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PALUZZA : il
piacere di sapere da dove
recensione di Marino Plazzotta
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Nella
presentazione del libro "Cronistoria breve di PALUZZA e del territorio
limitrofo " scritto da Alfio Englaro ed edito a cura della parrocchia
S.Daniele Profeta di Paluzza, troviamo due citazioni , una di Gramsci: "La
storia insegna, ma non ha scolari", l'altra di Cicerone: "Non sapere
che cosa è avvenuto prima che tu nascessi è per te restare come bambino".
Due citazioni impegnative, che non ci debbono spaventare, ma solo stimolarci a
riflettere, a pensare, ad interrogarci. Verbi che possiamo mettere in opera
gratis e senza grandi studi , basta farcene venire la voglia.
Potremmo cominciare con il chiederci quali "storie" insegnano, sono
veramente "magistrae vitae" e quali no, oppure come imparare a
distinguere ed a capire le storie reali da quelle falsate, imposte, ingannevoli?
La considerazione di Gramsci sembra lo specchio della nostra realtà, in cui ben
pochi si preoccupano se con le processioni, le rogazioni e tante altre usanze o
"visioni del mondo", si dimenticano anche le tradizioni ed i valori
che potrebbero ancora tornarci utili ed aiutarci a vivere meglio.
La storia passata interessa a pochi e quasi nulla ai giovani. Quanti di noi o
dei giovani sanno qualcosa della "Patria del Friuli"? Non c'è alcuna
regione al mondo che si sia potuta fregiare con un simile sostantivo: PATRIE…
Noi Friulani abbiamo fatto e facciamo parte di questa "PATRIA"…. Che
cosa sappiamo del Dominio di Venezia, o che tra i mille di Garibaldi ci furono
solo venti friulani e solo due Carnici? Quanti sanno che cosa ha significato per
questa nostra terra l'emigrazione, iniziata a fine '800?
La riflessione di Cicerone è abbastanza facile da capire e da condividere. In
realtà se noi non sappiamo nulla del nostro passato é come se non sapessimo
nulla della nostra famiglia, dei padri, dei nonni, degli avi. E' come se noi ci
trovassimo qui solo per caso, per delle coincidenze, per delle cause che non ci
riguardano.
Don Tarcisio, parroco di Paluzza, scrive nella prefazione, di aver spesso
constatato, fra la nostra gente, una diffusa curiosità circa il nostro passato:
"Quando entro nelle vostre case e cerco di spiegare il significato delle
lettere scolpite sulla chiave di volta del portone d'ingresso o le origini delle
famiglie, attraverso la ricerca genealogica, tutti mi stanno ad ascoltare con
interesse ed allora mi accorgo come la curiosità, con il tempo, si tramuti in
amore per quel piccolo angolo di mondo nel quale affondano ben salde le Radici
storiche di ognuno".
Il dott. Englaro è riuscito a condensare in un libro , apparentemente modesto,
una storia, che non possiamo ignorare. Il suo lavoro è la sintesi di tanti
libri che, si capisce, sono stati letti, riletti forse centellinati, infine
distillati e condensati per riuscire, se non a soddisfare, a provocare la
curiosità di conoscere di più il nostro passato, cioè di quella "Patrie
dal Friul" in cui affondano le nostre radici.
Il libro, scritto con una passione insolita, con una puntigliosa voglia di non
trascurare nulla di quello che riguardasse il proprio Paese , non commissionato
da alcuno, anche se poi la Parrocchia lo ha ritenuto degno ricordo di questo
ultimo Natale di fine secolo, ha un intento divulgativo: è stato scritto per
essere letto, non per essere riposto a far scena nello scaffale di una libreria.
E' stato stampato anche per questo in una veste quasi modesta, con parsimonia,
perchè come afferma l 'autore: " i libri debbono essere accessibili ad
ogni tasca ed il loro costo non deve essere un limite alla loro diffusione
".
L'argomento è particolarmente importante per tutti noi della valle del But: è
la storia della nostra terra dal 450 a.C. al giugno del 1999.
E' un originale diario di quello che fummo, siamo stati e siamo.
Si sa che molte delle cose che si scrivono o sono già state scritte o sono già
state dette. Al contrario la Cronistoria di Paluzza, di Englaro, ancorchè
" breve" è una novità in assoluto, soprattutto perché abbraccia un
orizzonte storico che nessuno aveva mai affrontato prima, da un punto di vista
così particolare e delimitato: Paluzza e il territorio limitrofo.
E' un lavoro rilevante, inoltre, perché l' Autore non si limita ad una
cronistoria degli eventi storici che vedono l'avvicendarsi nei secoli di
svariati domini (Celti, Romani, Visigoti, Longobardi, Franchi, Patriarcato di
Aquileia, Venezia, poi il dominio Francese, quello Austriaco, ed infine quello
Italiano), ma raccoglie una quantità di informazioni aggiuntive che sono
fondamentali per capire la "coscienza" di un popolo.
Mi riferisco a tutto quello che troviamo sul potere ecclesiastico, con le sue
imposizioni e pretese, con i suoi parroci che edificano chiese, ristrutturano
organi, si contendono parrocchie; sono descritte le svariate tradizioni agricole
dalle colture, ai mulini, segherie e sagre; non potevano mancare le innumerevoli
calamità naturali che nei secoli hanno infierito su questa martoriata terra:
diluvi, valanghe, incendi, terremoti, per finire con i politici che promettono
invano il "rilancio" della montagna affidandolo a fallimentari
progetti. Quello che Englaro riesce ad isolare dalla massa di informazioni
consente di determinare una realtà sociale che ci identifica come popolo.
