A sune miegenot: al'è Nodâl!

del Coro G. Peresson di Arta Terme

Download the Mp3 file of a traditional song from Carnia

divider.gif (415 bytes)

La diffusione della cultura carnica tramite Cjargne Online ha come obiettivi sia l'affermazione della propria identità culturale che l'attivazione di uno strumento che consenta ai molti emigrati e a tutti gli estimatori di questa terra di stabilire un contatto con la Carnia. Oggi con l'immissione in rete di un brano musicale eseguito dal piu' importante dei cori carnici, il coro G. Peresson di Arta Terme, questo contatto si arricchisce di un ulteriore mezzo di comunicazione, quello musicale. Siamo certi che i tanti nostri amici sparsi nei 5 continenti gradiranno questo regalo.

Il brano in questione si intitola "A sune miegenòt: al è Nodâl" ed è tratto dall'album "Modelli interpretativi e forme rituali nella cultura musicale popolare della Carnia". La formazione dei testi, le elaborazioni musicali e la direzione del coro è affidata ad Arnaldo De Colle.

Note per il prelievo del file.

Dopo avere compilato il modulo a fondo pagina sarà possibile avviare il prelievo del file audio. Questo è registrato utilizzando il formato compresso MP3, oggi notevomente diffuso. Qualora disponiate di Windows 98 il lettore multimediale facente parte di questo distema operativo. Se disponete di Windows 95 dovete invece dotarvi (nel caso in cui non lo abbiate già installato) di un programma che permette la riproduzione dei brani MP3, come ad esempio WinAmp. Il file ha una dimensione di circa 3,5 Mb, il suo scaricamento sarà percio piuttosto lento (circa 20 minuti) per coloro che dispongono di connessioni non particolarmente veloci.  

Segue una descrizione del brano.

A sune miegenòt: al è Nodâl

L'elaborato prende lo spunto da una consuetudine presente fino agli anni '60 a Piano d'Arta, centro termale della Carnia, situato lungo la Valle di San Pietro, a metà strada fra il capoluogo Tolmezzo e il Passo di M. Croce (mt. 1360) al confine con l'Austria.
Durante la messa natalizia di mezzanotte, celebrata con l'obolo e secondo le intenzioni delle ragazze del borgo Ràdina, viene eseguito il canto "Amate Gesù". Tutti ripetono il ritornello, mentre le strofe sono affidate alle sole voci femminili. Tale privilegio, però, pare non venga da tutti riconosciuto e rispettato, data la comparsa furtiva (ma non tanto), qua e là, di voci in libertà dal timbro virile, da interpretare non come atto di irriverenza, ma come segno di coinvolgimento e partecipazione. Una melodia, per così dire, forestiera per la gente del posto che normalmente canta in lingua frulana. Una rarità che incuriosisce, come una tenera fanciulla che tutti vorrebbero avvicinare, toccare, ammirare.
"A no lu fàsin migo con tristèrie", mi spiega con un mezzo sorriso la novantacinquenne Carolina Bertuzzi, "cussi, po! ... la int à gust di cjantà ... Si, mo sì! .. al va ben cussì!". (non lo fanno mica per cattiveria, la gente ha piacere di cantare, si, si .. va bene cosi'!).
Prima che sia intonato il "Gloria" viene esposta e illuminata la stella dei Re.
All'Offertorio il m° Giuseppe Peresson (1872-1959), musicista non vedente e organista titolare della Parrocchiale di Piano, esegue una sua pastorale, la Pastorèle, con l'utilizzo del registro dei Tromboncini dell'antico organo Nacchini, restaurato dopo il terremoto del '76, dall'organaro Franz Zanin di Camino al Tagliamento ed attualmente funzionante. Al termine della messa, il celebrante congeda i fedeli con la benedizione solenne ed una particolare esortazione: "Il Signore sia con voi: andate in pace. Andate a raccontare la bella novella: grande è il Dio dei cieli".
L'avvenimento rimane oggi nel ricordo di alcuni anziani del luogo che ricantano volentieri l'Amate Gesù, del quale non si conoscono le origini.
Da qualche anno nella chiesa parrocchiale di S. Stefano, a Piano d'Arta, durante le feste natalizie, viene nuovamente riproposto il canto ed esposta la Stella. La locale cantoria è impegnata nel recupero di canti di tradizione orale.
Nel racconto dei superstiti di questa antica usanza si possono cogliere, assieme ad alcune accentuazioni nostalgiche, altri aspetti caratterizzanti la consuetudine medesima, che permettono di ricostruire fedelmente il quadro etnomusicologico e il testo da cantare. Emerge in tutto ciò un'idea di partecipazione collettiva.
così, ad esempio, i momenti che in casa precedono l'uscita per andare alla Messa. Il gran da fare nei preparativi e la distribuzione in famiglia dei vari compiti: "tira fuori il 'pan di cjase' ... tu attizza il fuoco del focolare ... tu va a chiudere la stalla ... tu accendi il ferâl'. L'orgoglio e la frenesia delle ragazze del borgo, che avranno una messa in loro onore e potranno finalmente cantare l'Amate Gesù.
L'entusiasmo e la felicità dei bambini, che per l'occasione calzano i "ciùcui" e sono ansiosi di ascoltare l'accattivante Pastorèle.
E poi, tornando a casa, passi frettolosi, facce assonnate e sorridenti e una gran voglia di ritrovarsi attorno al focolare tutti insieme, per commentare l'avvenimento, spartire il "pan di cjase", bere la "bolide" ed augurare il "Bon Nodâl".
Il paesaggio alpino, spesso innevato a fine dicembre, contribuisce ad accentuare le emozioni e a rendere l'ambiente ancora più suggestivo, in una notte di ampi spazi per il sentimento religioso popolare e per gli atteggiamenti di reciproca disponbilità, che si manifestano con piccoli gesti e, non di rado, con il linguaggio di semplici melodie, come quella qui richiamata, nelle quali si stemperano le tensioni dell'anima che può, così, abbandonarsi e sognare.
E dunque, la melodia O Dio d'amore .... che si eleva a delineare gli armoniosi contorni della triade natalizia, non può non raccogliere le voci che l'accompagnano, come segno di gioiosa presenza.
Un presepio di voci, nel quale la partecipazione, anche singola, dei coristi contribuisce a rendere viva la testimonianza di un evento singolare, che si rinnova e rinasce ogni qualvolta una voce, anche una voce sola, come quella di nonna "Carulìne", la riempie del suo particolare spirito.

