CRAMÂRS
di Giorgio Ferigo e Alessio Fornasin

divider.gif (415 bytes)

Giorgio Ferigo e Alessio Fornasin con questo poderoso lavoro di organizzazione ci presentano un prodotto eccezionale, costruito a più mani, cui hanno dato il loro contributo gli studiosi più seri del settore, partecipando ad un CONVEGNO INTERNAZIONALE SUI CRAMARS, svoltosi a Tolmezzo nel novembre 1996, di cui questo libro altro non è che la postuma pubblicazione degli Atti. Ma non si tratta della solita pubblicazione arida e pignola di un convegno andato, ma è una RIVISITAZIONE BRILLANTE anzi una resuscitazione di profondi e meditati interventi, entro una veste tipografica di assoluto prestigio e di eccezionale estetica. Tutti gli autori intervenuti hanno avuto modo poi di riprendere in mano il proprio testo e di adattarlo per la stampa, trasformando in squisite pagine le tematiche a volte difficili o comunque poco accessibili. Numerose cartine, fotografie, litografie corredano il testo che viene così reso più arioso e leggero. Ma chi erano i Cramars?  Ecco una breve fotografia di questi individui: fin dal 1600, molti uomini, tra i più intraprendenti e meno ricchi, abbandonarono la Carnia per affrontare le strade del Nord per attività di piccolo commercio ambulante (cramârs, dal tedesco Krämer, merciaio) o per impiantarvi successivamente botteghe di assoluto prestigio, magari dopo aver “tedeschizzato” il proprio cognome (Morassi in Morasch, Moro in Mohr, De Rivo in Von Bach ecc.).

I cramârs, con la loro “crame” o “crasigne” (basto in legno provvisto di spallacci, per il trasporto sulla schiena della mercanzia), approdarono principalmente in: Austria (15%); Ungheria, Moravia, Polonia (18%); Germania (56%); Patria del Friuli (2%). Alla partenza o durante il passaggio, sostavano per una preghiera nella chiesa di S. Maria di Paluzza, dove incidevano il loro “logo” sul muro dietro l’altare ligneo, che ancora oggi esibisce decine di questi graffiti, sui quali è stata recentemente redatta anche una tesi di laurea. I cramars commerciavano in spezie, coloranti, stoffe, provenienti dal porto di Venezia, che essi acquistavano in Patria tramite grossisti e negozianti locali. Questi cramârs spesso inviarono doni preziosi alle loro chiese d’origine e, i più fortunati, si fecero costruire delle belle case nel proprio paese, sul cui portale spicca ancora oggi il loro simbolo. Questa necessaria migrazione stagionale verso la Mittel Europa (i cramârs rientravano solo per la fienagione nei mesi estivi), mise a dura prova questi uomini che in alcuni Paesi europei furono considerati imbroglioni e traffichini, assimilabili ai “vu’ cumprà” odierni.

I cramârs vennero a contatto con la nascente Riforma protestante luterana, che a partire dal 1520, si diffuse nelle regioni tedesche, sostituendosi lentamente alla confessione cattolica. Questi stessi cramârs, al loro periodico ritorno in Carnia, portarono queste nuove idee religiose, le quali, dopo una prima limitata tolleranza e diffusione, furono implacabilmente contrastate dall’Inquisizione locale, con denunce e processi, che solitamente si conclusero con abiure, pubbliche penitenze e multe, cosicchè la Riforma in Carnia fu poi definitivamente soffocata… Ma questa è un’altra storia. Per saperne di più dunque sui nostri Cramars, occorre comprare CRAMARS (pag. 493, vecchie 60mila lire).

home.gif (2935 bytes)

 


Cjargne Online
1999-2009© - Associazione culturale Ciberterra - Responsabile Giorgio Plazzotta
I contenuti presenti in questo sito sono di proprietà degli autori - Tutti i diritti riservati - All rights reserved
Disclaimer