Il libro di Mirella Serri "I Redenti" ed. Corbaccio, 2005, dimostra che negli anni del "Ventennio" i maggiori esponenti della cultura italiana scrivevano responsabilmente tranquilli sui fogli fascisti ("Il Primato" oppure "Critica fascista" o anche "Roma fascista").
Tra questi intellettuali (elencati a pag. 31) vi sono: Mario Alicata, Riccardo Bacchelli, Piero Bargellini, Dino Buzzati, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Gianfranco Contini, Leo Longanesi, Emilio Gadda, Mario Luzi, Eugenio Montale, Cesare Pavese, Guido Piovene, Vasco Pratolini, Salvatore Quasimodo, Giuseppe Ungaretti, Mario Tobino, Cesare Zavattini per citare solo i più famosi.
Ma anche (pag. 32): Giulio Carlo Argan, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Aligi Sassu, Antonello Trombadori, Enzo Biagi, Enzo Forcella, Indro Montanelli, Michelangelo Antonioni.
E ancora (pag. 66): Carlo Lizzani, Ruggero Orlando, Giaime Pintor, Luciano Salce.
A pag. 74: Italo Calvino, Eugenio Scalfari.
A pag. 104 si legge che Norberto Bobbio, Luigi Einaudi, Concetto Marchesi, Natalino Sapegno, Amintore Fanfani, Giuseppe Flores d'Arcais, Renato Dulbecco sottoscrissero addirittura il censimento antiebraico insieme ad altri 600 studiosi...
Alcuni di questi personaggi aderirono anche alla successiva RSI, come Livio Zanetti e Dario Fo (vedi Gianpaolo Pansa "La grande bugia" Sperling & Kupfer 2006, pag. 29 e 364).
Moltissimi approdarono poi, a fascismo caduto o a guerra finita, al PCI (diventandone icone intoccabili) attraverso un "battesimo di redenzione", al punto che The Times già lo annotava puntualmente il 7 agosto e il 30 dicembre 1944, mentre The Economist, il 30 ottobre 1944, rilevava preoccupato "l'ampia presenza di ex fascisti nel Partito Comunista" (Mirella Serri op.cit. pag 293).
Tra gli accademici di allora (oltre 1200), solo pochissimi (in 11) rifiutarono il giuramento di fedeltà al fascismo (vedi Giorgio Boatti, "Preferirei di no", Einaudi 2001) tra cui Francesco Ruffini, Mario Carrara, Lionello Venturi, Piero Martinetti, Giorgio Errera, Vito Volterra e altri cinque...
Si riporta qui per completezza il testo del giuramento fascista: "Giuro di seguire senza discutere gli ordini del Duce e di difendere con tutte le mie forze e, se necessario, col mio sangue, la causa della rivoluzione fascista".
Utilissimo e indispensabile per questa ricerca anche il sempre attuale, corposo e fondamentale, seppure (auto)assolutorio, "Il lungo viaggio attraverso il fascismo" di Ruggero Zangrandi, Mursia 1998.
Enzo Tortora (2 giugno 1977) in risposta ad una provocazione di un fan di Dario Fo (che aveva definito Tortora "reazionario"), scrisse sul settimanale "Albo TV":
"Io rispetto tutti ma eccoci al 1945. Il fascismo muore sotto i colpi degli Alleati e dei partigiani (quelli veri). Ma
Giorgio Albertazzi era allegramente sottotenente del battaglione Mussolini.
Ugo Tognazzi era nelle Brigate Nere di Cremona.
Enrico Maria Salerno era nella Guardia Nazionale Repubblichina.
Gian Maria Volontè militava nelle Brigate Nere di Torino.
Raimondo Vianello stava nella X flottiglia MAS.
Paolo Ferrari era nella nerissima Guardia Nazionale repubblichina.
Dario Fo passava il tempo tra i paracadutisti di Salò...
Io invece, studente, sparavo come un fesso contro i fascisti nella liberazione di Genova...".