in montagna, saranno nel frattempo fuggiti a valle mescolandosi alla restante popolazione.

Oltre a CJARGNE ON LINE, c’è qualcun altro che si preoccupa di questi problemi?

 

Abitanti     1997      2025

Regione FVG       1.184.654           953.288

Calo popolazione                         - 231.366

Pari al                                            -   19,3  %

 

Abitanti    1997        2025

Provincia UD         520.101               420.000

Carnia                      40.000                 20.000

Carnia percentuale                              - 50 %

CASE DI RIPOSO IN CARNIA (int. 12)

Dai dati recenti pubblicati dalla regione FVG, le Case di Riposo in Carnia sono attualmente 5. Vediamole:

                         Natura    Posti     Auto    Non            Retta Giornaliera
                      
giuridica   letto     Suffic. Autos.      Autosuff.    Non Aut

PALUZZA

Ipab

140

79

61

41.500

68.000

TOLMEZZO

Ipab

150

40

110

46.000

83.000

VILLA  S.

Com.

62

62

-

44.500

-

PAULARO

Com.

20

20

-

-

-

AMPEZZO

Com.

39

-

39

-

90.000

Questa tabella necessita però di talune spiegazioni. Le IPAB sono delle Istituzioni Pubbliche controllate dalla Regione, mentre quelle comunali sono a diretta gestione del Comune che le ha create. Attualmente il Centro Anziani di Paularo è ancora chiuso per lavori di ristrutturazione e non si sa ancora quando riaprirà. Il Centro Sociale di Ampezzo invece è stato appena aperto e necessita ancora del necessario rodaggio. La Casa Albergo di Villa Santina ospita attualmente solo persone autosufficienti ed offre inoltre 17 miniappartamenti di due posti ciascuno. Le rette giornaliere indicate sono quelle massime previste per Autosufficienti e per NON-autosufficienti. La casa di Riposo di Paluzza offre anche diversi minialloggi per coppie, mentre quella di Tolmezzo è tuttora in fase di ampliamento e di riammodernamento. Per quanto riguarda i costi, quella di Paluzza appare la più conveniente, essendo dotata anche di altre infrastrutture che la fanno preferire alle concorrenti. Come si vede la situazione delle Case di Riposo in Carnia appare abbastanza soddisfacente anche perché sono entrate in funzione le RSA ed inoltre esistono altre Case di Riposo dislocate a Moggio, Venzone, Gemona, Osoppo. E gli asili?

 

SCUOLE, CHIESA E COMMERCIO IN CARNIA (int. 13)     

SCUOLE IN CARNIA                

Proponiamo di seguito la situazione delle scuole della Valle del But, considerando che il “Problema SCUOLA” sta diventando sempre più cruciale.  Speriamo che altri ci ragguaglino sulla situazione delle altre Valli di Carnia. Rammentiamo solamente che il calo della popolazione scolastica ha certamente diverse concause, le più importanti delle quali restano a nostro avviso : 1. LA PLURIDECENNALE POLITICA LEGISLATIVA CHE HA PENALIZZATO OLTREMODO LA FAMIGLIA TRADIZIONALE ED HA FAVORITO ECCESSIVAMENTE LA PRATICA DELL’ABORTO VOLONTARIO.  2. LA SCARSITA’DI OPPORTUNITA’ DI LAVORO IN LOCO, CERTAMENTE NON SOSTENUTA DA ALCUNA LEGISLAZIONE ADEGUATA. Se a questi due fattori aggiungiamo le scelte individuali di talune famiglie di iscrivere altrove i loro figli per svariati motivi, il quadro risultante non può che essere il seguente (i numeri si riferiscono agli alunni presenti):

