|
Enemonzo
e le sue frazioni
|
|
Mario Toller,
scomparso nel 1981, era un tipo di prete all’antica, severo insegnante di
lettere classiche nel Seminario di Udine per 40 anni, maestro esigentissimo per
intere generazioni che, sotto il suo cipiglio bonariamente autoritario,
impararono a conoscere (e poi, in età adulta, ad amare) Catullo e Orazio,
Ovidio e Properzio...
Nonostante questo gravoso impegno
didattico che lo costrinse a vivere in Udine per tutta la vita, Toller non
aveva mai rinunciato alla sua Carnia, cui si sentiva legatissimo ed alla
quale aveva dedicato tanta parte del suo tempo libero nella ricerca di tracce di
storia, di glottologia, di etimologia, di religiosità popolare… Il suo
scrivere è sempre stato pulito, semplice, delicato, spesso ingenuo, solo a
tratti forse desueto, sempre piano.
Non si discosta da queste
caratteristiche neppure questo libro, che Toller scrisse nel 1970 per venire
incontro alle insistenti richieste del pievano di quel paese, che non disponeva
di alcun testo divulgativo di storia locale (e dopo questo libro, non mi risulta
che Enemonzo abbia conosciuto altre opere generaliste analoghe: per questo ho
inteso inserirlo nella nostra biblioteca).
Cosi Toller, pur pressato da altri
impegni, iniziò le sue ricerche su questo importante paese della Valle del
Tagliamento, sede un tempo di una delle 11 Pievi di Carnia.
Sono vari i capitoli racchiusi in
questo libro: si va dalla etimologia alla sintesi storica, dalla emigrazione
alla latteria sociale, dalle scuole all’asilo, dalle unioni sportive alle
acque, dai caduti per la patria all’elenco dei pievani ai personaggi famosi…
Non vi possono certo mancare la devozione mariana, le pie associazioni, i
religiosi …
L’iconografia, semplice
ma significativa, completa un lavoro che si legge volentieri, anche perché
molti aneddoti ravvivano il racconto e lo rendono arioso e a tratti nostalgico.
E Toller, latinista eccelso, non poteva tralasciare una perla rinvenuta
casualmente nel registro dei morti della parrocchia: nientemeno che un perfetto
distico elegiaco, redatto dal pievano dell’epoca, in occasione del rovinoso
terremoto del 28 luglio 1700 quando:
Carnea
terra tremit, magnis concussa ruinis
Templa Dei quassans concutiensque domos.
Toller ama descrivere, con il
candore di un bambino, alcune note di folclore che riguardano vari periodi
dell’anno: Epifania, Quaresima, Settimana Santa… diffuse quasi in tutta la
Carnia, ma che ad Enemonzo forse avevano caratteristiche tipiche. Annota pure
leggende e usanze mediche, poesiole, proverbi locali, preghierine popolari…
che oggi forse gli enemonzesi più giovani (ma anche meno giovani) non conoscono
più.
Insomma: un breve sillabo tutto
dedicato ad Enemonzo.
“Chissà se nemmeno ce l’ha
una grande città?”