|
Tiera
benedeta
di
Sandro Naiaretti
|
|
Si tratta dell’ultima
raccolta di poesie di questo giovane prete carnico (nato a Prato
Carnico) che, antecedentemente alla ordinazione sacerdotale, ha lavorato
per 7 anni nella fabbrica di orologi Solari del paese, prima come operaio
poi come impiegato ed infine come sindacalista CISL (sia in fabbrica
che a livello provinciale). Ha già pubblicato varie raccolte poetiche,
la prima nel 1986 (Vores ingenoglami) e poi via via negli anni successivi:
“Cjamina” nel 1990, “Frucons” nel 1994, “Parola che chiama” nel 1997, “Pensant” nel 2001. Quest’ultima raccolta
non differisce molto, dal punto di vista esteriore, dalle precedenti:
ottima veste tipografica, splendide fotografie di Carnia a corredo,
traduzione italiana a fronte, commenti in calce. Vi traspare fin da
principio però una maggiore maturità artistica, una maggiore
conoscenza dell’animo umano, un più approfondito anelito verso
la realizzazione di se stesso. Il tema della madre e della solitudine
dominano la prima parte della raccolta (tutta in carnico della
pesarina), che associa anche ritratti di paesani, scorci di Carnia autunnale,
la fatica del vivere quotidiano. Ci sono questa volta anche poesie in
italiano (tutta la seconda parte, quasi una Lectio Divina): brevissime
a volte, flash di un pensiero improvviso, oppure esegesi personale di
folgorazioni bibliche, sorte improvvise. Don Sandro le consiglia come
lettura serale prima di prendere sonno, per “dare un senso alla nostra
stanchezza”. Ma l’ultima poesia, dedicata alla donna, assume un significato
emblematico anche dei travagli e delle contraddizioni che vive il giovane
prete di oggi: “Donna, dirti è dire universo…”.
Se non fosse stata scritta da un prete contemporaneo, la
si potrebbe tranquillamente attribuire (si licet parva…) a DANTE o ad
un epigono del Dolce Stil Novo.