SCUOLA   STATALE

MATERNA

ELEMENTARE

MEDIA

ARTA TERME

Privata

57

64

PALUZZA

33

76

132

PAULARO

Privata

105

86

PIANO D’ARTA

Privata

48

-

ZUGLIO

12

26

-

CEDARCHIS

11

-

-

PIEDIM

12

-

-

TIMAU-CLEULIS

19

38

-

CERCIVENTO

19

16

-

SUTRIO

Privata

64

-

TREPPO CARNICO

17

29

-

LIGOSULLO

-

-

-

RAVASCLETTO

16

17

-

Se poi pensiamo che in taluni paesi le nascite degli ultimissimi anni si contano sulle dita di una sola mano, pare di tutta evidenza prevedere un ulteriore crollo della popolazione scolastica nel prossimo quinquennio. Ed allora perché non approntare da subito degli efficaci rimedi legislativi a favore della famiglia tradizionale e dei figli? Perché non alleggerire il disagio economico di chi vive ancora nelle valli, mediante la leva fiscale e una legislazione differenziata? Perché indugiare ancora nel concedere facilitazioni agli insediamenti lavorativi in loco?  Quando si chiuderà anche la scuola, allora davvero il paese si avvierà alla ineluttabile estinzione e resterà popolato solo dai fantasmi e dai ricordi.

LA CHIESA DI CARNIA

Anche la Chiesa di Carnia soffre non solo del calo demografico dei fedeli ma anche e soprattutto del calo demografico dei preti, che solo in rarissimi casi vengono rimpiazzati. Vediamo nel dettaglio la situazione odierna delle 4 Foranie in cui è suddivisa la Carnia.

 

FORANIA

ABITANTI

COMUNI

PARROCCHIE

PRETI

TOLMEZZO

16.663

6

14

8

AMPEZZO

7.006

8

9

7

GORTO

8.000

7

12

8

S. PIETRO

12.000

8

15

9

 

Ricordiamo che nella Forania di Tolmezzo operano attivamente i salesiani del Don Bosco che ufficialmente non figurano nel personale diocesano ma che seguono anche talune piccole parrocchie di quella forania. Per altre notizia apri la finestra della DIOCESI DI ZUGLIO.

 

COMMERCIO IN CARNIA   

           

La situazione del commercio in Carnia al 31.12.97 è stata la seguente:

 
         
         
Abitanti      Esercizi P. Negozi        Negozi        Totale

41.509

404

697

131

1.232

 

In effetti questi dati sono artificiosamente gonfiati, poiché spesso una stessa azienda (che ad esempio comprenda: bar, ristorante e albergo) viene conteggiata tre volte. Il numero totale quindi delle imprese commerciali è in effetti solo di 1016 unità, cioè 200 di meno del numero ufficiale, riportato in tabella. Ma vediamo in particolare la Valle del But, sperando che altri si attivino per le altre Valli:

 

Comune                Abitanti   Esercizi P.     Negozi      Alberghi    TOT.

LIGOSULLO

210

4

2

1

7

TREPPO  C.

700

3

7

2

12

PALUZZA

2.658

31

49

9

89

CERCIVENTO

790

4

5

0

9

SUTRIO

1.431

13

28

3

44

ARTA

2.238

33

23

14

70

ZUGLIO

654

6

7

2

15

RAVASCLETTO

687

13

10

11

34

PAULARO

3.019

21

37

3

61

 

Come si può chiaramente osservare, i due comuni turistici per eccellenza (Arta e Ravascletto) possiedono meno strutture commerciali di Paluzza che appare ancora come centro emporiale della Valle, nonostante abbia recentemente visto chiudere molte attività commerciali negli ultimi anni, solo ultimamente in parte rimpiazzate da giovani attività appena sorte. Anche Paularo, nonostante il suo splendido isolamento, mantiene abitanti e commercio ad un livello sorprendente. Molte sono le cause della contrazione del commercio locale: spopolamento, carenza di lavoro in loco, calo demografico. Non ultima la recente Legge Bersani che liberalizza eccessivamente le attività commerciali definendo due sole linee merceologiche: alimentare e non-alimentare. Se a questo si aggiunge la inarrestabile diffusione dei supermercati, il conto è presto fatto. Per quanto riguarda poi gli alberghi e le strutture ricettive in genere, va segnalata la quasi totale inadeguatezza degli immobili presenti nei comuni non turistici.

