FOTOGRAFI DELLA CARNIA

TRA '800 E '900

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Questo a tutti sarà capitato di sfogliare un album fotografico di famiglia, da quelli semplici dove le fotografie venivano fissate con degli angolari che si incollavano a saliva, a quelli sontuosi, tridimensionali, colorati, tecnicamente perfetti, rilegati come enciclopedie, che oggi raccontano del matrimonio di nostri giovani.
Non finiamo di stupirci che un clic possa fissare per sempre l’attimo destinato a svelare nel futuro quello che eravamo. Spesso il “clic” tempestivo, artistico, geniale sintetizza quello che le parole non sarebbero riuscite ad esprimere, e di questi ce ne sono tanti che non conosciamo!

Sfogliando “Fotografi della Carnia tra ‘800 e '900" di Chiara Brocchetto (edito dalla Associazione Elio Cortolezzis, Treppo Carnico 2006, pagg. 204, € 20,00) non si può evitare di chiederci quante sono le cose che ancora ignoriamo di questa Carnia che amiamo e vorremmo imperitura.
Il libro sui fotografi carnici è stato una sorpresa, non perché non si sapesse che in Carnia esercitarono oltre ai noti Antonelli, Candoni, Segalla, altri fotografi, ma per il fatto che fossero così numerosi.
L’autrice ci presenta infatti il ritratto di ben 45 fotografi operanti, in Carnia, come professionisti o dilettanti, tra il 1830 ed il 1939. Precisa inoltre che “il lavoro non presenta il quadro completo della fotografia in Carnia”, come a dire che nonostante la sua minuziosa e documentata ricostruzione, al suo Album, manca ancora qualche clic, forse sparito quando si sono svuotate le grandi soffitte e si sono buttati armadi apparentemente senza valore.

Il lettore di questo libro resterà comunque soddisfatto dalle scoperte che potrà fare grazie al lavoro serio di Chiara Brocchetto. Forse riconoscerà in un volto o in un nome un ricordo comune alla sua famiglia, un panorama che si è completamente trasformato, un mondo fissato, anni addietro, inconsapevolmente proprio per noi. Sentirà parlare di fotografi itineranti, come i venditori ambulanti (cramârs) o come gli arrotini.
I soggetti delle fotografie sono di sicuro, almeno alcuni, depositate nella nostra memoria: prime comunioni, gruppi familiari, madri con figli ove il più piccolo è sempre ignudo, ritratti di donne pietose ed avvilite, di uomini accigliati e cupi, volti di tanti bimbi innocentemente enigmatici e pensierosi.
Quasi sempre è celata la miseria che esisteva all’esterno dello studio del fotografo o che circondava quell’ambiente dove la bicicletta era un lusso da esibire: la foto si faceva più per gli altri che per sé, si spediva ai parenti lontani che dovevano pensare che a casa tutto andava bene.
Dei fotografi che hanno lasciato tracce in Carnia voglio citare Copiz Pietro di Siaio di Treppo autore della prima fotografia che è arrivata fino a noi. Si tratta del ritratto di tale Morocutti Pietro, orgoglioso, sicuro, suggestivo.
Chissà chi e chissà dove sono oggi i suoi discendenti? E’ la domanda che viene spontanea porsi quando si osservano foto del passato, soprattutto di gruppi di scolaresche, di bimbi in prima comunione. Mi sono soffermato sulla foto di un gruppo di 90 bimbe ritratte nella colonia elioterapica di Sutrio, da Olinto De Monte nel 1935. Che ne sarà stato di loro? E come era il sole a Sutrio, allora?
L’ultima foto del libro è un ritratto di donna Carnica che concretizza il “diverso” delle donne carniche, temprate da lavori maschili, capaci di soffrire e portare la gerla, anche se sega le spalle. Questo è il clic dell’unica donna fotografo-tuttofare di Cercivento, che viene menzionata in questo libro: Costanza Di Vora (1910-1972), di cui la nostra biblioteca ospita il libro a lei dedicato ("Costanse-L'ingegn cun nue").
In conclusione, si fanno rivivere in questa opera personaggi “umili”, forse “ultimi”, forse artisti minori, ma non per questo non degni di un ricordo e di una collocazione, per quanto succinta, nella nostra storia.

Febbraio 2007
Marino Plazzotta



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