|
FRATELLI SENZA CONFINI
|
|
Conosco bene l’amico Fabrizio Blaseotto, perché entrambi abbiamo fatto la naja alpina, siamo legati all’A.N.A. e associati ai rotariani alpini, abbiamo girovagato per sentieri e monti delle Alpi Carniche tra trincee, caverne, vecchie postazioni militari e reperti della Grande Guerra. Non conoscevo però la versatilità di Fabrizio a scrivere storie collegate a fatti accaduti più di un secolo fa! L’ho scoperto recentemente, quando mi ha anticipato che stava completando un romanzo storico, ambientato sul fronte carnico del monte Freikofel al tempo della guerra 1915 – 1918 contro l’Impero austro-ungarico. La trama è imperniata sulla fraterna amicizia di Joseph (figlio del proprietario di una segheria di Mauthen) e Hans (giovane di Timau dipendente della stessa azienda), chiamati alle armi nel 1915 dai rispettivi Stati e spediti a combattere sul Freikofel. In un’azione condotta nella terra di nessuno ebbero la grande sorpresa di incontrarsi, per poi continuare a frequentarsi di nascosto e di notte, rischiando entrambi la fucilazione nel caso fossero stati scoperti. Questi incontri continuarono nel tempo, finchè un giorno… (lascio al lettore il piacere di scoprire il seguito).
La vicenda, narrata in forma semplice e romanzata, è stata ispirata da una storia realmente accaduta, resa nota e pubblicata da Lindo Unfer, direttore del Museo della Grande Guerra di Timau, profondo conoscitore degli avvenimenti bellici e non solo del territorio.
Qualche anno fa, durante un’escursione sul Freikofel, l’autore casualmente ebbe l’occasione di incontrare Unfer che, quale guida di un gruppo di turisti austriaci, stava raccontando nei particolari la vicenda dei fraterni amici-nemici Joseph ed Hans. Nell’ascoltare la narrazione, Blaseotto sobbalzò, perché immediatamente ricordò il nonno paterno che, quando lui era bambino, gli raccontava che suo padre (ovvero il bisnonno di Fabrizio) nella primavera del 1918 sul Piave aveva fatto prigioniero un soldato di nome Joseph, carinziano della valle del Gail e che parlava molto bene il friulano, poiché la madre era originaria di Timau. L’autore subito intuì che, per un’incredibile coincidenza, i soldati di cui Unfer stava raccontando la vicenda erano nientemeno che il soldato catturato da suo bisnonno ed il suo amico Hans!
La vicenda così fortuitamente emersa dalla nebbia della Storia ed il rispettoso ricordo dei due amici che combatterono su fronti opposti spinsero quindi l’autore a romanzare quegli avvenimenti, mosso da un obbligo quasi morale nei loro confronti, perché, come lui dice, “Mi sentivo inseguito dalle storie conosciute, quasi prigioniero di esse, e per liberarmene ho dovuto raccontarle”.
A mio giudizio Fabrizio Blaseotto ha scritto questo volumetto non solo per liberarsi da tale debito morale, ma anche come tributo alle proprie radici avite (la vallata del Gail) e a Timau, terre di cultura e di parlate molto simili, unite da secoli da una comune fratellanza che nemmeno la guerra riuscì ad intaccare.
Come potrà giudicare il lettore, il libro risulta di piacevole ed immediata lettura, scritto con linguaggio scorrevole e familiare, che non nasconde però la preparazione, l’accuratezza e la serietà della ricerca effettuata con competenza e passione da Fabrizio e che gli hanno consentito di confezionare un romanzo storico coinvolgente tanto per i conoscitori della materia e dei luoghi, quanto per coloro che volessero avvicinarsi ad episodi della Grande Guerra e dei suoi combattenti attraverso la commovente storia dei due ragazzi, che un secolo fa si trovarono, con migliaia di commilitoni, a combattere sulle montagne della Carnia.
Luigi Tomat
studioso di Storia del Friuli e 1° capitano alpino