L'OSTERIA DAL PECK

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Un breve ma denso reportage della memoria questo volumetto di Bianca Agarinis Magrini, nel quale l'autrice rievoca atmosfere, personaggi, situazioni, fatti da lei vissuti all'interno di una vecchia osteria di Ovaro, quella del Peck, che non esiste più da tempo ma che nel tempo passato aveva costituito un punto di riferimento e di aggregazione sociale non solo per il paese ma anche per tutti i borghi vicini.
Ella era ancora piccola ma conserva un ricordo preciso e dettagliato di quello che avveniva tra quelle mura impregnate di fumo acre e denso ma sempre testimoni di varia e sofferente umanità.

Molti spunti offre la lettura di questo libretto ma quel che alla fine resta impresso è la variegata e mutevole galleria di personaggi umili (con i loro nomi, nomignoli, soprannomi) che entrano ed escono da questa osteria, che vivono una parte significativa della propria vita in questa osteria, che trasformano questa osteria in ufficio o in ritrovo per affari, che eleggono questa piccola e brutta osteria a laboratorio politico per discussioni infinite di politica e di religione, che scelgono questa osteria spesso come luogo di rivendicazioni, di esternazioni e di catarsi sociale...
A volte il racconto si fa brioso, a volte commovente; a tratti pare di esserci stati davvero anche noi in questa vecchia osteria che sembra ancora accogliere persone e cose che non esistono più...

I carradori, i minatori di Cludinico, i mercanti di vacche, menaus e bacans, il sarto, i valligiani tutti ruotavano attorno a questo locale pubblico che di privato non aveva davvero più nulla: spesso anche la cucina e il tinello venivano occupati dai "clienti" e nulla si poteva fare per evitare questa "invasione di campo" (oggi si direbbe della privacy). Ma proprio questo era l'aspetto più singolare e originale della osteria del Peck, anche se questo ambiente si caratterizzava pure per altre peculiarità sue proprie: il forno (in tedesco: PECK, da cui il nome della osteria) che sfornava deliziosi "esse" che non ce n'erano di eguali in zona; i giornali che esibiva sui tavoli a beneficio dei clienti (Messaggero Veneto, Oggi, Famiglia Cristiana, Il travaso, Il tempo); la tipologia socio-politica che adunava (il fascista, il partigiano, il democristiano, il comunista); la grande macchina per caffè che, negli ultimi tempi di attività, troneggiava sul banco; il prete-cliente insolente e il prete-cliente saggio e buono; le variopinte bestemmie e i giochi delle carte (nonchè i giochi proibiti dalla legge come la morra); il rientro degli emigranti che rivitalizzavano i borghi (e l'osteria dal Peck)...
Su tutti questi aspetti primeggiava in assoluto il discorso e la discussione politica alla quale non si sottraeva nessuno: non l'ex fascista diventato democristiano (o magari comunista), non l'ex partigiano che rimaneva fieramente tale anche a guerra ormai conclusa, non certo il fascista convinto che cercava tuttavia di mimetizzarsi...

Il tema che maggiormente colpisce resta quello della morte misteriosa di Aulo Magrini che, anche nella osteria del Peck (come del resto in tutta la Carnia e specialmente nella Valle del But), teneva sempre banco anche a distanza di molti anni dai tragici fatti. "Biât Magrin... ce l'ae mai fat a impacjâsi cun chei partigjans!" era la frase ricorrente seguita da "...lasciant che biada sciora cun cuatri fruts tant biei e brâs e i partigjans lu an copât par rubâi i bez c'al veva cun sè". L'autrice ricorda proprio questa versione della sua infanzia per poi subito precisare: " Solo da grande ho saputo come sono andate veramente le cose: Magrini era stato ucciso con una raffica di mitra dai tedeschi durante un combattimento, ma nel dopoguerra alla reazione aveva fatto tanto comodo intorbidire le acque!".

Credo davvero che questo minuscolo libretto (di sole pagine 37) esprima profondamente e senza reticenze quale fosse la temperie sociale nel dopoguerra in un piccolo paese alpino, paradigma di tutti i piccoli paesi di Carnia, che avevano vissuto la comune e tragica esperienza della dittatura fascista prima e della terribile e inutile guerra poi, ritrovandosi alla fine in condizioni economiche e morali miserrime.

 

I libri di Bianca Agarinis Magrini si possono reperire presso FRIULIBRIS in via Piave a Udine (di fronte al Palazzo della Provincia).

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