IL VOLO UMANO
tre storie

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Quando a febbraio 2021 Sandro mi lasciò, quasi con noncuranza, questo libro (stampato nel 2019) gli dissi subito che non avevo affatto tempo per leggerlo ma che lo avrei fatto probabilmente la successiva estate, riflettendo tra me che per il deltaplano e per i suoi pazzi cultori non nutrivo proprio alcun interesse, nè ora nè allora, ritenendoli degli esaltati estremisti in preda ad un sacro furore nella ricerca di sempre più massicce dosi di adrenalina e altre dopamine, a tutti i costi...

Ma siccome avevo conosciuto Sandro da poco (pur in un altro contesto) e la sua grintosa e quasi spavalda personalità mi aveva particolarmente colpito, più per curiosità che per per convinzione buttai l'occhio sulle alette di copertina e mi sforzai di leggere la breve presentazione di Bernardo Gasparini e Giovanni Rupil...
Fu amore a prima vista (quasi come quello di Paulista) e cominciai a leggere quasi con voluttà, scoprendo pagina dopo pagina un mondo talmente complesso e variegato che mai avrei immaginato potesse esistere.
Avevo tanti (seppure ormai sbiaditi) ricordi dei deltaplanisti degli anni '70-'80 del secolo scorso e dei loro acrobatici lanci dalle montagne dell'Alto But ma non sapevo affatto che dietro quelle manifestazioni temerarie che pretendevano di essere solo sportive, si celava una ampia platea di personaggi, giovani e meno giovani, che alimentavano con il loro diuturno impegno (e il loro esibito sprezzo del pericolo) una continua sfida alle leggi aerodinamiche e meteorologiche...

Il libro si suddivide in 3 grandi capitoli, ciascuno dei quali è scritto da un protagonista del volo umano "carnico":

Ludovico Urban, DALL'AQUILONE AL DELTAPLANO (pag 11-85): racconta con estrema accuratezza la storia del volo umano così come è nato e si è sviluppato in Carnia, partendo dai primi anni '70 fino al riconoscimento formale di questa attività sportiva per merito soprattutto del giudice tolmezzino dr Benzoni e poi del dr Tammaro, le cui sentenze favorevoli aprirono in Italia la strada per la ufficializzazione del "volo da diporto". Aneddoti, cronache, date, personaggi, diatribe (con Aero Club d'Italia), le carte bollate, il gemellaggio con le Frecce Tricolori... si susseguono in un crescendo incredibile fino alla fondazione del DeltaClubCarnia, uno dei primi e più famosi in Italia che, per tale motivo, ebbe l'onore di organizzare ben due consecutivi Campionati Italiani di Volo Libero a Pinzolo (TN) nel 1978 e 1979. Nomi che sono diventati una leggenda: Bruno, Peter, Palito, Suan (figlio di Palito che poi sposa la figlia di Peter, e veleggerà dallo Zoncolan all'Olimpo: una storia nella storia)... Oggi però questa attività sportiva in purezza è stata quasi totalmente soppiantata dal delta-motore che, dotato di moderna tecnologia, decolla da qualsiasi prato di fondovalle (più spesso da Cercivento ed Enemonzo) e non richiede più risalite ardite con macchine sgangherate e poi faticose lunghe scarpinate, delta in spalla, fino alle cime adeguate al lancio. Oggi tutto è più terribilmente facile e sicuro...

Sereno Barbacetto, IN DELTAPLANO DAL KILIMANGIARO (pag 87-99): una vera impresa storica che nel pionieristico 1978 vide tre carnici volare dalla cima del Kilimangiaro (5900 m) fino alla savana sottostante, con un veleggio di quasi un'ora: Uberto Selenati (Peter), Sereno Barbacetto e Bruno Donaer scrissero i loro nomi sull'albo d'oro del volo umano. Ciò che è davvero interessante in questo breve capitolo è costituito dalla cronaca precisa e dettagliata che allora venne stilata da Bruno Donaer (deceduto alcuni anni fa), il cui foglio olografo venne casualmente ritrovato nel cassetto di un mobile di casa sua. In questo resoconto, Donaer non tralascia nessun particolare e dà testimonianza di un'avventura assai difficile e rischiosa, che comportò perfino il ritiro di tutti gli altri partecipanti italiani all'impresa, i quali non riuscirono neppure a raggiungere la vetta della montagna più elevata dell'Africa.

Sandro Del Moro, TRE PASSI E VIA... IN VOLO (pag 101-271): questo capitolo, sia per la sua estensione che per il contenuto, esibisce a mio avviso una sua propria dignità letteraria autonoma, nel senso che potrebbe (dovrebbe) a ragione costituire un libro a sè stante, per i motivi che andrò a elencare. Innanzitutto è il racconto autobiografico giovanile di una persona speciale, dal multiforme ingegno, capace di trasferire in pagina sentimenti, pensieri, riflessioni, ironie, autoironie, spunti filosofici, confessioni disarmanti attraverso una scrittura brillante, avvincente, immediata, precisa. Avendolo conosciuto de visu et de scriptu, mi viene di definirlo (e Brera mi concederà): "genio e sregolatezza". Ma da queste intense e mai banali pagine, torna difficile anche una sintesi adeguata, per cui mi rifugio in alcune tessere di mosaico che tentano di comporre "un" profilo di questo singolare personaggio: vita spericolata (Vasco docet) ma anche dissipata; incoscienza temeraria; irresponsabilità elevata a sistema; figlio viziato di un partigiano comunista (Fracasce); tardo epigono di un dannunzianesimo novecentesco (memento audere semper); dolce vita (fellinianamente); eclettismo indomabile; insofferenza alla quotidianità; ipercinetico fisico e mentale; conformista nell'anticonformismo post 68; birra e belle donne (ma anche solo gazosa e cattivi pensieri); cielo (deltaplano) terra (sci, trekking, auto) acqua (nuoto, windsurf, kajak, vela); artista poliedrico (musica, scrittura, pittura, disegno: le tavole a colori che illustrano il libro sono tutte sue!)...
A 20 anni portava al collo "falce e martello"; ma poi "... i miei peggiori detrattori furono i comunisti" quasi a conferma del noto vecchio aforisma: "Chi non è comunista a 20 anni è senza cuore; chi continua ad esserlo a 50, è senza testa".

Alcune considerazione finali sul "libro" di Del Moro:

- Non mi sentirei di additare Sandro a modello giovanile per gli adolescenti ed i giovani attuali perchè la temperie odierna è totalmente diversa da quella degli anni '70-'80 e soprattutto perchè Sandro ha poi trovato la sua "strada" seppure a fatica e con grande dispendio di energie.

- Molti dei protagonisti del volo umano di allora, sono morti in giovane età (per diverse cause) e anche se "muore giovane chi agli dei è caro (Menandro)" tuttavia occorre dire che un maggiore rispetto per la vita va sempre conservato proprio perchè la vita di ciascuno è intimamente correlata e legata a quella di tanti (moltissimi) altri.

- Suggerisco a Sandro di avviare quanto prima una riedizione autonoma aggiornata di queste sue vivissime pagine redatte nel 2013: ne uscirebbe un intenso attuale e utilissimo libro in grado di catturare una vasta platea di lettori i quali potrebbero (i giovani) conoscere le atmosfere di quei "formidabili anni" e (i più anziani) riscoprire e riassaporare una parte importante della propria vita.

 


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