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Gente
di Tumieç
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Pier Giuseppe (Beppe per gli
amici) Avanzato è un valente chirurgo dell’ospedale di Tolmezzo, dove lavora
fin dal 1978, quando giunse dalla sua Emilia. Da allora non abbandonò più la
Carnia, trovò moglie, si sposò, eleggendo Tolmezzo a sua nuova e definitiva
patria. Pur non essendo quindi un carnico di nascita, a buon diritto Beppe
dichiara oggi di essere carnico di adozione. E già questa peculiarità (e
questa sua convinzione) appare nel titolo del suo lavoro letterario: metà
italiano e metà carnico, proprio come lui stesso va affermando di essere.
Questo librone
(cm 28x22) è fresco di stampa (15.02.04 presso Edizioni Andrea Moro, euro 25) e
già sta andando a ruba nelle librerie tolmezzine.
E’ difficile
definire questo pregevole volume, ben fatto dal punto di vista tipografico e
ottimamente rilegato.
Vi si trova
davvero di tutto:
poesie
popolari e popolane in ciargnel tumiezin (donne e uomini al cimento),
scampoli di
storia (la I e la II guerra mondiale),
ambienti
vari (il casino di via Rosta del Pievano resta vivo nella memoria) ,
foto
d’epoca (cartoline e stampe inedite che ti riportano indietro nel tempo),
ma soprattutto
personaggi, tantissimi personaggi del secolo scorso, di ogni latitudine e
grado sociale.
Ricordiamone
solo alcuni: Mario Bai (con le sue incredibili vicissitudini belliche e
sportive), none Gose (con la sua pipa e il suo gozzo da manuale), Sardo
Marchetti (con la rigorosa consapevolezza della sua professione), un tal Benito
Mussolini (maestro in Tolmezzo nel 1906-07), Bonzio (ironico barbiere
mattacchione), Vittorio Barazzutti (maniaco del picchetto d’onore al
proprio funerale), Umberto Cecchetti (gran chirurgo e gran pescatore con
troppe figlie), Andreina Nazzi (coraggiosa partigiana) e il suo compagno Guglielmo
Intilia (grande invalido di Spagna, riparato in URSS e rientrato assai
malconcio in Italia), Antonio Zanella (leggendaria figura di eremita
meglio conosciuto come Ors di Pani), Angelo Sindona (medico-istituzione
del vecchio nosocomio carnico) ma poi anche: Stropel, Vigj massar, Ross di
Vuich, Toful, Milio Luche, Licurgo, Marie Sporcje, Angjelin mulinar, Placido,
Bepo Gnef, Agnul e Toni Babau e tantissimi altri, tutti tratteggiati con
arguzia e sottile bonomia per una variopinta galleria di personaggi tolmezzini,
che erano certamente destinati all’oblio se Avanzato non li avesse riesumati e
vivificati (attraverso contatti, interviste, ricordi, ricerche, collaborazioni
varie) riproponendoli così alla comunità tolmezzina odierna.
Ma Avanzato ha
fatto qualcosa di più, andando oltre a quella riservatezza e ritrosia propria
del carnico: è riuscito ad inoculare in queste pagine piccole dosi di quella
estroversa allegria tipicamente emiliana che non arretra di fronte a situazioni
scabrose o quanto meno intime, che sotto la sua penna si tramutano in ridanciane
scenette boccaccesche, dove l’ilarità e lo scherzo non diventano però
mai grossolani ma portano una refolo di leggera ariosità.
In questo bel
libro di immagini e ricordi, venato a tratti da nostalgici rimpianti, Tolmezzo
pare rinunciare (per almeno 323 pagine) al proprio altisonante status di
CITTA’ per tornare ad essere semplicemente quel grande paesone di fondovalle,
posto all’incrocio delle valli carniche, dove la gente (fino a qualche
decennio fa) si conosceva per nome, bisticciava, spettegolava, scherzava,
solidarizzava, gioiva, festeggiava, si ritrovava…
Oggi questa
atmosfera non esiste più, perché non esiste più il paese di Tolmezzo, che ha
voluto diventare CITTA’ (con tanto di decreto presidenziale!); una “città”
in cui sono scivolati e poi accasermati migliaia di valligiani che hanno scelto
di abbandonare i propri paesi per andare a ingrossare una testa troppo grande
per un territorio troppo angusto e spopolato.
Ma Tolmezzo,
mentre non è più PAESE, non è ancora CITTA’, né forse lo diverrà mai,
non avendone le caratteristiche…
In queste pagine
di Avanzato trapela forse (o così a me pare) anche questo disagio di
fondo dei tolmezzini doc, questa loro dicotomia che difficilmente affiora
in superficie ma che probabilmente essi avvertono inconsciamente quando
si confrontano con i “foresti” delle Valli: chi è oggi tolmezzino e
chi non lo è? Domanda difficile e senza risposta, proprio perché Tolmezzo
non è più paese né ancora città. E’ stato uno splendido paese, questo
sì, proprio quello lumeggiato da Avanzato in questo libro. Un paese
che non vivrà più.