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CARTE DEL VICARIATO
FORANEO DI GORTO IN CARNIA
(1270-1497)
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Il curatore-autore di questa
nuova opera sulla storia di Carnia non ha bisogno di presentazioni tra gli
addetti, trattandosi di Gilberto Dell’Oste, conosciuto ormai ed apprezzato
ricercatore e storico della Carnia.
Questo lavoro costituisce praticamente la sua
tesi di laurea (relatore prof. Cesare Scalon) avvenuta nell’AA 1996-97. Si
tratta di una ampio e articolato lavoro di ricerca e trascrizione storica
riguardante (come dice il titolo) i documenti esistenti presso l’antica Pieve
Matrice di S. Maria di Gorto (Ovaro).
Si tratta di un lavoro imponente che presenta
l’edizione critica di ben 139 documenti inediti, di ogni tipo:
testamenti, lasciti, vendite, contese giudiziarie, lettere…testamentum,
legatum, venditio, depositio testium, litterae…
Tutto questo lavoro è stato spesso
grandemente ostacolato (come spiega Scalon nella presentazione) dal pessimo
stato di conservazione di alcune carte, dovuto sia all’opera incessantemente
demolitrice del tempo sia alla incuria umana, aggravata negli ultimi anni dalle
conseguenze del terremoto del 1976.
Laddove vi erano lacune di testo, l’autore
è riuscito a ricostruire le parti mancanti, ad interpretare e a dare sviluppo e
continuità ad importanti documenti.
L’opera tuttavia non è solo una fredda
sequenza di documenti trascritti nella lingua originale (latino) e preceduti
dalla sintetica traduzione italiana del curatore e dalla descrizione fisica del
documento.
L’autore ha voluto far precedere
l’edizione critica di questi antichi documenti, da altri importanti capitoli
riguardanti: La Pieve di Gorto e le chiese filiali, I sacerdoti e
l’Arcidiaconato, I notai nel Canale di Gorto. Questi tre capitoli servono
a delineare la cornice storica entro cui sono state redatte queste carte,
altrimenti incomprensibili in certe loro esposizioni e riferimenti.
La Pieve di Gorto viene presentata in poche
pagine di brillante sintesi storica dove veniamo a conoscere le antiche origini
di questa chiesa e la storia dei suoi preti a partire dal 1270.
Ma oltre alle chiese ed ai preti, anche i notai
(a quel tempo assai numerosi, considerando l’analfabetismo di massa) vengono a
svolgere un ruolo insostituibile ed è proprio grazie ai loro scritti (a prima
vista formali e freddi) che veniamo oggi a conoscere anche importanti
particolari riguardanti la società del tempo, le usanze di quelle genti, i loro
costumi, i loro rapporti con l’autorità religiosa, le condizioni di vita…
Insomma, attraverso le meticolosa redazione
di questi documenti, si riesce a intravedere, come in filigrana, anche lo scorrere
della vita del tempo, una vita certamente grama e faticosa, scandita spesso
da superstizioni religiose più che vera fede, da concetti singolari, da
atteggiamenti particolari, da considerazioni molto terrene o utilitaristiche;
molta importanza viene attribuita al Purgatorio ed alla espiazione dei peccati,
alle messe di suffragio ed alle offerte alle varie chiese che in tal modo
riuscivano ad autosostenersi egregiamente…
Sullo sfondo spesso scorrono anche i grandi
eventi del tempo, come il disastroso terremoto che colpì la Carnia nel
1348 o la epidemia di peste della stessa epoca.
Certamente la lettura di questi 139 documenti
latini può apparire assai ardua (anche se grandeggia il latino ecclesiastico o
anche popolare) e difficoltosa, ma l’incipit introduttivo per ognuno la rende
spesso affascinante e solleticante.
Senza alcun dubbio anche Gilberto
Dell’Oste, con questo suo primo lavoro, va a porsi sulla scia di altri
storici della Carnia come De Vitt e Baron che hanno dato o daranno
tantissimo alla storiografia locale attraverso il proprio impegno a favore della
riscoperta delle nostre radici, così lontane ma ancora, seppure sempre più
debolmente, percepite.
Sappiamo che Dell’Oste sta lavorando anche
alla edizione critica dei rogiti del notaio Pogli di Paluzza (‘300-‘400) e
auspichiamo che il nuovo lavoro venga presto completato per gettare nuova luce
su quella parte di storia di Carnia ancora avvolta nella nebbia delle leggende e
delle superstizioni.