|
RIVIASO
CARNIA
|
|
Un
breve gruppo di storie racconta la vita di un piccolo paese della Carnia,
le paure, le difficoltà, le lotte, la forza, l'amore e la compassione
di un popolo che nonostante tutto si ostina a resistere. La narrazione,
composta di racconti e poesie, viene introdotta e completata dalle
parole di grandi scrittori, in un ideale viaggio nel tempo che attraversa
non solo le povere vite di contadini e braccianti, ma anche la più vasta
storia della letteratura moderna.
Sono davvero
una bella sorpresa i libri di Massimo Siardi, nato nel 1981 e originario
di Viaso, un piccolo paese nel comune di Socchieve, in provincia di
Udine: nel 2008 sono usciti “Fino al mattino” (Besa Editrice,
Lecce) e “Riviaso Carnia” (0111 Edizioni, Milano), due
raccolte di racconti nei quali si intrecciano la passione del giovane
autore per la letteratura americana e le atmosfere, i paesaggi, il
passato e il presente della sua terra, la Carnia.
Pur partendo dalla consapevolezza che la letteratura non può salvare
dalla sofferenza né esaurire le verità profonde delle
persone o rendere possibile una comunicazione vera, i personaggi di
Siardi sentono l’urgenza di raccontarsi e di raccontare il proprio
mondo, di riconoscere nel destino di un individuo il destino di una
intera collettività: dalla grande narrativa americana di Melville,
Hemingway, Faulkner e Salinger deriva l’idea di un’epica
popolare, idealizzata nel racconto più che realmente vissuta,
che diventa il filtro per leggere anche il “grande” passato
contadino della Carnia, rispetto al quale si innesca una oscillazione
irrisolta tra il rimpianto di un mondo irrimediabilmente perduto e
il bisogno di liberarsi da esso e costruire una identità nuova.
Proprio questa situazione di stallo crea una mescolanza dei tempi diversi
e uno spazio che spesso è atemporale, sospeso, dove i fatti
e gli uomini vengono ingigantiti, un po’ come nel “realismo
magico” di Garcia Marquez.
In racconti come “Ritornare”, “Il paese dei vecchi
tempi”, “Il figlio”, i protagonisti sono giovani
inquieti che vivono un rapporto problematico con il “piccolo
mondo montano” cui appartengono, divisi tra un istinto di allontanamento
e un desiderio del ritorno: tutti i racconti di Siardi sono percorsi
da questa tensione alla fuga verso altri luoghi o altre nature insite
nel luogo d’origine, come per ridisegnare la propria terra a
somiglianza dell’oggetto profondo della propria ansia, per volgere
all’esterno lo spaesamento che si vive.
Il paesaggio diventa il termine di paragone per un serrato confronto
interiore, che si traduce nel disagio di un’appartenenza perduta
ma serve nello stesso tempo a misurare la propria capacità di
solitudine “attiva”. Il bosco, in particolare, simbolo
di una Carnia selvatica e irriducibile, come i suoi abitanti, è l’emblema
di una spazio riservato e sacro, è il luogo per eccellenza,
nel quale l’aprirsi di una dimensione di estraneità al
reale mostra il lato in ombra del mondo: è dunque archetipo
anche del tempio, dell’interiorità, del non-visibile.
Oltre al confronto con la Wilderness in cui si misura non solo l’individuo
ma tutta una civiltà, anche l’idea del personaggio che
si salva solo nella fuga è tipicamente americana e assume un
rilievo particolare nella vicenda di emigrazione e di spopolamento
che ha caratterizzato la Carnia, dimensione che allo stesso tempo attrae
e respinge: come in Frost, ne “Il figlio” la fuga nel bosco
e l’isolamento rappresentano la conquista della libertà,
in contrapposizione al paese, luogo del conformismo e della falsità.
