La cappelletta di Timau

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E' un piccolo gioiellino tipografico (tip. Cortolezzis, Paluzza), in veste sobria ma lussureggiante, che racconta la lunga storia di una piccola cappellina in legno, posta alle spalle di Timau, sotto la crete, quasi a protezione dell'abitato.
L'opuscolo (a colori) presenta questa singolare ancona votiva, costruita in mezzo al bosco, ad iniziare dal percorso per raggiungerla a piedi, un percorso a tratti impervio e faticoso, anche se di una bellezza selvaggia e misteriosa.
Vi è poi il grafico della costruzione in tutte le sue prospettive, con le misure e le particolarità architettoniche.
Alcuni particolari della chiesetta vengono poi dettagliatamente spiegati (come l'antico crocifisso di legno, il cancello in ferro, le immagini votive all'interno...).
In particolare sono descritte e riprodotte le due campanelle bronzee istoriate che hanno una loro individuale storia che viene raccontata attraverso le immagini sacre di cui sono abbellite.
Di particolare significato e valore storico è poi la riproduzione di un libriccino manoscritto ad inizio secolo XX da Unfer Tommaso Sappadin (1888-1951), in cui sono riportate alcune notizie relative alla cappella, dal 1870, anno della sua costruzione, per giungere poi fino al 1947, anno della definitiva ristrutturazione.
Il libretto poi racconta l'incendio del 1975 che distrusse completamente la cappella e la fase della sua completa ricostruzione, avvenuta subito dopo nel 1976, lo stesso anno del terremoto.

Significative e importanti sono le pagine dedicate alle rogazioni a Timau e alcune fotografie del secolo scorso documentano assai bene la partecipazione della gente a queste processioni lungo i prati e tra i boschi, con alla testa il parroco del tempo. Molto utili sono le testimonianze orali di alcune persone anziane, raccolte e ordinate da Laura Plozner.
Non manca la nota triste che si riferisce al tragico incidente mortale occorso nel 1998 a due ragazzi triestini, Alessandro Cernaz e Andrea Tuntar, che precipitarono dal Gamspitz durante una ascensione.
Non poteva mancare un cenno documentato ai secolari faggi del bosco bandito che per secoli ebbero la funzione di proteggere Timau da valanghe e slavine...
Chiude questo godibile libretto una poesia friulana di Otto Glosar.
I testi sono in timavese, italiano e (a volte) in friulano.

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