|
Sauris
- Zahre
|
|
Verso
il 1250-1280, probabilmente su preciso progetto politico degli
ultimi Patriarchi aquileiesi tedeschi filoimperiali, dalla Lesachtal
e dalla Pustertal si insedia in Zahre (Sauris) un forte nucleo di coloni
germanici, i quali portano con sé, a ricordo della terra d’origine,
una reliquia di S. Osvaldo (antico re sassone del Northumbertland),
attorno alla quale si rafforzerà nei secoli successivi la propria identità
e da cui originerà un culto devozionale che richiamerà tantissimi pellegrini
da ogni parte del nord est (perfino da Venezia) e che si identificherà
in effetti con la radici storiche di Zahre-Sauris. Comincia così la
storia di Sauris, una comunità delle Alpi Carniche che rimase
autarchica e isolata per secoli, con scarsissimi scambi e contatti con
i foresti, almeno fino agli anni ’30 del secolo scorso, quando la costruzione
della diga (che formò poi il lago di Sauris, fratello gemello di quello
del Vajont) richiamò tantissimi operai e tecnici in zona, rompendo un
plurisecolare isolamento e innescando un circolo virtuoso che era già
iniziato seppur timidamente anche prima. Scambi culturali, matrimoni
con foresti, maggiore apertura verso le novità aprirono Sauris al mondo
esterno ma non riuscirono mai a soffocare le peculiarità etniche di
quel popolo. Sul finire poi degli anni ’80 del sec. XX, alcuni esponenti
di spicco del potere politico regionale, elessero Sauris a proprio luogo
di villeggiatura e successivamente molti vi costruirono nuove e splendide
case. La regione FVG pompò poi fin lassù molto denaro pubblico e Sauris
ruppe definitivamente quell’ancestrale isolamento divenendo un habitat
unico in Carnia, anzi la perla della Carnia. Chi oggi raggiunge
Sauris riceve l’assoluta certezza di non trovarsi affatto in Carnia
ma di essere finito in un villaggio carinziano, semplicemente. Possiamo
anche dire che Sauris costituisce oggi proprio un meraviglioso lembo
di Carinzia (o di Tirolo,
a secondo dei punti di vista) incastonato tra i monti di Carnia. Non
altro. La lingua, la tipologia delle case, l’ordine, la pulizia,
il decoro, il reddito pro capite
depongono tutti a favore di un contesto diverso dalla Carnia
storicamente esistita e dalla Carnia attuale. Oggi tutte queste diversità
vengono sapientemente utilizzate dai saurani come richiamo turistico,
sia estivo che invernale, e ciò ha una ricaduta nettamente positiva
sull’economia di questa enclave germanofila. In questi due corposi volumi
viene ampiamente riassunta tutta la storia di questo unico e affascinante
paese, impreziosita da una iconografia splendida. Si tratta ovviamente
di un approfondito lavoro di ricerca universitaria cui hanno
collaborato i maggiori studiosi del settore, un lavoro che è costato
parecchio (come costano parecchio i due voll: € 60). Questo taglio
scientifico, volutamente dato all’opera, rischia però di limitarne la
diffusione solo tra gli esperti e gli acculturati, in quanto alcune
tematiche risultano di difficile comprensione, mentre il vasto apparato
bibliografico a volte disorienta, quando invece la voglia di leggere
cose difficili e costose non è di tutti. Pur tuttavia l’opera risulta
di gran lunga la più completa riguardante una Comunità. Le ricerche
sono partite nel 1990 a opera di un gruppo ristretto di studiosi, coadiuvati
successivamente da altri universitari. Il primo volume raccoglie
tematiche su: storia (origini, parrocchia, santi, vita economica, famiglie
e casati) e lavoro (coltivazioni, artigianato, allevamento ecc.). Il
secondo volume tratta di: abbigliamento, alimentazione, tradizioni,
arte, toponomastica. Insomma, per sintetizzare al massimo, tutto lo
scibile di Sauris, di cui questi due volumi sono la sua enciclopedia
scritta. L’enciclopedia parlata si chiama invece Tiziano Minigher,
depositario della memoria storica orale saurana, cui hanno attinto
a piene mani anche gli autori di questa brillante opera. Chi fosse interessato,
può rivolgersi al Municipio di Sauris (che forse ha ancora a disposizione
qualche copia gratis).