A sune miegenòt, al'è Nodâl!
fasin un cjant, amîs
a chel Pipìn di scune.
Cjantin a chel Bambin la "Pastoréle".
Anìn, anìn, al'è Nodâl!
Met cà il "pan di cjase", dai sù al cjavedâl,
tu siére la stale, tu impìe il ferâl.
E la mularìe, cui ciùcui tai pîs
son già "in Paradîs".
Ce biéle seràde,
ce clâr in tal scûr,
ce pâs in tal cûr!
Còrin fantates a Messe, s'impìe la "Stele dai Res".
Cjantin, Glorie al Signôr,
Glorie al Redentôr,
Glorie, Glorie al Salvatôr.
"Amate Gesù!"
O Dio d'amore dal cielo discendi
mortale ti rendi per toglier l'errore
"Amate Gesù!"
Tu nasci dal Padre, da un seno divino
Tu nasci Bambino, da Vergine Madre.
"Amate Gesù!"
"Il Signôr cun voâtis, làit in pâs;
làit a contâ la biéle nove:
grant al è il Diu dai Cî".
La Messe a è finìde, l'è in bòre il gimâl,
si bèif la "bolide", si dîs "BON NODÂL!".
L'anime a pòuse
tal cidìn
di un biél sum.

 

Vogliate cortesemente compilare il seguente modulo. Saremmo lieti di conoscere le persone che sono interessate al prelievo del brano.

Digitate qui i vostri commenti:                               Write your comments below:

Conosciamoci                                                            Let's know each other

Nome e cognome 		 Name & surname
Posta elettronica		 E-mail 
Città di residenza		 Town - State

                                          

home.gif (2935 bytes)


Cjargne Online
1999-2005© - Associazione culturale Ciberterra - Responsabile Giorgio Plazzotta
I contenuti presenti in questo sito sono di proprietà degli autori - Tutti i diritti riservati - All rights reserved
Disclaimer