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Malvis
e Stielis
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Giovanni Zatti di Ampezzo ha ormai la sua etŕ, non č un
letterato né un poeta. Tuttavia ha voluto lasciare il segno del suo spirito con
questo pulito e amabile libretto in cui racconta e descrive quei mestieri di
Carnia ormai in via di estinzione, che non suscitano rimpianti e dei quali
nessuno si occupa piů.
Nella presentazione l’autore si rammarica
di come non esistano piů al giorno d’oggi i tessęrs, i cossârs, i talcę0rs,
i selârs, i dalbidârs, i pironârs, i cjaradôrs…e proprio per questo
vuole rievocarli con descrizioni e immagini, spesso candidamente didascaliche,
come se egli stesso fosse persuaso che il lettore non sia piů in grado di
riconoscere alcuno degli arnesi del tempo che fu.
Ed allora ecco il tratteggio del contadino
con tutti i suoi attrezzi di lavoro ed il suo piccolo mondo lessicale ormai
desueto. Ecco il dalbidâr con gli antichi ferri del mestiere, difficili
anche da pronunciare (figurarsi da usare!). Tocca poi al boscadôr
presentare il suo variegato arsenale di strumenti lavorativi ed il suo
microambiente di lavoro con parole sparite definitivamente dal vocabolario
carnico contemporaneo: scoton, agarűl, plance, stue, menade… Arriva
poi il segat che sopravvive a stento ancora oggi e presenta i suoi: gater,
bindela, stroz, speltri…
Conclude questo affettuoso lavoro un
pregevole GLOSSARIO di termini ormai caduti in prescrizione il cui
significato č spesso ignorato dalla maggioranza dei carnici stanziali.
Complimenti a Zuan Zatti di Dimpeç che ha
voluto e saputo lasciarci questa piccola ma significativa testimonianza del
lavoro carnico del passato, al quale lui stesso deve la sopravvivenza.