FRAU KLEMENTINE

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Claudio Calandra ha dato alle stampe il suo ultimo romanzo in questo agosto 2020.

Mi viene immediatamente da dire: un giallo sanitario imperniato non su una Frau ma sul DNA. Ma soprattutto un giallo senza il classico morto. Questa è la mia sensazione a pelle, dopo aver girato l' ultima pagine di questo romanzo complicato e un po' estenuante (nella lettura). Si tratta infatti di una storia costituita da diversi ingredienti che Calandra come sempre riesce magistralmente ad amalgamare, dando loro omogeneità e solida strutturazione anche se a volte scopertamente forzata o piegata al proprio intento narrativo.

Amore, ipocrisia, tradimento, gelosia, paternità, maternità, arroganza trovano qui una coerente cornice che racchiude personaggi di pura invenzione che entrano nel ruolo loro affidato a tratti con naturale disinvoltura, a volte con artefatta postura, spesso con impalpabile nonchalanche.
Personaggi che vanno e vengono sulla scena come in un teatro di posa, recitano la loro parte, si ritirano, rientrano, si cercano, si chiamano, si allontanano, si ritrovano in un continuo mutare di prospettiva, dove l' attesa (magari scontata) del lettore viene messa a dura prova nel susseguirsi di colpi di scena che certamente ravvivano il racconto, anche se sembrano, seppure raramente, appesantirlo e complicarlo al punto da farne perdere il filo. Ma si tratta di brevissimi momenti che servono a ricomporre il quadro e la scena, per poter proseguire poi più alacremente.
La trama, pur leggermente complicata, resta sotto embargo (trattandosi appunto di un giallo) ma possiamo dire che la istituzione "Famiglia" viene qui vissuta e proposta da diverse angolazioni, a ciascuna delle quali sono legati interessi diversi. "Famiglia" che non ha sempre lo stesso significato per questi protagonisti  che vivono questo istituto con diversa e distante percezione.
L'autore non esprime giudizi etici o morali ma si limita a presentare situazioni e personaggi, descrivendone il tratto saliente (positivo o negativo) per poi assolvere tutti in una ecumenico abbraccio finale.

 

 


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