Questa "memoria storica" ricostruita con tanti tasselli se è
importante per il futuro di un popolo, va spiegata ed esposta in modo
essenziale, accessibile a tutti e non in forma specialistica o semplicistica
come in certi libri di scuola. Anzi dobbiamo sottolineare che la nostra storia,
non solo della Carnia, ma del Friuli in genere, è poco conosciuta ed entra nei
libri di storia solo marginalmente, perché non è importante, perché è la
storia di un popolo che si è lasciato attraversare da troppi popoli, ma anche
depredare e perfino vendere dalla repubblica di Venezia (v.pag.30). E' la storia
di un popolo di emigranti. E' stata spesso storia di sottomessi, di rassegnati,
incapaci di protestare o di pestare i pugni.
Quando un popolo, una comunità che parla la stessa lingua e conosce i confini
oltre i quali vive altra gente che parla un'altra lingua, non ha coscienza della
sua storia, non può avere una identità. Se noi non sappiamo chi siamo è come
se fossimo un popolo senza volto che ignora perfino cosa gli serve per
migliorare o che cosa domandare per crescere e svilupparsi. Prendere coscienza
della nostra dignità di popolo è possibile soltanto attraverso la conoscenza
di essere depositari, noi Carnici, di un grande patrimonio di cultura, di
esperienze innumerevoli, di una storia importante di cui vi sono numerose
testimonianze.
Nel libro di Englaro troviamo tutti i punti di riferimento per capire come anche
le nostre singole insignificanti storie, o quelle di nostri avi, messe assieme a
quelle di altri, anche esse piccole ed insignificanti, possono diventare Storia,
Storia di un popolo.
E' proprio su questa Storia che Alfio Englaro ha lavorato, raccogliendo dati con
puntigliosa perseveranza, per parlarne prima di tutto ai suoi figli ed alla sua
famiglia e poi a tutti noi.
Non c'è alcuna presunzione di completezza in questo impegnativo compendio che
come scrive l' Autore ha principalmente" lo scopo di invogliare alla
lettura e stimolare la ricerca delle Radici". Quindi dopo aver letto questo
libro non diventeremo degli esperti o dei conoscitori della materia, ma sapremo
qualche cosa di più del passato, troveremo un po' di "identità, di "
paternità", insomma non ci sentiremo figli di nessuno.
Mi piace poter concludere contrapponendo alle citazioni di Cicerone e Gramsci,
quella di un friulano che si pone altrettanto acutamente di fronte alla storia,
ma con una praticità tipica dei nostri tempi. Scrive Spizzo:" Bisogna
cavare una qualche lezione dal passato. Non nel senso che la storia possa
insegnare qualche cosa, ma nell'ottica di un uso intelligente dei dati, della
esperienza umana. Con questa ottica, con questa metodologia, finalmente,
potremmo scoprire che la nostra Valle, come il Friuli intero, ha dietro di sé,
sprofondata nei secoli, una storia troppo grande per poter essere dimenticata.
Alfio Englaro ha raccontato Paluzza come fosse un Paese vivo, anzi godendo che
sia ancora vivo.
Paluzza, dicembre 1999
Nel dicembre del 1999, la Parrocchia di San Daniele,
in occasione dell’inizio del III Millennio, distribuì un opuscolo divulgativo
(v. sopra) dal titolo “Cronistoria breve di Paluzza e del territorio
limitrofo”,
che ebbe immediata accoglienza e fu esaurito in pochi mesi.
Successivamente vi furono ulteriori richieste di questo
volumetto, ma la Parrocchia non lo ristampò più.
Per questo motivo, dopo aver richiesto il permesso
a don Tarcisio Puntel, “Chei di Somavile” hanno ritenuto opportuno ristampare
questa sintesi storica, che viene ora ampliata, corretta ed aggiornata al
31 dicembre 2000.
Rileggendo ora questo
che è diventato un libro più sostanzioso, si ha la sensazione di ripercorrere
una storia più ampia, che non riguarda solo Paluzza e dintorni.
E’ come salire sul Pizzo
Timau e guardare il panorama di Carnia, che risulta ovviamente diverso da
quello osservato dal Coglians o dall’Amariana.
Si potrebbe proprio dire che questa è appunto la panoramica
STORIA di CARNIA, “vista e osservata” però da una
postazione tutta particolare: Paluzza.
Con questo intendimento l’autore ha volutamente modificato
il titolo originario.
Crediamo perciò che i
destinatari del presente volumetto possano essere non solo i palucians, ma
i cjargnei in genere, che in queste pagine riusciranno a ritrovare naturalmente
quel “filo” che si rischia di smarrire
e che l’autore aveva già indicato nella sua presentazione tre anni fa.
Questo resta dunque uno libro divulgativo che
non va abbandonato nelle biblioteche ma che va usato nelle case, nelle scuole,
come strumento di veloce ed efficace consultazione. Chi già possiede la prima
edizione, non potrà fare a meno di questa.
“Chei di Somavile” si augurano che la nostra storia,
anche mediante questo libro, non vada dispersa e dimenticata, ma diventi
uno stimolo per migliorare continuamente le nostre condizioni di vita sociale,
morale ed intellettuale.
Paluzza, agosto 2002
Aulo
Maieron
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