Alla fuga segue però sempre la necessità di un ritorno,
come in Kerouac, anche se gli stessi posti cambiano dentro di noi irrimediabilmente:
passare all’età adulta significa prendere le distanze
dai paradisi perduti
La gelosia per il proprio “particolarismo” emerge ne “Il
paese dei vecchi tempi”, che segnala la scomparsa del paese “di
una volta” e sigla la sostanziale incompatibilità tra
la Carnia e un certo turismo arrogante e di massa, che non potrà mai
rappresentare il futuro, perché, alla fine, solo chi è nato
in una terra ne può comprendere lo spirito. In questo senso,
in “Una bella giornata”, nello sradicamento e nell’alienazione
prodotti dalla fabbrica si annida la nostalgia per un sapere legato
alla manualità, al saper fare: possiamo anche qui leggere tra
le righe una riflessione sulla necessità di salvaguardare il
valore intrinseco della montagna e delle sue radici selvatiche, di
non svenderla o tramutarla nella caricatura di una periferia metropolitana.
Un altro aspetto di questo geloso “particolarismo”, che
richiama certo il senso di appartenenza alla terra presente nei racconti
di Nick Adams, è l’immobilismo: se, da una lato, è un’eredità del
mondo contadino, caratterizzato da una circolarità infinita
e dal ripetersi rassicurante e sempre uguale di gesti, riti, stagioni,
dall’altro rilegge una cifra del carattere carnico nell’ottica
dei personaggi di Ellis, indifferenti, passivi, tipici della nuova
narrativa americana postminimalista.
L’inquietudine di una terra che ha smarrito la propria identità è anche
l’inquietudine di una giovinezza che non riesce a trovare la
giusta strada per esprimersi, come ne “Il divo”, in cui
si affaccia un altro tema caro a Siardi, ovvero la precarietà delle
amicizie e l’amarezza per la perdita del gruppo, luogo unificatore
delle esperienze e delle paure del singolo: in questo come in altri
racconti è forte l’influenza di Cunningham, soprattutto
quello di “Mr.Brother” e di “Carne e Sangue”,
anche per la scelta di personaggi fuori dalla realtà, emarginati,
ma dotati di una sensibilità particolare.
Sempre nel segno di Cunningham è "Stagioni”, dove
il punto di rottura della circolarità del mondo contadino è la
vicenda del ragazzo e, di riflesso, della sua generazione, con la consapevolezza
che non basta la natura a continuare la vita e la storia di un posto
ma ci vogliono gli uomini, i loro vissuti.
Più d’atmosfera e incentrati su personaggi caratteristici
dei paesi della Carnia sono i racconti “Un tipo sentimentale” e “Voci
d’osteria”, nei quali si afferma la dimensione dell’affabulazione,
tipica delle società rurali del passato così come della
letteratura di Faulkner: la “chiacchiera” dà una
dimensione mitica al reale e rinsalda delle “intensità collettive”,
cioè dei momenti in cui si riconosce tutta una comunità.
Proprio nel segno di quella tradizione orale che Ong chiamerebbe “oralità secondaria”,
la scrittura “epica” di Siardi, oltre a cogliere l’identità di
una collettività, prende spunto dalla realtà per delineare
figure e situazioni esemplari: rifunzionalizza così l’epica
arcaica che tramanda esperienze in cui si incarnano valori di un’intera
comunità. In questo senso, anche in Siardi emerge la vocazione
di Twain a essere folk-writer, o cantastorie della “tribù”,
una tribù che qui ovviamente è molto più ristretta
rispetto a quella dello scrittore americano, che vuole rappresentare
l’America provinciale della sua giovinezza, moltiplicata su vasta
scala: c’è tuttavia la stessa tensione a fare della “provincia” uno
spaccato del mondo.
Rispetto a “Fino al mattino”, “Riviaso Carnia” ha
certo un carattere più polifonico, anche per il continuo alternarsi,
quasi withmanniano, di racconti e inserzioni poetiche, che sottolinea
ancor di più il gusto per l’affabulazione ma, contemporaneamente,
anche il motivo dell’impossibilità di raccontare: con
le nuove generazioni scompare la dimensione del racconto e questo sembra
un processo inevitabile, perché, paradossalmente, se la vita è solo
racconto (quello dei vecchi che vivono solo di passato), allora, in
realtà, i giovani non esistono, non hanno più nulla da
raccontare.
