BIE LAFET DE ZAIT

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Si tratta di una singolare riscoperta (e riproposizione) della vena e dell'estro artistico-poetico di una figura emblematica di Sauris del secolo scorso: Dante Petris che fu macellaio, fruttivendolo, norcino, segantino, contadino...
Insomma un personaggio poliedrico che, come seppe esercitare svariati mestieri ed arti per vivere (e sopravvivere), così elaborò un registro poetico personalissimo e tutto suo, che implicava l'uso della parlata tedesca saurana, dell'italiano, del friulano e perfino del dialetto veneto-cadorino per un risultato finale che sembra proprio ad una gustosissima macedonia, in grado però di conservare genuini tutti i suoi vari componenti ed anzi di esaltarne ciascuno (i testi in tedesco e friulano hanno la traduzione italiana a fronte).

L'occasione per un tale recupero "letterario" è stata data dal centenario della nascita del nostro, avvenuta a Sauris il 25 febbraio 1908 (morì nel 1983).

Il libro di ben 275 pagine, ottimamente stampato dalla tipografia Cortolezzis di Paluzza, si presenta immediatamente accattivante sotto una veste pregevole e raffinata; i caratteri scelti e l'impaginatura sono azzeccatissimi; anche il corredo fotografico appare molto coerente con il testo.

Il lavoro si apre con le testimonianze ed il ricordo dei parenti che qui rimembrano i tratti salienti del personaggio, così come ciascuno ama o riesce a ripensare.

Una esaustiva presentazione critica di Domenico Isabella inquadra il Dante Petris, tratteggiandone il profilo storico, umano e letterario entro cui la produzione artistica si è poi mossa (in effetti questa presentazione è la Relazione presentata a Sappada nel 1998 al Convegno "Tra lingua, cultura, società, dialettologia sociologica").

Le peculiarità letterarie di Dante (Costante) Petris sono parecchie e qui cito solo le più significative:

- la sua poesia ama spesso una rima baciata (spesso forzata o violentata) sia nei versi in tedesco/saurano sia in quelli in italiano, dove però la metrica non viene eccessivamente rispettata.
- spesso, non conoscendo perfettamente la lingua italiana (essendo Dante un autodidatta che aveva frequentato solo fino alla III elementare), commette errori grammaticali o di ortografia, che tuttavia, anzichè offuscare, esaltano quella sua tipica genuinità montanara.
- anche nell'uso del tedesco/saurano, spesso scrive le parole così come si pronunciano e questo fatto credo sia importante per il glottologo che si cimenterà su queste pagine.
- i temi trattati da Dante sono quelli racchiusi entro i confini di una Comunità ristretta e a lungo isolata, in cui tutti conoscono tutti ed allora: gli sposi, le fiabe, le tradizioni, gli eventi importanti, la guerra...
- vi è anche un tentativo/desiderio di andare alle radici della storia di Sauris, alla cui vulgata corrente il nostro Dante non pare allinearsi ed anzi (giocosamente?) propone altre ipotesi...
- molto interessanti risultano i foglietti o i pezzetti di carta (alcuni dei quali, intestati al Caseificio Cooperativo Alpino o all'Olio Topazio, vengono riprodotti anche nel libro) sui quali Dante infilzava le idee o le folgorazioni di un attimo, per poi ampliarle successivamente in una poesia o in un racconto...

Che dire dunque di questo corposo libro di Sauris (di cui non è indicato il prezzo ma che si potrà richiedere al Circolo Culturale Saurano "Fulgenzio Schneider")?

Certamente costituisce una valida testimonianza per la Comunità di Sauris e dell'Ampezzano poichè contiene molti elementi tipici locali; ne rimanda, esaltandoli, i tratti più significativi; sottolinea e recupera notizie storiche spesso forse già dimenticate (come la requisizione delle campane da parte degli autriaci nel 1918).

Resta insomma un tipico esempio di letteratura popolare/popolaresca che attualmente pare del tutto scomparsa nei nostri piccoli paesi di Carnia e che solo l'affidamento alla carta stampata può ancora salvare da sicuro oblio.

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