Nel passato il mio destino
Recensione del libro "Ida Giochi di specchi" di Chiara Lesperance

di Marino Plazzotta

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E' un libro che non offre certezze, ma pone molti interrogativi, suscita tante perplessità, insinua molti dubbi. Assolutamente sconsigliabile a chi teme di non essere un esemplare unico, ma pensa, sospetta, crede di essere già vissuto, sotto altre spoglie, nel passato remoto.
Il libro di Chiara Lesperance tiene in un equilibrio precario, tra malato immaginario e la follia normale, la coscienza. Nel gioco di specchi cerchi la tua coscienza e non la trovi e quando la trovi non la riconosci. Arrivi a pensare perfino di non essere una persona con nome , cognome, data e luogo di nascita, un codice fiscale, ma solo un risultato di una alchimia accaduta nel passato, attraverso i cromosomi degli avi. E' una storia che forse in futuro potrà essere capita con una approfondita analisi del DNA e l'uso di un computer.
Ma la mia vita inconscia è davvero più significativa, stimolante, ricca, della vita conscia, cioè di quella vita che crediamo di vivere ogni giorno, con frammenti che si accoppiano in una successione cronologicamente  inarrestabile?

La ricerca, l'indagine, lo studio meticoloso che Lesperance spende sul suo passato risulta alla fine esasperante. Uno si chiede perché tutto questo "scavare" nelle fotografie, nelle parentele, nelle coincidenze: perché i segni, le luci, i piroscafi debbono sempre avere una connessione con il nostro presente?

Se riuscite a leggere il libro con calma, senza angoscia, senza troppa curiosità, forse riuscirete da incontrare la nonna Ida, la sua anima sempre in fuga dalla sua assurda colpa, la sua solitudine interiore, quella che attraversa con impassibilità socratica la vita di tre generazioni. L'ossessione che lo specchio sia l'unico confronto che possiamo avere con la realtà è logicamente accettabile, ma razionalmente da avversare.
Abbiamo le teste piene di quei detti, e ridetti, che ci vogliono inculcare il concetto di storia quale maestra di vita. Chiara rivede con una dote eccezionale di memoria, il suo passato, le origini le cause, la "consecutio" per cui si ritrova oggi con due figlie nate in coincidenza con anniversari di altri parenti ed un uomo che la avvolgeva con tutto il suo sapere di teologo, filosofo, limitato anche nella sua stravaganza.
Perché raffigurare il tempo come uno specchio?
E' vero che si dice che non c'è mai nulla di nuovo, tuttavia ritenere che quello che ci accade sia già accaduto a qualcun altro, a noi, a me stesso, mi sembrerebbe insopportabile ed inaccettabile
Nelle riflessioni che Chiara, mette giù con passione e sensibilità perfino eccessiva, si trova il desiderio radicale di porre domande per trovare risposte.

Cercare un amico, uscire da una situazione familiare ambigua, individuare un punto di riferimento sicuro: è la vita.
Non interrogarsi, non chiedere, non cercare: è la fine, l'oblio, l'inesistenza.
Non riesco a condividere con Lesperance la idea che tutto può essere ricostruito, le fotografie, i sogni ed i segni.
Ma se uno non ha ricordi, non ha né sogni, né segni che deve fare per risolverei suoi problemi?
Tutti abbiamo ereditato. Si possono ereditare pensieri e cose, soldi ed idee, sangue, mai il nulla.
Non puoi respingere la tua eredità forse pure fatta di niente, la devi accettare e adattare, qui, oggi, ora.
Il libro autobiografico racconta una minuziosa indagine sul passato.
E' curioso, affascinante, sconcertante e provocatorio.
"Io non accetto di dover decidere in base a, in conseguenza di, poiché loro… e non ho traumi per il passato, Io voglio vivere senza lo specchio".  E' una prima reazione!
Impossibile.
Per esistere ed avere coscienza a chi ci affidiamo?
A chi  possiamo affidarci.
Se uno si trova con "Avi" senza qualità, o se è senza memoria, non storica,  non filosofica,  non fotografica, come può capire il suo passato? Dovrà rinunciare a capirlo e ad indagarlo?

Questo libro è comunque singolare per almeno tre motivi:  

  • La tesi che sostiene: il presente è il frutto del passato, il futuro è il frutto del presente anche nella successione di eventi non fisici, non chimici, non matematici, ma personali;

  • Un metodo di ricostruzione di eventi trascorsi attraverso documenti che ognuno può ritrovare nei suoi archivi (io le fotografie le tengo in una scatola di scarpe, alla rinfusa).  Nonni e bisnonni, cugine simpatiche  o antipatiche, zie, piene di sé, o parenti inetti sono entrati nel nostro 'DNA', dobbiamo fare i conti con loro, secondo Lesperance;

  • Non vi si trova una prospettiva, un programma, un progetto futuro, Se noi, siamo quello che siamo stati, perché non provare a pensare quello che saremo. In ipotesi il futuro dovrebbe essere prevedibile.

Mi sono impegnato a seguire le vicende di Ida, la donna con una presenza preponderante e positiva nella storia.
Indubbia la sensibilità dell'autrice a delineare non solo il carattere, ma persino le sfumature di questa donna più forte del destino scritto dai suoi avi.

Normalmente una famiglia, un fu "casato" è tale perché lascia tracce economiche. Nel nostro caso tutto è affidato a una sorta di "AURA" che circonda tre coscienze e non la vicenda di cui forse non riuscirò a parlarvi.
A chi è diretto questo libro? A specialisti a gente comune a me o a te? Come scoprire se in questo libro c'è qualche risposta per la tua domanda, per quelle domande importanti?
Basterebbe cogliere da questa vicenda una sola idea, quella del "legame" che, comunque si svolgano le nostre personali vicende, è importante. Ci sono nella vita di ciascuno di noi delle coincidenze,. Queste coincidenze non dipendono né dalle nostra visione della vita né da nostro personale carattere: sono coincidenze!
E ciò riferito al presente ed al passato. La storia delle coincidenze ci porta davanti allo specchio perché solo lì si può ritrovare il passato, la propria immagine ripetuta, come se venisse da dietro, da dietro lo specchio.  

Il libro è scritto semplicemente e bene.
E' pieno di momenti di tenerezza, sentimento, solidarietà. La nonna IDA è davvero una figura che testimonia la possibilità di sopravvivere, nonostante tutto. E' la figura più appassionante e bella dell'intero racconto o romanzo, perché quello di Chiara Lesperance è un lavoro che sta tra una tesi di laurea e uno scritto occasionale, estemporaneo, poetico, Non è di facile lettura perché procede con problemi, domande, dubbi che non si possono ignorare. E' un libro in "salita" talvolta difficile che, comunque, troverà sostenitori in particolare fra quanti sono tuttora convinti di essere "fatti" piuttosto che di poter "fare", creare, inventare, progettare… vivere, "quell'amore colpevole dove l'avrebbe costretta e dove condurrà i discendenti".

E' comunque  a non dimenticare il passato, a non insistere sul voler vivere da soli, dietro il ponte levatoio delle nostre cose. L'individualismo, è il nostro mal oscuro. Un male che dalle persone singole si propaga alle famiglie, al gruppo di amici, alla comunità.
Colgo in questo libro difficile ed impegnativo un invito a ritrovare il gusto di vivere in compagnia. Forse assieme tutto potrà essere più semplice.
Il messaggio è chiaro: ritroviamo le nostre radici, il punto da cui proveniamo!

 

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