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Soreli
a Mont
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Maria
Girardis, di Socchieve, non è più tra noi, ma visse a lungo. I
primi anni li trascorse nel paese natio dove la sua spiccata intelligenza e il
suo carattere estroverso le avevano assegnato un ruolo di primo piano nella
Comunità: era la voce e l’interprete di ogni avvenimento e di ogni novità,
fu l’espressione più genuina di quel vivere di paese che oggi non
esiste quasi più.
Si sposò nel 1941, ebbe 4
figli, poi nel 1953, a 38 anni, dovette emigrare nel lontano Venezuela e
fu proprio questo dolente e faticoso destino di emigrante a forgiare quella
sensibilità e quel tenace attaccamento alla terra natale, alla sua storia, alle
sue tradizioni, che emerge ed occupa pressoché totalmente la sua produzione
poetica, di cui questo TRAMONTO costituisce l’antologia (e forse
l’unica pubblicazione). Anche in Venezuela Maria anima la comunità friulana,
la sostiene e ne diventa l’infaticabile ispiratrice, attivando e poi
mantenendo stretti contatti con “Friuli nel Mondo”…
Rientra in Carnia nel 1962
e si stabilisce a Caneva di Tolmezzo ed anche qui diventa una delle più limpide
espressioni dell’impegno culturale locale; continua a poetare in friulano, la
lingua che più le è congegnale, ma lo fa sempre senza sofismi, senza
stralunamenti letterari, utilizzando il vernacolo semplice e piano di tutti i
giorni, senza forzature retoriche, lasciando venire in superficie le parole più
semplici a delineare i sentimenti più veri…
Il suo verso cristallino,
non ricercato, mai succube della sintassi, pare sgorgare spontaneo da una
esperienza di vita lunga e faticosa, segnata da un soffuso fatalismo sempre
temperato da una fede antica, ereditata da una Carnia sofferente e avara…
I due RACCONTI
finali esprimono assai bene anche l’attitudine di Maria alla “file”
attorno al fogolâr: chissà quante liendes e contes la Maria avrà
raccontato ai nipotini suoi ed a quelli altrui…
Da segnalare infine la matita
di GIANNI PIELLI che ha saputo splendidamente corredare i versi di Maria
Girardis con raffinati e sobri disegni, capaci di evocare all’istante la
semplicità e la schietta naturalezza della vita d’un tempo…
Ho avuto la fortuna di
conoscere Maria Girardis solo al termine della sua vita, quando ormai le forze
fisiche e intellettuali le venivano lentamente a mancare; eppure ebbi la netta
percezione di trovarmi sempre di fronte ad una donna di una intelligenza e
sensibilità non comuni, di una dolcezza e di una severità insieme ben
equilibrate, di un temperamento forte, di una mite saggezza: rara tipologia di
carnica autenticamente se stessa.
Grazie Maria per questa tua
testimonianza!