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GJVIANO
DI UNO VÔLTO
di
Pieri Pinçan
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Le foto del
Tor di Gjviano
Prendi un uomo di quasi
80 anni, che ha fatto per tutta la vita il muratore in Francia e Germania;
prendi “uno grampo di cjasos” in cima a un cocuzzolo boscoso; prendi
una voglia insana di recuperare una micro-identità prossima alla estinzione;
prendi una lingua arcaica e quasi morta ed ecco il risultato: un libro
speciale e unico.
Quell’uomo di 80 anni
è Pieri Pinçan, carnico purosangue; il paesino è Givigliana
(frazione di Rigolato) faticosamente aggrappato alle pendici del monte (dove le
galline portano legato appresso un sacchetto di juta per evitare che l’uovo
rotoli a valle!); la voglia insana di salvaguardare l’identità è quella
acquisita dalla madre; la lingua arcaica e moribonda è quella di Gjviano
(con la desinenza in –o) che fa sempre sorridere di sufficienza gli
altri Carnici delle altre Valli.
Pieri Pinçan è oggi
una delle bandiere più prestigiose e gagliarde della Carnia vera delle Valli, quella Carnia che non vuole
soccombere, che si rifiuta di aderire ai modelli consumistici, che non vuole
scomparire. Pieri, con la moglie di 76 anni, abita (anzi: VUOLE abitare)
ancora a Givigliana, dove nei mesi invernali restano 5 (cinque) persone,
dove non c’è nulla se non la chiesa e un solitario campanile interamente
affrescato nel 2002 con splendide scene di quotidianità, di lavoro e di
emigrazione. Questo campanile è visibile da molto lontano nella val Degano,
appare di un azzurro brillante contro il verde smeraldino del bosco: un
insolito faro in cima a un monte, che indica ai distratti e frettolosi
automobilisti del fondovalle un approdo sicuro.
Ebbene Pieri Pinçan
abita proprio lassù, scende e risale ogni giorno per una strettissima e
pericolosa strada per la spesa o le incombenze burocratiche, ma passa il resto
della giornata al computer (!!!) dove lavora per lunghe ore… Questo libro
costituisce sicuramente il suo testamento spirituale. Non è stato
finanziato da nessun Ente pubblico (!), ma solo dalla famiglia Venanzi di
Viterbo (Imelda e Vincenzo), che trascorre le ferie estive a Givigliana dove ha
preso casa, integrandosi perfettamente con il luogo. Nella prima parte del libro
Pieri riassume la storia del paese (le probabili origini, la chiesa, le
guerre, il bosco, le liti vicinali, la scuola, l’acqua minerale di Miol, la
latteria, il consorzio, le associazioni, la quotidianità, le famiglie con i
loro stranons…). La seconda parte presenta gli alberi genealogici di
tutti gli abitanti di Givigliana a partire dal 1774, famiglia per famiglia,
in ordine alfabetico: un lavoro immane!
Ma Pieri non finisce di
stupire: il corredo iconografico, più che essere costituito da rare
fotografie, risulta composto da immagini in b/n realizzate personalmente al
computer; ecco cosa scrive in proposito “Ju disegns ei son dal autor
fats cul compiuter doprant nomo lu surisjin”. E si tratta di immagini che
riproducono angoli di paese, epigrafi, la scuola, la chiesa…realizzati tutti
usando solo il mouse: un lavoro da certosino!
Insomma davvero un
innamorato della sua Carnia questo Pieri Pinçan di Gjviano, innamorato come
pochissimi ormai lo sono.
Una lezione, la sua, che
vale più di mille proclami politici e più di cento convegni sulla Montagna: resistere
in montagna si può, anzi si deve. Anche a 80 anni. Anche a Gjviano!
Grazie Pieri pa tô
testemoneanço!
Il campanile di Givigliana