DIARIO DI GUERRA
1915-1918

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Mauro Di Lena, figlio del maestro Emilio e di Vanda Di Centa, mi ha fatto omaggio di un lavoro particolare: la trascrizione su pagina A4 del diario di guerra che il nonno materno, Pietro (detto Peje) redasse in bella calligrafia nel 1934 ricopiandolo dai tanti foglietti sparsi (gelosamente conservati) che egli aveva riempito in tempo reale (nel 1915-16) con una scrittura microscopica e molto fitta, ora del tutto quasi illeggibile.
Il diaro copre un periodo di tempo che va dalla chiamata alle armi (aprile 1915) fino all'estate del 1916 (quando egli fu fatto prigioniero e finì in un campo di concentramento in Ungheria dove rimase fino alla primavera del 1919).
Il nipote Mauro, a distanza di molti anni dalla redazione del diario, ha voluto così fare partecipi di questa testimonianza una (per ora) ristretta cerchia di amici, offrendo loro questa primizia in una veste tipografia artigianalmente accurata, seppure dimessa.


 

Inizialmente il curatore ha giustamente delineato alcuni cenni biografici del nonno, ha ricostruito il quadro storico entro cui gli eventi si svolgono, riportando anche la foto della prima pagina di questo diario che si legge davvero con curiosità e gusto, dove si riesce ad apprezzare via via la capacità di sintesi e di descrizione dell'autore che, acutamente, oltre a riportare (pare davvero in diretta) alcuni fatti (altri ne ricorda a memoria) sa anche immettere alcune considerazioni personali sulla guerra e sul comportamento umano, che nel 1934 (anno di redazione del testo) non erano affatto scontate e politicamente corrette.

Colpisce innanzitutto lo stile asciutto e privo di orpelli che si presenta costantemente lineare e soggettivo; Peje non si sofferma mai in inutili aggettivazioni, va subito e sempre al sodo, ma lo fa in maniera tranquilla anche quando deve rappresentare quadri atroci...
Le peregrinazioni dell'arruolamento, le marce sotto il sole e sotto la pioggia, i campi di addestramento, la sbobba...
E poi la noia sfibrante nell' attesa di un attacco, la paura, le piccole umane vigliaccherie...
E poi la spia austriaca nascosta in cantina dentro una botte e subito passata per le armi o i tre ufficiali nemici travestiti con uniformi italiane... il tenente italiano proditoriamente ferito alla testa da un suo soldato... le fratricide battaglie notturne tra italiani perchè ignorano dove sono... la totale impreparazione e improvvisazione del regio esercito... i tubi di acetilene sotto le trincee nemiche... la campana rubata sul ponte dell'Isonzo... il capitano della Finanza che ammazza un suo sottoposto e viene a sua volta ucciso dall'amico di lui...

Insomma una infinità di fatti e di azioni che qui paiono ricrearsi agli occhi del lettore tanto ne è precisa e distaccata la descrizione, che a tratti assume caratteristiche veriste...

Un lavoro credo unico qui in Carnia (non ho mai letto finora un diaro della prima guerra mondiale, redatto da un carnico) che restituisce una immagine della grande guerra assai diversa ed una sua rappresentazione certamente più vera e umana rispetto a quella retoricamente oleografica imparata a scuola o letta su testi romanzati.

Un lavoro del genere merita assolutamente la stampa (auspicabilmente) presso Gaspari Editore di Udine, specialista di queste tematiche e grande patrocinatore di pubblicazioni analoghe, cui il curatore potrebbe tempestivamente rivolgersi certo di trovare positiva accoglienza.

In attesa della copertina editoriale definitiva, il lettore si accontenti dunque, per ora, di quella che Mauro ha provvisoriamente realizzato ad uso familiare.

 

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