 

IL SEN. GORTANI DICEVA … (int. 14)

“…E INTANTO LE SELVE SI DIRADANO, INSELVATICHISCONO I PASCOLI, CADONO LE PENDICI IN CRESCENTE SFACELO. LE ACQUE SREGOLATE ERODONO I MONTI E ALLUVIONANO E INONDANO LE PIANURE E LE VALLI. INTRISTISCONO I VILLAGGI A CUI NON GIUNGONO LE STRADE NE’ I CONFORTI DEL VIVERE CIVILE. LA MONTAGNA SI ISTERILISCE E SI SPOPOLA ”

Discorso al Senato, 13 maggio 1947

Da queste parole si comprende chiaramente come il vecchio senatore anteponesse gli interessi della Carnia a quelli del proprio partito, se è vero (come è vero) che tali prese di posizione gli inimicarono più volte i vertici democristiani di allora, che mal sopportavano questa sua indipendenza intellettuale  e politica. Gortani però tirò sempre diritto per la sua strada, libero da condizionamenti di partito o da pressioni interessate. Prova ne è che non fece mai alcuna carriera politica. Diversamente da taluni suoi epigoni locali. 

CARNIA - COMUNI UNITI, NON FUSI (int. 15) 

Vi è una gran confusione circa la cosiddetta unione dei comuni, che molti semplici cittadini interpretano erroneamente come fusione. Non è così. Nessun comune vuole fondersi con un altro, ma solamente unirsi ad un altro (spesso neanche geograficamente vicino), conservando però integralmente autonomia, spese, personale, sindaco, consiglieri comunali e quant’altro. Anzi si andrà probabilmente a spendere di più: ulteriori riunioni INTERcomunali, ulteriori figure amministrative INTERcomunali, ulteriori regolamenti INTERcomunali e così via. Anziché semplificare si andrà piuttosto a creare nuova burocrazia come già avviene a Cercivento, dove viene convocato il Consiglio dell’Unione, che ha suoi consiglieri e suo presidente. Ma allora: che senso ha imbonire la gente con proclami e parole ambigue? Sarebbe più corretto dire: guardate, noi non vogliamo affatto scomparire, vogliamo solo stare più vicini l’uno all’altro, specialmente ora che verranno tempi di vacche magre. Non abbiamo alcuna intenzione di rinunciare a nulla. Dette così, le cose avrebbero il pregio della immediata comprensione e non alimenterebbero inutili quanto inopportune speranze tra i cittadini di vedere finalmente semplificata la burocrazia e ridotte le tasse comunali. Che invece, di questo passo

CARNIA - Un PIT da 500 miliardi (int. 16)

L’assessore provinciale alla Montagna, Renato Carlantoni, ha reso noto le coordinate di sviluppo del PIT, cioè del Progetto Integrato Territoriale che interesserà nei prossimi mesi la Carnia. Ecco alcune significative voci di spesa prevista, riguardanti alcuni comuni di Carnia:

 

PALUZZA

Piste ciclabili e potenziamento sci fondo Laghetti

5 miliardi

SUTRIO

Ristrutturazioni, Casa del presepio, Punto vendita

5, 630 miliardi 

RAVASCLETTO

Funivia, ostello, giochi, rifugio Stella Alpina

3 miliardi

TREPPO

Campi da bocce e tennis

147 milioni

ARTA TERME

Adeguamento sviluppo terme

13 miliardi

ALTRI COMUNI

Recupero sentieri, rete museale, valorizzazione

26 miliardi

 