Insieme all’interrogativo se i giovani carnici oggi abbiano parole
e vissuti per raccontarsi, sembra incrinarsi l’idea di un passato
mitico, perché raccontare non significa sempre consolidare i
valori: le parole esprimono qualcosa che è già morto
e sono quindi inutili, interlocutori evanescenti.
Si accentua perciò il tema del conflitto tra le generazioni
e la necessità di “uccidere” i padri per autoaffermarsi,
un motivo caro a Melville e a tanta letteratura americana e comune
a tutte le società.
Le storie di “Riviaso Carnia” pongono sempre interrogativi
per i quali non ci sono risposte e partono da citazioni di grandi autori
con i quali Siardi dialoga a distanza, esibendo in questo modo la densa
letterarietà della sua scrittura, espressione di un giovane
che prende le cose di petto, senza farsi sconti, ed è ancora
innamorato dei suoi “maestri”.
Rispetto ai paradisi perduti, più o meno infantili, di “Fino
al mattino”, la seconda raccolta vuole rappresentare il “cuore
di tenebra” del mondo contadino, fatto di disperazione, di violenza,
di dura precarietà, lontano da immagini da cartolina e da luoghi
comuni: oltre alla fuga, sembra esserci uno spiraglio in una kunderiana “ebbrezza
della debolezza”, come possibilità di una autentica libertà interiore.
Ciò che salva, per Siardi, è solo l’amore e dall’amore,
anche quello per le proprie origini, scaturisce il senso del raccontare
che diventa, heideggerianamente, un tornare a casa: “Tutto continua
a nascere e morire ogni giorno e continuerà a farlo anche quando
non saremo più su questa terra. Ma ciò che nel cuore è già morto
e che non si riesce a dire, rinasce e muore ogni giorno nei luoghi
in cui abbiamo vissuto quei momenti. Per questo ogni tanto torniamo
a casa. Per sentire ancora una volta quelle storie. Per il bisogno
di ricordare a noi stessi di aver vissuto e di essere vivi ancora”.
GIANNI
CIMADOR
Dati
anagrafici dell'Autore:
Nome e Cognome: Massimo Siardi
Indirizzo: Via San Giovanni 33, Viaso di Socchieve, 33020 (UD)
Indirizzo mail: msiardi7@hotmail.com
Biografia Artistica
Sono
nato nel 1981 a Viaso provincia di Udine, mi sono laureato all’Università degli
studi di Udine in Cinematografia, con una tesi dal titolo: “ L’adattamento
cinematografico: il caso specifico The Rules of Attraction”.
Le mie opere hanno ricevuto segnalazione e sono presenti nelle relative
antologie de’: Premio Nazionale di Poesia "La Lode” 2006;
VII Edizione Concorso Internazionale di poesia Olympia Città di
Montegrotto Terme 2007; Premio Letterario Giovane Holden 2007; ho vinto
il premio medaglia nella XXIV edizione del Premio Letterario “Citta’ Di
Cava De’ Tirreni” 2007; mi sono classificato al quarto
posto nel Concorso internazionale di Poesia intitolato a Simone Seghetti,
Montecarlo 2008, ho ricevuto la segnalazione Honoris Causa al premio
Mons Aures 2008, e sono finalista al concorso internazionale Giuseppe
Gioachino Belli Edizione XX 2008; collaboro con la rivista mensile
Jabadabadoo di Vittorio Veneto; ho pubblicato per Besa Editrice la
raccolta di racconti Fino al Mattino, per 0111 Edizioni, l’antologia
di racconti e poesie Riviaso – Carnia; é prevista l’uscita
del romanzo Manuale di Caduta, per la Prospettiva editrice, e la partecipazione
all’’antologia poetica Navigando nelle parole, edita da
Edizioni il Filo.