A MÊ CJARE FEMINE ALBINE

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"Sei riuscito a farmi commuovere, leggendo il tuo struggente ricordo poetico di Albina: è un doppio capolavoro! Capolavoro umano-letterario, capolavoro editoriale-tipografico. Credo che nessuna donna abbia qui in Carnia mai ricevuto un più alto elogio! Dev'essere stata davvero una persona mirabile ed eccezionale e tu sei stato fortunatissimo ad averla conosciuta stimata ed amata! Questo è il tuo libro più bello".

Inviai questo SMS il 19 giugno 2012, non appena ebbi girato l'ultima pagina di questa delicata e commovente memoria inviatami dall'amico Gianni Oberto nel primo anniversario della scomparsa della moglie Albina Sbrizzai.

Questo lungo testo poetico (in friulano, variante paularina, con versione italiana in coda) si compone di ben 197 lievi strofe quartine rimate che raccontano sul filo del pianto e del rimpianto, la lunga storia di Albina, dalla nascita fino alla morte.

Si tratta di un racconto permeato da struggente nostalgia per la persona amata e prematuramente scomparsa, una persona che assommava in sè le doti più tipiche della femminilità ed i valori più profondi della religiosità.

Della femminilità: l'amore per la casa, per i bambini, per il marito; il desiderio di figli; il dolore di non poterne avere; il cercarli altrove, aiutando chi più ne aveva bisogno; la voglia di farli crescere sani e puliti; il dedicarsi completamente ad essi...

Della religiosità: una fede cristallina sbocciata in età adolescenziale e poi sempre coltivata; un abbandono totale e fiducioso in Dio; un atteggiamento di continua e benefica speranza nella lunga e progressivamente debilitante malattia sempre affrontata e sopportata con estrema serenità...

La parte tipografica, curata da Luciano Plazzotta, completa visivamente in maniera delicata e leggera il prezioso testo di Gianni: i caratteri scelti, l'impaginazione, gli sfondi, il corredo fotografico, i richiami tipografici appaiono coerenti e adeguati, senza forzature o inutili e pesanti sovrapposizioni: lievi.

Ne scaturisce un'opera davvero unica nel suo genere: la storia non idealizzata di una donna eccezionale che nella umile quotidianità di tutti i giorni ha saputo imprimere alla sua esistenza un significato profondo di univerale solidarietà e di bontà gratuita, che avevano contagiato tutti coloro che le ruotavano attorno, i quali ne restavano ammirati e quasi soggiogati ed a volte impauriti.

Noi spesso sbagliamo a cercare ed invocare santi lontani e sconosciuti; a volte i santi sono accanto a noi e non ce ne accorgiamo. Solo quando non vivono più, ci rendiamo conto della loro reale santità.

Pur non avendola mai conosciuta nè vista direttamente, mi è bastato leggere questo "atto d'amore" di Gianni per comprendere che Albina è stata un fortissimo esempio di santità, letteralmente intesa, una testimonianza eroica di vita cristiana, che non ha assolutamente bisogno di nessun imprimatur ufficiale: è sufficiente il riconoscimento di coloro (e sono legione) che l'hanno conosciuta stimata ed amata!

 

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