La provincia dunque pare si dia da fare, se ha scoperto finalmente la Carnia con tutti i suoi problemi. Di fronte a queste cifre però è lecito chiedersi: al di là di questi contributi a pioggia, vi è una progetto di più ampio respiro? Esiste cioè un programma politico concreto per arrestare il degrado e lo spopolamento delle Valli? In altre parole: queste investimenti creeranno sviluppo e occupazione in loco o contribuiranno a ingrassare i grassi e a dimagrire i magri? Vi è insomma il forte rischio che anche questo PIT possa fare la incresciosa fine del PROGETTO MONTAGNA di triste memoria, che dopo tante illusioni, ha lasciato la situazione letteralmente immutata, quando non peggiorata. E questa sensazione ce l’hanno anche molti sindaci di Carnia, giustamente preoccupati di possibili discriminazioni tra poveri.

 

CARNIA  Aborti volontari anno 2000 (int. 17)

Il numero complessivo di aborti effettuati nel 2000 nell’ospedale di Tolmezzo sono stati in tutto 100, così suddivisi:  

GENNAIO            8 aborti

LUGLIO              9 aborti     

FEBBRAIO
9 aborti

AGOSTO             7 aborti

MARZO              10 aborti

SETTEMBRE       6 aborti

APRILE                8 aborti

OTTOBRE           9 aborti

MAGGIO            10 aborti

NOVEMBRE        5 aborti

GIUGNO            13 aborti

DICEMBRE         6 aborti

 

Il numero complessivo degli aborti praticati in Carnia negli ultimi 15 anni, sale dunque a 1.381.

Tuttavia, come si vede chiaramente, la tendenza globale, rispetto agli anni precedenti, appare nettamente invertita, con un numero complessivo di aborti volontari in lieve calo. Auguriamoci che questo trend non sia momentaneo e fugace ma anticipi finalmente quella presa di coscienza del popolo carnico, finora troppo distratto o indaffarato o lontano per riflettere sul prossimo futuro delle nostre generazioni, davvero a rischio di estinzione nel breve arco di un cinquantennio.

PRAMOSIO-CARNIA una foresta violata    (int. 18)

Chi quest’estate ha avuto l’avventura di salire a Pramosio, ha dovuto notare come la foresta sia stata sfregiata e violata in più punti, per fare spazio al nuovo tracciato della strada, che per lunghi tratti sostituirà quella attuale. Si tratta di taglio di alti abeti, di sommovimento di terra, di larghe brecce nel bosco, di sovvertimento di ruscelli: insomma un vero cataclisma, che si è abbattuto con forza sulla foresta di Pramosio, un tempo appartenuta alla famiglia Brunetti ed oggi di proprietà della Regione Autonoma FVG.

La motivazione ufficiale di questo uragano programmato è la seguente:

Occorre ridisegnare la strada eliminando pendenze e curve strette per facilitare la percorribilità di camion e vetture.

Perché?

Perché in previsione di futuri sfruttamenti boschivi, è necessario garantire sicurezza ai mezzi in transito.  

Obiezioni:

1.         Il transito dei camion è sempre avvenuto sulla strada attuale, non solo per l’esbosco, ma anche e soprattutto per il trasporto a valle del marmo, trasporto di gran lunga assai più difficile e rischioso.

2.         L’utilizzo boschivo preventivato pare non sia prossimo, in quanto non esisterebbe alcun programma attuale per un taglio di piante nella foresta.

3.         Le vetture private, perfino le vecchie 500 fiat, giungono comodamente fino alla malga e anche oltre, attraverso la strada attuale, nonostante curve e pendenze proibitive. I cacciatori pure.

 

Da queste 3 obiezioni si comprende che non vi era alcuna necessità di eseguire tali lavori di sventramento di una foresta bellissima e già troppo contaminata.

Sorge il sospetto che si sia voluto incrementare ancora di più il già elevato traffico estivo di vetture verso Pramosio, e che camion, jeeps e vetture normali troveranno un ulteriore incentivazione a salire fino in quota, magari ulteriormente facilitati dal prossimo manto di asfalto.

