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GLACIES
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In latino GLACIES significa "ghiaccio, ghiacciaio". Questo sostantivo ha designato nel 2003 una spettacolare "Mostra sull'età dei ghiacci in Friuli" allestita dal Museo Friulano di Storia Naturale nella ex chiesa di S. Francesco in Udine.
A corredo di questo significativo evento scientifico-culturale (durato alcuni mesi), fu stampato l'omonimo catalogo della Mostra ed un breve ma intenso fascicolo in allegato, che oggi sono diventati due libri.
Osserviamo dapprima il cosiddetto "CATALOGO": si tratta di uno splendido volume-atlante di oltre 160 pagine cui hanno collaborato diversi autori i quali, con le proprie specifiche competenze, hanno realizzato i vari capitoli:
- Il clima ed i mutamenti climatici (elaborato
da Dario Camuffo, Giovanni Sturaro ed Emanuela Pagan)
- I ghiacciai del Friuli (Luca Simonetto)
- Flora e vegetazione nel Quaternario (Mauro Rottoli)
- Faune e mammiferi durante il glaciale würmiano ( Giuseppe Muscio e Benedetto Sala)
- Il popolamento umano nell'area alpina orientale (Andrea Pessina)
- Influssi sulla fauna delle glaciazioni quaternarie (Luca Lapini, Maria Giovannelli
e Gianluca Governatori)
- Glaciazioni e fauna cavernicola (Fabio Stoch)
Ciascuno di questi sorprendenti capitoli è corredato da splendide immagini a colori. Uno dei capitoli più interessanti e più elaborati resta quello di Corrado Venturini che occupa più di 80 pagine (oltre la metà del libro) e che si intitola "Il Friuli nel Quaternario: evoluzione del territorio". Questo spettacolare e affascinante capitolo è caratterizzato dalla consueta ed ormai nota capacità comunicativa e divulgativa del docente carnico il quale, anche in questa significativa occasione, esprime le sue doti migliori per spiegare fin nei dettagli questo grandioso avvenimento geologico che ha interessato la nostra terra negli ultimi 100.000 anni! Sono pagine intense, ricche di spunti stupefacenti e di riflessioni, corredate da una magnifica e inedita iconografia e supportata da schemi e ricostruzioni tridimensionali che lasciano davvero a bocca aperta chi non è addentro a queste segrete cose... Venturini sviluppa qui i temi a lui cari che in tanti lavori precedenti e successivi ha avuto modo di toccare e approfondire, svolgendoli però con nuove e inattese osservazioni e puntualizzazioni. La Carnia e l'Alto Friuli sono qui vivisezionati ed analizzati quasi al microscopio in tutte le loro manifestazioni geologiche, in ogni loro espressività affiorante, in ogni particolare che, insignificante agli occhi del profano, sotto la magia evocativa di Corrado assume grande rilevanza ed estrema importanza quando viene inserito nel macroscopico mosaico della evoluzione geologica. Tracce e orme sono qui evidenziate e magnificate come sotto un amplificatore di brillanza che ne rileva ogni minima particolarità cui attribuisce rilievo e luce. Monti e valli, fiumi e torrenti... antiche frane e laghi antichi (Illegio, Sutrio, Dierico, Sappada...), che riemergono dalla notte dei tempi ricreando fascino e stupore e, forse, anche una atavica e inconsapevole "nostalgia" per un paesaggio bellissimo (mai visto e che oggi non esiste più) le cui reminiscenze ancestrali hanno forse attraversato migliaia e migliaia di anni per giungere subliminali fino a noi, di generazione in generazione, di secolo in secolo, di millennio in millennio...
Non manca la nota dolorosa personale dell'autore che vuole ricordare in queste pagine il collega geologo bolognese Giulio Pisa, tragicamente travolto assieme ad altre due persone (di cui un bambino di 9 anni) da una frana proprio qui in Carnia, il 15 settembre 1976 alle ore 11,30 (ultima grande scossa sismica di quello storico terremoto), mentre eseguiva rilievi stratigrafico-paleontologici, che Venturini ha voluto riportare fedelmente in questo libro quando descrive il paleolago di Forni di Sotto.
Il fascicolo allegato (si fa per dire, ma è un libro a sè stante vero e proprio) presenta (purtroppo ed inspiegabilmente!) la medesima copertina ed il medesimo titolo del CATALOGO, ma è assai più agile (pagine 70) ed è interamente scritto da Corrado Venturini che lo ha voluto sottotitolare così: "Un viaggio nel tempo... tra cause ed effetti".
E qui il nostro Corrado ha dato la stura alla sua simpaticissima ed efficace arte (verve) divulgativa, creando dei titoli assolutamente avvincenti e intriganti: AAA Glaciazioni quaternarie cercansi, Attenti ai cambiamenti, Bisogna risalire dagli effetti alle cause, Come il mare Adriatico sconfisse il mar Nero, Dobbiamo cercare le tracce, Erosioni e depositi, Friuli on the rocks, Ghiacciai che lambivano Udine, Ho visto il Po unirsi al Tagliamento, Il colpo di coda dei ghiacciai würmiani, Laghi alpini che appaiono e scompaiono, Morfologie recenti, Non finisce qui, Organismi scomparsi, Piante di un recente passato...
Il tratto onirico-immaginifico di questo grande geologo "visionario" raggiunge l'acme
- quando egli descrive, con accenti da partita di calcio, la cattura fluviale di un ampio territorio da parte del bacino idrografico del mare Adriatico, a scapito di quello del Danubio, titolando questa "cronaca calcistica" con il seguente occhiello: "Mare Adriatico - Mar Nero, 6 -0";
- quando racconta di miele e ghiaccio..., di scolaresche in ricreazione e glaciazione..., della coperta di Linus del ghiacciaio..., del nastro trasportatore..., del crononauta nella fascinosa macchina del tempo "geologico" che conclude il suo caleidoscopico viaggio atterrando nel 2003 proprio nella... Mostra di Udine (e dove se no?)..., dei paleolaghi e delle paleofrane..., del grande Tagliamento che arriva fino a Pescara...
Ma occorre leggere tutto questo spettacolare manualetto perchè ogni pagina riserva sorprese continue e descrizioni impensate, come quella della rottura del diaframma del Moscardo, che Venturini ci fa rivivere in "diretta geologica"...
Insomma un allettante alfabeto geologico che incuriosisce e stimola, un manualetto di indubbia efficacia e di sicura presa sul lettore, in cui sono ripresi schemi e immagini del grande Catalogo ed inseriti di nuovi per un grande signor Bignami (pardon: Venturini) di geologia locale, che torna utilissimo dopo aver letto (naturalmente) anche il testo canonico, anche se, come primo approccio alla geologia, questo manuale resta più che sufficiente (e certamente necessario).