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FLABIS DI FEDRO
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"Lupus et agnus ad eundem rivum venerant, siti compulsi..."
Chi non ricorda l'incipit della più famosa favola di Fedro,
scrittore latino nato in Macedonia (la Carnia della Grecia!), che abbiamo
imparato a conoscere fin dalla prima media dei
temporibus illis?
Oggi purtroppo non è più quel
tempo e chi è sopra la cinquantina rischia di trovarsi spesso
ad essere un laudator temporis acti...
Abbiamo volutamente
inserito il latinorum non per scoraggiare chi legge ma per far
capire che
pre Toni Beline ha preso tutto il latino (oggi
incompresibile ai più)
di
Fedro
e
lo
tradotto in marilenghe, ancora nel lontano 1974, quando
parlare di tutela e di uso letterario della lingua friulana era scandalo, pazzia,
balordaggine,
vezzo assurdo, tic
da nevrotici...
Oggi sulla tutela della lingua friulana vi è addirittura chi
lucra lautamente: eterogensi dei fini?
Pre Toni ha tradotto in friulano tutte le 71 favole latine di Fedro e
le ha riproposte
in una veste letteraria accattivante, semplice, comprensibilissima...
"Un lôf e un agnel a erin vignûz a distudâ la seit in tal stess riu..."
Ma se la traduzione rispetta totalmente il motivo ed il pensiero di Fedro,
Toni Beline aggiunge ed evidenzia due aspetti singolari che,
pur non essendo farina di Fedro, rispecchierebbero certamente oggi il
suo pensiero:
1. la cornice che dà unità alle 71 favole è rappresentata
dal tema, ancor oggi attuale, della contrapposizione tra Trieste
ed il Friuli storico (UD-GO-PN); non
a caso la copertina richiama subito la centralità di questo argomento
che, negli anni Settanta del secolo scorso, aveva a lungo costituito
il cavallo di battaglia del Movimento Friuli, cui aveva
entusiasticamente aderito anche pre Toni Bellina. Era stata una battaglia
aspra e lunga
che il terremoto del 1976 aveva reso ancora più acuta ma che si è poi
mestamente conclusa alla fine degli anni Novanta, quando,
dopo la scelta definitiva del capoluogo regionale (Trieste), anche
il presidente della Giunta Regionale fu triestino (prima Antonione e
poi Illy): queste due situazioni determinarono
la
sconfitta
del Friuli storico, diventato ormai, anche per stupide contrapposizioni
intestine, una mera appendice di Trieste (città che negli anni
'70 era percepita dai friulani come l'appendicite del Friuli).
2. Al termine di ogni favola, pre Toni Beline aggiunge
una noticina personale che, agganciandosi al raccontino
appena concluso, attualizza la vicenda con richiami e paragoni al Friuli
ed ai friulani degli anni Settanta: che restano attualissimi anche oggi.
Provare per credere.
Questo libro, insieme alle FLABIS DI ESOPO, merita una rivisitazione ed
una rimeditazione... specie da parte dei nostri attuali politici regionali
eletti in Carnia e in Friuli. Ma il volumetto, oggi quasi introvabile,
è indirizzato a tutte le persone di biona volontà...
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