Ma c’è qualcuno che si oppone a simili delitti contro Natura?

    

SALVIAMO LA CARNIA ADOTTANDO UNA MUCCA (non pazza)  (int. 19)                                

L’agricoltura in Carnia è scomparsa, sacrificata sull’altare di un’Europa virtuale e senz’anima, ostaggio dei banchieri, mentre vastissime aree incolte e abbandonate deturpano l’ambiente. L’allevamento familiare della vacje (anch’esso assurda e incolpevole vittima sacrificale alla dea Europa che ha distribuito perfino premi in denaro per l’abbattimento dei capi di bestiame) è letteralmente scomparso. Sopravvivono poche cjâres e rarissime pieures, tenute ormai più per la coreografia dei vari presepi o per estemporanee mostre, che per reale necessità e impegno. Resistono qua e là i gjalinârs, ma basteranno una piccola e sempre possibile tassa europea sui volatili domestici o un qualche lunare regolamento ideato a Bruxelles, ed anche la gjaline ruspante sparirà dalla Carnia. Il purcit in ta cjamòse è una specie estinta da alcuni lustri ed i bambini imparano a conoscerlo, magari antropomorfizzato, solo in televisione insieme alla mucca lilla del cioccolato…

E siamo all’oggi:

mega-allevamenti di mucche ammassate in innaturali capannoni, farine derivate da animali, mangimi transgenici, mangimi agli estrogeni, mangimi agli antibiotici, mangimi al cortisone … il tutto con la supervisione della dea Europa, sempre più lontana ed impalpabile.

Prime conseguenze:

vacche che producono oltre 50 litri di latte al giorno, vitelli che crescono in un battibaleno, mucche pazze, encefalite spongiforme bovina (BSE), morbo di Creuzfeld-Jakob… con il malcelato fastidio della dea Europa e dei suoi accoliti che vorrebbero mettere tutto a tacere e minimizzare.

CHE FARE ?

Occorre realizzare un progetto in grado di recuperare il territorio montano dal degrado e dall’abbandono e invertire l’attuale tendenza, facendo in modo che la mucca ritorni nel suo habitat naturale e si comporti e viva da mucca (e non da robot che fa latte).

COME ?

Istituendo i BUONI ACQUISTO BOVINI, che per comodità chiameremo BAB. Funziona così: il consumatore che intende usufruire di latte, formaggi e carni sicure e di primissima qualità, sottoscrive un BAB per una TOT cifra. Da quel momento egli “adotta” una parte di mucca, di cui egli avrà diritto al latte e al formaggio per la parte spettante. Anche la macellazione seguirà il medesimo iter: un corrispettivo di carne a seconda dei BAB sottoscritti. In questo modo il consumatore conosce in anticipo la “SUA” mucca, la può andare a visitare quando vuole, ne constata lo stato di salute, controlla cosa mangia ecc. Tra consumatore e allevatore si instaura così un rapporto di fiducia e di reciproco interesse:

il consumatore paga volentieri per avere un prodotto sano. L’allevatore può fin dall’inizio contare su un capitale sicuro e su un sicuro acquirente.

La mucca, decisamente avvantaggiata da questo patto singolare, beneficerà di tutta una serie di privilegi ed attenzioni: pascoli sani, strutture a misura di …mucca, fecondazioni naturali.

Infine l’ambiente ne trarrà giovamento: recupero del territorio incolto e abbandonato, ristrutturazione delle stalle e delle malghe abbandonate, ripristino dei pascoli di alta quota.

In questo modo ben 4 soggetti (CONSUMATORE, ALLEVATORE, MUCCA E AMBIENTE) ne trarrebbero tutti insieme un insperato vantaggio.

