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IL
PAN DAI MUARZ
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"Questo
libro è nato dalla gente di Illegio. Io ho scritto nelle pagine
quello che era già nelle cose e nelle persone, ce che
la gne Gjin, la Gnema e barbe Lolo a erant".
Così l'incipit
della presentazione (Tant par començâ), da
cui si ricavano subito le coordinate di quest'opera, scritta ancora
negli anni Novanta del secolo scorso da Dolores Job,
ma sempre ricca di spunti e soprattutto di riflessioni su un mondo
ormai quasi del tutto scomparso, che ha tuttavia lasciato vistose
tracce di sè nella piccola comunità di Illegio (frazione
nascosta e isolata di Tolmezzo, assurta a notorietà regionale
per le ultimissime performance in campo culturale ed artistico con
le rinomate Mostre d'Arte estive).
Il
libro si compone di numerosi capitoletti che vanno ad indagare non
solo i personaggi tipici del luogo ma anche e soprattutto
le atmosfere e la vita quotidiana di Illegio, quando
quel suo isolamento era ancora slpendido e coltivato; un isolamento
che aveva permesso per decenni (e fors'anche per secoli) di plasmare
questa Comunità in maniera del tutto peculiare, non solo dal
punto di vista linguistico ma anche sotto l'aspetto propriamente
umano e civile.
Si
potrebbe a ragione affermare che l'afflato umano che scorre in questo
libro e i diversi quadretti che lo compongono potrebbero essere assunti
a paradigma di moltissimi paesetti o borghi di Carnia, che hanno
conservato nel proprio vivere quotidiano le ultime labilissime tracce
di un vissuto più remoto, forse un pò mitizzato, forse
un pò eccessivamente lodato, ma certamente non privo di fascinazione
e di nostalgico ricordo. Per chi è invece è nato o
vive a Illegio si tratta davvero di un prezioso scrigno della
memoria, che va indubbiamente conservato e tramandato.
Tradizioni
antiche, usanze, modi di dire, credenze, atteggiamenti popolari:
tutto viene qui raccolto e presentato in maniera piana, dolce, a
tratti nostalgica, sempre coinvolgente perchè la felicissima
penna di Dolores Job riesce sempre a fare partecipe il lettore
delle sue emozioni e delle profonde vibrazioni del suo animo, che
sa sempre dare all'abbondantissimo materiale della memoria quella
vitalità interiore che fa di queste pagine, pagine di vita.
Di
rilievo: l'apparato iconografico in b/n che propone
bellissime, spesso inedite immagini del paese, angoli di incontro,
istantanee del tempo che fu...
Il
racconto si snoda in un bell'italiano, che avvince e che spesso viene
piacevolmente interrotto da parole, frasi, intere righe in
friulano, le quali, anzichè rallentare o appesantire
la trama, la vivacizzano e la rendono più immediata e genuina,
in una parola: più saporita.