VAGABOLARIO

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Mi è gradito informarVi in merito alla recente pubblicazione del mio libro “Vagabolario”, edito nel mese di settembre 2016 a cura di Prospettiva Editrice. Si tratta, come meglio recita il sottotitolo, di un mio personale “Viaggio miniato tra le leggende dei piccoli popoli nelle isole linguistiche d’Italia” frutto di un singolare mariage pittorico/letterario. 

In un’epoca come quella attuale, in cui l’interazione – per non parlare dell’integrazione - sociale e ideologica genera sovente delle problematiche di fatto quasi insormontabili, mi è sembrato importante riaffermare l’identità culturale del nostro Paese, dando voce a quei variegati, favolistici e incredibili microcosmi che di essa sono parte fondante, quand’anche (e più spesso) misconosciuti. Il mio lavoro credo si ponga, in tal senso, come una piccola deriva per nuovi, susseguenti approdi mirati alla riscoperta di antiche e sempre nuove induzioni afferenti la Nostra straordinaria cultura, di cui io stesso da sempre mi nutro.

Non mi dilungo oltre, allegando una breve sinossi dell’intero lavoro, spero esaustiva.

Allego, inoltre, alcune pagine che illustrano la leggenda da me scelta, ovvero quella che riguarda più strettamente il popolo dei Carnici in quanto, tra gli altri, destinatari del mio studio, ma soprattutto “soggetti” del libro e del progetto “Vagabolario” nella sua unitarietà.

Francesco Severini

 

SINOSSI

Il progetto Vagabolario nasce con l’intento di rendere plausibile il nesso tra la parola e
l’immagine, il legame che scaturisce da vincoli intimi e giocosi mediante i quali è possibile
dare ancora voce cristallina alla narrazione. Quella capace di suggerire e dar vita ad
infiniti racconti, proprio come nella tradizione orale che rigenera fiabe e leggende,
modificandole di volta in volta, arricchendone il senso, ridefinendone gli spazi ed i tempi
d’azione. Il sottotitolo in tal senso, oltre il titolo stesso, ne definisce inoltre i contorni e
gli ambiti. Si tratta appunto di un viaggio miniato, un viaggio per immagini vivo di
racconti nel racconto, tra le leggende di quelle che sono state (in certi casi anche
giuridicamente) definite isole linguisitiche esistenti in varie zone d’Italia, ciascuna
virtualmente inscritta entro confini regionali, il più delle volte troppo angusti e per
questo limitanti. Dove variegati sono i popoli che le costituiscono e le abitano, seppure
persino misconosciuti, eppure forti di un’energia straordinaria; quella che attinge,
coniugandoli, sapere e attenzione alla vita. Il mio lavoro di ricerca intorno alle leggende di
questi piccoli popoli – la definizione è solo apparentemente, volutamente minimizzante –
è diretto ad una riscoperta, che in molti casi diventa vera e propria scoperta, dei rimandi
ad una tradizione che fonda le proprie radici nel tessuto letterario dell’oralità. Il fine:
restituire loro una dignità culturale capace di rimarcare, elevandola, l’identità peculiare di
ciascuno di essi.



Ventuno, dunque, i popoli, tanti quanti le lettere dell’alfabeto italiano. Di qui l’idea di
altrettanti capolettera da rendere quali miniature di un singolare vocabolario, il mio
personale Vagabolario, appunto: una sorta di breviario laico che attraverso un ordine ben
noto, dalla A alla Z, scandisca il tempo della narrazione. Ventuno capolettera, ciascuna
densa di figurazioni che illustrano la storia presa in esame - essa stessa stimolo primario
di un soggetto (oggetto) visuale - spesso in maniera didascalica, altre volte lasciando che
un’immagine chiave della leggenda ne divenga il punto focale.
Il progetto non ha la pretesa di rappresentare una indagine demologica esauriente, tanto
meno esaustiva, in merito ai piccoli popoli e alle loro leggende prese a riferimento. Mi
auguro, piuttosto, essa sia stimolo per nuovi ed interessanti approfondimenti che
possano far luce su alcune realtà ancora poco indagate, quando anche sconosciute, di un
Paese già minato nelle sue fondamenta più solide, ovvero la disattenzione alla propria
storia e alla sua straordinaria cultura. Non dimenticando, mai, che proprio nel ricorso alla
tradizione un popolo, pur nelle sue infinite differenze identitarie, può trovare sempre
ulteriori spunti per la coesione e la sua unitarietà.
Il volume, stampato da Prospettiva Editrice, consta di una introduzione, di una breve
prefazione di Antonella Orlacchio, della successione delle ventuno “stanze” ordinate
alfabeticamente, come in un comune vocabolario, all’interno di ciascuna delle quali c’è
l’immagine del capolettera miniato, alcune informazioni relative di ognuno dei “piccoli
popoli”, in una sezione finale il rimando ad una loro relativa sitografia e bibliografia,
oltre a rimandi generali sitografici e bibliografici, infine una nota biografica sull’autore.

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