I primi a sostenere questo PROGETTO DI RECUPERO DELLA CARNIA dovrebbero essere però proprio i residenti che dovrebbero favorire questo progetto di recupero ambientale, cedendo in affitto quinquennale i propri pascoli e prati abbandonati a cooperative di allevatori volenterosi ed efficienti. Senza questi contratti di affitto quinquennali, gli allevatori (unitisi in cooperativa) non avrebbero la possibilità di accedere ai contributi europei per poter espandere i pascoli, coltivare la terra e ottenere sgravi fiscali. Basterebbe partire nella nostra Valle con 30 mucche e 90 sottoscrittori di BAB. A scelta la zona dell’allevamento.

TRE DOMANDE PRELIMINARI:

-I carnici aderiranno a questo coraggioso e innovativo progetto?

-I politici locali saranno stimolati e lungimiranti?

-La dea Europa permetterà tutto ciò qui in Carnia?

 

CARNIA OGGI (dal diario di un viaggiatore) (int. 20)

… La stale (calda e odorosa) è stata sostituita dal freddo e razionale garage, adibito a proteggere cose inanimate. La cjarogiule è stata relegata a pezzo museale che si lucida solo in occasione delle varie manifestazioni paesane allestite per il gaudio dei turisti; al suo posto sfrecciano le luccicanti jeeps fuoristrada (capriccioso status-symbol di nuovi strati sociali) e singhiozzano (senza utilità) i mini-trattori familiari con tanto di carretto al traino (costosi giocattoli per adulti che rimpiangono forse una grama fanciullezza).

Del gej si vergognano un po’ tutti e si preferiscono le antiestetiche e inquinanti borse di plastica, possibilmente non biodegradabili. Nel bosco non si ode più il gutturale e ritmato canto del seon, variamente foggiato a seconda dell’utilizzo, ed ora appeso in cantina, ma il rumore assordante delle nauseabonde motoseghe che ammorbano l’aria. La silenziosa e faticosa falç con relativi codâr, batadorie  e falcjâr (non essendo più’ in grado di affrontare rovi e sterpi) è stata sostituita dal nipponico de-cespugliatore, rumoroso, inquinante e anti-ergonomico.

Saulin, bleon, pics, pesenâl sono termini ormai sconosciuti ai bambini, che sanno tutto però di Power Rangers, Pokemon e Tartarughe Ningja. I silenziosi e ripidi trois  (che ti gratificavano nella salita) sono stati aperti e squartati dalle cosiddette “piste forestali”, sempre più’ numerose e più inutili, ostentatamente percorse da moto, jeeps, mountain-bike, fuoristrada e altre diavolerie del genere: in Pramôs la magnifica foresta è stata oggetto di uno scempio ecologico di inaudita gravità, con la scusa di un improbabile utilizzo boschivo. I rius e i flums, un tempo fragorosamente spumeggianti e irrompenti, sono ridotti a pigri rigagnoli, a causa dei troppi lavori (spesso inutili) eseguiti nei loro alvei prosciugati, lavori che hanno innaturalmente permesso all’acqua di infiltrarsi in falde sempre più’ profonde, scomparendo quasi dai greti. Dalla glerie è poi proibito asportare perfino un sasso e così il livello dei torrenti si innalza pericolosamente ad ogni montane.

Si assiste ad una polluzione eccessiva di centraline idroelettriche, della cui energia la de-industrializzata Carnia non ha certamente quell’impellente bisogno, visto che la energia elettrica di Somplago e di altre centrali idroelettriche viene distribuita altrove senza alcuna contropartita per la Carnia che la produce. E tutto questo concorre a modificare il micro-ambiente naturale con un grave depauperamento delle risorse idriche: il letto del grande fiume Tagliamento, nel tratto che va da Ampezzo a Cavazzo, è asciutto da decenni perché le sue acque sono state sequestrate e immesse in condotta forzata in galleria, per la centrale di Somplago: nessuno ha mai sollevato dubbi o alzato la voce per questo scempio contro il patrimonio di Carnia; parallelamente aumenta l’elettro-smog in zone finora incontaminate senza che alcuno se ne preoccupi.

