Un' escursione nello spazio e nel tempo

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Questo singolare libro-guida-atlante di recente pubblicazione (2010) accoglie la bellezza di 18 itinerari tra le Alpi (dalle Marittime alle Giulie), indicati e descritti da vari autori.
Uno di questi è il geologo carnico Corrado Venturini che, insieme alla geologa Claudia Spalletta, ha meticolosamente e amorevolmente curato e presentato l'itinerario n° 2: "Dal Pramollo al Monte Coglians", l'antica catena montuosa scolpita dai ghiacci, occupando ben 23 delle 290 pagine.
L'opera (perchè di grande e bellissima opera si tratta) si apre con un importante capitolo generale sulla geologia della catena delle Alpi (G.B. Carulli di Trieste) in cui vengono stilizzati i concetti più importanti e significativi di questa scienza della terra.
Ovviamente, dato che lo spazio è ristretto e il tema piuttosto vasto, ci soffermiamo ad analizzare solamente il percorso preparato da Venturini & Spalletta non solo perchè è il "nostro" percorso di Carnia ma anche perchè è uno dei più suggestivi ed importanti dell'intero libro, senza nulla togliere agli altri siti ed agli altri autori che meritano il più sincero e vivo apprezzamento per la loro scienza e la loro capacità di porgerla al lettore.

Ecco dunque la sintesi dell'itinerario carnico stilato dai nostri due appassionati geologi:

Introduzione
- breve descrizione del percorso per linee generali, con cartina a corredo
- principali caratteristiche geologiche dei tratti attraversati, esemplificate da magnifiche immagini a colori e da didascalie esaurientissime.
- contesto storico-economico e sociale della zona, dove l'aspetto storico di gran lunga prevale con sapienti note e precisi riferimenti.

- Prima tappa (dal Pramollo al Cason di Lanza) di km 15 in 8 ore: minuziosamente indicata e descritta in tutti i particolari (partenza, altimetrie, difficoltà...), strutturata in 8 soste didattiche (Monte Corona, Monte Carnizza, Monte Auernig, Lago Pramollo, Casera Winkel, Sella Aip, Torbiera di Aip, Rifiguo Cason di Lanza).
- Seconda Tappa (dal Cason di Lanza al Rifugio Valdajer) di km 12 in 7 ore: anch'essa approfonditamente analizzata e descritta in ogni sua peculiarità e strutturata pure essa in 8 soste (Rio Museo, Rio Barbacis, Rio Cordin, Valbertad, Rio Malinfier, Malelastre, Rio Major, Rifugio Valdajer).
- Terza tappa (dal Rifugio Valdajer a Pramosio) di km 10 in 7 ore: anche questa tappa priva di grandi difficoltà, si snoda tra creste e vette ed è cadenzata da 7 soste (Monte Neddis, Monte Dimon, Lago Dimon, Rio Moscardo, Crete di Mezzodì, Pian degli Angeli, Rifugio Promosio).
- Quarta Tappa (da Promosio al Passo di Monte Croce) di Km 10 in 8 ore: ritmata da 7 soste (Cava Malpasso, Casera delle manze, Lago Avostanis, Passo Pal Grande, Freikofel, Passo Monte Croce, Locanda "Al valico").
- Quinta Tappa (da Monte Croce al Rifugio Marinelli) di km 11 in ore 10: forse la più impegnativa e scandita da 8 soste (Cresta Verde, La Cjanevate, La Cjalderate, La Plotta, Pic Cjadin, Forcella Monumenz, Monte Coglians, Rifugio Marinelli in serata per ritemprare il corpo e lo spirito dopo una faticosa e luminosa giornata...).

C'è da dire che ogni sosta di queste 5 tappe costituisce una sintetica e viva lezione di geologia sul campo arricchita, come d'uso ormai in casa Venturini, da splendide immagini e chiari schemi esplicativi, che suscitano curiosità e tanta voglia di (ri)tornare in questi luoghi per meglio capire e imparare il diuturno e silenzioso insegnamento della madre Terra (e del suo grande esegeta Corrado).

Il bello poi di queste 5 tappe è che si possono iniziare o dal luogo in cui si arriva il giorno precedente (e dove si può utilmente dormire) oppure arrivandovi comodamente in automobile il giorno stesso... Insomma non vi è che l'imbarazzo della scelta!

Mi piace concludere con le ultime righe di questo affascinante itinerario, che si riferiscono al massicio del Coglians, piccola porzione della antica scogliera devoniana che: "...con i suoi 1400 metri di spessore, è vissuta per quasi 25 milioni di anni. Non ha eguali in tutto il Paleozoico europeo e costituisce un indubbio richiamo per studiosi ed appassionati di tutto il mondo".

Ed allora, concretamente, come non "sfruttare" anche questo richiamo turistico-culturale per una Carnia sempre in affanno e sempre in attesa di qualcuno o qualcosa che risolva la sua plurisecolare e apatica rassegnazione e la sua atavica ritrosia?

 

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