Sono spuntati un po’ ovunque stranissimi alberi di cemento con rami e foglie di plastica, alla sommità dei quali svetta una antenna telefonica: fanciulleschi e penosi travestimenti per attutire un impatto ambientale che resta immutato, anche se la gente e gli amministratori pubblici non se ne curano.

Il cîl, così bello e profondo una volta, così silenzioso  e  popolato da una miriade di uccelli, è oggi totalmente contaminato dalla radioattività invisibile e inquinato dai gas di scarico e dai prodotti della combustione industriale che piovono dall’alto: l’elevato numero dei tumori in Carnia ne è il silenzioso testimone.

Quella poca gente che è rimasta nella Carnia vera delle Valli (25.000 anime scarse) non è più’ la stessa. Fino al terremoto del 1976, si percepiva più calore, più solidarietà, più operosità, più attenzione al risparmio.

Oggi si tocca con mano una incredibile ostentazione di improvvise ricchezze, si nota a volte poca voglia di lavorare nei giovani che spesso cercano un lavoro, sperando di non trovarlo, e così restano comodamente in casa con i genitori fino a 30 anni ed oltre. Molti se ne vanno dai paesi nella segreta speranza di trovare altrove ciò che non sono riusciti a trovare qui: l’unità di misura della felicità è diventato lo spessore del portafoglio.

La gente è più’ sguaiata, più’ scontenta, più pretenziosa, attentissima ai propri diritti (“-della donna, -del malato, -del lavoratore, -del bambino…”) di cui è oltremodo gelosa, mentre i doveri non si citano neppure, perché nessuno ne conosce più il seppur breve catalogo.

C’è in giro tanto volontariato esibito ma forse troppo poco senso civico ed autentica e riservata solidarietà, la quale è stata perfino istituzionalizzata e pianificata con un Ministero ad hoc, pensate: il ministero della Solidarietà!

Perfino la sana e semplice religione dei padri viene progressivamente abbandonata, per rincorrere altri moderni surrogati, fiori di serra di una religiosità di allevamento, cibi spirituali liofilizzati, cocktails che miscelano yoga e yogurth, fitness e New Age.

La religione è diventata “une mentute” che serve a dare un tocco di sapore e nulla più: non nutre ma è solo un optional, sempre più spesso rifiutato. “Une mentute” che si tira fuori dal barattolo dell’anima solo quando si deve affrontare una prova oppure un esame o cercare un lavoro; oppure quando c’è un dolore o una morte.

Anche la Chiesa, troppo impegnata e sovraesposta sui mass media, più che ”lievito che fa crescere” rischia di apparire oggi un pesante panettone indigesto: e proprio il 2000, anno del Giubileo, ha visto paradossalmente piazze piene e chiese vuote. Una saggia vecchina di Paularo ha detto “Cuant che la gleisie a si svueide, a vûl dî che il paîs al puce di frait”. E non ha forse torto: oggi in chiesa ci va solo il 10% della popolazione.

I genitori, quasi a volere realizzare i propri reconditi sogni inespressi o repressi, avviano i propri bambini allo sci, al tennis, alla musica, alla danza classica (tutte cose buonissime beninteso, se collocate però al loro giusto posto), sovvertendo così una scala di valori e di priorità condivisa da generazioni. Ai figli evitano ogni sacrificio ed ogni serio impegno con il rischio per gli stessi di trovarsi poi da adulti senza una affidabile bussola per la vita. E così i genitori, spinti in questo anche dallo Stato onnipresente, hanno totalmente delegato l’educazione dei figli alle istituzioni, come neppure a Sparta o in Unione Sovietica avveniva. E lo Stato modella e plasma così i futuri cittadini i quali, senza alcun sacrificio ed alcuna rinuncia, inevitabilmente si indeboliranno trasformandosi in poche generazioni in un popolo sempre più flaccido e abulico, vittima predestinata a soccombere davanti ai popoli forti che si affacciano in Europa.

La scuola, seppure ultimamente svuotata di autorevolezza e di contenuti, tenta ancora di formare i bambini ed i ragazzi, ma gli insegnanti sono totalmente demotivati e hanno spesso rinunciato a qualsiasi giusta correzione o rimprovero (la bocciatura è scomparsa da anni, come pure il pataf), per timore di possibili proteste (o peggio) da parte di genitori irresponsabili o iper-protettivi, che non educano più i loro figli, diventati spesso un insopportabile peso.

Alla domenica, si preferiscono l’escursione in montagna o al mare, lo shopping a Udine, il giro delle vetrine a Tolmezzo, la partita di calcio, la gita in pullman, come se la vita fosse solo effimero e divertimento.

Quando poi l’effimero svanisce e il divertimento non appaga più e subentrano le depressioni, gli esaurimenti nervosi e la poca voglia di vivere, allora ci si affida ai medici e alle loro sconosciute medicine, che costano e spesso nuocciono.

Il riservato sport dell’anima e dell’intelletto è stato totalmente soppiantato dallo sport del corpo: oggi si allenano solo muscoli e tendini in ogni posto e ad ogni ora (jogging, footing, aerobica, palestra…), mentre i neuroni (le cellule dell’intelligenza) e i sentimenti (le cellule dell’anima) nessuno si prende la briga di tenere in costante efficienza e vanno così in disuso con conseguenze facilmente prevedibili. E poi: sette, cartomanti, calcio, denaro, gioco d’azzardo, viaggi, carriera, in un clima diffuso di neo-paganesimo imperante.

In famiglia non si parla, non si discute più’ di nulla, non si raccontano più le favole belle che solleticavano la fantasia o le storie antiche: tutti zitti e immobili per ore ed ore davanti al televisore, per farsi quotidianamente riempire la testa di banali e micidiali beveroni (vedi “Grande Fratello o L’ottavo nano”) che livellano sempre più’ in basso il senso critico e l’intelligenza di ciascuno, con scene ultimamente davvero sconvolgenti, come la finta coprofagia in diretta, degna del peggiore pasoliniano “Salò”.

In assenza di precisi e chiari punti di riferimento, anche la famiglia (pietra angolare della società carnica per secoli) vacilla e si disgrega: divorzi, separazioni, convivenze (che un tempo erano rarissime eccezioni) stanno ormai soppiantando la vera famiglia di una volta (oggi vera eccezione), e tutto questo con l’intenso e incessante apporto di uno Stato che si definisce eticamente laico e moderno.

Una volta la mamma aveva tanti bambini; oggi (tra potenziali uteri in affitto, divorzi, ri-accoppiamenti) un bambino si ritrova con due ed anche tre mamme (o papà) e spesso rischia di non sapere qual è quella vera. 

E poi: single, coppie senza figli, figli senza un genitore, matrimoni in “rottamazione”, convivenze di convenienza, aborti per legge…

Addio cara e vecchia Carnia, addio!

Hai voluto o ti sei lasciata vanamente modernizzare; non sei più’ la Carnia di un tempo e non sei quella che vorresti essere; hai perso la tua identità e non ne hai trovato una nuova; hai voluto imitare (senza averne l’indole e i mezzi) la grande Città e i suoi modelli,  e non sei nè ancora Città nè più Carnia. Ti hanno addirittura usata per ambientare, proprio quest’anno e con l’assenso delle Istituzioni pubbliche locali, un film sulla pedofilia, definendoti “Territori d’ombra”, come se nelle tue Valli, divenute oscure, prosperasse questa devianza sessuale: ebbene nessuno si è alzato a difendere la tua storia e la tua immagine, tranne una piccola ma assidua e fastidiosa emittente: VTC di Treppo!

Carnia, hai perso anche il nome:

dopo averlo usato per vendere un latte non tuo, ti chiamano ora, con incurante supponenza, “Alto Friuli”!
 

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